Anagrafe [Schede Personaggi] - Iscrizione al GDR
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Discussione: Anagrafe [Schede Personaggi] - Iscrizione al GDR

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  1. #1
    Utente L'avatar di Roy
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    Anagrafe [Schede Personaggi]

    Userete questo topic per postare e, nel caso i vostri personaggi siano accettati, aggiornare le schede dei vostri PG. Questo é il topic ufficiale. Tutti gli altri topic saranno cancellati. Ogni utente avrà a disposizione UN SOLO MESSAGGIO nel quale descrivere il proprio personaggi. Tutti gli altri messaggi saranno cancellati.


    Ogni scheda, messaggio o personaggio descritto al di fuori di questo topic sarà considerato non valido e di conseguenza non sarà accettato all'interno del GDR. Questa é una regola non discutibile. Se si perseguirà a riguardo, si verrà esclusi con effetto immediato a tempo indeterminato dal GDR.
    Maestro Sensate

    Moderazione in rosso e grassetto . Chiarimenti ne Il Forum dei Forum o in privato

  2. #2
    IMPORTANTE

    CHI E' GIA' ISCRITTO NON DEVE RIPOSTARE LA SCHEDA NELL'ANAGRAFE.


    postate qui la scheda del vostro PG e il suo Background.

    vi ricordo che nella scheda dovete indicare:

    Nome del personaggio
    Razza
    Classe/Specializzazione
    Allineamento
    Livello
    Arma
    Armatura

    vi ricordo inoltre che il BG deve essere lungo almeno 30 righe di word (Times New Roman 12).

    Leggete il regolamento e l'ambientazione (con i suggerimenti per fare un BG accettabile) e buon lavoro.

    ps: fate 1 solo post per la scheda e il BG e non chiedeteci continuamente se va bene: ve lo faremo sapere noi.

    ______________________________________________

    Armi e armature di partenza per ogni specializzazione

    Paladino
    Base: Spada Lunga / Armatura a Piastre


    Barbaro
    Base: Ascia da Battaglia / Armatura Completa


    Mercenario
    Base: Spada Lunga / Armatura Completa

    Monaco
    Base: Shuriken /


    Ranger
    Base: Fionda / Armatura di Cuoio


    Cavaliere
    Base: Mazza Ferrata / Armatura Completa


    Mago*
    Base: Bacchetta magica / Armatura Imbottita
    NB: per il tipo di bacchetta consultare la lista a fine pagina


    Spia
    Base: Pugnale / Armatura Imbottita


    Assassino
    Base: Pugnale / Armatura di cuoio borchiato


    Esploratore
    Base: Shuriken / Armatura di Cuoio


    Bardo
    base: Fionda / Armatura di Cuoio Borchiato


    Brigante
    Base: Pugnale / Armatura a maglia


    Ninja
    Base: Shuriken / Armatura Imbottita


    _______________________________________________

    * Bacchette dei maghi divise per specializzazione

    Stregone

    Bacchetta Soffio del Vento (permette di lanciare 5 Catene di fulmini prima di scaricarsi)
    Bacchetta del Gelo Eterno (permette di lanciare 5 Tempesta di ghiaccio prima di scaricarsi)
    Bacchetta Soffio del Drago (permette di lanciare 5 Palla di fuoco prima di scaricarsi)
    Bacchetta del Veleno (permette di lanciare 5 Nube Velenosa prima di scaricarsi)
    Bacchetta Acida (permette di lanciare 5 Pioggia Acida prima di scaricarsi)
    Bacchetta Lancia-Dardi (permette di lanciare 5 Tempesta di dardi prima di scaricarsi)
    NB: le bacchette si "ricaricano" quando non sono utilizzate (di norma 1 magia ogni 3 turni, oppure tra una quest e l'altra)

    Necromante
    Bacchetta della Morte Apparente (permette di lanciare 5 Risvegliare o Controllare non morti prima di scaricarsi)
    Bacchetta del Risucchio (permette di lanciare 5 Tocco della morte prima di scaricarsi)
    Bacchetta dell'Evocatore (permette di evocare 1 creatura a scelta tra quelle evocabili e di usarla in battaglia oltre a quella già evocata)

    Psionico
    Bacchetta della Pirocinesi (permette di lanciare 5 Pirocinesi prima di scaricarsi)
    Bacchetta dell'Illusionista (permette di lanciare 5 Illusione o Invisibilità migliorata prima di scaricarsi)
    Bacchetta del Mentalista (permette di lanciare 5 Telecinesi o Abiurazione prima di scaricarsi)

    Druido
    Bacchetta della Metamorfosi (il Druido può trasformare se stesso o un alleato in una creatura selvaggia)
    Bacchetta di Legno Pregiato (permette di usare 5 Liane avvolgenti, Empatia prodigiosa o Aura di Vitalità)

    Summoner
    Bacchetta dell'allevatore (permette di evocare per 3 volte un Famiglio morto)
    Bacchetta della doppia evocazione (permette di creare un duplicato perfetto di una creatura evocata: se una viene uccisa muore anche l'altra)

    Chierico
    Bacchetta Risanatrice (permette di lanciare 5 Guarire ferite gravi, Cura malattie non comuni o Cura veleno o acido non comuni prima di scaricarsi)
    Bacchetta della Devozione (permette di lanciare 5 Protezione dagli elementi o Fuoco Divino)
    Ultima modifica di medius; 11-01-2004 alle 14:20:26

  3. #3
    Utente L'avatar di Devil 87
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    Nome: Devil
    Sesso: Maschio
    Razza: Mezz’elfo
    Classe: Guerriero
    Specializzazione: Mercenario
    Allineamento: Legale Malvagio
    Livello: Apprendista
    Arma: Spada lunga
    Armatura: Completa
    Background:

    Frammento di diario

    Quanto tempo è passato? Secondi o millenni? Eppure il tempo non ha più importanza per me, ho visto la sofferenza e la dannazione così a lungo che non possono più farmi paura perché sono parte di me, l’anima del mio essere corrotto dal male.
    Nel mio cuore tra l’oscurità più fitta non c’è spazio per compassione e bontà solo un grido squarciante di un odio mai visto che trascende ogni emozione, un odio sopravvissuto alle fiamme dell’inferno per uscirne più forte, temprato, ed ha raggiunto un livello superiore, un qualcosa che può dirsi malvagità ma che in realtà sconfina il termine.
    Oggetto di scherno per qualunque cosa abbia conosciuto la felicità o visto la luce, prigioniero di un’esistenza passata tra le tenebre ed il gelo, dimenticato nel buio anche dalla morte che mi deride saltando il suo abbraccio ad ogni turno ebbene io la desidero, la imploro, la supplico di vedere la fine, di potermi abbandonare all’oblio…ed inevitabilmente sono ancora qui.
    Il fato è beffardo, mi ha condannato ad una pena senza principio e senza fine che impassibile annienta la mia anima reclusa nell’amarezza della realtà e si compiace nell’asservirmi in questo gioco a cui posso solamente perdere.
    Ho giurato a dispetto di chicchessia che avrei estirpato dal mondo anche il più piccolo barlume di speranza e non sarò sazio finché anche l’ultima luce non verrà ghermita nell’oscurità per pagare, nel più gretto degli inferi, il giusto prezzo immolata al mio odio, un odio senza luogo e senza tempo, un odio che è la mia vita, un odio inestinguibile e senza barriere che ha di fronte a se solo l’infinito per ardere.
    Non so cosa ero ma so cosa sono adesso o almeno cosa sono diventato, mi sono condannato al male ed ora sono il suo epigono: io sono il diavolo…e sono qui per farti patire fino all’ultima goccia tutto il mio odio!




    Nato in un paese sperduto all’estremo nord tra i ghiacciai lontano da tutto quanto è civile circondato di disadattati, disperati e fuggiaschi scavando nelle miniere di ferro qui comincia la mia storia, volete sapere il mio primo ricordo? Il gusto della frusta del mio padrone che mi aveva comprato con due denari per la sua azienda mineraria quando avevo sei anni per lavorare nelle cave più piccole, volete sapere quali erano le aspettative di vita per un bambino così piccolo costretto al lavoro pesante e denutrito? Non penso superassero il mese che per me si è invece protratto per anni, anni di fame, anni di dolore, anni di solitudine, anni abbandonato dalla felicità, anni di odio, anni per trovare il modo più doloroso per sterminare quel paese di cani; un attimo solo per liberare il mio cuore dall’ultimo dubbio ed allearmi definitivamente con la morte quando sono riuscito a far crollare l’entrata della miniera con la maggior parte dei minatori dentro, un altro attimo per vedere morire dissanguati ed agonizzanti i miei “datori di lavoro” mutilati, un’altro attimo per riuscire ad appiccare il fuoco alla casa comune ed al bar ed infine un ultimo “supremo” attimo accompagnato solo del mio piccone per sterminare le donne del bordello con i pochi superstiti che fuggivano sgomenti dalla cittadina ormai in fiamme.

    Finalmente avevo avuto la mia vendetta e per la prima volta da quando vivevo avevo raggiunto la pace ballando sui corpi insanguinati dei miei nemici che dopo avermi abbandonato nell’indifferenza avrebbero portato con se il mio ricordo per l’eternità, ed oltre.

    Da qui comincia il periodo più confuso della mia vita, accerchiato da ombre che mi sbarravano la strada cercavo la mia via, non ho veri ricordi ma solo frammenti di emozioni: rabbia, risentimento, rancore e disprezzo; mozioni legate tra loro da un odio impossibile perché tutti avrebbero pagato nel sangue il mio destino che ora avevo cambiato per sempre, anche gli dei si sarebbero inchinati alla mia furia che avrebbe conosciuto tutta Prussia; ho rinunciato alla mia anima per strappare nel dolore quella di chiunque si sarebbe messo sulla mia strada.
    Poche immagini nella mia mente sono visibili, solo la notte e la morte che si accavallano inesorabili e la mia rabbia che sale e sgorga nelle grida di chi mi maledice ed esecra soffocato dalla paura che gli incuto; poi solo il buio…non sono sicuro ma ricordo il freddo di catene e l’oscurità di una cella, forse alla fin fine sono stato sconfitto…possibile che il mio odio si fosse estinto impotente nelle mani di altri uomini? Attendevo almeno l’abbraccio liberatorio della morte, il nulla non doveva essere tanto male per quello che avevo passato ed invece ho avuto un’altra possibilità per liberare il mio odio, questa è la reminiscenza più nitida tra i ricordi della mia vita passata, ancora con precisione ho memoria delle parole che sentii allora e permisero ancora che il mio odio si liberasse: “Tu mi fai paura, è inutile che io provi a nasconderlo, in tutta la mia vita non ho mai visto un tale concentrato di perversità nonostante la tua giovanissima età; ti abbiamo catturato mentre accecato dalla foga del sangue inferivi con smisurata crudeltà sui corpi di una famiglia che viveva felice lontana dal male, eppure non hai avuto nessuno scrupolo nel tormentarli a morte compresi i due figli ancora più giovani di te con nessuna colpa se non quella di essere felici, e mi pare a guardarti che proprio questo fosse il motivo. In circostanze normali non avrei riserve nell’importi la più grave delle pene, ovvero la pubblica impiccagione nella piazza centrale; i tempi sono però cambiati e come certamente saprai siamo in guerra aperta; seppur mi disprezzo per quello che sto per fare, ed è inutile che mi guardi così sono certo me ne pentirò, ho intenzione restituirti la libertà e di permetterti di esaudire le più torbide delle tue malvagità a patto che si svolgano al di fuori di questi territori ovvero dai nostri malevoli confinanti che solo poche lune fa ci hanno dichiarato guerra, bada che hai poco tempo, rispondi: si o no? Per il resto della mia vita chiederò perdono agli dei per questa possibilità che ti lascio, decidi in fretta, non che ti lasci molte possibilità, ma in fondo abbiamo un obbiettivo in comune”.
    Il giorno dopo mi trovavo già all’opera, la mia funzione era di dover creare un reparto di giovani che avrebbero dovuto creare confusione nei confini avversari; l’incarico si sarebbe dovuto rivelare un massacro di carne al macello eppure sono riuscito a costruire un drappello di ragazzi che per mancanza di alternative o per paura sotto le mie disposizioni sarebbero diventati la maledizione di quei luoghi: nessuna morale ma una mera questione di sopravvivenza, è stato facile unirli a me sotto la paura, uniti eravamo forti ed il mio odio aveva trovato nuovi sbocchi dove riversarsi; uscivamo di notte e sistematicamente uccidevamo chiunque fosse impreparato o indifeso, certo molto spesso qualcuno di noi ci rimaneva ma era proprio quel rischio il bello, l’ebbrezza di andare incontro alla morte a spalle basse caricando con furia cieca sicuri nel fondo dell’animo che alla fine sarebbe riuscita a prenderci, intanto noi la sfidavamo e la consumavamo per raggiungere quell’estasi che solo il sangue riesce a raggiungere, a quel punto la morte era sconfitta.
    Tutto questo non è però andato avanti a lungo, e a ripensarci siamo resistiti anche troppo, quando finalmente ero riuscito a raggiungere una stabilità di qualche tipo, tutto era di nuovo sceso nel caos, non so se fu tradimento, errore o semplicemente sfortuna, di fatto sta che alla fine fummo scoperti, ci accerchiarono e uccisero uno ad uno, non avevamo nulla da perdere ed abbiamo combattuto fino all’ultimo…almeno gli altri perché io avevo ancora qualcosa da compiere, un obbiettivo che non poteva arrestarsi così presto: il mio odio che non poteva assolutamente spegnersi così! Un manipolo di bambini contro uomini armati e preparati non potevano nulla ed assistetti al piccolo massacro consumato in pochi minuti; il mio prezzo non era ancora colmato ed ora era ulteriormente aumentato, per certi versi avevo raggiunto uno stato che potevo definire di soddisfazione, bada non felicità, avevo il potere sugli altri e la possibilità di riversare tutta la mia ostilità, per quanto deprimente per me era tutto eppure ancora una volta ogni cosa si era infranta ed ero costretto a ricominciare da capo.

    Si arriva però ad un certo punto in cui guardi al tuo passato e ti chiedi cosa hai fatto, non avevo rimorsi e tuttora saltuariamente commettevo atti “cattivi”, la domanda era più subdola, avevo veramente scelto la strada giusta? Che avessi superato un limite invalicabile? La strada era buia ed avevo il terrore di perdermi, ero confuso ed il mio odio era in sospeso, ho reminiscenze di un mio girovagare senza meta, prendevo quello che volevo ed abbattevo quello che mi sbarrava la strada…fino a quando non ho conosciuto “lei”.

    Per la prima volta il mio cuore aveva conosciuto un po’ di calore, ancora adesso mi pare di potere ancora vedere nei suoi occhi celesti nuovi orizzonti che prima mi erano preclusi, il mio odio era ormai confinato in un piccolo angolo della mia mente, probabilmente stavo per innamorarmi per quanto potesse essermi possibile, avevo intenzione di abbandonarmi per la prima volta nella mia vita a nuove emozioni…ma per l’ultima, tremenda volta tutto si ruppe.

    Non so perché quando la incontrai per la prima volta lei mi guardò ed io rimasi incantato, il mio cuore (alla fine ne avevo uno?) gridava con tutta la sua forza di dirle qualcosa di fargli capire in qualche modo la sua importanza, doveva comprendere che per la prima volta qualcosa aveva riempito il vuoto della mia anima ed aveva scacciato con inaudita facilità tutta la mia rabbia…eppure rimanevo silenzioso, impotente osservatore, come se tutta la mia forza fosse scomparsa, la mia sicurezza si era all’improvviso trasformata in timore.
    Ho passato notti intere nel suo pensiero e mi adagiavo nella pace al ricordo dei nostri incontri occasionali, ero riuscito a trovare un lavoro ed una casa, talvolta scambiavo delle parole con altre persone e cominciavo ad apprezzare questa solidità di vita, questo nuovo inizio che apriva dinanzi a me nuove possibilità; ogni questione era in sospeso.
    Un giorno la seguii in chiesa, non sapevo neppure a quale dio appartenesse la costruzione ma in fondo non mi importava, bastava che lei fosse li; inutile dire che fu un’esperienza bizzarra, com’è possibile che tante persone si umilino in modo così stravagante per qualcosa di cosi inconsistente? Tuttavia nulla aveva importanza quando potevo averla vicino a me e lentamente riuscivo ad avvicinarla, non capisco come io, sempre abituato a prendere quello che volevo, semplicemente non la feci mia senza troppe storie, in passato avevo approfittato di donne con la forza o ne avevo pagate altre, ora la cosa mi pareva di una follia assurda, come potevo essere cambiato tanto?
    Poi un giorno ho trovato lei tra le braccia di un altro, dapprincipio mi rifiutavo di crederlo, possibile che tutti i miei sogni come mai avevo provato si dissipassero ancora una volta tra le pieghe del buio? Come un germe covato e lasciato crescere indisturbato il mio odio si riaccese con una vampata violenta al di fuori del mio controllo, avevo trovato i modi più disumani e dolorosi per farla pagare a quella cagna ed al suo cavaliere di ventura; tra questi pensieri incostanti flagellavo il mio corpo incurante del dolore o del sangue, nulla aveva più importanza, ormai ero risoluto se non che nel momento in cui avevo la possibilità di colpire ho esitato, lei mi aveva visto ed attraverso il suo sguardo di innocenza e sorpresa sono rimasto dilaniato dall’indecisione; non so per quanto ho corso o cosa è successo, quando ho ripreso conoscenza di me ero lontano sperduto in una landa desolata colpito da una stanchezza come mai ho provato neppure nelle più dure giornate alla cava ardendo dalla sete; ormai troppe volte la morte mi aveva saltato ed ero arrivato al momento giusto per abbracciarla e raggiungere quella pace eterna che agognavo, se non fosse venuta la mietitrice da me sarei andato io da lei, il mio odio rimasto fino ad allora latente era scoppiato con una forza inaudita, aveva raggiunto un livello tale da non permettermi di concepire cosa facevo, non riuscivo più ad accettarlo nella sua integrità, ormai era un figlio partorito e snaturato della mia mente e superava le mie possibilità: ero troppo stanco, flagellato il mio corpo con le ultime forze si avvicina al burrone, fletto i muscoli e sono nel vuoto.

    Quando sei maledetto dal fato non c’è nulla da fare, avevo giurato di sconfiggerlo, l’ho piegato al mio volere finché ci sono riuscito ma la battaglia era troppo impari, alla fine mi ha spezzato e per me era diventata ormai una causa persa.
    La mia maledizione è tanto scontata quanto crudele: vivere per mezzo della spada, desiderare un poco di amore e perdere tutto nello scontro per ottenerlo per ricominciare al fine tutto da capo. Sinceramente mi ero stufato, neppure arrendermi alla fine, per quanto disprezzi l’idea di darmi per vinto, è stato sufficiente per soffocare il mio odio; quel fardello si era fatto così insostenibile da spezzarsi nella mia mente e con lui tutto il mio equilibrio; non mi restava che giocare l’ultima carta, avrei avuto la forza di giocarla? Sarei riuscito a subirne le conseguenze? La decisione era semplice: lasciare la spada ed abbandonare l’odio per raggiungere l’amore, ammesso sempre che ne fossi in grado.

    Una famiglia di elfi in migrazione mi aveva trovato ferito, prossimo alla morte ed essendo per metà parte della loro razza ed un po’ per compassione hanno deciso di salvarmi, da quello che mi hanno detto sono rimasto incosciente per quasi un ciclo lunare in bilico tra la vita e la morte, tuttavia sono sopravvissuto ed ho deciso di cambiare, risoluto, per la mia strada; non so cosa avevo intenzione di fare, volevo solo andare da lei, rivederla senza alcun impulso aggressivo, semplicemente volevo parlargli un ultima volta e confidarmi perché questo sarebbe stato il primo passo verso il nuova percorso che avevo intrapreso; per la prima volta da quando ho coscienza di me mi misi in viaggio senza armi appresso, e scusate se è poco.

    Finalmente arrivai alla sua città, probabilmente mi sarei messo a girovagare finché non l’avrei trovata in lungo e in largo sognando il suo sguardo, ma quando arrivai la mia paura più nascosta si accese, quello che si parava davanti ai miei occhi è stato lo choc più duro che avevo mai accusato: la pacata città era parzialmente distrutta, in lotta con residui di incendi e crolli di case, non sapevo cosa fare, interdetto tra ogni pensiero ero sconvolto al punto di diventare incapace di agire; ogni fibra del mio corpo era contratta e probabilmente mi sarei frantumato per le tensioni fortissime che mi pervadevano, come un forsennato cominciai a correre per la città gridando, urlando, strillando il suo nome perché DOVEVA essere sopravvissuta; per quanto corsi o gridai non la rividi mai più.

    La confusione nella mia mente si faceva sempre più fitta, finché potevo riuscivo anche a controllare il mio odio che nonostante lunghi intervalli si ripresentava con costanza a ricordarmi che era sempre li ad aspettarmi.
    Qualcosa nella mia testa si era incrinato, ho voltato la faccia al mio essere che per tanto tempo mi aveva accompagnato ed ora il mio sforzo non era stato ripagato: cosa potevo fare? Come tanto tempo prima (?) ricominciai a vagare senza scopo in un perenne stato di meditazione mescolato ad apatia cronica ed emozioni represse, probabilmente il mio obbiettivo era superare ogni monte, ogni oceano, ogni foresta, ogni città ed ogni altro luogo che potesse frapporsi tra me e la fine del mondo perché ci deve essere una fine, se gli dei hanno messo un limite io l’avrei infranto ed avrei scoperto cosa c’è davvero aldilà del bene e del male; chissà, magari allora avrei avuto delle risposte.


    “ DeviL I Think ”
    Ultima modifica di Devil 87; 24-01-2004 alle 19:39:47
    Si vive per scoprire nuova bellezza, di solito tanta quanta se ne dimentica.

    - Half Devil -

  4. #4
    tremAte siAm tornAti L'avatar di Grifo
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    Nome: Grifo
    Sesso: Maschio
    Razza: Umana
    Classe: Mago
    Specializzazione: Summoner
    Allineamento: Caotico Buono
    Livello: Apprendista
    Arma: Bacchetta dell'allevatore
    Armatura: Armatura Imbottita

    Background:


    Quando il mago Randall lo trovo abbandonato nella pineta Grifo (questo era il nome inciso sul ciondolo che aveva accanto) non aveva piu` di 6 mesi.
    Il vecchio elfo fu attirato la dalle sue grida e decise di trarlo in salvo nella sua dimora.
    Sebbene non avesse mai amato molto gli uomini Lo crebbe come un figlio isegnandoli fin da quando non aveva ancora cambiato i denti da latte l’arte dell’evocazione.
    Grifo era un allievo sorprendente ,Randall intui subito che quella dote innata da Summoner doveva essere ereditaria chissa` chi erano i suoi genitori e sopratutto perche` l’avevano abbandonato ,se era stato abbandonato (ma Randall dentro di se sapeva che era cosi’).
    Un giorno attorno al compimento del suo terzo lustro Grifo ,mentre stava camminando lungo il sentiero che dal bosco basso lo avrebbe portato alla pineta (dove era stato ritovato) senti chiaro il ringhio di alcuni lupi ,che ci facevano dei lupi in quella zona e speciamente quando il sole non era ancora calato del tutto ?
    Forse avevano inseguito fin li una preda ? decise di andare a vedere .....
    Aveva ragione avevano inseguito fin li un cucciolo di pantera (che doveva essere molto sveglio penso` per aver costretto il lupi a uscire quasi un miglio oltre` il loro territorio` di caccia),Randall gli aveva insegnato che non si doveva interferire col ka id madre natura,ma questa volta` non gli ubbidi` (quando ci ripenso non seppene nemmeno lui spiegarsi il perche`).il combattimento (combattimento non e` il termine giusto) coi lupi non sarebbe semplice ma infondo lui era un Summoner (o apirava a diventarlo) e per questo doveva saperea come comportarsi con tutte le specie animali che madre natura.
    Con le arti che aveva imparato da randall riusci a prendere il controllo del branco e a farli ritornare ai loro territori , a pancia vuota.
    La piccola pantera era ancora impaurita , ma piu` che altro adesso appariva spaesata ,”anche tu un orfano” disse Grifo mentre tentava di accarezzarla e Kira (cosi avrebbe chiamato in seguito il piccolo cucciolo di pantera) per poco non gli stacco un dito con un morso.a poco a poco pero` Grifo riusci` a farsi accettare da Kira e da quel giorno non trascorse minuto che i due non fossero assieme.
    Quel giorno (proprio il giorno del suo primo anno oltre il quinto lustro) Grifo si reco` in citta per acquistare un po’ di provviste (il vecchio Randall era ormai costretto a letto). “Kira sta di guardia alla casa ordino`,se avro` bisogno di te ti chiamero` io (ma perche` dovrebbe succedere qualcosa penso`).
    E si incammino verso il villaggio .....
    Ultima modifica di Grifo; 14-01-2004 alle 11:25:27

  5. #5
    Utente L'avatar di Mr.Vercetti
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    Nome : DeathArrow
    Gilda : 0
    Classi : Brigante
    Razza : Umano
    Allineamento : Caotico Malvagio
    Background: Milioni di anni dopo la nascitas della prussia nasce verce, che ha l'obbiettivo di di conquiistare la fame
    conosce squall, ma viene ferito in guerra
    Un giorno rincontra il suo amico squall87 dopo circa 20 anni e gli racconta che in prussia c'èstato un diluvio, dicendo che pochi sono salvi e mi spiegò che avevo perso tutto,amici , amori ,amiche che ora volevo ricacquistare
    La banda nuova era : La Comagnia delle Spade nere e sqall continuava a dirmi che mi sarei divertito e cmq che avrei fatto vecchie amicizie e che comunque sarei stato bene, se mi avessero accettato
    Ora squall e vercetti sono alla ricerca di nuovi compagni o vecchi per fare tremare tutta la prussia, fermare chi ci ostacoli e spazzarlo via con un sol colpo
    5 ore dopo l’organizzazione squall se ne andò ed io andai verso il regno per rubare del cibo.
    Ma qui trovai un altro pezzo della mia storia : Terminator, omega, soul reaver che ridevano scherzavano come tempo fa
    Mi avvicinai a loro e mi riconobbero subito e mi abbracciarono e ci ricordammo dei vecchi tempi
    Con omega parlammo di quanto tempo fosse passato e fui molto contento
    Con soul cominciai come sempre,a sfotterci
    Con termi, invece non parlai affatto
    Ad un tratto io chiesi a i miei amici
    Verce :”Venite da squall???”
    Omega & Soul : “ naa"
    Termi: “ Vengo io da don”
    Verce : Termi sei grande
    Termi: “ Scusa se nn ti ho parlato”
    Verce : “ E di cosa ??”
    Omega : “ Noi restiamo qua”
    Verce: “ Ok omega, ti verremo a trovare”
    Cominciammo ad incamminarci quando ci trovammo davanti un dragone, molto potente
    Termi era sprovvisto di armi, io avevo con me la mia Daga, con cui un tempo ferì lupo3 durante una guerra
    Verce:” Termi, corri via”
    Termi” Perché ??”
    Verce: “ Non hai una arma !”
    Cominciai a dargli addosso ferendolo
    Quando lui mi attacco con un colpo segreto
    Termi con un balzo gli tappò la bocca
    Verce” AHHHHH”
    Il fulmine venne addosso che lo respinse sneza alcun problema,
    Verce: “ Che aspettavi a dirmi che eri un barbaro o qualcosa del genere, sai io mi sono risvegliato solo ieri e non conosco la Prussia nuova”
    Termi: ”Ora la conosci”
    Dopo un duro combattimento io fui esausto, termi era freschissimo
    Termi: Sai stando qui ho imparato a difendermi”
    Quando ad un tratto il drago si rinsvegliò e assalì me che ero il più debole
    Il Colpo mi scaraventò all’aria, lontano da termi.
    Cominciai a vagare, e trovai una città .
    Entrai in essa e cominciai a girare per le strade
    Trovai una armeria, ma era chiusa, e allora andai nella zona teatrale per vedere qualche spettacolo
    Ad un punto nel quartiere sento una voce familiare, è squall
    Squall:”Verce picciotto mio, sei tornato”
    Verce: " si ed in gran forma"
    Mi portò nella commpagnia dove ritrovai nemesis.sanji,termi e lui
    Mi spegò che se sanji oleva potevo entrare anke io
    Tutti "Benvenuto verce,"
    Nemesis: " Spero ti troverai bene
    Verce: "Grazie"
    ma quel giorno non lo accettarono e the gangstarr dovette cominciare da solo contro tutti
    Comincia così l'avventura di The Gangstarr
    ekko il bg
    Ultima modifica di Mr.Vercetti; 13-01-2004 alle 20:18:04
    Playing: Fire Emblem 7 (GBA), Kingdom Hearts, Dream Drop Distance (3DS)
    Completati: Bravely Default (8), Final Fantasy X HD (6), Dept. of Heaven IX - Gungnir (7,5), Tears to Tiara 2 (7)

    "Yo fue siempre ganador."

    Diego Armando Maradona

  6. #6
    IMPORTANTE

    CHI E' GIA' ISCRITTO NON DEVE RIPOSTARE LA SCHEDA NELL'ANAGRAFE.

  7. #7
    Autorocker L'avatar di Matsu
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    Goðafoss (IS)
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    Nome: Matsu de Totentanz
    Razza: Umano
    Classe: Assassino
    Allineamento: Caotico neutrale
    Livello: Apprendista
    Arma: Pugnale
    Armatura: Cuoio borchiato

    Background

    Annuso l'aria nella piccola stanza appena illuminata dalla fievole luce della luna. Odore di infanzia, di giochi, di ginocchia sbucciate e di risate. La cosa che noto subito è un piccolo carillon lavorato sul tavolino accanto al letto. Come avrei voglia di sentire quali incantevoli armonie scaturiscono da quella preziosa scatoletta...ho sempre amato la musica. Il mio insegnante di dizione era convinto che con il mio timbro di voce sarei potuto diventare un ottimo bardo.
    Pulisco il guanto sporco di sangue in un fazzoletto, sono incuriosito da quel piccolo manufatto artigianale.
    Sì, adoravo proprio la musica. Ma la mia condizione di unico figlio maschio di Duca imponeva che la mia educazione fosse attinente ai futuri incarichi che il mio lignaggio nobile comportavano.
    Rigiro il carillon nelle mani e mi chiedo se il piccolo bimbo a cui appartiene questo gingillo non serberà rancore nei miei confronti se me ne approprio. Pensandoci bene me ne serberà abbastanza per la morte di suo padre...un carillon non farà tutta questa differenza. Esco dalla camera e cerco di non calpestare il cadavere sgozzato della cameriera. Non voglio infierire più di tanto su un morto, mi sembra che quello che le ho fatto sia abbastanza. Una morte collaterale, non prevista. L'intera famiglia e la servitù annessa dovevano essere a leghe di distanza, a godersi il tepore primaverile della campagna. Solo il mio uomo doveva ancora essere qui per sbrigare alcune pratiche. Non avevo calcolato che si fosse tenuto qualcuno per aiutarlo in casa. Beh, dovevo pensarci. I nobili hanno problemi anche a nettarsi il loro candido deretano da soli, provano disgusto nel compiere qualsiasi pratica troppo faticosa.
    Lo so bene, ero uno di loro. Pensavo come loro. Puzzavo di snob come loro. Probabilmente il fato ha voluto che la mia strada cambiasse direzione per non divenire anch'io un patetico e querulante signorotto con un cervello pari ad una bacca.
    Forse per questo il destino ha voluto che io, Matsu de Totentanz, venissi accusato di patricidio. Io, il primogenito, fui incolpato di aver accoltellato quindici volte mio padre. Chissà per quale strano intrigo, per quale buffo gioco di potere la casata de Totentanz dovesse essere spazzata via. Mio padre ucciso ed il suo unico figlio maschio accusato del crimine. Scappai dalla città e cercai un luogo dove nascondermi, ero disperato ed ancora shockato. Gli unici ad ospitarmi furono degli zozzi briganti con abbastanza morti sulle spalle da poterci fare un palazzo con le loro membra. Vissi con loro ed imparai l'arte dell'assassinio, la sottile scienza della morte e dell'orrore. Io, un tempo pacifista e di indole buona, scoprii come è facile abituarsi alla crudeltà e all'efferatezza.
    Divenuto ormai grande ed esperto mi congedai da loro, ormai non avevano più niente da insegnarmi ed i loro metodi spesso disgustavano anche me. Decisi di diventare emissario di morte, assassino per scelta. La morte e la vendetta erano diventate una cosa sola in me, qualcuno avrebbe pagato e lo avrebbe fatto nel modo più doloroso possibile. La casata de Totentanz è morta, ma il suo unico erede no.

  8. #8
    Gecko
    Ospite
    Nome: Gekorad
    Razza: Umano
    Classe: Guerriero Barbaro
    Allineamento: Neutrale-Buono
    Livello: Apprendista
    Arma: Ascia da Battaglia
    Armatura:Completa
    BackGround: Sono nato e cresciuto in una tribù di Barbari, sugli altopiani della Prussia. Ho imparato a combattere quando ancora avevo 8 anni. Ho passato la mia infanzia in modo felice, nel villaggio della mia famiglia. Mio padre, Regnak, era il capo villaggio, e io sarei diventato il suo degno erede. Mia madre era morta dandomi alla luce; non l'avevo mai vista, mio padre non ne parlava volentieri. L'unica cosa che mi rimaneva di lei era una catenina d'oro a cui era attaccato un ciondolo raffigurante un'ascia bipenne.
    Il nostro villaggio era, da tempo immemorabile, minacciato da una tribù di nomadi guerrieri, i Nadir. Ben presto mi dovetti abituare alla vista della morte. Mio padre mi affidò ad un tutore, quando ancora avevo 8 anni. Si chiamava Serbitar; era un uomo colto ed esperto nelle arti del combattimento. Tutto quello che tuttora so sulla Prussia mi è stato insegnato da lui. Con Serbitar imparai a maneggiare un'ascia. Rinforzai il mio corpo e la mia mente, e diventai un uomo. Fino a 18 anni ho vissuto combattendo per il villaggio, assieme ai miei giovani compagni. Eravamo abili combattenti, niente ci faceva paura, respingevamo senza difficoltà i nostri nemici. I Nadir erano molti più di noi, ma noi eravamo meglio addestrati, e nelle nostre vene scorreva il sangue dei guerrieri.
    Tutti i giorni dovevamo combattere per la sicurezza del villaggio. Per uno dei nostri che moriva, tre nemici cadevano in battaglia. Ma non bastava. Continuando in quel modo, saremmo stati facilmente sconfitti. Alcuni miei compagni desideravano scappare, rifugiarsi nelle pianure e lasciare il villaggio ai Nadir. Ma nessuno vide realizzati i suoi sogni...

    La campana del villaggio suonò svegliandomi. Eravamo sotto attacco. Presi la mia ascia ed uscii. I Nadir erano riusciti ad entrare nel villaggio. Erano agguerriti più del solito, ma soprattutto, stavano attaccando in massa. Erano riusciti ad uccidere le guardie alle porte dell'accampamento, ed ora stavano mettendo a ferro e fuoco il villaggio.
    Appena uscito, una lancia Nadir mi sfioro la guancia, per poi conficcarsi nella porta della mia capanna. Tutto il villaggio si era allarmato, e in quegli attimi regnava il caos. Corsi con l'ascia alla mano verso un Nadir e gli tranciai la testa. Provai a radunare i soldati, per mettere in fuga il nemico. Poi, un attimo dopo, una tromba Nadir suonò la ritirata.
    Mio padre diede l'ordine di inseguire il nemico. Un ordine che costò la vita a molti di noi. Era una trappola. Ci avevano attirati in una gola, dove fummo bersagliati da frecce; i sopravvissuti si accanirono contro il nemico; vidi mio padre venire trafitto da una lancia. Fu un massacro. Qualcosa in me accadde quando mi trovai circondato dai Nadir. Avevo paura, ma dalla paura traevo energia. Più ero spaventato più mi sentivo forte. Cominciai a menare colpì a destra e a manca, senza vedere chi colpivo. I miei nemici, spaventati, indietreggiarono. Qualche attimo dopo, sentii un forte dolore alla testa e caddi svenuto...

    Ero stato catturato. Mi risvegliai in una grotta. Accanto a me c'era un mio compagno, Vintar. Le sue condizioni erano pietose. La sua mano destra era stata tagliata e la benda che gli avvolgeva il polso puzzava di sangue in maniera tremenda. Eravamo incatenati ad una parete. Provai a muovermi ma un forte dolore al fianco mi fece invece accasciare per terra. Avevo un costola rotta e un gran mal di testa. Arrivò una guardia a togliermi le catene; le sarei volentieri saltato addosso ma vi erano molti altri uomini a sorvegliare la cella. Sprezzante, sputai in un occhio alla guardia più vicina e di risposta ricevetti un calcio nello stomaco. Fui portato al cospetto del capo dei Nadir. Mi guardò un attimo con aria sprezzante e poi, riferendosi a me, disse che il giorno dopo, all'alba, sarei stato giustiziato.
    Nessuno disse più nulla. Mi rinchiusero in cella assieme al mio compagno morente. Quella notte non dormii, rimasi pensando a tutti gli errori che avevo commesso durante la mia breve esistenza. Pensavo che la mattina dopo sarebbe stata l'ultima volta in cui avrei visto la luce del sole. Pensavo al mio villaggio, pensavo a mio padre, a tutte le persone che erano morte il giorno prima. Pensavo...

    Arrivarono le guardie per portarmi fuori. Una volta giunto all'esterno vidi decine di cittadini Nadir, pronti ad osservare come il loro più grande nemico avrebbe finito di opporsi al potere del sovrano. Eravamo lì, nella pubblica piazza, io e i Nadir. Io pronto a morire, i Nadir pronti a vedermi morire. Notai che nella folla vi erano una decina di persone incappucciate. Credetti fossero preti, e li ignorai. Fui preso per il collo e la mia testa fu appoggiata su di un ceppo. Volsi il mio sguardo verso il boia. Era mascherato e non potevo vederlo in faccia. Mascherato come un codardo, pensai.
    Sentivo il mio cuore battere a mille. Il boia avrebbe sollevato la sua ascia, e io non avrei sentito più nulla. Ma non andò così. Dagli spalti qualcuno scoccò una freccia, che colpì il boia al cuore. I dieci incappucciati estrassero delle asce e corsero verso di me. Uno di loro mi liberò; era Serbitar. Presi l'ascia del boia e cominciai a combattere. In un attimo si scatenò il panico. Io e Serbitar corremmo per cercare di prendere il capo dei Nadir. La sua guardia personale ci fermò. Serbitar mi intimò di non curarsi di lui e di uccidere il capo, mentre le guardie stavano per sopraffarlo. Entrai nel palazzo. Il mio bersaglio si stava rifugiando in una stanza. Corsi, ma ormai la porta era stata chiusa. La sfondai con un colpo d'ascia, e vidi il Nadir. Era armato con due spade, una per mano. Si avvicino a me ruotando su se stesso; fermai con l'ascia una lama che si stava avvicinando troppo; la sua spada si ruppe e lui fu scaraventato all'indietro, mentre io caddi rintronato dalla forza del colpo. Mi alzai subito, e il Nadir seguì il mio esempio. Ci fissammo per un attimo, poi io lo attaccai con rabbia. Egli schivò il colpo, e la mia ascia si conficcò sulla parete. Dovetti lasciarla lì perché in un attimo un fendente mi sfiorò il collo. Ero disarmato. Il Nadir cominciò a deridermi. Gli saltai addosso in preda alla furia e alla disperazione, e di risposta ricevetti una ginocchiata in faccia. Caddi per terra, inerme.
    Il Nadir alzo la sua spada , pronto ad uccidermi...

    La sua spada si piantò a pochi centimetri da me. Il Nadir cadde per terra con un'ascia conficcata nel cranio. Serbitar; era lì, sulla porta, a pochi passi da me. Gli corsi incontro, ma lui cadde tra le mie braccia. Aveva una freccia piantata nella schiena. Mi aveva aiutato tante volte, ma io non ho mai potuto fare nulla per lui. E ora era morto, per colpa mia.
    Uscii di corsa dal palazzo. Fuori si era scatenato l'inferno. La folla si andava disperdendo mentre i miei compagni combattevano gloriosamente. Mi unii alle danze. Tre guardie Nadir corsero verso di me, desiderose di morire. Cercavo vendetta, ero arrabbiato. Colpii nel petto una guardia e usai il suo corpo come scudo. Sentivo di nuovo qualcosa dentro di me, mi lanciai contro il nemico con la furia di un Balor. Molti di loro morirono schiacciati dalla mia furia. Altri furono uccisi dalla mia ascia. Altri ancora scapparono alla mia vista. Io e i miei uomini eravamo vincitori. Andai al centro della piazza e urlai ai Nadir che il loro capo era morto, e che sarebbero stati tutti trucidati. Radunai tutti i miei compagni e ordinai loro di portare tutti i Nadir dell'accampamento davanti a me. Così fu fatto. Mi allontanai, poi ordinai agli arcieri di uccidere tutti, meno due. Mi rivolsi ai due sopravvissuti, e gli dissi di andare a raccontare a tutti ciò che era successo quel giorno. Poi ebbi un ripensamento. Una persona sarebbe bastata. E scagliai la mia ascia contro uno dei Nadir...

    Era tutto finito. Il mio villaggio era andato distrutto, gli unici sopravvissuti erano i compagni che mi avevano aiutato a sconfiggere i Nadir. Non mi rimaneva più nulla, avevo perso tutti quelli a cui volevo bene. In me cresceva la voglia di uccidere, la sete di sangue. Volevo vedere tutti coloro che mi si sarebbero opposti cadere ai miei piedi. Strinsi il ciondolo di mia madre. La battaglia era finita. Mi rivolsi ai miei compagni, e dissi loro che me ne sarei andato per sempre.
    Vagai per giorni per gli altopiani prussiani. Stavo cercando qualcosa, ma non sapevo cosa. In realtà tutto ciò che volevo fare era riflettere.
    Per un lungo periodo di tempo mi stabilizzai in una vecchia fattoria abbandonata, sulle montagne; ogni tanto uscivo a fare lunghe passeggiate e a pensare a ciò che mi era accaduto: avevo perso tutte le persone a me più care, cercavo vendetta ma non sapevo come ottenerla, poiché gli uccisori di mio padre, i Nadir, era stati già sterminati. Deposi la mia ascia, e divenni un buon agricoltore. Avevo deciso di abbandonare per sempre i miei desideri di vendetta, smettere di combattere, e diventare una persona onesta. Non potevo neanche minimamente immaginare quello che sarebbe successo quella notte...

    Quella notte i miei sogni furono turbati dagli incubi. Stavo dormendo serenamente, quando un alito di vento freddo fece sbattere una finestra e mi svegliò. Aspettai qualche minuto, ma non riuscivo a riprendere sonno. Mi alzai per bere un bicchiere d'acqua. Quando tornai a letto, mi attendeva una sorpresa. La figura di Eldibar giaceva sul mio letto, immobile. Un attimo dopo una voce alle mie spalle mi chiamò; era Serbitar. Per prima cosa gli chiesi dove eravamo, e lui rispose che ci trovavamo nella mia mente. Sì, perché Serbitar aveva un segreto da nascondere, un segreto che era sempre stato coperto dalla sua abilità con le armi. Serbitar era uno Psionico. Era entrato nella mia mente per rivelarmi alcuni segreti che in vita non aveva fatto in tempo a raccontarmi.
    Secondo ciò che mi fu detto da lui, io ero minacciato da un gruppo di demoni, che anni or sono avevano tentato di distruggere la mia famiglia, la quale in realtà era una delle famiglie discendenti dagli antichi cacciatori di demoni. Secondo Serbitar, questi demoni erano riusciti a rintracciarmi, e quindi avrei dovuto adeguarmi a quella situazione e stare all'erta. Poi il mio incubo finì e mi risvegliai; questa volta per davvero.
    Ancora non sapevo se ciò che era successo era reale o se era stato un sogno. Lo scoprii solo più avanti. In ogni caso, quell'avvenimento mi aveva confuso, poiché io di magia non ne ho mai capito molto; ma nello stesso tempo mi aveva preoccupato, perché io avevo, a quel tempo, una grande paura dei demoni...

    Passarono due settimane senza che accadesse nulla e cominciai a pensare che quello che avevo avuto era solo un sogno. Niente di più. Poi una sera, il mio sonno fu nuovamente disturbato. Quella volta mi svegliai di colpo come se un sesto senso mi avesse avvertito del pericolo. Davanti a me un demone; con l'aspetto di un ectoplasma, mi fissava con uno sguardo vuoto. Avvicino la mano alla mia testa, e subito sentii un forte dolore. Probabilmente caddi svenuto; mi risvegliai sulla cima di un colle; conoscevo quel posto. Non era la prima volta che ci andavo. Sotto di me, vi era un profondo strapiombo. Un attimo dopo, il demone si ripresentò davanti a me. Il suo corpo cambiò forma e si trasformò in un enorme Balor.
    Io ero disarmato, e per l'ennesima volta credetti di dover morire. Poco prima che il Balor cominciasse a caricare, Serbitar mi apparse alle spalle con alle mani la mia ascia. Me la passò e scomparve. Ora avevo qualche possibilità, anche se sapevo che nessuno era mai riuscito a sopravvivere ad uno scontro con un Balor. Il Balor cominciò a dirigersi verso di me. Mi scansai per evitare di venire travolto e lanciai l'ascia tra le gambe del demone. L'ascia colpì la pelle dura del Balor, scalfendolo appena. Il Balor caricò nuovamente. Sarei morto. Invece, lo spirito di Serbitar si materializzo davanti a me per la seconda volta...

    Serbitar si mise in mezzo tra me ed il Balor; lo puntò fisso negli occhi e allungo una mano. Il demone tornò alla sua forma originaria, accompagnato da un urlo satanico. Serbitar mi porse nuovamente l'ascia. Corsi contro il demone e lo colpii in pieno petto. Uno squarciò si aprì nel suo corpo e una luce abbagliante ne derivò, abbagliandomi. Era tutto finito.
    Mi svegliai nel letto sudato e pieno di lividi. Mi chiesi se quello che era accaduto fosse reale o meno. Corsi a cercare la mia ascia. Non era dove l'avevo lasciata. In quell'istante nella mia testa esplose un immagine raffigurante l'altopiano dove avevo, nel sogno, combattuto. Fu lì che andai... Trovai la mia ascia, sporca di sangue. A quel punto rinunciai a capirci qualcosa. Pensai che tutto ciò che era accaduto quella notte fosse un evento premonitore di ciò che avrei dovuto fare per continuare a vivere. E' ciò che faccio da sempre, ormai, per non perdere le mie origini nei confronti della mia famiglia. Io sono un cacciatore... Un cacciatore di Demoni.
    Ultima modifica di Gecko; 14-01-2004 alle 15:38:41

  9. #9
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  10. #10
    Dominatore di Asparagi L'avatar di Rio'89
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  11. #11
    Utente L'avatar di Solid Snake 271
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    Nome: Dorag Agreg
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    Livello: Apprendista
    Arma: mazza ferrata
    Armatura:Completa
    Background: Appartenente a una nobile famiglia, Dorag sognava da piccolo di girare il mondo. Sua madre gli raccontava di un posto chiamato Prussia, tanto triste e amaro quanto felice e magnifico. Il futuro che i genitori avevano prescritto per lui non gli andava bene e una volta adolescente, dopo una lite col padre se ne andò dicendo queste parole: "Padre, voglio conoscere, voglio sapere e non sarai tu a fermarmi". Non andò molto lontano. Fu ritrovato dopo pochi giorni, privo di sensi, su una collina. Una volta ripreso, il ragazzo non ricordava nulla di quello che gli era accaduto. Sapeva solo che lo stemma della sua famiglia era stato rubato. Dopo poco venne suo padre e disse: " raggazzo mio. hai ragione. Se tu vuoi conoscere, esplorare vai, diventa cavaliere, ti farò addestrare dai migliori. Ma una cosa pretendo da te. Fatti onore! Ah, dimenticavo, l'abbiamo trovata vicino a te, prendila" Era una moneta pregiata anche se si vedeva che era stata toccate da molte avidi mani fino ad allora. Su un lato c'era scritto: Prussia. Il giovane capì... il suo destino era lì, in prussia. Il giovane crebbe sotto le cure e l'addestramento del gran maestro Galostrop che lo iniziò all'arte del combattimento. All'età di sedici anni Dorag subì un forte trauma che avrebbe pregiudicato la sua esistenza: Suo padre morì. Prima di morire però lo chiamo a se e..."Padre, come vi sentite?" "Sto morendo, figliuolo mio" "Non dite così..." ma subito lo interruppe "è così!". E gli disse: "Figliuolo, pensavo che la conoscenza si potesse ricercare in delle semplici parole... ma mi sbagliavo. Bisogna viaggiare per il mondo e quindi, Dorag, vai. Prima di morire ti devo rivelare un segreto che tu, in quanto ultimo di questa gloriosa stirpe, hai il diritto di sapere." "Dica padre" "Esiste un tesoro che si tramanda di generazione in generazione. Si trova nella cripta e può essere aperto solo con il medaglione simbolo della famiglia. Ascolta; devi trovare quel ladro per difendere il nostro tesoro che è molto più di semplice denaro o gioielli... è anche il nostro onore." "Ma padre... io non..." Troppo tardi. Era morto. Dorag allora decise di dare anima e corpo per questa causa per dare onore alla sua famiglia. Ma aveva solo sedici anni, non poteva partire, la legge della sua terra lo vietava. Allora per i restanti quattro anni si allenno con tutte le sue forze per migliorare le sue capacità sennonchè all'età di 18 anni, trovò l'amore. Si chiamava Agad, la principessa Agad. I genitori erano buoni amici di famiglia, di nobile stirpe anch'essa. I due giovani si amavano a tal pnto di giurare di non lasciarsi mai. Era il compleanno di Dorag... il ventesimo compleanno. Il raggazzo fece annuncio della sua partenza, ma il problema era dirlo ad Agad. "Amore, ti giuro sul nostro amore che tornerò, prima o poi tornerò" "Ma io non posso stare senza di te" rispose lei; "Sappi aspettare; non preoccuparti, io tornerò, stai tranquilla, tornerò... e così partì. Arrivato in Prussia constatò coi suoiocchi che era davvero come la descriveva sua madre, e partì ,senza indugi, alla volta dell'avventura.
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  12. #12
    .::SRT elaborazioni::. L'avatar di Simo90
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    Nome: Simo
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    Classe: mago-stregone
    Allineamento: neutrale-buono
    Livello: apprendista
    Arma: bacchetta soffio del drago
    Armatura: armatura imbottita

    Background:un giorno di un gelido inverno un mago elfo si trovò davanti al portone del suo immenso castello una cesta.Sorpreso,la raccolse e vi trovo dentro un bambino ancora in fascie,ma umano,quindi dato che non aveva mai disprezzato in alcun modo questa razza,se lo tenne.Appena divenne abbastanza grande da essere conscio di quello che li succedeva,il mago sottopose Simo (questo era il nome del bambino) a durissimi allenamenti e lezioni sulla stregoneria sia delle arti oscure che della difesa.Passato qualche anno il ragazzo cresceva sia in altezza che in bravura e all'età di tredici anni li venne regalata la sua prima bacchetta magica,senza grandi poteri e non specializzata:questo dono le era stato fatto dal suo maestro che,stupefatto dall'eccezionale capicità di apprendimento li disse:-se vuoi,sei libero di andare.Ormai ti ho insegnato tutte le basi,il resto lo devi fare da solo,ma Simo rinnegò l'offerta.Voleva rimanere ancora per un po' di tempo al castello con lui per perfezionare la tecnica,la velocità di esecuzione degli incatesimi e,in generale,tutto il migliorabile.E rimase li ancora tre anni,che passoro senza che se ne accorgesse.All'età di sedici anni era pronto...pronto per partire per questo lunghissimo viaggo attraverso la Prussia...questa terra a lui sconosciuta,ma che si apprestava a conoscere.Come ci si aspettava era molto preoccupato e pensioreso,ma il mago,capace di leggere il suo pensiero,lo rassicurava dicendoli:-stai tranquillo,il pericolo non verrà da te se tu non vuoi,...verrà solo quando tu sarai pronto e quella sarà la tua prima missione di prova.Continuava:-conoscendoti la supererai senza molti problemi-ma maesto...-niente ma!Vai...
    ...e si incamminò,solo in mezzo a questa terrà sconosciuta a lui come a tutti.Durante il viaggio incontrò numerosi ostacoli soprattutto naturali e passò mesi in grotte buie e umide in meditazione e a pensare al suo incertissimo quanti imprevedibile futuro.La prova finale della sua "ammissione" sta per arrivare...ma a un certo punto,dalla cima di una montagna scorge una città.Simo,incatato ,eccitato e felice corre più veloce del vento verso di essa.E' ansioso di conoscere,di sapere e finalmente arriva al cancello d'entrata...stupendo!

  13. #13
    The Charismatic Enigma L'avatar di Exodia il Proibito !!!
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    BG: In una notte cupa, un mezz'elfo dalla faccia misteriosa era in prossimità dell'arrivo in prussia, e li fa subito conoscenze, sa che questa è una patria difficile, ma lui nel suo cuore sa che un giorno ce la farà e che diventerà il più grande mai esistito nella storia
    Non sapeva però il suo destino, ma voleva per certo essere il più grande , non solo come prussiano, ma anche come stregone
    A soli 12 anni entrai in uno studio magico e li , con un uomo, studiai arti magiche
    Dopo 5 anni l'addestramento fu completo e tutte ler arti erano state apprese
    l'unica problematica era metterle in mostra, davanti alla Prussia
    Exodius si sa, diventerà il più grande stregone ed è intenzionato a farlo combattendo il male con la magia, facendo capire al popolo prussiano che il bene avrebbe regnato con lui
    Da qui comincia la storia Di Exodius
    Exodius penso allora di partire , dopo le sue riflessioni,ma i suoi insegnamenti e il suo istinto non dicevano niente di buono e pensò di tornare a casa, anche se sarebbe voluto partire subito per la prussia
    Dopo quel giorno Exodius tornò a casa e vede una lettera
    Vai, mago,vola con le tue ali
    Che il bene ti accompagni sempre nei momenti di difficoltà
    Ex:Maestro, sei stato il migliore amico, ma anche come un padre, e non ti deluderò mai e poi mai, e so che dovunque andrò tu sarai con me, o mio adorato maestro
    Exodius entrò finalmente in prussia , gioendo per la sua nuova e stupenda patria
    Ultima modifica di Exodia il Proibito !!!; 18-01-2004 alle 00:50:00
    The CharismaticEnigma I'm The Most Bastard

  14. #14
    Hail to the Prophet L'avatar di Asriel
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    armatura:armatura imbottita

    background

    sono nato a Eodar la patria degli Elfi del nord, fin da bambino come molti dei miei compagni ho dimostrato particolari attitudini a le arti magiche, ma non molta tolleranza per le rigide tradizioni elfiche.
    Un maestro elfo purtroppo scomparso anni or sono mi insegnò l'arte della magia, indirizzandomi verso la stregoneria.
    Da piccolo sono stato tentato di diventare un summoner, ma così facendo mi sarei attirato addosso le ire dei prussiani benpensanti e allora decisi di continuare a dedicarmi alla stregoneria.
    i miei genitori furono ben felici quando Eliondal l'elfo maestro mi accettò tra i suoi alievi, <<gli elfi hanno grande rispetto per i maghi, diventerai potente grazie a Eliondal...>> dissero, ed io spero di onorare le loro parole.
    Per questo una volta finiti gli studi con Eliondal iniziai a viaggiare, anche se viaggiare è un termine inadatto, non sono mai uscito dal regno degli elfi del nord fino ad ora.
    Il periodo più duro della mia vita fu quando venne il mio turno di fare l’accademia militare, naturalmente una volta finita la leva risposi immediatamente di non voler continuare, non ho scelto di diventare stregone per essere agli ordini di un generale…
    I miei compagni invece si dispersero, alcuni hanno deciso di entrare nella milizia elfica, ma la maggior parte si è sparsa per tutta la Prussia; come vorrei rivederli!
    La mia indole mi ha porta ad odiare i prepotenti, cosa banale lo so, ma io sono fatto così, e nulla mi farà cambiare idea.
    Non ho pregiudizi razziali, ma da buon elfo nutro una certa intolleranza verso i mezz’elfi, anche se in loro presenza tento di reprimere questo sentimento.
    Il mio sogno è di iscrivermi all’accademia di arti arcane, ma prima di tornare nella mia città natale vorrei girare per il mondo, per non arrivare impreparato all’accademia, so che è molto rigida su l’iscrizione.
    La mia bacchetta mi è stata donata da mio padre, apparteneva a lui, ma non la usava mai, è un guerriero non un mago.
    Mia madre invece è una psichica, ha curato lei il mio addestramento magico prima che Eliondal mi istruisse, devo essere molto grato ai miei genitori, Eliondal pur essendo un buon elfo richiede una somma ingente per ogni elfo a cui insegna i principi delle arti magiche, e i miei strinsero la cinghia per pagare la quota, devo essergli davvero grato.
    Ora che inizierò a viaggiare fuori dal regno degli elfi del nord spero di onorare loro ed il loro sacrificio, che mi ha permesso di essere quello che sono, e magari un giorno ricompensarli con il frutto delle mie imprese, che spero saranno abbondanti.
    Si apre un nuovo capitolo della mia vita, quello in cui sono narrate le miglior sorprese che la vita mi riserva.
    Ultima modifica di Asriel; 17-01-2004 alle 16:00:53

  15. #15
    Fondamentalista Napoletan L'avatar di Nickolas
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    Nome:Nickolas Mc.Evan
    Razza:Umano
    Classe/Specializzazione:Ladro/Assassino
    Allineamento:Neutrale Puro
    Livello:Apprendista
    Arma:Pugnale
    Armatura:Pelle di cuoio Borchiato

    Back Ground:

    Cosa resta di un passato:
    Un giorno nei primi anni dopo la creazione della Prussia, un bambino nacque, solo in un mondo infame allevato da Uomini senza scrupoli, ma aveva una particolarità, una cosa che lo distingueva dagli altri, aveva una capacità di camminare silenziosamente simile solo al passo di un vampiro, si muoveva tra la gente avvolto nel mantello delle tenebre, era solo, solo contro tutti, una sola cosa gli restava, le sue capacità.
    E così sfruttò le sua capacità del silenzio, diventando ciò che i ricchi e le persone scomode temono, Un Ladro ed un assassino era tra le terre selvagge e nei bassifondi della Prussia, attese il giorno in cui potè finalmente accedere alla stanza delle armirese un pugnale, si camuffò come solo un camaleonte sa fare, il monaco che lo allevò fino a quel momento, si ritrovò inciso un sorriso sulla gola da un’orecchio all’altro.
    Il giovane era diventato uomo, ben presto nelle zone lontane di Prussia era gia leggenda, ma volle un giorno andare nella capitale e lì conobbe per la prima volta ciò che significava essere assassino, ma non sapeva spiegarsi il suo bisogno di bere sangue dopo aver torturato con veleni e aghi paralizzanti le sue vittime.
    Così facendo acquisì una grande resistenza al veleno, non poteva in alcun modo essere preso dalle guardie poiché le sue capacità nel tempo si acuirono, le guardie e i derubati lo chiamavano “Il Ladro fantasma” era definito addirittura “L’incorporeo letale”, altri soprannomi gli furono attribuiti nel tempo, ed era appena un giovincello di 17 anni, sembrava addirittura che volasse poiché nessuno aveva visto la sua ombra sulla scena dei suoi innumerevoli delitti.
    Parecchie furono le guardie cadute a causa dei suoi veleni letali, molti uomini giusti perirono per mano sua, divenne anche un assassino a pagamento, guadagnò ricchezze, e decise che se avesse voluto avrebbe potuto fondare una “CORPORAZIONE DI TUTTI I LADRI E ASSASSINI”, questo era il suo sogno, diventare padrone di tutto e se avesse voluto avrebbe potuto perfino convincere i giusti a corrompersi, i malvagi a morire per lui, ma per adesso voleva soltanto esercitare la sua professione, sarebbe di certo diventato il migliore degli assassini, ma il suo ostacolo principale erano le guardie di Prussia e della fortezza del re.
    Ora è giunto fin qui Anche la capitale sentirà Parlare del Ladro fantasma, diventerà una leggenda o morirà?Sarà In grado di Eliminare tutti gli ostacoli o cadrà come molti prima di lui?
    Per lui non ha importanza.
    Ora è qui e vuole solo una cosa…… Il sangue di chi ora legge questo passo della sua storia.
    Nickolas Mc.Evan è qui
    Ultima modifica di Nickolas; 16-01-2004 alle 18:07:05

    Il giorno del giudizio è vicino....

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