Incidente a Placanica che uccise Giuliani
Il destino tragico di Mario, carabiniere e ragazzo normale
E' finito contro un albero su una strada di campagna della sua Calabria ed è gravemente ferito il carabiniere Mario Placanica che il 20 luglio del 2001 a Genova uccise per legittima difesa Carlo Giuliani. Ed è un'ingiustizia che un padre pur dolente come Giuliano Giuliani ancora non capisca quanta dolcissima e fragilissima normalità ci sia nello strazio di questo innocente carabiniere che colpì per non farsi colpire, ma da quel giorno sta male e si dispera perché non può non pensare a Carlo. Mario non riesce a istupidirsi e a guarire neppure con la politica, né con quella della sinistra no global che lo descrive come un sergente delle SS, né con quella della destra forcaiola che pretende di difenderlo elevandolo a simbolo della legalità, un duro alla John Wayne. Magari Mario fosse come lo illustrano questi antagonisti sodali! La politica, come la immagina papà Giuliani, ieri mattina lo avrebbe tenuto lontano da quell'albero, nella campagna tra Cosenza e Catanzaro.
Eppure, nessuno meglio di papà Giuliani potrebbe afferrare la somiglianza di questo disgraziato carabiniere con quel suo disgraziato figliolo no global. Invece, papà Giuliani pensa addirittura che il povero Mario Placanica sia il custode di una verità misteriosa, come fosse un Enrico Mattei o un Pisciotta e che, per questo, i soliti servizi segreti gli avrebbero addirittura sabotato l'auto. Ebbene, è una insensatezza paterna, ci perdoni il signor Giuliani, che ancora di più ci piega alla pietà per suo figlio Carlo, perché dietro il banale, ferale episodio di Genova non c'è né può esserci nulla oltre al panico di un coetaneo di Carlo.
Invece, papà Giuliani lo consegna al sospetto obliquo della guerra di classe, con la coda velenosa delle Sette sorelle, dei servizi deviati, e poi Cia, marxismo, Ghepeù, Oas..., tutto dietro un povero cristo calabrese tremante di paura in quella infernale piazza di fuochi, fumi, bombole, spari, camionette e acerba asprezza giovanile.
Fosse stato davvero come lo volevano certi topi oltranzisti che da due anni lo perseguitano, e persino in queste ore gioiscono, nelle loro caverne e-mail, «perché giustizia è fatta», Mario Placanica non sarebbe in ospedale, non sarebbe finito contro quell'albero, perché la politica glielo avrebbe impedito, la politica sarebbe stata la sua terapia e la sua guarigione. Fosse stato davvero uno sceriffo sadico come lo immaginano gli assatanati che avrebbero voluto rosicchiarlo da dentro, Mario non si sarebbe «lasciato andare» su un strada scivolosa di campagna. Fosse stato davvero il sergente asservito alla globalizzazione, o la mano armata dell'imperialismo multinazionale, fosse stato insomma un assassino in forza alla politica, o un politico esecutore estremo, Mario non avrebbe permesso alle sue ossessioni di estenuarlo e magari di mettersi, al suo posto, alla guida della Focus.
Al contrario, Mario si sarebbe compiaciuto per tutti quegli insulti e, duro come l'ispettore Callaghan, ne avrebbe tratto energia e forza per stare al mondo sprezzantemente, con i suoi simili e contro i suoi coetanei Invece Mario non è così, non somiglia ai topi che stanno festeggiando per l'incidente d'auto. E sbagliano i più fanatici tra i no global a credere che siano stati i loro insulti e le loro accuse a farlo star male. Il problema di Mario non sono loro. Il problema di Mario è Carlo.
L'ideologia, che è una protesi esistenziale, per Mario non funziona. Mario è normale, come tutti i ragazzi, e come Carlo Giuliani, che era eccessivo, fragile e violento rodomonte, perché è l'eccesso che rende normali i giovani. A 20 anni ci si iscrive a un partito allo stesso modo in cui ci si arruola tra i carabinieri, per offrire la propria appartenenza a un mondo e per avere protezione contro il mondo.
Mario e Carlo avevano lo stesso sguardo, gli stessi ardori, gli stessi furori, le stesse ingenuità, e lo stesso compiacimento per la divisa, quella elegante del carabiniere e quella strafottente del no global, la kefiah e il foulard, gli anfibi militari dei governativi e gli anfibi militari dei guerriglieri metropolitani.
Il fighetto e lo sfigato hanno ormai le stesse tensioni acute, guardano gli stesi film, non è infrequente che fumino allo stesso modo, ambedue con il problema di scalare la piramide, l'uno legittimo e dritto, l'altro illegittimo e obliquo. E capita pure che, passati i venti anni, il fighetto diventi sfigato e lo sfigato diventi fighetto.
Forse è un po' troppo dire che Mario è il doppio di Carlo, ma certo Carlo è diventato l'ossessione di Mario. E probabilmente l'impatto con l'albero sta tutto dentro la traiettoria di un'ossessione, quella di un ragazzo che ha ammazzato un altro ragazzo, che sa di essere innocente e tuttavia sa di averlo ammazzato.
Fosse colpevole se ne sarebbe fatta una ragione, con la politica appunto e con i luoghi comuni. Da innocente invece, la legittima difesa che pure lo assolve non gli basta per tenere alla catena i cani della sua ossessione psichica e il suo marasma psicologico, che si chiama normalità.
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I no-global esultano,perche Placanica ha rischiato di morire....
parole come "giustizia è stata fatta"," peccato non sia morto",
"un albero s’è trovato al posto giusto, non so se sia sufficiente o meno, ma - anche se in piccola parte - la natura ha fatto la sua"
ecc....rendono questa vicenda ancora piu triste e vigliacca di quanto gia non sia..
La democrazia sta morendo,l'odio ideologico è troppo diffuso fra i giovani...
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