StarCraft II: Legacy of the Void – Multiplayer Beta

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Amici miei, avete davanti a voi uno degli articoli – quello di Legacy of the Void – tra i più sofferti dell’anno. Il motivo è semplice: da anni e anni porto avanti un rapporto d’amore e odio rivolto verso StarCraft. L’amore è dovuto alle meravigliose ore passate in compagnia dalla campagna principale, cominciata alla fine del secolo scorso e che ancora necessita della parola “fine”, e alla mia sfrenata passione per gli eSport, di cui lo strategico futuristico Blizzard è spesso protagonista. L’odio, purtroppo per me, è causato dalla mia totale incapacità di dedicarmi come vorrei al comparto multiplayer: resto ipnotizzato ore e ore davanti a twitch.tv, cercando di cogliere al meglio le diverse sfumature del frenetico gameplay; rimango affascinato scoprendo, volta dopo volta, diverse strategie da attuare per cogliere di sorpresa il nemico; proprio come Rocky mi alleno (ok, non proprio come lui, va bene) duramente per dimostrare al mondo di essere in grado di scalare le classifiche, eppure una volta sul ring virtuale, vengo irrimediabilmente preso a pesci in faccia da chiunque. Sarà la mia scarsa capacità di multitasking, ma quando sullo schermo compaiono troppe unità mi perdo, e comincio ad agire quasi a caso. Volete odiarmi? Io sono uno di quelli che, guidando i propri fidati Protoss, infilavano un pilone sotto casa del nemico per entrargli in base dopo pochi minuti con le prime unità e chiudere velocemente la partita. Sì, venivo offeso. Sì, il mio rank aumentava. Sì, ancora non so giocare.
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L’URAGANO PROTOSS

Quando ci si ferma per qualche mese, spunta sempre il fenomeno pronto a tirar fuori il fatidico «Dai, è come andare in bicicletta!». No, almeno per StarCraft questo detto è falso come l’ottone: oltre a conoscere i pregi e i difetti di ogni unità, per uscire vittoriosi da uno scontro è fondamentale anche un’ottima velocità d’esecuzione, e bastano un paio di secondi per mandare tutto all’aria. Parlando da pseudo-profano, la cosa che più mi ha colpito degli scontri online (soprattutto gli 1vs1) è la loro mostruosa somiglianza con gli scacchi: un giocatore comincia la partita con una strategia già in mente e l’avversario spiando le strutture costruite dovrà agire in modo e maniera di mettergli i bastoni tra le ruote, attuando a sua volta un piano di battaglia. Aperture, mosse e contromosse in cui ogni unità può schiacciarne un’altra e a sua volta essere distrutta da una terza. Poi mi chiedono perché reputo questo titolo meraviglioso.
Legacy of the Void, proprio come un uragano, fa la sua comparsa e spazza via anni e anni di fatiche.
Può sembrare un’esagerazione, ma – credetemi! – non lo è: dalla notte dei tempi siamo abituati a cominciare ogni singola partita con sei lavoratori, e l’ordine in cui costruire ogni struttura è strettamente legato al numero totale degli schiavetti precedentemente prodotti; in quest’ultima espansione invece partiremo con il doppio delle unità. Dodici lavoratori, pronti a stravolgere ogni strategia precedentemente imparata. Non è solo il numero ad avermi mandato nel pallone, sia chiaro: semplicemente con più forza lavoro raccogliamo risorse più velocemente, e miniere e fonti di gas Vespene meno ricche ci costringeranno a menare le mani più in fretta… o, meglio, a costruire nuove basi più in fretta.
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IL DRAMMA DEL VESPENE

Come era giusto aspettarsi, tantissime nuove unità fanno la loro comparsa. No, non starò qui a tediarvi con il solito elenco copia-incollato dalla patch note che potete comodamente trovare qui, ma mi lascerò andare a qualche commento spassionato. Innanzi tutto, se avessi avuto ancora i capelli probabilmente me li sarei strappati. Per nessun motivo particolare eh, ma alcune vecchie conoscenze sono state talmente modificate da farmi entrare in crisi. Essendo appena entrati in Closed Beta, è più che giusto aspettarsi decine e decine di modifiche, e non sarebbe la prima volta che un’unità viene cancellata senza troppi complimenti per favorire il bilanciamento; per questo motivo non dirò “Oh ma gli Zerg ora sono fortissimi e vengono fuori dalle fottute pareti”, ma una cosa dubito fortemente cambierà nel corso dei mesi: Blizzard vuole assolutamente premiare l’abilità di mano dei giocatori, e ora più che mai è fondamentale massacrare la tastiera a colpi di micromanagement. Quasi ogni unità ha abilità attivabili e, durante grandi scontri, oltre a un buon posizionamento rispetto alla fazione nemica è di fondamentale importanza saper dividere velocemente l’esercito, azionare il potere giusto al momento giusto e, ovviamente, selezionare il bersaglio corretto. Il tutto con duecento unità ai propri comandi. Ho provato a riprendere in mano i miei cari Protoss, e vi assicuro che tra campi di forza, scudi, salti e tempeste psioniche finivo puntualmente per incasinarmi da solo. Tranquilli, ciò vale per tutte le fazioni. Ora più che mai serve dedizione, allenamento e passione per affrontare al meglio StarCraft.
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Finisco con una lode all’ultima modalità di gioco inserita da mamma Blizzard: l’Arconte, in cui due giocatori si troveranno l’uno accanto all’altro a gestire la stessa base. Per quanto possa sembrare folle, l’idea di dividersi i compiti tra amici può in qualche modo bilanciare la quantità mostruosa di comandi da impartire agli eserciti per sfruttarli al meglio, a patto ovviamente di possedere un buon affiatamento e tanta pazienza. Per il momento ci fermiamo qui, ma ci sentiremo presto per condividere nuovamente sofferenze e pareri. Ah, quasi dimenticavo! La mia vita per Aiur.