Outlast II – Recensione

Quando fai un lavoro, e lo fai con passione, spesso le cose vengono straordinariamente belle: è il caso di Outlast II, sequel dell’omonimo gioco, ci riporta a vivere delle atmosfere ansiogene e terrificanti. Già dal nome, sappiamo come questo titolo farà urlare ogni cellula del nostro corpo, eppure ben poco è stato rivelato fino a pochi giorni fa: giocandolo, l’impressione che Red Barrels vuole dare ai giocatori è una sola, e la scoprirete leggendo poche righe più avanti.

Stavolta vestiremo i panni di Blake Langermann, cameraman professionista (non ve lo aspettavate, vero?), che insieme a sua moglie Lynn (giornalista), partirà per investigare su una strana donna, che pochi giorni prima era stata trovata vagante e incinta nel bosco, e che ora invece è morta. Purtroppo le cose non andranno bene sin dall’inizio: uno schianto aereo lancerà il protagonista e la moglie, anch’ella in dolce attesa, in un villaggio non segnato sulle mappe, che nasconde un terribile segreto. Senza spoilerare altro, vi basti sapere che i cittadini non saranno amichevoli, tutt’altro: tutti faranno parte di una setta, e saranno pronti ad uccidervi pur di raggiungere il loro scopo, che eviterò di dirvi per farvi assaporare tutto il terrore nell’istante in cui lo scoprirete: altrettanto pauroso sarà il momento in cui, avanzando nel gioco, inizierete a capire anche le motivazioni che, in un modo o nell’altro, muovono questi nemici che saranno presenti in Outlast II.

Come nel primo capitolo, non avremo modo di combattere nessuno: armati solo di telecamera, ci troveremo a doverla utilizzare come oggetto di sopravvivenza: è qui che subito, come un fulmine a ciel sereno, il gioco inizia a stupire con una nuova profondità. Stavolta la telecamera avrà più funzioni, alcune migliorie delle precedenti, altre vere e proprie feature che rendono più profondo il gioco.

Oltre ad utilizzarla come torcia, e a vederci al buio con la visione notturna, ci troveremo a poter registrare scene di gioco, naturalmente scriptate: queste però potranno essere visionate in seguito, e proprio durante la visione il protagonista le commenterà, rivelandovi nuovi indizi. Potrete fare foto, e utilizzare il microfono per sentire oltre i muri e in profondità, così da intuire se nemici mortali vi si parano davanti.

Un’altra miglioria che si vede fin da subito è l’ambientazione: niente casa chiusa, stavolta, ma una location molto più aperta, seppur lineare. Le ambientazioni, però, riescono a mostrare come anche negli spazi aperti, stavolta più frequenti che in precedenza, si possa morire di terrore.

Alla fine parliamo proprio di terrore, e questo viene amplificato con un miglioramento del comparto tecnico senza precedenti. Salvo qualche roccia poco definita, tutto il resto del mondo di gioco sarà terribilmente realistico: e se non vi spaventa un albero e il suo fruscio, pensate invece dei corpi, totalmente in alta definizione e paurosamente impressionanti. L’audio, già citato, non è da meno: jump scare e scene cupe e ricche di un silenzio assordante faranno del gioco il vostro peggiore incubo. Con cali di frame rate praticamente assenti, Outlast II mostra tutta la potenza ottenuta grazie all’enorme successo ricevuto dal primo, successo che sembra vogliano bissare senza timidezza.

Spesso molte software house si perdono al secondo capitolo: magari producono comunque un gioco valido, ma perdono di vista il fulcro che rendeva il loro primo lavoro qualcosa di unico: Red Barrels fa tutt’altro, e riesce a prendere tutto ciò che Outlast aveva di bello (e tremendo), e migliorarlo sotto molteplici aspetti, creando un gioco di gran lunga più profondo, oscuro e vario.

Ansia e paura vi faranno compagnia in questo viaggio che vi farà sentire soli, non protetti e vulnerabili: l’astuzia e la fuga facile saranno le sole vostre armi, che vi accompagneranno per tutto il viaggio. Sarà però richiesto, per poter risolvere l’enigma che fin dall’inizio smuove il protagonista verso questa ricerca, anche un po’ di acume (sebbene gli indizi e i video registrati tendano a mostrare la via anche al più testardo dei giocatori).

Outlast II ricorda a tutti quanti cosa significa avere davvero paura: purtroppo i giocatori stavano iniziando a dimenticarlo, complice un genere che sempre di più preferisce scene cinematografiche a horror puro. Fortuna che Outlast II invece non lo scorda, e dimostra come un titolo basilare, con un gameplay fatto di poche meccaniche, possa lanciare il giocatore dentro un oblio di paura e terrore. E farlo con solo una telecamera, è sconsigliato anche al più coraggioso di tutti.