1979 – Che ci si creda o meno, agli albori della Coin-Op Epoque poteva anche capitare di imbattersi in space game che promuovessero concept sperimentali, in cui gli utenti non fossero necessariamente vincolati alla sola eliminazione di buffi alieni in pattuglia.
Dovendo individuare il più rappresentativo esponente di questa singolare etnia di progetti, la scelta non potrebbe che ricadere su Lunar Lander. L’ardito simulatore di allunaggio con cui la Atari celebrò il decimo anniversario dello sbarco sul nostro pallido satellite, fu di fatti il primo titolo del suo genere a catalizzare l’attenzione di un pubblico che, almeno fino ad allora, non aveva riconosciuto ai videogame la possibilità di spingersi oltre l’elaborazione di schemi di gioco alternativi alla “Space Invaders Formula“.
Piuttosto che dipanarsi lungo i contorni della classica esperienza arcade tutta laser, esplosioni e Power Up, il gioco si basava sulle procedure di contatto tra un modulo spaziale e la superficie lunare: onde evitare che la navetta patisse gli effetti di una discesa troppo rapida, i giocatori avrebbero dovuto gestirne accuratamente le manovre di avvicinamento al suolo, preoccupandosi non soltanto di dosare la propulsione del retrorazzo in dotazione allo scafo, ma anche di individuare l’area più consona all’allunaggio.
Alla luce della frastagliatissima conformazione del terreno, l’esatta stima di quest’ultimo parametro avrebbe assunto un ruolo cruciale nel buon esito dell’attracco. Da qui l’esigenza di pianificare il tutto con un certo criterio, ben consci del fatto che optare per un’area troppo pianeggiante si sarebbe tuttavia rivelato deleterio in termini di punteggio.
Grazie al supporto di un sistema di controllo particolarmente sensibile, che affidava ad una lega analogica il dosaggio della propulsione e ai due tasti laterali il compito di ruotare lo scafo in un senso o nell’altro, il gameplay di Lunar Lander risultava tanto profondo da assumere un retrogusto quasi scientifico, e il parallelo ausilio di un motore grafico di matrice vettoriale non faceva che conferire ulteriore spessore al tutto.
Nel generare in modo del tutto casuale gli scenari predisposti allo sbarco, esso impediva di fatti al gioco di scivolare nella ripetitività , tant’è che ogni partita a Lunar Lander costituiva una sfida sempre nuova ed altrettanto impegnativa, a prescindere dal grado di abilità maturato dai giocatori.
I PIONIERI DELL’ALLUNAGGIO VIRTUALE
Il primo videogame d’impronta simulativa mai dedicato allo sbarco sulla Luna fu realizzato nel 1969 da Jim Storer. Liberamente ispirato allo storico allunaggio effettuato dall’equipaggio dell’Apollo 11 nello stesso anno, Lunar Landing Game presentava un impostazione totalmente testuale sviluppata in linguaggio FOCAL.
Lo scopo del gioco era quello di fornire alla CPU una serie di cifre atte a regolare la velocità dei reattori, il consumo del carburante ed altre manovre di ordine pratico, con lo scopo di eseguire correttamente le procedure di sbarco.
Nel 1973, Jack Burness riprese l’architettura base di questo progetto dando vita all’esperimento Moonlander: un nuovo simulatore di allunaggio stavolta dotato anche di interfaccia grafica, il cui sistema di controllo si basava sul supporto di una avveniristica penna ottica.
IN VIDEO
Torniamo ora in sala per ammirare Lunar Lander in azione!