Quest'estate ridevamo. La Samb stava fallendo per la quarta volta in sedici anni. Abbiamo pure fatto passare un aereo sulle loro spiagge. Un aereo di quelli con lo striscione dietro, tipo Berlusconi dopo la sentenza della Cassazione. «Sua Eccellenza Sambenedettese», c'era scritto. Ridevamo del fatto che, per la prima volta nella storia del calcio mondiale, la squadra che ha vinto il campionato si trova a dover ripartire da una categoria inferiore rispetto a quella dalla quale proveniva. Qualche anno fa facemmo la stessa cosa per gli anconetani, anche loro vittime di una presidenza sconsiderata: «Cucu, l'Ancona non c'è più».
Questa volta tocca a noi, però, abbassare la testa e bere l'amaro calice: nessuno sembra capace di salvare quel che resta dell'Ascoli Calcio. Non Benigni – Roberto, il presidente milanista con il nome del comico –, non i tre volenterosi che lo hanno sostituito in un Cda d'emergenza. Naufragato dopo 36 giorni di parole gettate al vento. Le gazzette locali parlano di debiti, libri contabili in tribunale, litigi, assemblee roventi in sedi senza la connessione a internet. Clima da 8 settembre, «la morte della Patria», tutto è perduto persino l'onore.
In campo non riusciamo più a dire niente: chi viene al Del Duca vive la giornata come un'allegra scampagnata domenicale. Gli spalti sono mezzo vuoti. In campo si alternano loschi figuri con la chierica e la barba incolta, vecchi capitani di ventura passati ad Ascoli per caso, giovani di nulle speranze, figli d'arte senza parte. Fuori ridono tutti. O piangono. I debiti sono spalmati per mezza Italia. Pure andare in trasferta, per la squadra, è un problema: nessuna compagnia di trasporti vuole più fornire un autobus, dopo i mancati pagamenti delle scorse stagioni. Idem per gli alberghi. Tutte le partite fuori casa sono gite da fare in giornata. Si parte la mattina presto e si torna la sera tardi, in mezzo c'è tempo per prendere due o tre gol a seconda dello stato di forma dell'avversario. Mancano i cerotti in infermeria, il campo di allenamento è una distesa di erbacce, per mesi il sito internet della società è stato offline perché nessuno pagava il dominio.
Un disastro completo, il buio prima, durante e dopo la siepe. Comincia l'inverno e noi ci prepariamo a prendere freddo sugli spalti anche quest'anno. Ad incazzarci con tal Vegnaduzzo perché ha i piedi rettangolari, a bestemmiare contro Bruno Giordano perché fa l'allenatore e non si va a mettere lui, al centro dell'attacco.
Prepariamo la calzamaglia da mettere sotto i jeans, litighiamo con le fidanzate perché «la trasferta a Nocera Inferiore comunque non si può saltare», tiriamo la sciarpa fin sopra il naso perché la polizia comunque non ha mai lo sguardo amichevole e si sa come vanno a finire certe domeniche. Chiamo un amico – lo stesso che mi ha comunicato la notizia della morte di Lou Reed –, all'inizio ci scherziamo sopra, alla fine la sfiga è un sentimento in tutto e per tutto comico. Poi rimaniamo qualche attimo in silenzio. E lui mi fa: «Stanotte dormo con la maglia che mi regalò Bierhoff ai tempi».
Scorrono i titoli di coda, le gazzette locali continuano a descrivere il disastro. Aspettiamo il compiersi del nostro destino con la serena consapevolezza che può andare sempre peggio. Fuori sta cominciando a piovere.
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Questo bellissimo pezzo non l'ho scritto io, ma un blogger del blog lacrime di borghetti
Ebbene si, l'Ascoli è fallito, continua l'impressionante moria di società, realtà calcistiche del Belpaese
Fregherà a pochi, perchè è serie c, non è calcio che conta, non si vince un cazzo di niente.....ma la morte di una società è sempre triste