La Corte dei conti critica il ministro Tremonti
«Le sue prerogative non hanno riscontro in nessun Paese democratico occidentale». «Abusa delle consulenze»
ROMA - Durissimo attacco della Corte dei conti al ministro dell'Economia Giulio Tremonti e alla politica finanziaria del governo Berlusconi negli allegati alla relazione del procuratore generale,
Vincenzo Apicella, all'inaugurazione dell'anno giudiziario.
«Alla fine del 2002 il decreto legge ’taglia-spese’ ha spostato l’asse decisionale dal Parlamento al governo e alla Ragioneria, indebolendo la resistenza della decisione parlamentare del bilancio e delle leggi di spesa e di entrata, con l’attribuzione di una discrezionalità al ministro dell’Economia che non ha riscontro nelle democrazie occidentali».
TRAVOLTA PROCEDURA PARLAMENTARE - «La sessione di bilancio per il 2004 ha travolto la procedura parlamentare condivisa, seguita dall'inizio degli anni Novanta, affidando la manovra, fuori dalla disciplina della sessione di bilancio, a un decreto legge». Quanto ai contenuti, afferma la magistratura contabile, «si è proseguito sulla strada delle misure temporanee, dell'estensione delle voci escluse dai conti pubblici, della provvista mediante cartolarizzazioni e condoni».
TRASPARENZA - «Le ultime relazioni annuali e le audizioni rese dalla Corte sui provvedimenti di riforma del bilancio, sul Dpef e sul disegno di legge finanziaria - si legge dall'attività delle sezioni riunite della Corte dei Conti in sede di controllo - pongono in rilievo seri problemi di trasparenza e significatività dei conti pubblici».
«SOSPETTO DI FAVORITISMI» - La Pubblica amministrazione abusa nel ricorso alle consulenze: «Siamo di fronte a un vero e proprio nuovo sistema di 'fare amministrazione' che determina spesso l'inutilizzazione di pur valide strutture amministrative esistenti, e della stessa Avvocatura dello Stato, il che contribuisce di conseguenza ad aggravare i costi di gestione, a mortificare la professionalità di pubblici dipendenti e a far sorgere il sospetto di favoritismi».
INCONSISTENTE COPERTURA DI RIFORME FISCO E WELFARE - «Nel 2003 l’approdo, di per sé positivo, dell’iter parlamentare di grandi leggi di riforma del Fisco e del Welfare (lavoro, istruzione e, ancora in itinere, previdenza) si è caratterizzato per formule di copertura nuove e inconsistenti, fondate su quantificazioni ’manifesto’ degli oneri e sul mero rinvio alle successive decisioni di bilancio (Finanziaria e Bilancio)».
EMERSIONE SOMMERSO SENZA SUCCESSO - I programmi del governo per sconfiggere il sommerso «non sembrano aver avuto molto successo». È quanto afferma la Corte dei conti. Gli strumenti messi in campo dal governo Berlusconi hanno ottenuto risultati modesti: «Le somme complessivamente versate a titolo di regolarizzazione delle imprese e dei lavoratori in nero si sono fermate a 9,2 milioni di euro nel 2002 e a 7,3 nei primi nove mesi del 2003». La magistratura contabile ricorda anche che «a emergere sarebbero stati solo 2.823 aziende e 3.584 lavoratori rispetto ai 3,5 milioni stimati». Secondo la magistratura contabile, «la quota sul Pil dell'economia sommersa sarebbe in Italia del 26,2%».
CONDONI E SANATORIE - Le entrate straordinarie da condoni fiscali sembrerebbero avere «un ruolo solo in parte aggiuntivo rispetto alle entrate ordinarie». La magistratura contabile sottolinea anche che l'importo complessivamente atteso per l'esercizio finanziario 2003 da condoni e sanatorie è di 12,6 miliardi di euro. La Corte rileva anche che, oltre a quantificare l'impatto finanziario dei condoni fiscali, «andrebbero tuttavia valutati anche gli effetti che più in generale un condono può avere sulle varie categorie di contribuenti».
Fonte: Corriere della sera