Sonic Mania – Recensione

Non un platform qualsiasi, Sonic Mania, quanto piuttosto una sorta di sogno bagnato per chi, dopo l’avvento del 3D a metà degli anni ’90, aspettava da oltre due decenni un nuovo e vero episodio in due dimensioni per la cricca guidata dal porcospino blu di casa Sega. Una lunga attesa, ma non un lungo addio, costellata da titoli non sempre riusciti anche quando le meccaniche bidimensionali ritornavano a fare capolino nel veloce mondo spinato. Insomma, lasciate perdere l’apocrifo Sonic 4 e, pure, qualsiasi esperimento registrato dall’epoca Saturn in poi. Sonic Mania è, tanto nelle intenzioni quanto nei risultati, il vero seguito di Sonic & Knucles, proponendosi, quindi, come la chiusura del cerchio tacciato da Yuji Naka e dal Sonic Team nel 1991.

Sonic Mania

CARO, VECCHIO SONIC

Le concessioni alla modernità sono, quindi, davvero poche. Sonic Mania appartiene alla categoria di platform a 16 bit di cui i predecessori, ovvero i primi giochi dell’iconica mascotte apparsi su Megadrive e su Mega Cd, restano splendidi esponenti. Nato a Tokyo come anti Mario in piena epoca da console war e,quindi, cresciuto negli Stati Uniti sotto le costose cure marketing di Tom Kalinske e Sega of America, Sonic è stata una vera e propria icona di un’epoca e di un’intera industria. Sonic era ovunque: al supermercato, in radio, persino sulle piste di Formula 1. Addirittura, nella TV italiana dell’epoca, tra uno sketch con Batroberto e uno spot con Zenga e Jerry Calà. Un successo travolgente, una vera e propria “mania” legata indissolubilmente al Megadrive. Un legame talmente forte che poi, appunto, con l’arrivo della generazione a 32 bit,smise di essere magica. Quella moda travolgente si spense piano a piano, tra le vendite tutt’altro che esaltanti del Sega Saturn e, più avanti, con le difficoltà finanziarie di Sega. Anche il porcospino più veloce del mondo ebbe, in questo senso, le sue belle colpe. Negli anni, se pur protagonista di diversi titoli più o meno riusciti e altri, invece, assolutamente deludenti, Sega ha provato a rilanciare l’immagine di Sonic con risultati altalenanti. Sempre lontani, per successo e qualità, dai primi giochi. Quelli 2D, quelli per Megadrive. Ed è a quei giochi che Sonic Mania è palesemente ispirato, proponendosi come un nuovo vecchio platform che segue le avventure della mascotte e dei suoi “pards” Tails la volpe dalle due code e l’echidna Knuckles, ancora una volta alle prese con le stravaganti invenzioni del malefico Dottor Ivo Robotnik. In questo senso, per chiunque sia avvezzo ai titoli citati, l’impatto con questo nuovo episodio sarà tutt’altro che traumatico. Ad una prima occhiata, mentre su schermo scorre la Green Hill Zone, tutto sembra rimasto invariato. Inattaccabile, rispettoso. In realtà, lo si scoprirà in breve tempo, il lavoro scritto dal team capitanato dall’esperto Christian Whitehead in collaborazione con Sega è una sorta di lavoro di fino, capace di mescolare il vecchio al nuovo e, quindi, giocare con la memoria del videogiocatore. A zone già note, detto di Green Hill e, un altro esempio, la Chemical Plant, si uniscono nuove aree e vecchie strade da battere, magari con il dubbio, persistente, che qualcosa sia stato spostato o che, chissà, un nemico segua pattern d’attacco diversi rispetto al passato. D’altro canto, la possibilità di scegliere, in fase di selezione, personaggi e coppie diverse regala ulteriore spessore ai livelli, colmi di segreti e bonus da scoprire quando, prima o poi capiterà, il piede sull’acceleratore si alzerà inesorabilmente per lasciare spazio a sezioni più ragionate ed esplorative. Ecco, allora, che i dubbi da remake vengono spazzati via proprio dall’elemento più caratterizzante di questo insolito lavoro. Il level design, infatti, tocca, in alcuni momenti, vette altissime, addirittura inesplorate nella storia della serie. Momenti, è bene precisarlo, particolarmente ostici e, per qualcuno, ai limiti del sadismo, capaci, al contempo, di mostrare la reale cifra di un lavoro certosino, pregno di passione e amore per quelle stesse meccaniche mai stravolte, quanto piuttosto limate.

Sonic Mania è un platform classico, che parte veloce, velocissimo, per finire a velocità ridotta, dove ogni passo e ogni salto richiedono concentrazione e conoscenza della zona e dei suoi abitanti. Lo schema, pure lui, ricalca il glorioso passato. I 13 scenari sono divisi in due atti, inframmezzati dai livelli bonus in 3D, ma ispirati, pure loro, allo stile 16 bit. D’altro canto, le concessioni tecniche alla modernità sono meno invasive di quanto ci si aspetterebbe da un gioco del 2017. Lo stile grafico “sembra” proprio quello del Genesis. Sembra, appunto. Perché poi, in realtà, ci si rende conto dell’aumento della palette di colori, delle animazioni migliorate, del frame rate inchiodato e, anche, dell’utilizzo dei livelli di parallasse che neanche il Neo Geo. Insomma, con o senza utilizzo di filtri, Sonic Mania restituisce a schermo una sorta di grafica a 16 bit ultrapompata, particolarmente evidente nei livelli più colorati e complessi o, meglio ancora, nelle splendide battaglie con i boss alla fine di ogni atto.

PORCOSPINO MANIACO

Se la struttura del single player rimane, quindi, quella tipica della serie, con la gradita possibilità di salvare alla fine di ogni livello, la presenza di modalità aggiuntive legate ai tempi da condividere online o alla competizione con un amico tramite split screen locale donano qualche motivo per ritornare al gioco dopo l’ultimo boss, ad un primo giro affrontabile dopo circa 6 ore di gioco. L’attenzione riposta negli aspetti grafici, impreziositi anche dalla moltitudine di effetti, si rinnova, invece, negli elementi sonori. Intendiamoci, si tratta, anche in questo caso, di un qualcosa di “già ascoltato”, eppure, il missaggio dei vecchi brani e le nuove musiche composte per l’occasione contribuiscono a ricreare quell’atmosfera da cameretta di inizio anni ’90. Quando la “mania” per Sonic era vera, reale, tangibile. Proprio come l’incredibile amore per questo titolo che segna, in attesa delle promesse meraviglie del nuovo Forces, un incredibile regalo per i fan di vecchia data da condividere con un pubblico giovane e curioso. Chissà che la lunga odissea della mascotte Sega non sia finalmente finita.