Edward Sarton
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Discussione: Edward Sarton

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  1. #1
    Utente L'avatar di Bart
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    Edward Sarton

    Come alcuni sanno, CodeRed è stato bannato per una settimana e quindi non potrà postare per qualche altro giorno. Mi ha chiesto il favore di riportare questo racconto da parte sua. Buona lettura

    Allora gente, visto che ci sono così tanti racconti su agorà, e sono di tutti i tipi tranne la fantascienza, mi sono chiesto "perchè non postarne uno anch'io?" Bene, ho scritto questo piccolo pezzetto per introduzione. Ditemi se vi piace, se ci sarà un buon consenso posterò il continuo della storia. Si accettano anche critiche!



    Edward Sarton se ne stava seduto comodamente a leggere il giornale nella sala ricreativa del suo distretto.
    Sarton era un uomo dal viso allungato, i capelli scuri e corti. Con sguardo accigliato selezionò dal menù del visore un articolo sulla politica internazionale.
    "L'Impero lancia la sua ultima minaccia","Se i Terrestri non abbandonano il progetto di colonizzazione, saremo costretti a prendere provvadimenti piuttosto violenti" Queste erano le parole del ministro della difesa Imperiale. Assorto dalla lettura dell'articolo, non si accorse della presenza sempre cortese di R. John.
    "Signor Sarton. La vogliono immediatamente allo studio."
    "Non sono in servizio, Robot John." rispose Sarton squadrando il robot, irritato dalla sua cortesia imperturbabile "vattene, che cerchino qualcun altro!"
    "Signore, dicono che è importante. Mi è stato espressamente ordinato di farla venire al distretto."
    "Che cosa vorranno?" disse l'uomo, più rivolto a se stesso che al robot. E si alzo in tutti i suoi 2 metri. Non era nè alto nè basso per la media Terrestre. Ma era decisamente poco imponente. Il soprabito lo rendeva apparentemente ancora più gracile. Si avviò a passo svelto con il robot alle calcagna. Negli immensi corridoi della città c'erano sempre tantissime persone. A Sarton non sfuggirono le occhiatacce dello spicchio di popolazione terrestre che incontro, tutte verso il robot. "Maledizione" pensò "li odiano i robot. E li odio anche io! Ah! Se solo questo governo non leccasse i piedi all'Impero!" Mentre pensava, uscì sullo spiazzo all'esterno dell'edificio. Guardò in alto cercando di constatare il traffico sulla via espresso, che ovviamente era piena. Le linee di trasporto erano come piccoli fili di ragnatela svolazzanti in mezzo a una quantità di palazzi enormi. La città era vastissima. Europa, la seconda al mondo in quanto a popolazione, copriva tutto il continente, dalla penisola Iberica agli Urali, fatta eccezzione per le isole Britanniche, che formavano due città diverse.
    La città più popolosa del pianeta, seguita da Europa, era Singapore. Ma la capitale terrestre era New York, anche se poco popolata rispetto a Europa e Singapore, rappresentava, e aveva sempre rappresentato il centro economico-politico della Terra. Ogni città era costituita da enormi cupole sollevate da terra, il sistema più complicato era quello di singapore, l'unica città dove queste cuole erano unite, sostituite da una enorme. Questa si era espansa verso il mare e le isole, coprendole tutte con una cupola visibile dallo spazio che copriva milioni di Kilometri quadrati di terra e mare, sollevata a 3 kilometri da terra. Ovviamente ognuna di queste città era autosufficente a livello energetico grazie a diversi reattori che attivavano l'antigravità e i sevizi di trasporto, oltre a qualunque altra cosa necessaria alla vita umana. Dentro queste città, per raggiungere gli immensi settori del vasto formicaio, si usavano diversi mezz: la via espresso, dove ci si ssedeva (o si stava in piedi a seconda dei privilegi di classe) e andava a diverse velocità in tutte le direzioni con tantissime diramazioni, i trasporti pubblici di massa (più lenti delle vie espresso ma utili allo spostamento di grandi masse di persone) e i tunnel. Questi ultimi erano utilizzabili solo da macchine a ruote dello stato. Sarton decise che sarebbe stato meglio usare la via illustrata poc'anzi.
    "Come sei arrivato, R. John?" chiese piuttosto brutalmente Sarton al robot.
    "Ho usato i mezzi pubblici, signore." il robot aveva una voce sempre gentile, con qualcosa di maledettamente insinuante...
    "Chiama un auto!" ordinò Sarton, vedendo che non c'erano Taxy nelle vicinanze.
    Dopo pochi attimi apparve un veicolo nero con due strisce rosse ai lati, il tassista scese. Era alto, di più di Sarton, ed era vestito secondo la moda Terrestre: dei pantaloni chiari e larghi che si chiudevano alle caviglie, scarpe bianche e aderenti al piede come una stoffa, una toga nera sopra il vestiario. I capelli corti e colorati di diverse tonalità.
    "Destinazione?"
    "Dipartimento degli Esteri"
    "Il robot viene con noi?" chiese l'autista con disgusto.
    "Sì, qualcosa in contrario?" rispose senza mezzi termini Sarton, il distintivo di investigatore galattico in mano.
    "Niente... Signore."
    "Non chiamarmi signore. Avanti sali in macchina e vai più veloce che puoi."

  2. #2
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    l'hai scritta tu? quanti libri di Asimov hai letto ?

  3. #3
    Ex admin L'avatar di Lex
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