Recensione – Goat Simulator

Potrei iniziare questa recensione di Goat Simulator belando e nessuno potrebbe darmi del matto. Beh, quasi nessuno. Del resto siamo di fronte al più classico esempio di non-gioco, o meglio, di un qualcosa che è molto difficile incasellare in una categoria ben specifica. A mia memoria, non mi sembra proprio che siano mai usciti titoli nei quali s’interpretava il ruolo di una capra. La sola idea è talmente bislacca e improbabile, da risultare immediatamente simpatica, perché dai, non si può non sghignazzare di fronte una produzione così idiota.

Che poi la nascita di questo Goat Simulator è stata quasi casuale, una specie di esperimento, che ha assunto nel giro di qualche mese una fama smisurata. Un vero e proprio contagio virale dovuto al tam tam su internet, che ha portato agli onori della cronaca un prodotto che sembra il frutto di un gruppo di buontemponi con tanto tempo libero a disposizione. Non li si può prendere sul serio, anche perché ci troviamo al cospetto di uno dei giochi più “sfasciati” di tutti i tempi.

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La fisica in particolare è utilizzata in maniera quantomeno creativa: viene da chiedersi se gli sviluppatori abbiano di proposito sparato dei valori a caso con l’editor delle PhysX. È un tale disastro vedere come si comportano oggetti e persone, se doverosamente colpiti, che ti vien voglia di incornare qualsiasi roba solo per il gusto di ammirare le conseguenze. Alla fine si gioca solo per il piacere della distruzione, perché tolti una serie di obiettivi, piuttosto semplici da ottenere, rimangono giusto alcuni segreti da sbloccare (ok, quello delle 30 statuette d’oro è tutt’altro che semplice, ma che noia però!).

Non che non siano divertenti, intendiamoci. Sacrificare un po’ di umani per trasformarsi in un caprone demoniaco o venire rapiti dagli alieni, non è poi così male, ma il tutto ha un sapore talmente amatoriale da fare il giro. Graficamente poi non siamo certo di fronte a un prodotto rivoluzionario: l’Unreal Engine 3 viene utilizzato al minimo sindacale (anche con tutti i settaggi al massimo) e i bug abbondano ovunque. È la saga dei poligoni che s’intersecano, del ragdoll dei corpi senza peso e se si evocano un po’ troppe pecore, una volta preso il potere del Goat King, il gioco inizia a rallentare così tanto da diventare inutilizzabile.

Il discorso è che questo Goat Simulator vuole essere più un passatempo che altro, un modo come un altro per trascorrere un paio d’ore a elettroencefalogramma piatto, facendosi delle grasse risate con gli amici. “Distruggi quello, lecca quell’altro, lanciati in giro con il jatpack, cerca di entrare in quel dannato container sospeso…”. Sì certo, tutto molto divertente, ma 10 euro… insomma, apprezzo davvero l’umorismo grasso e sono un teorico della demenzialità estrema, però dai, ammettiamolo, sembra davvero un concept, un qualcosa di base interessante, ma che avrebbe bisogno di essere sviluppato concretamente. O forse, più semplicemente, sono diventato troppo vecchio per queste…