Dopo il recente annuncio di Dead Island 2, di cui potete leggere la nostra anteprima E3 a questo link, Deep Silver ha ulteriormente ampliato il suo franchise “zombesco” tramite due produzioni piuttosto diverse, destinate a un audience per certi versi più ampia. Da un lato abbiamo Dead Island: Epidemic, un MOBA free to play a tutti gli effetti, da qualche tempo presente nell’early access di Steam; dall’altro invece c’è questo Escape Dead Island, più tradizionale come gameplay, ma comunque dotato della sua personalità e con degli spunti piuttosto interessanti, specialmente in termini di narrazione.
Il gioco si pone come anello di congiunzione fra il primo e il secondo Dead Island, con un’impostazione apparentemente simile, ma in realtà assai diversa sotto molteplici punti di vista. Il publisher ci ha permesso di giocare in piena autonomia il dodicesimo livello, decisamente avanti nella storia e non esattamente amichevole in termini di gameplay, considerando che, ovviamente, non esisteva l’ombra di un tutorial. Poco male, poiché Escape Dead Island si approccia come un normale action game in terza persona, orientato all’esplorazione e al combattimento corpo a corpo con gli zombie che appestano l’isola.
Il protagonista è un certo Cliff Calo, un giovane ragazzo partito per l’arcipelago di Banoi, in una missione volta a svelare i misteriosi eventi che hanno portato migliaia di persone a mangiarsi fra di loro. Approdato sull’isola di Narapela, scoprirà molto presto che oltre ai non-morti si troverà a dover fare i conti con folli allucinazioni e continui déjà vu, che metteranno a dura prova la sua (e la nostra) sanità mentale. Nel breve demo non sono mancati momenti piuttosto singolari, come la caduta dal cielo di numerosi container o l’improvvisa “zombizzazione” di un personaggio, fino a pochi secondi prima assolutamente lucido e privo di ogni appetito cerebrale.
Questi flashback sono sottolineati da improvvisi cambiamenti ambientali, sia in termini di meteo che di location, quasi a voler confondere costantemente il giocatore e quindi portarlo a domandarsi dove finisce il reale e dove inizia l’irrazionale. C’è anche una certa componente esplorativa, ma non pensiate di trovarvi al cospetto di una mappa open world. Le limitazioni non mancano e più in generale il gioco non vuole essere un Dead Island lite, bensì qualcosa più votato all’azione, con una linearità di fondo, mascherata ma ben presente. Come nella serie principale, non dovrebbero mancare armi create ad hoc con pezzi trovati in giro, ma sulla varietà e complessità del crafting è difficile dare un giudizio. Esiste anche una sorta di approccio stealth in certe occasioni, che comprende la possibilità di arrivare silenziosamente alle spalle degli zombie e quindi (ri)spedirli al Creatore, oppure “headshottarli” da posizione sicura, usando una precisissima pistola silenziata.
C’è il forte sospetto che prima di arrivare a possedere armi tanto efficaci occorra sudare parecchio, quindi il più delle volte toccherà affidarsi ad arnesi assai più rudimentali, come asce, bastoni, attrezzi da bricolage e via discorrendo. Non mancano neppure della interazioni ambientali, in particolare di tanto in tanto viene richiesto l’utilizzo di un rampino per raggiungere dei luoghi sopraelevati. Nulla di trascendentale, ma potrebbe aggiungere un pizzico di varietà all’esplorazione.
Chiudiamo questo primo hands-on con due parole sulla grafica. Gli sviluppatori, gli svedesi Fatshark, hanno voluto dare un taglio cartoon al tutto, utilizzando il buon vecchio cel shading. A voler essere un po’ cattivelli verrebbe da pensare che questa scelta derivi dalla non proprio memorabile densità poligonale del gioco, che in effetti appare decisamente meno sofisticato del classico Dead Island. Il tutto, zombie compresi, ha un aspetto essenziale, che per certi versi ci ha un po’ ricordato il controverso Yaiba: Ninja Gaiden Z. È inutile comunque tirare le somme con tanto anticipo: Escape Dead Island arriverà infatti solo con il prossimo autunno ed esclusivamente su Xbox 360, PS3 e PC (versione oggetto di questa anteprima), fra l’altro a un prezzo piuttosto competitivo (intorno ai 40 euro).