Scappa-Get Out – Recensione

Scappa – Get Out è il film dell’anno. Fosse per me, questa recensione terminerebbe qui. Invece andrò avanti e proverò a spiegarvi il perché di questa affermazione e soprattutto proverò a convincervi ad andare a vedere due volte il debutto dietro la macchina da presa di Jordan Peele. No, non ricevo mazzette dalla produzione, è che Scappa è uno di quei rari casi che si verificano al massimo una volta all’anno, ma più verosimilmente una volta ogni qualche anno.

Con 214 milioni di dollari incassati nel mondo al momento in cui sto battendo i tasti del mio portatile, a fronte di un budget di soli 5 milioni, Scappa è già un successo straordinario. Perché, però, ha riscosso così tanti plausi da pubblico e critica? Spiegarlo senza commettere reato di spoiler è difficile, cercherò quindi di procedere per sommi capi. Vi prometto che sarò breve, più o meno.

Innanzitutto questo è un film difficilmente classificabile. Ovunque avrete sentito dire che Scappa – Get Out è “l’horror dell’anno” o più semplicemente vi sarà stato definito come horror. “Manco per caro cavolo”, diceva mio nonno. L’impianto di base è quello dell’horror con la sinossi ufficiale che recita così: “Ora che Chris e la sua ragazza, Rose, sono arrivati al fatidico incontro con i suoceri, lei lo invita a trascorrere un fine settimana al nord con Missy e Dean. In un primo momento, Chris legge il comportamento eccessivamente accomodante della famiglia, come un tentativo di gestire il loro imbarazzo verso il rapporto interrazziale della figlia; ma con il passare del tempo, fa una serie di scoperte sempre più inquietanti, che lo portano ad una verità che non avrebbe mai potuto immaginare“. Il fatto è che la ricchezza di dettagli, i riferimenti culturali, la tematica razziale e lo humor e la satira sapientemente dosati nel film, gli permettono di sfuggire ai confini di qualsiasi genere. Confesso il mio peccato, non sono un grande amante dei film horror e se me lo avessero presentato solo in tale veste, probabilmente non lo avrei visto.

Eppure Scappa è un film che merita tutte le attenzioni che sta ricevendo, perché è un film urgente. Lo stesso Jordan Peele è intervenuto sulla questione del genere, definendolo come un thriller sociale. Il motivo più forte per il suo successo sta proprio lì, nella satira sul razzismo di cui è intrisa gran parte dell’America liberal dei benpensanti. Negli ultimi anni la situazione degli afroamericani negli Stati Uniti è stata tema di dibattito all’ordine del giorno. Le rivolte popolari a Baltimora e Ferguson, i movimenti come Black Lives Matters, i casi di violenza e razzismo della polizia. Un evento in particolare, l’uccisione di Trayvon Martin, ha influenzato l’opera di Peele, che l’ha simbolicamente rievocata nella scena iniziale del film. La carne al fuoco è tanta ed è difficilmente percepibile qui in Italia, perché il tipo di razzismo che prende di mira il film di Peele è molto più sottile e infiltrato nella società. Non è un Salvini che spara baggianate a raffica su un social network (sebbene lì un personaggio simile lo abbiano addirittura fatto Presidente). Non ha un volto, ne ha tanti e spesso coperti. La parte più horror di tutto il film risiede, per uno spettatore bianco, in questo: sedersi sulla poltrona e rendersi conto che alcuni atteggiamenti di discriminazione hanno contraddistinto momenti della sua vita. A tal proposito, un frammento tratto da Chewed Up, spettacolo comico del più grande pensatore occidentale contemporaneo, Louis C.K. 

In Scappa i simboli di quella parte della società americana sono i genitori di Rose (Allison Williams), interpretati da Bradley Whitford e Catherine Keener. Questo ci porta ad un altro punto di forza del film: il cast. Riuscite a immaginare un’attrice più adeguata di Catherine Keener per interpretare la “suocera” st****a, razzista e psicopatica? Moglie degna di una faccia da maniaco come quella di Bradley Whitford, ottimo caratterista Hollywoodiano e vincitore di un Emmy nel ruolo del vice capo dello staff della Casa Bianca in West Wing, ma che a me non l’ha mai raccontata giusta. E poi lui, il grande protagonista, Daniel Kaluuya. L’attore britannico offre una prova che convince sotto tutti i punti di vista, nonostante le polemiche sollevate da un mostro sacro come Samuel L. Jackson, che voleva un “fratello” americano perché avrebbe compreso meglio il contesto. Dopo averlo apprezzato giovanissimo in Skins ed essere stato un ottima spalla in un film come Sicario, con Scappa Kaluuya è pronto a fare il grande salto.

Scappa è un film ricco, pulsante e pensante. Per tutta la sua durata, riferimenti culturali e dettagli studiati si intrecciano davanti ai nostri occhi, innervando il film di una linfa vitale straordinaria. Numerose sono le citazioni di classici dell’horror come Shining o Rosemary’s Baby e molti altri. Come ho detto, per evitare spoiler non posso approfondire i vari riferimenti. Per questo probabilmente dovrete vedere il film due volte, in modo da apprezzare appieno l’ottimo lavoro di Jordan Peele. Nella sua recensione del film per il Guardian, Lanre Bakare ha concluso dicendo che “Get Out sarà uno dei più diffusi modi di cominciare una conversazione quest’anno. Solo non aspettatevi che sia confortevole”. Non potrei essere più d’accordo.

P.S. Naturalmente sarà il film dell’anno finché non uscirà Blade Runner 2049.