E' un periodo un pò basso x le storie, e io non riesco a passare un giorno senza avere qualcosa da leggere o scrivere, così, complice la prof di italiano che mi ha chiesto di scrivere x un concorso, mi sono messo a scrivere questo onirico raccontino. Parte da una vecchia ispirazione e si intitola proprio come l'oggetto che l'ha fatta partire:
Lo zerbino
Per terra vidi uno zerbino. Uno zerbino come tanti, di quelli che si vedono di fronte alle porte di ogni edificio. Però questo era al centro di un cortile. Chi la guardava non pensò mai di fermarcisi sopra, tutti dicevano “E’ solo uno zerbino. Andiamo che è tardi.” E andavano avanti. Una di quelle tante volte, mi girai in quella direzione e notai una persona che mi ricambiò lo sguardo. O almeno immaginavo che lo fosse. Aveva degli occhi di ghiaccio che catturavano tutta l’attenzione ed impedivano di concentrarsi su qualsiasi altra cosa. Da quella volta lo rividi ancora e ancora, ma ormai quel cortile con quello zerbino e quel tizio dagli occhi di ghiaccio era dimenticato da ogni altro uomo. Il cancello che in genere lo divideva dalla mia vista cominciò a riempirsi di edere, e vedere al di là era sempre più difficile. Quando cercavo di guardarvi attraverso, dovevo avvicinarmi ogni volta di più. E più ero vicino io, più si avvicinava anche lui. Un giorno, ma non un giorno come tanti altri, ebbi tempo.
Mi avvicinai al cancello, ormai coperto d’edera, e scostai un po’ di quel fogliame. Sussultai quando due scintillanti occhi di ghiaccio mi ricambiarono lo sguardo.
“Fammi entrare” fu l’unica cosa che riuscii a dire. Lui obbedì senza fiatare. Mi chiesi perché non l’abbia mai fatto prima a nessun altro, e come facevo a sapere di essere il primo a entrare da quel cancello. La risposta venne dal basso, sotto forma di impronte di piedi, ero l’unico a lasciarne sul tappeto di muschio verde. Mi girai verso quell’individuo per chiedergli come mai lui, che era sempre stato lì, non abbia mai toccato terra. Non c’era. Allora guardai lo zerbino. In quel momento mi accorsi che fino a due metri dalla distanza di quel tappetino da ingresso, si vedeva solo del porfido perfettamente piano. Mi ci avvicinai, sentivo chiaramente il rumore indistinto delle mie scarpe sul muschio, fino ad arrivare al più netto toc sui cubetti. Ero a un passo dall’unico pensiero che mi collegava dal fuori al dentro. Una mano sulla spalla mi fermò.
“Non vorrai mica entrare così, vero? Pulisciti.”
Sfregai i piedi. Lo strascichio dei piedi su quella gomma si unì a un altro rumore, un rumore forte, che proveniva dal cancello. Cercai di comprendere meglio cosa fosse e da dove provenisse quel suono, e non vidi più muschio, il cancello era pulito, e si vedeva chiaramente oltre. Si vedeva il nulla. Cielo e terra erano fusi in un unico ininterrotto insieme. Si poteva vedere l’acqua crespa tornare al cielo e tutto ritornava a sé stesso. Ancora una volta mi chiesi perché. Cosa o chi mi aveva fatto assistere a questo evento? La risposta arrivò dagli occhi di ghiaccio.
“Ciò che hai visto è finito. Ciò che vedrai comincerà.”
Gli occhi si fecero più piccoli, e più piccoli, e scomparvero oltre lo zerbino. Per una volta ebbi una certezza: ero solo. Non c’era nessuno intorno a me. Solo. Io. Un cancello. Uno zerbino.
Cercai di anticiparmi mentalmente cosa avrei potuto vedere al di là di questa terra di nessuno. Cosa avrebbe potuto essere più importante di ciò che vidi oltre il cancello.
Entrai.
Mi sentivo sospeso come se delle forti correnti d’aria mi stessero spingendo lontano dalla terra. Ma la stessa forza che mi sosteneva il corpo, non mi faceva aprire gli occhi. Per quanto mi sforzassi, le palpebre sembravano attaccate l’una all’altra. Cercai di concentrarmi, di sentire dove fossi. Il naso sentì come se non l’avesse mai fatto prima l’odore dell’erba. La pelle sentì qualcosa che la stava accarezzando lievemente. Le orecchie sentirono un crepitio continuo e mutevole che non voleva mai farsi afferrare. La lingua sentì il calore da ogni lato.
Infine aprii gli occhi. Ero di nuovo per terra, sopra uno zerbino. Così ho smesso di guardare indietro e ho cominciato a creare oltre il mio sguardo.
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Beh? Vi è piaciuta? L'ho scritta oggi qualche ora fa, ed è passibile di modifiche, oppure potrebbe fare la fine di Causa ed effetto, e quindi ne farà nascere una storia più lunga.
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Uno di questi 26 novembre, preparatevi a PLAYNATION!