Past Cure – Anteprima

Parlare del mercato videoludico indipendente in questo periodo ha un sapore ben diverso da quello che poteva avere nello scorso decennio, ed è incredibile osservare i passi che sono stati fatti per accorciare il divario qualitativo rispetto alle produzioni più ambiziose delle grandi case di sviluppo. Potremmo concentrarci su gioielli del calibro di Hellblade: Senua’s Sacrifice, opera targata Ninja Theory dagli intenti ben precisi, oppure sui titoli nostrani che hanno preso posto al Milan Games Week per descrivere la fulminea maturazione di certe produzioni. Tuttavia, in questo caso andremo ad osservare una di quelle sperimentazioni che stanno lentamente delineando una nuova fase del mercato videoludico indipendente; la prima opera di phantom 8, nascitura casa di sviluppo tedesca, che ha voluto fin da subito ispirarsi ad opere del calibro di Metal Gear Solid e Silent Hill per realizzare un titolo ambizioso e assetato di confrontarsi con gli esponenti del genere. Ora, la domanda rimane una sola: sarà riuscita nel suo intento? Ci siamo immersi nella mente contorta e frammentata del protagonista di Past Cure per analizzare le prime ore di gioco, e nonostante queste non ci possano dare delle conferme definitive sulla qualità generale, abbiamo finalmente un primo resoconto sul mondo sviluppato da phantom 8.

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TRA SOGNO E REALTÀ

Past Cure apre il suo intreccio narrativo ad uno spazio contorto, oscuro e terribilmente misterioso: il mondo dei sogni. Questo piccolo universo ci darà modo di far conoscenza con il subconscio dilaniato di Ian, veterano dell’esercito e protagonista delle vicende, che dovrà ben presto confrontarsi con dei misteriosi ominidi di ceramica. Queste prime fasi di gioco ricorderanno per certi versi il classico Silent Hill, allontanandosi dal ritmo ferrato di un tipico sparatutto in terza persona per regalarci dei momenti tesi e, per certi versi, riflessivi. Avremo comunque modo di sparare con relativa velocità agli avversari biancastri, ma c’è da dire che tutte le nostre movenze verranno rallentate da una rigidità vicina ad un classico survival horror. Le creature del mondo dei sogni non avranno infatti bisogno di attacchi ripetuti per finirci, anzi; il solo contatto basterà per ucciderci, togliendoci la possibilità di contrattaccare e alzando l’asticella della tensione quando non avremo a che fare con un solo ominide, ma con una legione di queste misteriose figure.

Il mondo dei sogni ci darà quindi la possibilità di esplorare le prime meccaniche del gioco, ma cosa accadrà quando ci sveglieremo? Per fare che ciò accada, le nostre visioni dovranno sempre chiudersi con un terribile incidente nei confronti di Ian, lasciando intendere che possano essere capitate delle tragedie nel recente passato del protagonista. Una volta che ci saremo svegliati potremo dunque esplorare la nostra villetta personale e le sue relative stanze, svelando man mano alcune informazioni sul protagonista, che saranno poi consultabili tramite un menù apposito. Queste fasi ci daranno inoltre modo di conoscere figure come quella di Marcus, fratello e guida del protagonista, che aleggeranno nelle varie scene per approfondire la natura confusa del protagonista. Tra una rivelazione e l’altra, va però detto che il mondo reale si rivelerà ben più convulso della sua controparte fantastica, aprendo la strada a veri e propri combattimenti in mischia e scontri a fuoco. Alla fine dei conti, dividere il ritmo di gioco in questo modo ci è parsa una scelta particolarmente azzeccata da parte degli sviluppatori, che hanno così evitato di far annoiare quella fetta di giocatori più votata all’azione puramente frenetica.

LA DEFINIZIONE DI FOLLIA

Al di fuori dei numerosi conflitti che andremo ad affrontare, Past Cure riuscirà comunque a distinguersi da altri esponenti del genere tramite due stratagemmi particolarmente riusciti: la Proiezione astrale e la Percezione temporale. La prima abilità ci permetterà di lasciare il nostro corpo fisico per controllare un’entità esterna; un po’ come accadeva in Beyond: Due anime. In questo contesto potremo anche interagire con alcuni elementi della mappa, volando e raggiungendo zone prima irraggiungibili. Nella Percezione temporale potremo invece concentrarci sullo scorrimento del tempo per rallentarlo ad intervalli decisi dalla semplice pressione di un pulsante, con Ian che potrà sfruttarlo per spostarsi agilmente tra un avversario e l’altro. Entrambe le abilità si riveleranno fondamentali per proseguire già nel corso delle prime missioni, ma porteranno con loro anche dei malus consistenti. Sfruttare una delle due abilità farà infatti calare drasticamente la barra della sanità di Ian, con la diretta conseguenza che sarà piuttosto prevedibile; sì, finiremo presto per esaurire la barra del personaggio, lasciandoci con un valore minimo che servirà unicamente per completare gli enigmi ambientali.

In ogni caso, il bilanciamento dei vari conflitti ci è parso più che convincente. Sarà infatti raro trovare gli strumenti relativi al recupero delle due barre, così come non potremo farci strada tra i vari nemici con una semplice corsa. Un esempio sagace su quello che è stato attuato in Past Cure è sicuramente la gestione delle telecamere in alcune sezioni di gioco, che finiranno per rappresentare dei veri e propri avversari. In questo caso, avremo tre possibilità: sparare ai bersagli, attirando però l’attenzione degli agenti, agire furtivamente o sfruttare la Proiezione astrale per disattivarle. La libertà del giocatore sarà quindi aperta a tutte le meccaniche offerte dal gioco, lasciandoci svincolati da fastidiose forzature. Insomma, la difficoltà è stata ben calibrata dai ragazzi di phantom 8, con le sezioni di gioco che non sono mai arrivate a rivelarsi ardue, né eccessivamente accessibili. Nulla da eccepire dal punto di vista del gameplay, ma potremmo dire la stessa cosa della mera qualità visiva del titolo? Past Cure rimane pur sempre un titolo di debutto, giustificando tutte quelle paure che potrebbero emergere al solo pensiero di una produzione indipendente, eppure il buon Unreal Engine 4 è riuscito a sistemare moltissime problematiche e ad uscire con una realizzazione gradevole di ambientazioni e personaggi.

DIMENSIONI ALTERNATIVE

Alla fine dei conti, la nostra prima analisi di Past Cure ci ha riservato solo delle buonissime impressioni. Le ispirazioni di phantom 8 sono ben visibili, ma riescono comunque a distinguersi dalle opere di riferimento per creare quello che sembra, a conti fatti, un intreccio narrativo riuscito e congegnato con cura. Detto ciò, permangono comunque alcune problematiche minori: le sezioni di gioco sono riuscite a regalarci il giusto senso di sfida, sì, ma sono finite anche per cadere nella linearità assoluta, chiudendoci all’interno di strade distinte solo dallo spostamento di alcuni oggetti di scena e dal numero incrementato di nemici. Un elemento simile potrebbe annoiare il giocatore più esigente, ma va comunque detto che la sezione della quale ci stiamo riferendo veniva ambientata presso alcuni piani di un grattacielo aziendale, giustificando senza grossi problemi questa apparente linearità. Potremmo chiudere i difetti di Past Cure con la legnosità dei combattimenti in mischia, che purtroppo imitano grossolanamente le meccaniche dei vari Arkham, ma va anche considerato che stiamo parlando del primo lavoro dei phantom 8. Past Cure riuscirà quindi a convincerci? Quella prova si rivelerà un altro paio di maniche, ma per scoprirlo dovremo aspettare la versione definitiva del titolo, che uscirà su PC, PlayStation 4 e Xbox One.