Pokkén Tournament DX – Recensione

Nato come un semplice cabinato nel Paese del sol levante, lo sviluppo di Pokkén Tournament è stato uno dei pochi a farsi realmente notare al di fuori della serie targata Game Freak, arrivando perfino ad uscire sulla tanto discussa Wii U. La realtà dei fatti era chiara, con Bandai Namco che aveva interpretato la formula vincente dei mostriciattoli tascabili per regalare un eccezionale picchiaduro alla console ammiraglia della grande N. Insomma, il buon Pokkén Tournament era riuscito a catturare sia gli amanti del genere che i Poké Maniaci, dando vita a quella che sembrava la possibile partenza di una nuova serie. Tra una nota di merito e l’altra, però, il titolo incappava comunque in alcuni difetti evidenti, legati perlopiù alla narrazione inconcludente degli eventi e ad altre piccolezze. Il sistema era stato comunque programmato a dovere, ma adesso servivano dei miglioramenti per collaudare la serie. Ad una sola generazione di distanza, Pokkén Tournament DX cerca proprio di fare ciò, adattandosi alle svariate modalità di Nintendo Switch per arricchire l’intera esperienza di gioco. Bandai Namco sarà però riuscita a valorizzare quelli che erano i punti deboli della produzione? Per scoprirlo, siamo tornati ad esplorare la combattiva regione di Ferrum!

Here comes a new challenger!

Prima di analizzare lo spin-off nel suo intero, dobbiamo chiarire un fatto: Pokkén Tournament DX non è il secondo titolo della serie, né un capitolo alternativo. Le novità che troveremo in questa versione saranno infatti delle semplici aggiunte, le quali non intaccheranno comunque la formula originale del gioco. Insomma, stiamo semplicemente guardando una versione riveduta e migliorata di Pokkén Tournament. Bandai Namco ha quindi voluto risolvere alcuni difetti malfamati del titolo, concentrandosi innanzitutto sulla carenza dei combattenti ed introducendo Pokémon del calibro di Croagunk, Darkrai, Empoleon, e Scizor, oltre all’inedito Decidueye; parliamo quindi di 5 lottatori in più da poter scegliere, che si aggiungono agli altri 16 per formare un roster finalmente solido ed equilibrato. Una volta risolto questo problema, l’azienda nipponica si è subito concentrata ad incorporare tutti questi combattenti in una nuova modalità da poter selezionare: Lotta a squadre. In questa variante, ogni giocatore può formare il proprio trio di Pokémon per farlo scontrare con quello avversario.

Le botte da orbi quindi non mancano, eppure queste semplici novità non possono sistemare un titolo che, almeno dal punto di vista delle modalità, presenta perfino su Switch delle lacune evidenti. Mancano infatti le modalità più basilari del genere, con il divertimento in singolo che si ferma alla Lega Ferrum, alla classica lotta con la CPU e ad una novità piuttosto trascurabile: la Sfida giornaliera. In questa modalità saremo infatti costretti ad affrontare uno scontro legato da svariate regole, le quali potranno stravolgere il combattimento dal Pokémon utilizzabile ad altre condizioni. Le sfide risultano interessanti e coinvolgenti, ma non si discostano da quella che potrebbe essere una semplice lotta, costringendo semplicemente il giocatore a seguire determinate regole per vincere alcuni premi. Un vero peccato, considerando che Pokkén Tournament DX avrebbe sicuramente giovato ad integrare le modalità più classiche del genere. Nonostante ciò, dobbiamo sempre pensare che le novità presentate in questa versione andrebbero viste come degli extra, ma ciò non toglie che Bandai Namco avrebbe potuto svolgere un lavoro sicuramente più completo sulle modalità del picchiaduro.

Carta, sasso e forbici

Detto ciò, come si presenta Pokkén Tournament DX da un punto di vista puramente ludico? Ispirandosi alla leggendaria serie di Tekken, l’azienda nipponica ha mischiato le sue conoscenze tecniche sul genere con alcune idee assolutamente originali, creando una di quelle commistioni che fanno del titolo una vera e propria gemma tra i picchiaduro di questa generazione videoludica, e non solo. Il sistema di combattimento adottato dai ragazzi di Bandai Namco si basa infatti sul cosiddetto triangolo degli attacchi, formato dagli attacchi di base, dalla presa e, infine, dal contrattacco. Queste saranno le possibilità con le quali potrete colpire il vostro avversario, ed ognuna di loro potrà contrastare l’altra come se fosse una partita a morra cinese. Il bello di Pokkén Tournament, dopotutto, è proprio questo: il gameplay è frenetico, veloce ed immediato, ma cela al contempo una fortissima complessità nel suo sistema di gioco, che va lentamente assimilata dal giocatore più tenace. Nulla è lasciato al caso nel titolo di Bandai Namco, ed il modo nella quale è stata gestita la struttura di gioco lo dimostra.

Pokkén Tournament DX prende vita tra più di 20 arene, tutte caratterizzate da musiche scatenate ed adatte alle rispettive zone, oltre ad essere tutte diverse per caratteristiche più o meno note. L’unico elemento che non cambierà mai in queste arene sarà la loro grandezza, che permetterà ad ogni Pokémon di muoversi in totale libertà. Bandai Namco ha infatti progettato il picchiaduro per distinguersi tra due ritmi distinti: la fase panoramica e quella del duello. La prima rappresenterà essenzialmente il periodo di avvicinamento tra le due creature, dove la visuale sarà posizionata sulle spalle del proprio lottatore, e sarà anche quello dove i Pokémon dovranno scambiarsi degli attacchi a distanza per colmare il distacco. In questa fase non conteranno molto le ferite che infliggerete ai vostri avversari, ma chi tra i due riuscirà ad infliggere l’assalto necessario per passare alla fase di duello. Sarà infatti la parte successiva a fungere da collante, avvicinando la prospettiva del titolo a quella dei vari Tekken e dando la possibilità di concatenare gli attacchi in maniera funzionale, e soprattutto devastante. La transizione tra le due fasi rimane quindi un collante essenziale del sistema di gioco, che non funzionerebbe senza di esso e che aiuta il gameplay a risultare sempre dinamico. Pokkén Tournament DX non cambia nulla da questo punto di vista, e forse è meglio così.

Modalità UltraSwitch

Nonostante quanto detto prima, la versione per Nintendo Switch di Pokkén nasconde comunque delle piccole sorprese. Durante le nostre prove ci siamo infatti affidati ai più disparati sistemi di controllo possibili dalla console ammiraglia della grande N, e nessuna delle tante ci è sembrata scomoda da utilizzare. No, neanche i malfamati Joy-Con, che da soli riescono a cavarsela benissimo e, soprattutto, riescono a donare delle spensierate ore di gioco insieme ad un amico. Basterà infatti slacciare i due Joy-Con dal proprio Nintendo Switch e, come per magia, dovremo controllare tutto il sistema di gioco su una sola metà del controller. Come in altri casi, la formula funziona al meglio, e riesce a trasformare il titolo di Bandai Namco in un gioiello per chi adora il multigiocatore. Dopotutto, Pokkén Tournament DX introduce anche le battaglie classificate alle lotte online, regalando un contesto fondamentale agli amanti del competitivo. Per capire quanti disturbi tecnici potevano farsi sentire nella modalità, ci siamo messi alla prova con svariati giocatori e, fortunatamente, di lag non ne abbiamo visto neanche l’ombra. Pokkén Tournament DX si è quindi comportato in maniera eccellente nel comparto online, e non possiamo che fare un plauso ai ragazzi di Bandai Namco, che sono finora riusciti a gestire la situazione in maniera straordinaria.

Con questo non stiamo però dicendo che Pokkén Tournament DX risulta immune da qualsiasi altro difetto tecnico, anzi. Nintendo Switch non è ovviamente nota per essere una macchina possente, e la prova più evidente del fatto si rivela quando andrete a giocare in split-screen con altre persone. Il picchiaduro scenderà infatti sui 30fps, rallentando il gameplay e causando qualche fastidio ad un occhio più attento. Non stiamo ovviamente parlando di una carenza gravosa, anzi; Pokkén Tournament DX si fa giocare anche in queste condizioni, risultando comunque piacevole per chi vorrà organizzare delle partite sbarazzine in compagnia. D’altro canto, il comparto grafico del titolo è stato perfezionato dai fasti su Nintendo Wii U, e la rinnovata pulizia grafica è riuscita a farci tralasciare il problema relativo al framerate.

Un’occasione sprecata?

Insomma, Pokkén Tournament DX non è perfetto. La Lega Ferrum, modalità principale del titolo, continua ad essere una serie interminabile di scontri dalla dubbia qualità narrativa, mentre le uniche aggiunte degne di note si concentrano sui nuovi lottatori e su due Pokémon di supporto. La casa di sviluppo ha quindi tralasciato delle lacune abbastanza patite nel titolo originale, dandoci la sensazione che, in fondo, la situazione sia stata sprecata in piccolezze. Il picchiaduro targato Bandai Namco rimane comunque un gioiellino grezzo sulla console ammiraglia di Nintendo, grazie alla presenza di strumenti facoltativi, sì, ma profondi per quello che riescono a trasmettere. Parliamo per esempio della personalizzazione, che riesce a darci un’identità ben definita nelle lotte online, o alla vasta sezione dedicata all’allenamento, dove potremo comprendere ogni comando del gioco per sfruttarlo sotto ogni sua sfaccettatura nelle partite più competitive del gioco. Pokkén Tournament DX è questo, e molto altro. Certo, parliamo pur sempre di una delusione rispetto alle migliorie che si sarebbero potute implementare, ma la nuova versione riesce comunque a regalare un picchiaduro straordinario alla console ammiraglia di Nintendo. Con la speranza che la serie possa presto continuare verso nuovi capitoli ufficiali, non possiamo che raccomandare comunque l’acquisto di Pokkén Tournament DX a tutti gli appassionati del genere che stanno cercando un sistema ben congeniato; non ve ne pentirete.