[PS3] [2] Ico & Shadow of the Colossus Classics HD - Pag 6
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Discussione: [2] Ico & Shadow of the Colossus Classics HD

Cambio titolo
  1. #76
    // L'avatar di Tomberry
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    Rovine di Centra
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    finalmente finito

    bellissimo il finale, che tristezza per lui

    mi ha lasciato veramente tanto, semplice nel concetto, nelle meccaniche, nella trama... stupendo, armonioso, fiabesco e profondo.


    molto bello, lo rigiocherò sicuro in futuro... ora passo a Bioshock.

  2. #77
    In the Dark L'avatar di Veeto
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    Piuttosto che creare un nuovo Thread rispolvero questo nella speranza di richiamare qualche vecchio utente che ha ricevuto la notifica.
    Manca poco all'uscita del Remake, sto pensando di prenotarlo su Amazon dove includono un tema dinamico e la spada della vita (?), conoscete qualche offerta migliore per la versione scatolata?
    https://www.amazon.it/gp/product/B07...f_rd_i=desktop

  3. #78
    In the Dark L'avatar di Veeto
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  4. #79
    Utente L'avatar di chicco71
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    spedito anche il mio. comprato su base.com a 30 euro compreso spedizione

  5. #80
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    spedito anche il mio. comprato su base.com a 30 euro compreso spedizione
    E' buono questo sito? Ho dato un'occhiatina ed i prezzi mi sembrano molto altalenanti.

    Dalla pagina sullo Store si evince che il gioco pesa solo 13.57 GB
    https://store.playstation.com/it-it/...TC0000000000EU
    ed è già disponibile un dlc che include alcune armi con optional sul gameplay.

  6. #81
    In the Dark L'avatar di Veeto
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    Si torna nelle Terre Proibite


    Per chi se lo stesse chiedendo, si, anche per questo gioco all'interno della confezione c'è solo il misero foglietto con le istruzioni. Segnalo però che da Gamestop c'è la Collector's Edition, con statuina di un Colosso, che costa solo 59€, l'avessi saputo prima avrei preso quella versione.
    Segnalo anche che anche con la versione disco c'è da installare quei 13,58Gb.

  7. #82
    Utente L'avatar di Son Goku
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    Si torna nelle Terre Proibite

    Per chi se lo stesse chiedendo, si, anche per questo gioco all'interno della confezione c'è solo il misero foglietto con le istruzioni. Segnalo però che da Gamestop c'è la Collector's Edition, con statuina di un Colosso, che costa solo 59€, l'avessi saputo prima avrei preso quella versione.
    Segnalo anche che anche con la versione disco c'è da installare quei 13,58Gb.
    Attenzione: la Collector's Edition con la statuetta non contiene il gioco.

  8. #83
    In the Dark L'avatar di Veeto
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    Citazione Son Goku Visualizza Messaggio
    Attenzione: la Collector's Edition con la statuetta non contiene il gioco.
    Ed io che pensavo che ste cavolate le facesse solo Capcom...

    Nonostante dall'ultima volta siano passati 8 anni me lo sto giocando in scioltezza ed in circa 2 ore sono già arrivato al Colosso che assomiglia ad un Power Ranger. Tecnicamente mi aspettavo di meglio, sopratutto dopo aver visto il bellissimo filmato iniziale di Wander che dalle montagne raggiunge il ponte, però è proprio immenso e spettacolare com'era nei miei ricordi, non a caso nella Gallery hanno messo anche un album con la comparazione tra questa è l'originale per PS2 tra cui c'è una differenza ben più Colossale di quanto si possa pensare e ciò rende ancor più eccezionale il lavoro di BluePoint Games.
    Più che le ambientazioni ultradettagliate ed i tanti effetti speciali ciò che maggiormente migliora questa versione è la fluidità, niente più scatti quando si è nel bel mezzo dello scontro e ciò abbassa nettamente il livello di bestemmialità del gioco, peccato non abbiano migliorato anche controlli e telecamera. Unica pecca di questo restyling è la faccia di Wander, prima nel suo minimalismo era affascinante ora sembra Annabelle (la bambola).

  9. #84
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    Alcune opinioni sparse. Il titolo é effettivamente un remake a causa di un motivo fondamentale: l'associazione del tasto per aggrapparsi al grilletto R2. Lo stesso grilletto praticamente simula la chiusura di una mano e fa scorgere tutta l'energia, visto che é un tasto pesante da pigiare, messa da Wander quando i colossi si agitano e lui deve rimanerci aggrappato. Molto immersivo e molto diverso dall'originale come feeling. Se non ci fosse stata questa rimappatura del tasto, sicuramente l'avrei collocato tra le remastered. Ma andiamo avanti.
    La storia. Il titolo come pubblicazione, a livello etico e morale é totalmente sfasato temporalmente e questo lo fa essere un gioco che se non si ha una capillare cultura e grandissima sensibilità é sconsigliato.
    Quindi appoggiarlo da parte di Sony e rivitalizzarlo oggi per vendere a più persone possibili, come negli intenti della compagnia, soprattutto a una community di massa e leggera come quella PlayStation, lo trovo deleterio. Il finale pare. a una lettura superficiale, un'invettiva contro la chiesa che non andava bene neanche 10 anni fa (discorso legato al destino nefasto della torre di Babele, fatta cadere in rovina da Dio stesso, per quanto dice la Bibbia e altri riferimenti).
    Insomma, si potrebbe in una lettura superficiale, allontanarsi da Dio e dalla religiosità (in qualsiasi forma e maniera, non solo cattolica) da parte del pubblico leggero a cui é indirizzato e non va bene.
    Viviamo in un'epoca dove la gente é tutti contro tutti, e pensa solo a se stessa, quindi un riferimento spirituale come una divinità dovrebbe essere alimentato per unire e non criticato per dividere.
    Graficamente si tratta di un titolo da mestieranti e poco più. Abbiamo dei particolari bellissimi e realistici, da cartolina, come le grandi distese naturali, dove non é importante soffermarsi sui dettagli, visto che lo schema per noi videogiocatori, in gran parte cittadini, é quello di vedere da lontano e con pochi particolari questi paesaggi (da cartolina appunto) e quindi va bene così.I particolari non ci interessano per avere una godibilità generale convincente in questo caso.

    Dall'altra parte, invece, Wander e Mono sono alquanto avulsi dal contesto, visto che paiono di plastica. E questa falsità nella ricezione dei modelli é fatta spiccare proprio dal loro design a cartone animato. Inoltre per noi umani che interagiamo giornalmente con altri umani da tutte le distanze, i particolari sono importanti e non avere un tessuto bucherellato della pelle in questi personaggi non é propriamente un gran bel vedere.
    Al contrario, invece, sul patriarca Emon, invece, il fatto che abbia la pelle liscia non si nota perché ci si concentra sul suo volto molto più realistico che viene richiamato dal resto della grafica realistica.
    Potevano insomma rivoluzionare il design di Mono e Wander rendendoli più realistici nei lineamenti per coprire il deficit delle texture, ma non so fino a che punto gli utenti Sony avrebbero apprezzato

    Passando all'interazione con la mappa, alla prima run ci si sente un po' intrappolati dopo aver giocato all'ultimo Zelda, e confusi sul dove andare, visto che il titolo Nintendo poneva vari punti di riferimento per orientarsi in una grande distesa verde (come le varie torri) oltre che una interazione spaziale che qua non ci sono. Inoltre in prossimità dei monoliti per il checkpoint, la spada si colora di giallo, come quando si giunge nei pressi di un colosso, confondendo ancora le idee. Sembra arcaico e mal studiato in questo senso per i tempi che corrono.

    I boss invece sono belli, nulla da dire che non sia già stato detto sul loro conto a livello di game design. Per quanto concerne invece gli spazi vuoti, capisco la voglia artistica di Ueda, ma oggi come oggi siamo troppo avvezzi ad averli riempiti questi mondi, e siccome mappe simili, poi declinate verso l'open world, possono dare ancora qualcosa, come Zelda stesso ha dimostrato, ritengo ancora inutile rivalutare il passato. Un passato legato a una mappa vuota e quindi un pò noiosa ludicamente, che sovrasta anche il senso artistico dell'opera.

  10. #85
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    Spoiler:
    Sotc si sviluppa nell’ambito dalla doppiezza: uomo e donna generano il viaggio e interpellano Dormin. Dormin e Wander, divinità e uomo, “attivano” i colossi. A loro volta i colossi sono uniti in un macro gruppo ma divisi in categorie particolari e così via. Questa doppiezza é resa metaforicamente sotto forma di coppia che genera qualcosa tramite il fatto che ogni creatura generata da ogni singolo abbinamento, ne possiede le caratteristiche di entrambi i personaggi che l’hanno formata.

    Peculiarità che ovviamente risultano miscelate assieme per creare qualcosa di nuovo e allo stesso tempo ereditario.
    Ma iniziamo a parlarne specificatamente. Il patto stipulato dalla luce divina di Dormin situata sopra l’altare del tempio e hub principale, porta all’atto praticamente della “creazione” o “attivazione” dei tanti mostruosi avversari. Dall’incontro dei due “nasce” Valus, il primo colosso.

    Potrebbe essere esatto dire che il minotauro in questione trovi ispirazione nel mito greco che lo coinvolge speciosamente come creatura. Un mito dove lo stesso, rinchiuso nel labirinto di Cnosso, fu il risultato dell’unione tra la moglie del regnante Minosse, Pasifae, e un magnifico toro bianco.

    Questa deduzione arriva dal fatto che l’aspetto finale di Dormin é quello di una creatura fumosa, bestiale, dotata di corna, che rimanda a un aspetto taurino almeno nella parte superiore, mentre quello di Wander, totalmente umano, risulta speciosamente androgino nel suo essere dotato di fisico longilineo, di una sorta di cerchietto che ne adorna dei capelli a mezzo collo e infine di gonnellino.
    Non poteva che uscirne fuori un essere bipede, umanoide, con una strana epidermide, a rigor di logica. E così, a quanto pare, é stato fatto.
    Integrato a tutto ciò, ovviamente, é presente anche la traslazione di un’arma da brandire, che se nell’eroe é una spada, nel mostro é una clava/mazza perché lo stesso Dormin nella sua forma completa, sprovvisto di qualunque arma, fa regredire tecnologicamente la lama nell’accoppiamento con l’eroe.

    In un certo qual modo, quindi, é giusto che il primo nemico da affrontare sia proprio un minotauro, come specchio logico di entrambi i personaggi, e che questo patto porti alla “creazione” anche degli altri colossi umanoidi, visto che il nostro errante stringe sia un patto con Dormin, ma anche con tutti gli altri frammentii di cui é composto.
    Il nome Valus viene dall’estone ma riflette una fonetica latino-greca per conformità al resto dei nomi dei colossi dalla forma umana , oltre a connettersi probabilmente all’aspetto nordico delle Terre Proibite per gran parte della mappa.
    Vallatte enormi che si esplicano in una steppa connessa apertamente a livello ambientale, rispetto ad altre location, anche al luogo d’azione del primo colosso per conferire al gigante un’ulteriore concezione barbara, dato il suo outfit.

    Una concezione che si intensifica quando si parla del significato di Valus, ovvero “doloroso”, che é perfetto per l’iconografia animalesca e sprezzante dei popoli barbari.
    Anche se é vero che rappresenta un minotauro, però, il primo avversario del viaggio, allo stesso tempo, ha in mano la già citata clava. Arma d’offesa che si collega ulteriormente al suo essere umanoide ma con un volto animalesco.
    Tutto ciò riconduce alla percezione di avere a che fare tra l’altro con un uomo primitivo, oltre che ovviamente un barbaro, che in un gioco che ruota su tematiche umane evoluzionistiche, e associazionistiche coerenti nell’ambito, come vedremo qui e nella prossima puntata, é giustificabile.

    La condizione di primitivo, infine, non fa che intensificare la giustezza di primo nemico da affrontare del mezzo toro in maniera soddisfacente e puntuale, inquanto il primitivo é il ceppo iniziale di tutta l’umanità.
    Dallo sconfitto “uomo delle caverne”, a questo punto, ne arriva la diretta evoluzione con Gaius, fusione tra Wander e il minotauro, dal volto umano ma stilizzato.

    Il nome Gaius potrebbe derivare dalla famosissima uccisione di Gaio Giulio Cesare, accoltellato durante una congiura e il nome completo latino del colosso (Terrestris veritas) presenta l’attaccamento alla verità tramite la spada, che porta giustizia in terra, tipica dell’iconografia di un cavaliere.
    In questo senso, quindi, la presenza di armi da taglio che corrispondono al nome Gaius e l’essere un cavaliere in se del colosso é inerente nella sua conformazione fisica.
    Cesare venne a contatto con delle lame che lo trafissero e un cavaliere, così come il nostro, brandisce una lama, oltre ad essere ucciso dall’arma bianca di Wander. Un’ ulteriore compattazione di questi elementi arriva dal fatto, infine, che il personaggio del proto imperatore che quello del cavaliere sono entrambi collegati alla lingua latina per periodo storico.
    Interessante risulta, tra l’altro, il luogo di battaglia che ospita Gaius, ben contestualizzato, evoluto rispetto a quello del predecessore, in linea con il personaggio e per nulla invadente.

    La sua forma, levigata nella pietra e lampantemente artificiale rispetto alla natura incontaminata della prima boss fight, ricorda la tavola rotonda, archetipo cavalleresco di cui un cavaliere medievale che si rispetti non può fare ovviamente a meno.
    La combinazione tra l’eroe e il primo nemico porta a un vero e proprio “Orlando furioso” evoluto nell’intelligenza e dal volto “umano” che presenta, come in parte anticipato, una spada come il protagonista, sempre sul braccio destro, come l’arma del suo diretto predecessore, ma questa volta integrata e senza mano.

    Particolare che serve probabilmente a ricalcare il fatto storico che l’uomo si é sempre più servito, dalla scoperta degli utensili nell’età primitiva al medioevo trattato, di armi varie per poter limitare le sconfitte capendone intelligentemente il potenziale. Una comprensione tanto forte nel tempo da far diventare gli oggetti di offesa, raffinandoli, una vera e propria estensione di se.
    L’intelletto superiore di questo nuovo colosso, a cui si affida totalmente, per l’appunto, e rappresentato dall’evoluzione in se dell’arma, che si esplica dettagliatamente non solo nel fatto che sia capace di danneggiare il nemico, ma anche di tenerlo contemporaneamente più a debita distanza dai punti deboli rispetto alla clava del passato.A questo punto da Valus e Gaius succede
    Barba, che possiede un nome che proviene sempre dal latino, e che guardadolo nel suo design, non ha bisogno di alcuna spiegazione. Il nuovo gigante ne é il naturale prodotto di entrambi: un umanoide vecchio riconoscibile dalla sua peluria bianca e la folta barba tipica dell’anziano saggio, e un volto con in evidenza un teschio animale per il muso che gli conferisce un aspetto emaciato.
    Un muso adornato da orecchie caprine che ovviamente é molto vicino alla vecchiaia, il passo prima della morte.

    Il nome latino esteso, Belua Maximus, sottolinea il punto di arrivo evolutivo di questa creatura nella evoluzione della specie dei colossi umanoidi, prima della morte o del ritiro ascetico che decreta la scomparsa di avversari simili per molti incontri successivi.
    Il colosso in oggetto, dopo la scoperta, sviluppo e uso delle armi da parte dei suoi sconfitti antenati tramite lo sfruttamento intensivo dell’intelligenza, ha imparato con saggezza dai suoi errori e contemporaneamente da quelli dei predecessori (visto che in realtà é solo un sedicesimo dell’entità Dormin, come se fosse collegato spiritualmente a tutti gli altri. Così come i restanti colossi, del resto.).

    Si libera quindi del potere materiale dell’intelligenza che ha tradito più volte i suoi “padri” per poter combattere con le sole nude mani, con le sue sole forze e con il precetto delle esperienze passate.
    Si tratta quindi della incarnazione della consapevolezza data dall’esperienza scaturita da più fallimenti, che si identifica nei moniti della saggezza dei vecchi, che sanno che per sopravvivere é importante dare solo se stessi con emotività rivelata appieno, evitando sistematicamente situazioni che sono state spiacevoli a più riprese, che in giovinezza erano state affrontate più volte, senza risultati, tramite l’intelligenza.

    La saggezza del colosso deriva dunque dal fatto che nel suo sferrare pugni non lasci alla mercé avversaria dei punti deboli con Wander in bella vista, rispetto a chi é venuto prima di lui, scoprendosi solo nel caso in cui la situazione di attacco diretto cambia in indiretto (nascondersi dietro le colonne per sparire apparentemente).
    Dinamica in cui da parte del gigante c’é pur sempre una ispezione non però strategica e intelligente, visto che non mostra alcun tipo di tattica, ma solo un normale e diffuso e pieno gesto emotivo di controllo, come nei gatti, per esempio, per paura di quello che sta succedendo di nuovo, a cui non é stato preparato tramite il passato.
    Il terreno di scontro in cui si affronta questo gigante, inoltre, é decisamente in linea con le sue peculiarità. Il posto é nascosto, un sotterraneo, in linea con il fatto che i vecchietti, per le poche energie, fanno una vita più casalinga notoriamente e più ritirata dal pubblico e dalla vita sociale.

    Una sorta di casa di riposo, se si vuole essere taglienti. Inoltre, nascondendosi, visto che si tratta di un luogo architettonicamente evoluto rispetto alla tavola rotonda di poco sopra, Barba si dimostra un po’ un pesce fuor d’acqua nell’interazione con la novità strutturale, come nell’archetipo dei vecchietti, non corrispondente alla sua saggezza e quindi all’esperienza passata, esponendosi solo emotivamente a dei pericoli quando scruta le colonne in cerca di Wander.

    Da Gaius al nostro vecchietto, quindi, dopo una naturale assenza prolungata di boss umanoidi, dovuta all’ennesima sconfitta, che identifica la morte dopo la vecchiaia, ma anche il ritiro ascetico, che é lontano e prolungato per antonomasia dalle luci del protagonismo, e favorisce un aspetto trasandato, magari con una lunga barba, arriva Argus.Il nome Argus é molto probabile derivi dal mitico carpentiere Argo di Tespi, che costruì la sfaccettata nave omonima in cui si imbarcano gli argonauti guidati da Giasone per perseguire una grande avventura presso le Colchidi e altri luoghi.

    Trasportato e adattato sul colosso, Argus infatti é un tipo che riesce ad adattare il suo stile di combattimento in maniera diversificata in base alla situazione, spunta da un baratro in cui é presente uno specchio d’acqua ed é a contatto pienamente interattivo, distruggendole, con opere legate a un carpentiere come colonne o ponti, che non essendo umano, ma un mostro, invece di costruire nell’eventualità, distrugge per avere la meglio sul nemico, sapendo perfettamente come rapportarvisi al suo passaggio nelle stesse.
    Il nuovo colosso bipede rimette in gioco l’intelligenza, ma questa volta integrata alla saggezza.

    Come per i due predecessori, questa nuova enormità é un miscuglio tra due “padri”. L’intelligenza e la voglia di utilizzare mezzi utili e raffinati di Gaius, mischiata alla saggezza di Barba.
    Da questa combinazione scaturisce un essere dal volto scimmiesco ma non più allungato e sottolineante l’equilibrio tra ragione ed emozione, intelligenza e saggezza, che maneggia un’arma raffinata ma non più fusa al braccio che ne rispecchia le qualità versatili universali dell’evoluzione mortale umana.Se infatti in un primo momento,
    Argus combatte con una spada, che risulta l’emblema dell’avanzamento tecnologico e intellettivo di Gaius rispetto a Valus, non si farà problemi, una volta persa, ad attaccare Wander a pugni mostrando come una lama non fusa alla mano, saggiamente, sia utilissima per liberare quella mano che in precedenza, fallendo, era costretta a una sola azione.
    Metodo quest’ultimo che rispecchia, quindi, la saggezza del gigante canuto rispetto a quello che era accaduto in precedenza.
    Una versatilità di approccio che viene racchiusa in un corpo giovane, giustamente, perchè chi conosce tutto il mondo e si adatta alle situazioni che offre, anticipando i problemi nuovi ed evitando i vecchi, come il colosso, trova nuovo vigore di volta in volta per combattere e rimanere quindi giovanile.

    Un leitmotiv quasi darwiniano, una rinascita ripetuta, diciamo che si incarna nel suddetto corpo.
    Il luogo in cui opera il colosso é una città vera e propria, con i suoi ponti, strutture e colonnati che come per i precedenti avversari ne ricalcano le caratteristiche distintive. Argus, il guardiano protettore, forse del picco dell’umanità terrena stessa, quindi, sa perfettamente, contrariamente, a chi lo ha preceduto, come muoversi nel suo ambiente, da buon carpentiere che conosce il posto, in quanto suo costruttore, demolendo tutto con tempismo e astuzia.

    Dal misto di intelligenza e saggezza che sfocia nell’adattabilità di Argus, uniti all’ascetismo di Barba, che ricorda la spiritualità dei monaci tibetani, nasce quindi il trascendente Malus, un vero e proprio dio terreno, incarnato in un incontro mistico tra oriente e occidente tramite il suo “vestiario”. Un abbigliamento, diciamo così, che ricorda un religioso dell’estremo oriente e allo stesso tempo la mitica torre di Babele biblica, connessa al titolo tramite la presenza di Dormin (riferimento al biblico Nimrod) e le tante sfide da affrontare per “salire di livello” e accedere alla ricompensa.

    Sfide che si condensano in questo ultimo caso in un’unica scalata su più livelli e impalcature. Non a caso, dunque, il suo nome esteso é Grandis supernus: grande santuario.
    Malus rappresenta l’inizio dell’ascesa al mondo non tangibile, divino, dell’uomo. Sfrutta quindi, in maniera trascendentale, intelligentemente divina, la materia, come se generasse miracoli di volta in volta, lanciando vere e proprie palle di fuoco contro il nemico e allo stesso tempo, rimane saggiamente fermo in un punto, contrariamente ai suoi predecessori, che muovendosi non sono mai riusciti ad averla vinta, attaccando in maniera terribilmente distruttiva e precisa, da molto lontano.

    Un dio dal volto decisamente umano (in diretta evoluzione) legato alla terra, ad attacchi elementali di fuoco che gli permea anche e braccia, che giustamente ha ancora una costituzione del corpo terrena, in parte metallica e in parte organica.
    L’aspetto demoniaco legato al fuoco e alle corna e al suo nome, sono il risultato della grande mole di cattiveria accumulata tramite il rancore da tutti i suoi predecessori per essere stati di volta in volta sconfitti, che insieme alle pratiche ascetiche hanno dato frutto a una divinità demoniaca.
    l luogo di questa consueta boss fight é un esteso “dedalo sotterraneo”, ingegneristicamente il migliore, il più evoluto e articolato di tutti gli altri, a sottolineare un ulteriore passo evolutivo in avanti di cui il colosso é portavoce.
    Questo gli permette, nella sua grandezza molto ampia, di avere un margine di tempo abbondante per poter fare fuori il nemico tramite i suoi devastanti attacchi a distanza siderale.

    A questo punto con lo sblocco di tutti i sedici colossi, e con l’aggravante della malignità dei suoi predecessori intrisa in Malus, Wander ovviamente si unisce a loro, ricalcando la doppiezza dell’ umano che si unisce all’inumano, al demoniaco, e diventa l’ospite ideale per far rinascere la maligna (?) entità di Dormin.
    Un’entità che ospita al contrario di chi l’ha preceduto, tutte le caratteristiche animali e umane di ogni parte che lo compone, invece che parziali e presenta un corpo fatto di un vapore oscuro come già detto, invece che di “carne” e altri elementi terreni. Una chiusura ben fatta in questo senso, che dona a tutti i colossi umanoidi una circolarità definita e specifica o quasi.
    Quel “quasi” é figlio del lecito tassellino legato del finale del gioco, che praticamente chiude davvero cerchio in questo paragrafo ma che ho deciso di rimandare alla prossima puntata per motivi di ordine esplicativo e per gusto del thrilling,
    Una scelta decisamente più confortevole che terrà, come spero, voi sulle spine e a me la soddisfazione di chiudere questa prima parte con un colpo di teatro. Non ve lo aspettavate? Beh, ma all’uscita dell’originale Shadow of the colossus e all’annuncio di questo rifacimento, chi invero si aspettava delle operazioni ludiche così?

    Visto che ci siamo, vi lascio anche la prima parte del mio approfondimento sui colossi, dove ho trattato tutti quelli umanoidi. Fatemi, in caso, sapere.

  11. #86
    In the Dark L'avatar di Veeto
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    Non ho letto il pippone scritto da TheManBang ma dopo averlo finito confermo che il gioco (purtroppo) è stato riprodotto paro paro. Forse nella scena iniziale quando c'è il dialogo tra Wander e Dormin c'è qualche frase in più, ma tutto il resto mi è sembrato invariato. Come unico extra ho notato una grotta segreta in cui all'interno si trova uno dei barili di The Last Guardian (la cui scoperta da un trofeo), più un mero Easter Egg che un vero e proprio collegamento tra i due titoli, poi sparsi per il gioco ho notato dei cosetti luccicosi da raccogliere che non ricordo di aver mai visto nel gioco originale, suppongo che pure questi servino solo per sbloccare un trofeo.

  12. #87
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    Non ho letto il pippone scritto da TheManBang ma dopo averlo finito confermo che il gioco (purtroppo) è stato riprodotto paro paro. Forse nella scena iniziale quando c'è il dialogo tra Wander e Dormin c'è qualche frase in più, ma tutto il resto mi è sembrato invariato. Come unico extra ho notato una grotta segreta in cui all'interno si trova uno dei barili di The Last Guardian (la cui scoperta da un trofeo), più un mero Easter Egg che un vero e proprio collegamento tra i due titoli, poi sparsi per il gioco ho notato dei cosetti luccicosi da raccogliere che non ricordo di aver mai visto nel gioco originale, suppongo che pure questi servino solo per sbloccare un trofeo.
    Matematicamente parlando, infatti, secondo me non é neanche un remake ma una remastered, visto che tutto o quasi é stato praticamente solo migliorato rispetto alla versione standard. Quello che mi ha fatto propendere per il remake, però in linea generale, sommando anche l'esperienza nella sua profondità emotiva, il feeling del tasto R2 é talmente intenso da far sembrare il gioco (visto che lo si utilizza parecchio) molto differente rispetto alla versione standard. Un remake, appunto.
    R2 ricalca non solo una mano che si chiude con la giusta presa realistica di quando afferriamo qualcosa con sicurezza (i vecchi dorsali non erano concavi e non lo permettevano come feeling) ma é anche un tasto pesante che trasmette la sensazione di una stretta molto energica e molto diretta quando, per esempio, i colossi cercano di scrollassi Wander di dosso. Remake, insomma, va.

  13. #88
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    Ho continuato l'approfondimento sui colossi. Ecco un altro stralcio di quello che penso. La parte più interessante.

    Dalla felice intuizione della riconfigurazione dei comandi, e del tasto R1 che ha lasciato il posto al R2, si ritorna ad analizzare tutto ciò che ci si é lasciati dietro, rinverdendo in maniera modesta ma sicuramente in modo coerente a livello di struttura di questi approfondimenti, i fasti del colpo di scena. Non c’é due senza tre, e ci si era lasciati nella scorsa carta di considerazioni in sospeso nella descrizione dei vari colossi, così come del finale del titolo.

    Tutto ciò lo si é evitato nel primo paragrafo, a sorpresa, quindi, nonostante il tema fosse caldo, per riprenderlo adesso in tutte le sue sfumature e articolazioni. Dopo la descrizione dei colossi umanoidi si ha quindi a che fare con quelli animali, apparentemente distaccati da questi ultimi e senza un continuum logico preciso che però esiste, rifacendosi al concetto filosofico giapponese degli opposti che si compensano e formano un collegamento logico. Dove c’é la luce esiste anche l’ombra, insomma.

    E’ giusto far notare, prima di cominciare, infine, come ogni colosso prettamente bestiale sia si collegato l’un l’altro ma che il rapporto di abbinamento é legato al fatto che tutti provengono da quella che é stata l’unione, forse progressiva per acquistare potere, di Dormin con varie e normali bestie del creato, quali normali cavalli, tartarughe, lucertole, uccelli, pesci, tori, in gran parte presenti anche nelle terre maledette.

    Creature che, giustamente sono connotate anche da canoni di estinzione, come nel caso delle bisce di terra o i tori stessi, o degli stessi draghi, portatori di protezione e prosperità e inseriti grazie al racconto epico del titolo e alla sua filosofia orientale come animali naturali, che in un posto del genere ne rafforzano, tramite la loro assenza, il senso di luogo inospitale e decadente. Alla fine nelle mitologie varie creature fantastiche ci vengono presentate come facenti parte della natura, no?

    Quadratus che sottolinea con questo primo nome di essere un quadrupede, é il primo del percorso e il suo nome esteso, Taurus Magnus, non credo abbia bisogno di spiegazioni. E’ il risultato dell’unione di Dormin con un toro ed é interessante come lo stesso si presenti sfondando un muro a protezione, incornandolo come farebbe un vero appartenente alla stirpe dei tori in maniera iconica per sottolinearne la natura. E’ il primo di quei nemici ad avere dei punti deboli per poter permettere di poterci salire su, direttamente sugli zoccoli.


    Questo stratagemma a quanto pare, mischia il simbolico in maniera inerente all’epica tradizionale insieme a quella che é una caratteristica naturale del toro. Lo zoccolo quindi diventa, nella sua parte di appoggio, il classico bersaglio generalmente circolare da colpire con le frecce per avere dei benefici (punti nel tiro al bersaglio, e la possibilità di salire in groppa al mostro nel gioco) che é proprio situato in una zona così apparentemente dura perché alla fine Quadratus é vero che ha l’aspetto di un toro, ma ha anche l’influenza di un’entità trascendente.

    Ergo risulta logico che rispetto alla natura degli zoccoli inscalfibili di un toro senza ovviamente influenza divina, questi diventino scalfibili, deboli, per confermare proprio tale influenza in una creatura che la ospita.

    Da notare anche il fatto che lo stesso Taurus agisca in un’arena che mischia pochissimi ruderi artificiali, come il muro che sfonda e qualche colonna, integrati in un paesaggio per gran parte naturale, andando a collegarsi a quella che è l’abiità di valus non troppo avanzata di sviluppare tecnologie, come da caratteristica dell’uomo primitivo. Inoltre abbinando proprio Valus e Taurus e rispettive arene, si va proprio a rafforzare il senso di avere a che fare con il periodo in cui l’uomo primitivo oltre la tecnologia doveva affiancarsi anche a del bestiame, di cui il toro é un esempio iconico.

    Dall’unione di Dormin e un cavallo, a questo punto, nasce Phaedra. Il nome é di intepretazione particolare in quanto prende spunto dalla mitologia e dall’inganno della matrigna Fedra (Phaedra, in latino, appunto), ai danni del figlio Ippolito (derivante dal greco, a cui la mitologia latina é strettamente legata. “Hippo” infatti significa cavallo nella lingua ellenica). Tra l’altro bisogna proprio ingannare Phaedra, durante lo scontro per potergli montare in groppa, sfruttando delle gallerie sotterranee.

    Il suo aspetto più magro é la conseguenza di un’evoluzione coerente dove al corpulento toro va a succedere un più equilibrato cavallo nella massa. A livello ingegneristico il terreno di scontro é la conseguenza dello scenario precedente molto naturale ma che nasconde una decisamente più estesa mano dell’uomo, guardando quindi al futuro tramite le varie gallerie decisamente complicate per una mano preistorica, e quindi alla successione, e all’evoluzione.

    Allo stesso tempo lo stesso terreno di scontro può essere associato senza problemi a quello di Gaius nella sua raffinatezza costruttiva (alla fine si tratta di un baldacchino che rispecchia la tavola rotonda, utile nel suo essere a superficie totalmente liscia e senza rocce, per non dare nascondigli utili al nemico), anche se non molto elevata.

    Infine il cavallo e il cavaliere vanno bene insieme in maniera molto eloquente nell’iconografia medievale soprattutto quando si tratta di battaglie esaltato inoltre dal nome latino esteso Equus bellator apex (cavallo da battaglia da corsa). Questa coppia, insieme ai terreni di scontro ad essi adibiti, evoluti nettamente rispetto al passato ma non troppo, conferiscono la giusta rappresentazione del periodo medievale.

    Avion, inutile dirlo, ma giusto precisarlo per completezza, é l’unione tra l’entità trascendentale guida e un comune uccello. Il suo aspetto é sempre coerente a quanto visto con i primi due colossi bestiali inquanto é la risultante molto magra dei primi due, che giustamente, a questo punto non avendo molto peso che la tiene legata alla terra, può anche prendere il volo.

    Foneticamente il primo nome corrisponde alla fonetica latina e al termine Avius che poi ritorna nel nome esteso, ma ha matrice espressamente francese, collegandosi al ciclo bretone dei cavalieri che é il più grande punto di riferimento dell’epica cavalleresca e quindi anche a Phaedra, cavallo del cavaliere Gaius.



    La stessa cittadina di Avion, in Francia, guarda caso, é proprio geograficamente posizionata sulla punta più alta della Francia, rafforzando il fatto che l’uccellaccio, grazie al suo volo, può guardare e predare (Avis praeda, il suo nome esteso) tutti dall’alto.

    I riferimenti ai due colossi precedenti non é un caso, visto che oltre ai vari collegamenti spiegati, Avion é connesso a Barba proprio per un senso di diretta evoluzione legato all’espressione culturale dominante francese dell’epoca.

    Leonardo da Vinci, rappresentato iconograficamente come un vecchietto dalla lunga barba bianca, visse in Francia nella parte finale della sua vita e sviluppo’anche dei bozzetti legati al volo: delle vere e proprie ali.


    Si é parlato però di Barba come un saggio e non come un intellettuale rivoluzionario, giusto? Come fanno quindi queste due caratteristiche apparentemente antitetiche e inconciliabili a stare assieme? La risposta é in realtà semplice: Ueda si é concentrato in maniera ampia e rilevantissima sull’evoluzione in linea generale in questo gioco, quindi l’espediente di Leonardo é solo funzionale per spiegare un periodo storico ed evolutivo dell’umanità e degli animali a livello generalizzato e non le qualità del colosso anziano in maniera specifica, particolare, che non hanno alcun collegamento all’intelligenza e quindi al concetto di inventore. Il riferimento va dunque a rafforzare la questione evolutiva generale e storica, il tardo medioevo, in questo caso, in cui Leonardo é anche vissuto e nient’altro.

    Nel periodo tardo medievale, legato a Barba e Avion, e diretta conseguenza dei pienamente medievali Gaius e Phaedra, quindi, si ha a disposizione legame evolutivo di coppia uomo-animale che viene sintetizzato in un cambio dal leggero cavallo allo smilzo uccello e dal maturo cavaliere all’anziano uomo semplice. Con ovvio legame rafforzato tra i primi due grazie ai bozzetti fatti da Leonardo rappresentanti delle ali per volare e all’iconografia del genio che é rappresentato spesso con un vecchietto dalla lunga barba.

    Oltretutto i terreni di scontro dei due vanno a compattare quello che é il periodo tardo medievale che praticamente chiude il medioevo, dato che le strutture umane in maniera diretta praticamente aumentano molto nell’ambiente fino a formare l’imponente struttura sotterranea in cui é rinchiuso Barba. E’interessante, inoltre, come le tante gallerie sotterranee con vari sbocchi sul terreno, si traducano nell’arena di Avion come tante strutture umane sparse sull’acqua da cui sparare al volatile.




    Un periodo di chiusura sottolineato ancora, se ce ne fosse bisogno, dall’avvento di Hydrus che a livello evoluzionistico viene prima di creature adatte a calpestare la terra, rappresentando anche una battuta d’arresto nell’evoluzione, di estinzione della specie precedente, di fine di un periodo che ha toccato il picco più alto raggiungibile (guarda caso rappresentabile dalla vecchiaia e dal volo) . Battuta d’arresto che si rafforza tramite il fatto che dopo Hydrus stesso si succederanno solo e soltanto colossi animali per lungo tempo (non escludendo il periodo ascetico, comunque, che si rifà sempre a una battuta di arresto di riflessione) prima dell’avvento di un nuovo colosso umanoide.



    Un oblio da cui non fuggire ma da attendere e osservare con pazienza e capillare analisi per capirne tutte le sfaccettature, in modo tale da riuscire nella maniera più organica possibile a smistare e catalogare tutto ciò che era ed é presente nella testa dell’autore Ueda e in quella di chi, come Blue Point ne ha curato il remake in oggetto.

    Sette colossi animali verranno quindi dopo Hydrus. Una settimana di colossi che provano ad andare avanti, per la loro strada.

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