Posto per dire la mia circa un problema sollavato sul numero 004 di Videogiochi.
Vorrei in particolare rispondere a Nive, che scrive "l'impronta maschile con la quale non vengono presentati solo i giochi, ma anche le console e gli accessori allontana le ragazze da qualcosa che altrimenti apprezzerebbero" e poi afferma che la colpa di tutto questo sia da imputare all'ambiente dei videogiocatori, secondo lei decisamente sessista.
Io la vedo in un modo diverso. E credo che Videogiochi vada off-topic quando cerca di dibattere su questo problema.
Per prima cosa: Nive inizialmente accusa le strategie di marketing, ma dalla sue parole traspare che questo fattore non sia la causa, o meglio, sia anche la conseguenza di qualcos'altro. E da quanto ho capito lei identifica la scaturigine di questi problemi con l'atteggiamento dei videogiocatori uomini.
Io mi chiedo: questo atteggiamento rimarrebbe tale se i videogiochi fossero fruiti in maggior parte da donne? No di certo. E c'è mai stato un momento storico di prevalenza femminile tra i videogiocatori? Neppure. Perché?
Perché il genere femminile ha qualcosa di connaturato che lo tiene inevitabilmente lontano dai videogiochi. Fatte salve eccezioni ampie e diverse. Ma che non mettono in discussione la regola.
Questo discorso non vale solo per i videogiochi. Io ho partecipato a due campionati italiani di scacchi e di donne ne avrò viste venti (maschi a centinaia...). Oppure fra tutti i miei amici che giocavano a Magic non c'è mai stata una ragazza. E ci sarebbero tanti altri esempi del genere: le donne che giocano a calcio sono meno degli uomini, così per il basket, così per l'alpinismo, le olimpiadi di rutto etc. Ok, si potrebbe tirare in ballo il nuoto sincronizzato, ma qui si torna tra le eccezzioni.
Nel mio piccolo ho elaborato una teoria a riguardo. Le donne sono troppo belle per mettersi in gioco in diversi tipi di competizioni. Tanto meno nei videogiochi. Non vorrei mai vedere mia moglie che vince la sua terza Master League consecutiva a livello 4! Queste cose spettano a me, io posso tramutarmi in un essere abietto che sta stralunato di fronte al monitor buttando 60 ora della mia vita. Lei no; a lei spettano attività più classiche ed eleganti, cribbio. La sua vita non deve intrecciarsi con strane avventure e alter ego virtuali che consumino i polpastrelli, quelle abitudini rovinose sono e devono restare maschili.
Il fatto che Videogiochi di ponga il problema è dovuto all'ampiamento nuovo del fenomeno videogioco e non escludo che in futuro le cose possano cambiare. Nel cui caso rimarrei contrariato.
Lo so che sembra un punto di vista del cavolo...fatemi sapere la vosta!