Magic 2015 perde per strada il suffisso Duels of the Planeswalkers e un altro po’ di roba, trasformandosi in una delle più clamorose occasioni sprecate della storia dei videogiochi. Mai come in questo periodo, difatti, è alto l’interesse per i giochi di carte in formato digitale. Parte del merito è proprio della serie Magic, che negli ultimi anni ha portato su console e PC una versione “light” del prodotto creato da Wizards of the Coast e da quel mattacchione di Richard Garfield (Magic l’Adunanza, per l’appunto), ma anche di Blizzard, che con Heathstone ha coinvolto nel girone dei lussuriosi gli appassionati di World of Warcraft e non solo.
Come nel passato, anche la versione 2015 di Magic si apre con un corposo tutorial, che di fatto rappresenta il momento migliore di tutta la produzione. Chiunque fosse a digiuno di Magic è quindi in grado di imparare i rudimenti del gioco in modo semplice e chiaro; quest’anno, peraltro, sono stati maggiormente approfonditi alcuni concetti, in particolare per quanto riguarda i tratti somatici dei cinque colori del mana e dell’approccio che si deve avere nei loro confronti durante la creazione di un deck che sia in grado di reggere all’urto della competizione e, al contempo, di adattarsi al meglio alle nostre esigenze ludiche. A proposito dei mazzi personalizzabili, la grande (e sbandierata) novità di quest’anno risiede proprio nella possibilità di togliere e mettere carte a nostro piacimento, anche se l’interfaccia per compiere questo tipo di operazione è roba da far impazzire anche il videogiocatore più paziente, soprattutto su PC e console (su iPad va un po’ meglio, ma neanche tanto).
Una volta completato il tutorial, l’esperienza in singolo si limita a una campagna brevissima, che si porta a casa nel giro di qualche ora o poco più. Inspiegabilmente, sono totalmente sparite le Sfide, che tanto erano piaciute negli episodi precedenti di Magic e che hanno rappresentato in passato un boost davvero importante per quanto riguarda la longevità single player. Ergo, una volta terminata la Campagna c’è poco altro da fare se non andare online, e qui casca l’asino.
Magic 2015 è chiaramente un prodotto votato al pay-to-win più spudorato. Per farsi un deck che sia decoroso, difatti, occorre aggiungere carte importanti oltre a quelle fornite di base; carte che si trovano all’interno di bustine singole o in set completi, da acquistare tirando fuori il soldo vero (oltre a quelli già spesi per il titolo base). Certo, resta sempre la possibilità di grindare come forsennati, visto che nel single player si possono affrontare partite contro la CPU che portano in dote qualche bustina gratuita, proprio come fanno le partite multiplayer. Troppo poco: per essere competitivi online è necessario spendere per rimpinzarsi di carte potenti e financo scucire due euro a bustina per mettere in deck le carte Premium non grindabili, c’è poco da fare. Oltretutto, bastano una manciata di partite per capire che la distribuzione delle carte non è equa. Le carte rosse e bianche sono parecchio più potenti di quelle degli altri colori, con il verde a fare da fanalino di coda, foriero di creature, stregonerie e istantanei poco efficaci contro lo strapotere di altri mazzi. Anche il nuovo campo di battaglia appare asettico e poco ispirato: sembra un aspetto marginale, ma anche l’occhio vuole la sua parte e lo stage proposto in Magic 2015 diventa stucchevole già dopo poche partite.
Al di là di quanto detto finora, la sensazione che sia tutto sbagliato resta costante per tutta la durata dell’esperienza. Per dire, non esiste la possibilità di gestire la partita con varianti o tare di alcun tipo. Non c’è ombra nemmeno di una delle modalità più apprezzate del passato, quel Two-Headed Giant che metteva l’uno contro l’altra due squadre di contendenti. Insomma… da qualsiasi parte lo si guardi, Magic 2015 appare come un titolo castrato, che fa il verso a se stesso e che spinge ossessivamente verso il pay-to-win. Anziché compiere il salto di qualità che ci si sarebbe aspettato, il titolo di Stainless Games il balzo lo fa nel baratro. Un peccato imperdonabile.