G8: prove false per giustificare le violenze e le lesioni nei confronti dei manifestanti
nella scuola Diaz.
GENOVA- Alla turbolenta vigilia del primo processo per le violenze del G8, con 26 manifestanti
accusati di avere devastato e saccheggiato la città di Genova durante il vertice internazionale
del 2001, la procura del capoluogo ligure chiede che alla sbarra finiscano anche i super-poliziotti
e gli agenti protagonisti della famigerata irruzione nella scuola Diaz, conclusasi con 93
arresti illegali e una sessantina di feriti (5 finirono in prognosi riservata), ma sopratutto
segnata da una serie di imbarazzanti falsi- molotov riciclate, coltellate misteriose, fantomatiche
sassaiole -architettati dalle forze dell'ordine per "giustificare" il massacro.
Sono ventinove persone, perchè all'ultimo la posizione di un funzionario è stata stralciata:
nelle prossime ore sarà depositata la richiesta di rinvio a giudizio sottoscritta dal procuratore
Francesco Lalla e dal pool di pm che da due anni e mezzo cerca di fare chiarezza su questa pagina buia
e controversa. Ci sono nomi prestigiosi del ministero dell'Interno tra quelli che i magistrati
chiedono di processare, nomi di uomini decisivi nelle recenti indagini sulle nuove BR e il terrorismo
islamico: gli stessi, però, che quella disgraziata notte del 21 luglio 2001 sarebbero rimasti
coinvolti - a diverso titolo - nel pestaggio e nella sucessiva messinscena.
Francesco Gratteri, numero due dell'Antiterrorismo. Giovanni Luperi, responsabile per le Investigazioni
Generali e da poco promosso al vertice della task-force europea che si occupa di terrorismo
internazionale. Gilberto Calderozzi, anche lui ai vertci dell'Ucigos, già allora braccio destro
di Gratteri mentre questi era al vertici dello Svo. Dagli atti è scomparso Lorenzo Mugolo, prima
questore vicario a Bologna e oggi al Sismi. La sua posizione sarà archiviata: quella notte non
avrebbe ricoperto alcun ruolo ufficiale e tantomeno si occupava di polizia giudiziaria, a differenza
di Gratteri (responsabile di tutte le squadre mobili presenti durante il G8) e Luperi (a capo della Digos).
I Pm, preso atto delle ultime settimane di una lunga ed articolata memoria, non lo accomuneranno
agli altri, accusati invece di aver << determinato ed indotto gli angenti e gli ufficiali di
polizia giudiziaria ad attestare falsamente >> quelle prove che avrebbero dovuto "giustificare"
le manganellate e le manette all'istituto di via Cesare Battisti. Per << assicuararsi l'impunità >>,
avrebbero << incolpato, sapendolo innocente, ciascuno degli indagati simulando tracce o elementi
materiali di prova >>. Rinvio a giudizio naturalmente per i tredici che firmarono i verbali di
arresto dei no-global, zeppi di prove false: calunnie, falsi messi coscientemente per iscritto o
su suggerimento di qualcuno di cui nessuno però vuole fare il nome. Le firme in realtà sono 14:
l'ultimo è uno scarabocchio che i magistrati non sono riusciti a decifrare (e l'autore si è
guardato bene dal farsi avanti). I pm chiedono di processare per << lesioni gravissime >> in
concorso il capo della Celere romana, Vincenzo Canterini, il suo braccio destro Michelangelo Fournier
e i capo-squadra dell'ormai disciolto VII Nucleo anti-sommossa.
Dall'inchiesta è stato poi isolato l'episodio della fantomatica coltellata all'agente Massimo
Nocera: per la procura, quest'ultimo falso va attribuito allo stesso Nocera e ad un collega, Panzieri,
che sostenne subito la sua versione. Paradossalmente, funzionari e poliziotti furono a loro
volta vittima dell'ennesima bugia.
Le Tappe:
L'IRRUZIONE- il 21 luglio 2001 gli agenti fanno irruzione nella Diaz: 93 arrestati,
60 finirono al pronto soccorso.
LE FALSE PROVE- I pm scoprono che molte prove, dalle bottiglie incendiarie alle sassaiole sono
state fabbricate successivamente all'irruzione nella scuola.
LE ASSOLUZIONI- Dopo due anni, tutte le accuse nei confronti dei 93 della Diaz sono state archiviate.
articolo preso da la Repubblica di venerdì 27 febbraio 2004