Abyss Odyssey – Recensione

Se c’è una cosa che si può affermare senza timore di sbagliarsi, riguardo al giovane team di sviluppo cileno Ace Team, è che i suoi componenti siano dei sognatori a cui piace azzardare. Certo, i loro progetti precedenti, così come lo stesso Abyss Odyssey preso in oggetto in questa recensione, non possono vantare budget altissimi o campagne pubblicitarie su larga scala, ma d’altra parte hanno la fortuna di non aver dovuto soffrire la pressione di produttori esterni pronti a tutto pur di accontentare un mercato sempre più proiettato verso un’utenza casual, poco smaliziata con pad o mouse alla mano.

Proprio questa sorta di “indipendenza intellettuale”, ostentata dal piccolo team di creativi, ha portato alla luce alcuni titoli noti proprio per le meccaniche inedite e l’estetica atipica, come l’estroso Zeno Clash (e seguito) o lo spassosissimo Rock of Ages che, a dispetto di quanto potesse sembrare, era un titolo molto intelligente e sorretto da una direzione artistica indovinatissima e di pregevole fattura. Lo sviluppo di Abyss Odyssey segue pedissequamente il terreno battuto dai titoli precedenti, sposando diversi elementi del tutto alieni fra loro in funzione di una formula di gioco fresca, avvincente e… dal feeling paradossalmente nuovo.

Lo stile grafico è senza dubbio molto singolare e alquanto originale.
Lo stile grafico è senza dubbio molto singolare e alquanto originale.

La morte non è la fine

È la fine del 1800 e la città di Santiago viene scossa da un’inaspettata tragedia: la terra si squarcia, frastagliata dalla potenza di un tremendo terremoto e gli abitanti del luogo si trovano d’innanzi ad un misterioso precipizio senza fondo dal quale spuntano terribili entità mostruose. Neanche il tempo di spaventarsi, che ecco apparire una carica di soldati pronti a difendere il perimetro della città, ma bastano pochi attimi per assistere all’arrivo sul posto di una leggiadra spadaccina dai capelli bronzei. In un turbine di eventi, raccontati sinteticamente da una breve introduzione tutta da giocare, viene presentata la necessità di tuffarsi nei profondissimi crateri creatisi magicamente per porre fine al sonno – e quindi alla vita – di un altrettanto misterioso stregone. Solo così le creature e la protagonista potranno finalmente tornare nel mondo dei sogni e l’equilibrio naturale ristabilirsi. Fortunatamente le pretese narrative del titolo finiscono qui e benché siano presenti brevissimi e sporadici interventi dei vari personaggi, la storia di Abyss Odyssey riesce a correre sul filo di uno storytelling pacato e per nulla invadente, lasciando spazio a un gameplay pulsante e pronto ad essere sviscerato dai giocatori.

Fondamentalmente il titolo Team ACE mutua le logiche dei Castlevania bidimensionali successivi a Symphony of the Night, dove i protagonisti acquisiscono esperienza – e livelli di potenza – a ogni uccisione, nonché ricompense come equipaggiamenti e soldi da reinvestire in oggetti lenitivi o accessori. Lo sviluppo inedito del gioco vuole però una struttura esplorativa alla mercé di level design procedurali non particolarmente brillanti, ma variabili al punto tale da giustificare il re-play dell’avventura più e più volte. Quando i personaggi principali (oltre a Katrienl, la spadaccina rossa, vi sono altri due protagonisti sbloccabili) moriranno verranno rimpiazzati da guardie dell’esercito cileno che, se riusciranno a raggiungere determinati hotspot sulla mappa, potranno ridonare vita ai campioni morti, facendo in modo che i progressi della partita non vadano persi. In caso queste non riuscissero a riportare in vita i protagonisti, l’azione si sposterà nuovamente in superficie e sarà necessario ricominciare ogni volta il viaggio verso l’abisso mantenendo, tuttavia, l’esperienza e il denaro acquisito fino a quel punto. Il level design, come detto prima, presenta schemi dalla struttura aleatoria. Guardando alla necessità di Abyss Odyssey di offrire una sfida e degli ambienti sempre diversi, la scelta intrapresa dagli sviluppatori è sicuramente sensata, ma è purtroppo riscontrabile una certa piattezza nella struttura dei livelli, quasi mai realmente avvincenti.

Il level design non è eccezionale, ma il sistema di combattimento ha molto da insegnare.
Il level design non è eccezionale, ma il sistema di combattimento ha molto da insegnare.

Se il teatro non è dei migliori, lo stesso non si può dire per gli interpreti. Il sistema di combattimento che dà vita alle schermaglie fra i protagonisti e le numerose creature mostruose che infestano l’abisso è quanto di più profondo sia mai stato implementato in un platform o in un action rpg bidimensionale. Innanzitutto è lodevole la cura riposta dagli animatori e dai designer nella caratterizzazione dei vari nemici. Fa strano dirlo, ma tutti gli avversari possono vantare un numero di mosse poco inferiore a quelle dei protagonisti. Non aspettatevi semplici creature dal pattern di attacco monotono o dalla IA poco avanzata: ogni vittoria in questo titolo firmato Atlus è portata a casa col sudore della fronte, soprattutto nel caso decidiate di giocare a difficoltà massima. Cancel, parry, schivate e mosse a corto e lungo raggio dai frame contati uno a uno sono solo la punta dell’iceberg di un sistema di combattimento avvincente e ben realizzato, piegato all’esplorazione di un abisso che modifica a sua struttura di partita in partita.

“Quando guardi a lungo nell’abisso, ti viene voglia di giocare a Castlevania”

Oltre ai mostri che normalmente scorrazzano per i livelli di gioco vi sono diversi sub-boss, nemici unici e avversari temibili che… possono essere catturati. Incrementare la potenza dei protagonisti permetterà di catturare l’anima dei nemici sconfitti e di prenderne le sembianze, con tanto di barra dell’energia dedicata. Il sistema di cattura è subordinato a due elementi: il mana, che deve essere portato al massimo raccogliendolo qua e là per gli schemi, e il livello dei nemici arruolabili, che deve essere pari o inferiore a quello dei personaggi principali. Riconosciute queste due condizioni, basterà sconfiggere le vittime designate con una mossa dedicata e… ecco disponibili oltre trenta personaggi giocabili, tutti con un set di mosse diversificato, abilità, caratteristiche e approcci al gameplay profondamente differenti. Una vero e proprio pantheon di creature da conoscere e perfezionare nell’uso nel corso dell’avventura che, mentre scriviamo, è in perenne evoluzione. Team ACE ha infatti garantito che ulteriori nemici, sfide, eventi unici e quant’altro verranno implementati nel gioco a seconda della risposta del pubblico. Se vi sembra che tutto questo possa fare al caso vostro, sarete sicuramente felici di sapere che Abyss Odyssey è giocabile in coop-online e locale fino a un massimo di quattro giocatori, con tanto di modalità di gioco in stile brawler game dedicata al multiplayer competitivo, con arene create ad hoc e un numero di personaggi – i nemici del gioco – in continuo aggiornamento.

A concludere l’interessante formula di gioco fatta di compromessi fra logiche ludiche lontane e apparentemente inconciliabili, vi è una veste grafica tridimensionale snella e capace di accontentare tutti grazie a delle animazioni ben articolate e un art design generale radicato nel folklore cileno. Come segnalato in precedenza, i livelli generati casualmente non contribuiscono a variegare ulteriormente l’esperienza di gioco, spesso finendo per essere un semplice sfondo di elementi architettonici e di trappole facilmente aggirabili e prive di mordente. Esattamente come gli asset grafici scelti per colorare i livelli, anche l’accompagnamento musicale di Abyss Odyssey non riesce a convincere, rasentando la sufficienza a causa di una scelta di brani generici sorretti da un doppiaggio in lingua inglese capace di tratteggiare i personaggi senza però spiccare per enfasi interpretativa.