Nintendo Switch: è finita l’era delle incomprensioni

Nota di redazione: se volete leggere un secondo parere autorevole ma decisamente più rompiscatole, cliccate a questo indirizzo. Altrimenti continuate a leggere in tutta tranquillità.

Sembrava ieri e invece sono passati ben sei mesi da quel giorno d’aprile che aveva fatto piombare tutti i nintendari nell’ansia, vittime di quell’ufficializzazione di NX per i primi mesi del 2017 che, spietatamente, portava con sé anche il rinvio dell’attesissimo nuovo episodio della serie The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Un’altalena di emozioni colse i nostri cuori, rallegrati dall’aver finalmente un segnale concreto (più o meno) dell’esistenza di NX e traditi da un ennesimo posticipo appioppato ad un titolo che, per via di numerose dichiarazioni e lecite aspettative, avrebbe dovuto presentarsi a noi nel 2016.

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Sei mesi dicevamo, ricolmi di un silenzio pesantissimo che faceva immaginare chissà quali imprevisti o virate dell’ultim’ora, rotto all’improvviso da un’annuncio che è arrivato, come di consueto, in un momento in cui le folle digitali avevano ben che esaurito la propria dose di hype, sfiorando la rassegnazione. Situazione ideale per far scattare l’interruttore del delirio, avvisando con meno di 48 ore d’anticipo che il reveal sarebbe arrivato. Tutti sintonizzati con attenzione, ad attendere la console ibrida che aveva preso forma nelle menti grazie ai rumor lanciati nel’etere proprio da redattore italiano (appartenente ad un celebre sito only Nintendo) e che era già stata capace di dividere il pubblico prima ancora di averne visto lo sportellino per le cartucce o il jack per le cuffie (che c’è, piglia in saccoccia Apple, stacce). Non ci si aspettava però che Nintendo presentasse questa console innovativa con una tale sicurezza e baldanza. Il trailer di anteprima farà pure sorridere per come contestualizza il dispositivo nelle vite dei giocatori, ma mostra in meno di tre minuti un numero spropositato di applicazioni e – incredibile ma vero – lo fa in maniera CHIARA senza lasciare ombre o dubbi su cosa effettivamente ci si trovi tra le mani. L’imbarazzo di Wii U viene spazzato in un attimo, il messaggio è limpido e le uniche domande poste sono quelle che davvero contano, indagando sulla possibile durata della batteria o chiedendosi quali possano essere le specifiche tecniche.

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Aaaaaah, che bello, non si vedeva una cosa del genere dall’annuncio del telecomando di Wii, che fece uscire di testa tutti gli spettatori collegati in diretta streaming col Tokyo Game Show. Sono stati lanciati portafogli in aria, sono stati fatti i proclami di innovazione, si è levato lo stendardo delle terze parti una volta diffuso il manifesto rappresentativo di tutti i partner che sono saliti sul carro e, per qualche istante, l’erba del nostro giardino ci è sembrato non avesse nulla da invidiare a quella dell’odiato dirimpettaio. L’entusiasmo era tale che si è risposto con scherni e pernacchie a chi segnalava come i “simpatici” Joy Con – la coppia di controller che si agganciano al corpo centrale di Nintendo Switch – si prestassero ad essere persi in giro durante uno dei tanti spostamenti mostrati nel trailer. Non so voi, ma non stiamo parlando di piccole cuffiette (e due, stacce Apple), bensì di parte integrante di una console che pagheremo abbastanza… un po’ di cura, di grazia, il cervello non va usato solo per ricordare la password di Facebook. Giusto, il prezzo. Argomento che improvvisamente fa vacillare i proclami degli early adopter più entusiastici e al tempo stesso scatena le lauree di marketing acquisite con i like: ho visto cose che voi umani… proclami di fallimento 2 ore dopo il trailer, denunce di incompetenza e qualcuno si è perfino permesso di insinuare che Kimishima non faccia la raccolta differenziata e metta tutto nell’umido.

[quotedx]non si vedeva una cosa del genere dall’annuncio del telecomando di Wii[/quotedx]

Capite cosa sta succedendo? Che questo pezzo non vuole andare ad analizzare quanto visto, perché quanto visto è dannatamente chiaro a livello concettuale quanto fumoso in tutto il resto. Evviva la console ibrida, ma la potenza come sta messa? Non dovrò mica prendere per buono il cambio di framerate tra lo Zelda giocato in casa (sublime in tutto) e quello invece che si vede giocato in versione portable sulla panchina del parco? Che poi andrebbe spiegato a qualcuno che i piedi dove la gente si appoggia con le terga non andrebbero messi… ma si gioca a Zelda, quindi ok. E la dock unit, che fa? Si limita a caricare il pad, e trasmettere il segnale alla TV o è davvero in grado di dopare l’hardware portatile? Bello lo schermo, ma è touch? Perché dopo 12 anni a sottolineare quanto sia entusiasmante toccare uno schermo capacitivo fa sorridere l’idea di tornare al GBA. Calma ragazzi, non l’avete visto Skyrim? Peccato che Bethesda si ruffiani la Nintendo per la collaborazione nel video ma di chiari che non c’è nessun titolo ufficialmente in sviluppo. E aggiungerei l’NBA senza titolo che non è degno neanche di un trademark a fine clip. Datemi certezze, diamine! Dobbiamo aspettare il lancio?

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La console ibrida che aveva preso forma nelle menti grazie ai rumor lanciati nel’etere

Indaghiamo sulle certezze dunque: la prima, immediata, conferma che arriva da Nintendo Switch è che lo scettro di console Nintendo più bella della storia resta ancora, saldamente, nelle mani del Gamecube e della sua sexy maniglia. La seconda è che nel 2016 Nintendo rilancia con orgoglio la guerra multiplayer per evitare che ci venga rifilato il controller “pacco”, a cui poi dare le colpe delle nostre prestazioni: capisco le scelte di design, ma il Joy Con di destra con l’analogico nel mezzo mi ha provocato reazioni che definirei, in questa sede, come “poco eleganti” – con quello ci giocate voi, vi avviso. Salutiamo anche la croce direzionale, assente nei controlli base, cosa che costringerà i fan dei platform 2D a comprarsi un pad extra e portarselo sempre in giro. Sottolineerei però che sui Joy Con i tasti + e – sono effettivamente sagomati come il simbolo. Chicca. Abbiamo anche il miglior accessorio di sempre, ovvero lo stand per i passeggeri dell’auto che si aggancia alla testiera del sedile del conducente o di chi gli sta a fianco: attendiamo le versioni terze parti con portabottiglie e cestino per i nachos integrato. Ora però anche basta con questo trailer. Non mi è piaciuto come avviene per tutti i trailer che ti vogliono convincere come una cosa possa far parte della tua vita integrandosi naturalmente nell’insenatura che risiede tra i tuoi bisogni e i tuoi interessi, ricreando però situazioni che viste così paiono imbarazzanti (su tutte la partita di basket interrotta per giocare su Switch a… basket. Molto meta questa cosa) e inverosimili.

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Il vero “switch” a cui abbiamo assistito è quello demografico, altroché: Nintendo ha cambiato target a cui mirare, ma non ha cambiato le persone di riferimento. Sono sempre le stesse, quelle che prima erano piccole, poi sono cresciute e ora sono adulte. Persino il nuovo spot di Pokémon Sole e Luna lanciato poche ore prima del reveal della nuova console dimostra come l’obiettivo sia andare a recuperare chi di Nintendo vive. Basta Oceani Blu, di grazia. Nintendo con il suo Switch ci comunica che è finita l’era delle incomprensioni, che NINTENDO è tornata come casa produttrice ma anche come marchio, mostrato orgogliosamente nel logo, e che continuerà ad alternare innovazione e grandi giochi, questa volta sostenuta dalla forza di uno sviluppo congiunto in cui non esistono più team home e team portable, dando vista quindi ad un’unica piattaforma che finalmente ospiterà sia Pokémon che il Mario main, Monster Hunter così come Zelda… senza compromessi, senza porting, in maniera fluida e condivisa. Una meraviglia! Quello che è stato il punto debole di Nintendo negli ultimi anni, trainata dal mercato portable ma costretta all’accanimento terapeutico nei confronti di quello home, svanisce, aumentando esponenzialmente le possibilità di successo. Switch fa le cose approntate da Wii U ma le fa meglio, mostrando un sistema di gestione Off-TV legato all’hardware e non a funzioni opzionali, vantando un chip grafico consolidato e riconosciuto come performante (per una volta, niente architetture al risparmio costruite sui cadaveri delle generazioni precedenti) e permette di giocare in compagnia con la comodità di una console portatile e la qualità di una home, andando a sanare le difficoltà mostrate nel diffondere titoloni multiplayer vincolati agli schermi touch di Wii U.

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Verrebbe da concludere, come fatto dal teaser, con l’apertura all’esport: vedere una console passare gradualmente da elemento intimo a strumento di comunicazione tale da divenire nostro compagno fidato in tornei internazionali stupisce – non sembra una cosa da Nintendo – integrandosi perfettamente nell’ottica B.Y.O.D. crescente nella scena competitiva e facendo sperare che i Nintendo World Championships del 2015 non rimangano gli unici per gli anni a venire. La realtà è che questo trailer doveva farci parlare, farci domandare se è quello che vogliamo, se quel Mario Kart è un porting o un episodio 8.5 perché puoi usare due oggetti, se quello Splatoon è un sequel… se quel Super Mario 3D che vediamo è davvero quello che vogliamo. Davvero, più che un trailer anteprima è un dannatissimo teaser e non è il caso di saltare alle conclusioni. Mancano alcuni dettagli (prestazioni, prezzo, fruibilità) che faranno la differenza, al punto che in questa occasione arriverei a definirmi inerte, fermo in uno stato congelato tra l’hype e la delusione, perché so che trattandosi di Nintendo apprezzerò in maniera entusiastica le novità, ma avrò già comunque pronto uno spazio per coltivare la mia insoddisfazione. E io che volevo chiarezza. Ah e poi c’è quel tastino quadrato tra i tasti “funzione” del pad che è ancora da finalizzare. Chissà che fa. Ora non potrete smettere di pensarci.