Bible Adventures: tutti a catechismo col NES!

1991 – Il viscerale astio nutrito dalle associazioni religiose nei confronti dei videogame sarà anche antico come il Magnavox Odyssey, ma ciò non ha impedito ad alcuni illuminati di concedere almeno una chance di redenzione a questo diabolico medium. Evidentemente convinti del fatto che i suoi malefici frutti potessero anche essere sfruttati a fin di bene, furono anzi diversi i coder che si cimentarono nella realizzazione di titoli volti a diffondere il Verbo.

BIBLE ADVENTURES - DIDASCALIA I
Senza l’involontaria spinta mediatica impressagli da Nintendo, Bible Adventure sarebbe probabilmente passato inosservato: dai punti di vista tecnico e concettuale, il gioco non aveva d’altronde alcuna qualità tale da garantirgli il successo riscosso.

Tra i vari esponenti di questo singolarissimo filone, il qui presente Bible Adventures viene spesso indicato come ideale punto di riferimento, ma non soltanto in virtù del suo curioso incipit. Per quanto l’idea di ripercorrere i capitoli fondamentali della Bibbia attraverso una dinamica formula plaftofm potesse già bastare a renderlo unico, il gioco inizialmente sviluppato sotto brand Color Dreams sarebbe passato all’onore delle cronache per anche e soprattutto per le polemiche che interessarono il suo approdo in casa NES.

Da sempre contraria a pubblicare videogame che trattassero tematiche delicate o controverse, Nintendo avrebbe difatti cercato strenuamente di negare ai suoi autori i permessi necessari alla sua pubblicazione, salvo poi concederli solo una volta che questi avessero aderito ad un movimento cristiano riconosciuto dal governo americano e sostituito il nome del proprio team con quello della medesima associazione.

BIBLE ADVENTURES - DIDASCALIA II
Il buon Noè si affretta a raccattare gli animali da collocare nella sua Arca, in uno degli stage più evocativi del gioco!

Uscito nel 1991 sotto il marchio Wisdom Tree (letteralm: “L’Albero della Saggezza”, NdR), Bible Adventures non poté in ogni caso fregiarsi del bollino di garanzia con cui la Major di Kyoto era solita marchiare i prodotti legati al proprio catalogo: una diffida in piena regola, con cui i dirigenti della stessa declinavano ogni responsabilità sui rispettivi contenuti. Come prevedibile, la bagarre avrebbe ovviamente giovato parecchio alle sorti del progetto, tanto che le sue vendite giustificarono ben presto le successive conversioni destinate a PC e Megadrive.