[lungo] pallone in pixels: cenni storici di calcio simulato
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Discussione: [lungo] pallone in pixels: cenni storici di calcio simulato

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  1. #1

    [lungo] pallone in pixels: cenni storici di calcio simulato

    IL PALLONE IN PIXELS
    CENNI STORICI DI CALCIO SIMULATO

    PREMESSA.

    Venerdì tre ottobre 2003, padiglione “playstation experience” presso la SMAU di Milano, l’annuale fiera del divertimento elettronico, meta dei professionisti ma soprattutto degli appassionati di ogni età.

    Mi faccio largo tra i pischelli urlanti, brufolosi e ingobbiti dagli zainetti invicta e giungo alle postazioni dimostrative delle novità per Playstation 2.

    In particolare ai lati estremi dello spazio espositivo troneggiano le due simulazioni di calcio che da anni si stanno contendendo il 90% delle vendite: il giapponese Winning Eleven 7, nella versione europea, ribattezzata Pro Evolution Soccer 3 (e con lo sguardo impetuoso del nostro Collina sul Packshot) e l’anglo americano FIFA 2004.

    Konami contro Electronic Arts: due filosofie, due scuole, due mondi.

    Questi sono gli eredi di una lunga dinastia di titoli che si sono succeduti negli ultimi venticinque anni.

    TAPPE FONDAMENTALI.

    È il 1979 quando esce il primo "vero" gioco di calcio (qualcuno comunque si ricorderà): NASL Soccer della Mattel per Intellevision: si controllano i giocatori TUTTI INSIEME e si calcia una palla formata da una decina di pixel cubettosi!

    Ma la stragrande maggioranza della nostra generazione muove i primi passi sui campi virtuali nell’anno 1983, in cui debutta International Soccer per il mitico Commodore 64: e qui le sfide tra amici diventano pesanti. Leggendaria l’immagine del pre-incontro con i due contendenti, l’uno di fronte all’altro, per scegliere le casacche ed affrontarsi in un incontro che, a quei tempi, pareva realistico.

    Il gioco, creato da una persona sola (Andrew Spencer) era originariamente su cartuccia, ma credo che ognuno di noi l’abbia caricato da una di quelle cassettine prese dal giornalaio, o copiate da un amico, con un nome strampalato…

    Negli anni ‘80 e sotto lo strapotere dei programmatori anglo-americani si evidenzia la prima grande sfida tra due titoli di calcio: l’erede di International Soccer (che per l’occasione vanta un testimonial d’eccezione: il difensore del Manchester United Emlyn Hughes) con la possibilità di editare squadre e nomi dei giocatori e il rivoluzionario MicroSoccer: il primo con vista “a volo di uccello”.

    Sono questi i titoli che dividono le redazioni delle gloriose riviste di allora (Zzap!) e segnano il passaggio generazionale dagli 8 ai 16 bit.

    Gli anni a cavallo tra ‘80 e ‘90 incoronano l’Amiga regina degli home computer, e ripropongono una sfida a due: il capolavoro di Dino Dini: Kick Off, ovvero il primo gioco dove la palla non resta attaccata ai piedi, contro Sensible Soccer, in cui debuttano finezze come i colpi di testa in tuffo e le chiome variopinte.

    Dino Dini riesce per la prima volta a coniugare gli aspetti dei giochi di calcio strategici con quelli più propriamente arcade nel successivo Player Manager raccogliendo l’eredità dei vari Football Manager e offrendo un alternativa per tutti gli allenatori/presidenti virtuali.

    A quel punto, e con la diffusione delle consolle a 16 bit le produzioni di giochi di calcio restano a corto di idee proponendo solo adattamenti di vecchie glorie quando ecco che nell’ estate del 1994 la casa di software giapponese misconosciuta Epoch sforna un interessantissimo titolo di calcio con delle innovazioni tecniche e di giocabilità notevoli: J-League Excite Stage ‘94.

    LE ORIGINI DELLA CONTESA.

    Il gioco in questione esce in sordina ed è dedicato allo scarsino campionato giapponese, ma viene distribuito dalla Capcom e diviene fonte d’ispirazione per l’eterna rivale Konami che nell’autunno dello stesso anno sforna il prototipo del suo attuale cavallo di battaglia: Perfect Eleven, sul compianto Super Nintendo.

    Quasi contemporaneamente esce il primo FIFA International Soccer sul Sega Megadrive.

    È quest’ultimo che ho visto per primo: mi ricordo le sensazioni solo a guardare le partita di demo sullo schermo del mio negozio di fiducia: le moltitudini di azioni differenti,i cross con conseguenti conclusioni al volo, i balzi felini del portiere e la visuale isometrica in finto 3d si accompagnavano ad una grafica che ricordava curiosamente International Soccer per C64.

    Tutt’altra emozione è stata invece la prima partita giocata al capolavoro della Konami: i giocatori di Perfect Eleven (International Superstar Soccer in occidente) erano talmente realistici (alcune finezze il codino di Roby Baggio e la chioma crespa di Paolo Maldini) da far gridare al miracolo e la giocabilità e la completezza dei movimenti, delle azioni di gioco e dei dettagli aggiuntivi (i giocatori che alzavano la mano per aggiudicarsi una rimessa) segnavano il passo dei tempi.

    Entrambi i giochi includono anche gli aspetti manageriali: moduli, tattiche e schemi variabili in tempo reale, uniti ad un database di giocatori che include svariati parametri tecnici ed estetici che li rende sempre più simili alle controparti reali.

    L’AVVENTO DELLA PLAYSTATION RIVOLUZIONA LO SCENARIO COMPETITIVO.

    Con il passaggio ai 32 bit e l’utilizzo della grafica tridimensionale la saga di FIFA guadagna in grafica e nel comparto audio, utilizzando colonne sonore di qualità cd, mentre la Konami raddoppia!

    Se la divisione di Tokyo fatica con le prime versioni di Winning Eleven sulla playstation, quella di Osaka si impone con Perfect Striker (ISS64) sul Nintendo 64: un capolavoro di fluidità e giocabilità, con chicche sorprendenti (colpo di tacco alla Ardiles, e simulazione tra le altre) risultando forse un po’ troppo arcade.

    A partire del riveduto e corretto Winning Eleven 3 a.k.a. International Superstar Soccer Pro in poi la divisione di Tokyo, oggi KonamiTyo, si riappropria dello scettro in casa Konami e non solo sfoderando un gioco altrettanto bello da vedere quanto tatticamente e simulativamente realistico.

    La seconda parte degli anni ‘90 e inizio ‘00 deve alla Sony la massificazione del fenomeno videoludico, portando il giro d’affari complessivo a valori prossimi a quelli dell’industria del cinema: il videogioco diventa un oggetto cool.

    La tecnologia a sua volta si perfeziona con velocità impressionante, ed i giochi di calcio ovviamente ne traggono vantaggio.

    La radiocronaca, i cori, gli effetti stadio surround, la grafica in alta risoluzione, i volti fotorealistici dei calciatori, le visuali televisive, il sistema di force-feedback, i controlli ergonomici con tasti polifunzionali, la tecnologia wireless, i multitap per giocare fino in otto contemporaneamente, e per finire possibilità di sfidarsi online tramite la Rete.

    I giochi della Electronic Arts (sede in California, ma studi anche a Londra) col passare del tempo e dei sistemi puntano con decisone alla conquista del mercato e si focalizzano su politiche di marketing all’americana: aggressivo ma superficiale.

    In particolare: lo sfruttamento degli acquisiti diritti ufficiali (FIFA per l’appunto), quindi nomi, maglie e sponsor, le campagne pubblicitarie imponenti, il comparto estetico, l’immediatezza arcade, la spettacolarità televisiva, l’utilizzo di brani musicali popolari trai teen-agers.

    I programmatori asiatici identificano i fattori critici di successo del loro prodotto nel perseguimento nella qualità totale: la perfezione tecnica, la giocabilità assoluta, il realismo e la completezza: questi sono i valori che danno le vere emozioni e soddisfazioni (mito del programmatore giapponese che “vive” nel cubicle, dormendo in un sacco a pelo sotto la scrivania nutrendosi unicamente di Ramen).

    In Italia, data la nostra cronica malattia per il gioco del pallone, il lavoro della Konami si diffonde da subito con il passaparola (e ahimè con moltitudini di copie pirata), godendo di immediata e imprevista popolarità.

    È curioso come tra due popoli così diversi e per certi versi opposti nei costumi e nei comportamenti ci sia una reciproco feeling: in nessun paese come l’Italia i cartoni animati e i fumetti giapponesi hanno avuto tanto successo.

    Anche l’incomprensibile radiocronaca originale giapponese, straordinaria per le sonorità e nei cambi di ritmo, eseguita dal mitico Jon Kabira (in origine DJ radiofonico) viene preferita a quella occidentale piatta e monotona.

    La mitica Konami cup: torneo a coppie tra sbeffeggi e insulti diventa un fenomeno abituale, diffondendosi negli ambienti universitari e provocando lo scontento tra le fidanzate trascurate.

    QUANDO IL GIOCO SI FA DURO…

    Comunque a livello globale, e in termini di fatturato nel breve/medio periodo, ha ragione la Electronic Arts imponendosi (come in tutte le discipline sportive virtuali) grazie soprattutto ai consumatori americani.

    Ma nel lungo la solidità del titolo Konami convince i veri appassionati e riduce la fama di FIFA ad un mero gioco per casual gamers, ed i programmatori EA corrono ai ripari.


    RITORNANDO ALLO SMAU…

    La comparsa di un tipo come Toldo riesce a distogliere l’attenzione dei più ed io sfrutto la situazione per testare i due giochi.

    A mio avviso, dopo due versioni non pienamente convincenti per legittima mancanza di familiarità con il nuovo sistema (ad ogni cambio di hardware si ricomincia sempre da capo) PES 3 è attualmente la migliore incarnazione del calcio simulato.

    Fifa 2004 si distanzia ancora parecchio in termini di spessore e giocabilità pur vantando esclusivamente la possibilità della sfida online e la presenza su tutti i sistemi di gioco casalinghi.

    Marcello Bedetti

  2. #2
    Utente L'avatar di mak3
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    ci sono stato anchio alla smau ma non o provato i giochi di calcio

  3. #3
    Idy/Gatsu L'avatar di Ingegner Cane
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    ?????
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    bellissima riflessione,sono completamente d'accordo

  4. #4
    senza pregiudizi L'avatar di clank
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    Messina
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    ti sei dimenticato il miglior gioco di calcio di tutti i tempi (calcio a 5)

    world cup su NES

    quel gioco dove si lanciavano mine e bordate allucinanti e i giocatori rimanevano storditi per partite intere era mitico

    comunque hai scritto un ottimo articolo, complimenti

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