Unit 4 – Recensione

Arriva su Xbox One (e su Steam) il titolo d’esordio di una software house italiana che strizza l’occhio al retrogaming: dopo diecimesi di duro sviluppo, Unit 4 è atterrato sulle nostre macchine da gioco. Firmato Gamera Interactive, il titolo è un platform adventure vecchio stile con grafica pixellosa, che farà la felicità di tutti gli amanti della pixel art. E di un modo di giocare che ci riporta con la memoria agli anni ’80 e ’90.

TANTO TEMPO FA, IN UNA GALASSIA LONTANA LONTANA

Esistevano le console ad otto bit, come il NES, il PC Engine ed il Master System. I giochi di queste macchine sono oggi considerati dei veri classici, al punto che spesso i giochi moderni amano citarli o riproporli in mille modi, per dimostrare la loro gratitudine verso un periodo seminale e concettualmente molto influente dell’intera storia dei videogiochi, l’età dell’oro degli otto bit. Il titolo inizia con un’altra grandiosa citazione, ossia la fin troppo celebre scritta scritta scorrevole di Guerre Stellari.

Unit 4 è un gioco indie, senza dubbio, ma realizzato con classe e cura, pur essendo rivolto ad un target ben preciso e di nicchia come quello dei retrogamer e degli amanti dei giochi dall’impostazione retrò. Unit 4, come intuibile già dal titolo del gioco, si basa su quattro diverse unità, quattro protagonisti con peculiarità uniche da utilizzare in maniera strategica per superare gli enigmi ambientali proposti dai diversi livelli.

Quattro eroi diversi devono percorrere un viaggio complesso e ricco di ostacoli per recuperare alcune reliquie sacre rubate da un misterioso e malvagio popolo alieno di predoni spaziali che ha invaso il loro pianeta. Nessuno sa chi siano gli alieni e perché abbiano invaso la terra dei nostri eroi, ma pare che anche sui pianeti confinanti stia succedendo la stessa cosa. L’intero sistema stellare è stato dunque invaso, e noi potremmo essere l’ultima speranza di salvezza dalla terrificante invasione aliena! Il sistema stellare potrebbe collassare se le reliquie non saranno rimesse al loro posto.

È necessario indagare sui motivi che hanno spinto gli alieni all’invasione, dietro la quale si cela un segreto incredibile… Queste premesse narrative ricordano opere del passato quali Space Invaders di Tomohiro Nishikado, sono la base per un interessante platform adventure ricco di enigmi da affrontare in solitaria o in maniera cooperativa con un multiplayer che supporta fino a quattro giocatori contemporaneamente.

SOULSLIKE ANTE-LITTERAM

Anticipiamolo subito: Unit 4 avrà bisogno di una pratica stancante ed ossessiva per essere giocato al meglio, con impossibili combo volanti e tecniche multiple degne dei veri atleti del gamepad. Un titolo complesso, duro e certe volte inutilmente punitivo, che farà felici i masochisti videoludici appassionati di pixel art più di una frustata sul sedere data direttamente dall’eroina SEGA Bayonetta! Ok, stiamo volutamente esagerando, ma il gioco in alcuni punti è davvero difficile e richiede un impegno notevole per essere superato, decisamente con lo stesso approccio di alcuni classici del genere quali Mega Man su NES o Super Meat Boy su sistemi moderni. Ogni livello è composto da diversi elementi platform, a volte anche molto complessi, e bisogna usare tutte le abilità disponibili per poter superare i livelli, anche con combinazioni parecchio complesse, da effettuare in volo. I quattro eroi hanno caratteristiche diverse. Blue, l’emulo di Mega Man, ha il doppio salto e l’abilità di scalare le mura, Red, possiede una spallata dirompente, similmente a Wario in Wario Land su Game Boy, per capirci, mentre Green ha il classico arpione alla Metroid con cui può attaccarsi agli oggetti.

Yellow ha, infine, l’abilità più particolare, di poter diventare uno spettro per attaversare i muri o volare radente in discesa libera, in stile Princess Peach in Super Mario Bros 2. U.S.A. La capacità di utilizzare queste abilità peculiari sarà la chiave per risolvere i piccoli e grandi enigmi dei livelli, la cui difficoltà è progressiva. Dopo un breve tutorial ambientato sulla nave madre, che spiega i rudimenti di base, i primi due livelli saranno semplici, ma già dal terzo le cose si faranno complesse ed ardite.

La risposta ai comandi è decisamente ottima, con una fedeltà al millisecondo dei movimenti del personaggio selezionato rispetto ai nostri input d’azione. Se arriverà la morte sarà sempre e comunque colpa nostra, benché magari l’enigma ambientale del livello sia decisamente complesso. Il rilevamento delle collisioni è davvero ottimo, sia per i nemici che per qualunque altro elemento mobile sullo schermo. Il gioco permette di utilizzare i quattro personaggi in alternanza continua, se giocato in single player, sullo stile di The Lost Vikings, un vecchio titolo del 1992 pubblicato da Blizzard in cui, similmente a Unit 4, si possono comandare dei personaggi con abilità peculiari per superare livelli con enigmi ambientali. Ebbene sì, questo titolo ci è parso il più simile al gioco in esame.

[quotesx]Il gioco permette di utilizzare i quattro personaggi in alternanza continua[/quotesx]Il gioco può essere fruito anche e soprattutto in multiplayer, con ben quattro amici che impersonano ognuno uno dei protagonisti. Il multiplayer vi immergerà in un caos controllato e irresistibile che ricorda gli episodi più recenti dei Mario in 2D, con il giusto livello di difficoltà. La possibilità di giocare sul divano insieme a quattro amici è quello che rende il gioco così particolare, riportandoci alla spensieratezza dei pomeriggi passati di fronte al NES o al Super Nintendo. Unit 4 offre come piccolo bonus alcuni minigiochi in cui guidare dei veicoli in corsa, come astronavi, sottomarini o moto scooter, sicuramente divertenti in multiplayer, ma tutto sommato poco incisive nel single player. I minigiochi servono a dare varietà, certamente, ma li abbiamo trovati un po forzati e, in fondo, spezzano troppo l’azione.

Le ambientazioni notturne di alcuni livelli sono decisamente innovative. Notiamo nello screenshot la skin rossa per Blue.

NOSTALGIA CANAGLIA

Citazioni ovunque, come se piovesse. Unit 4 non si risparmia da questo punto di vista, ma del resto è indirizzato ad un pubblico di amanti, esperti e grandi conoscitori dei platform classici della storia videoludica, e dei videogiochi 2D in genere, pubblico colto che non può non amare il citazionismo d’autore. Il nome della nave spaziale, Garriott, vi ricorda qualcosa? Ebbene si, è proprio la citazione di Richard Garriott, il leggendario Lord British creatore di Ultima (peraltro davvero un astronauta). La software house padovana Gamera Interactive si diverte a citare i grandi classici del retrogaming, ed oltre ai titoli già citati troviamo opere come Super Mario Bros., Castlevania o Metal Gear, che appare in una schermata di comunicazione. La stessa posizione d’attacco di Blue altro non è che una citazione diretta del salto di Mega Man. E che dire del livello a scorrimento verticale che cita l’immortale Metal Slug? Semplicemente eccezionale.

Non mancano citazioni tratte dai giochi attuali, No Man’s Sky, la mappa che ricorda Mass Effect, e persino Dark Souls. E che dire delle periferiche da gioco come Oculus Rift? Sono presenti anche riferimenti della cinematografia mondiale, iniziando dal già citato Star Wars per arrivare al divertente Zoolander, col personaggio di Gamutu veramente simile a Mugato. E Pablo? Non vi ricorda Pablo Escobar? Il gioco è zeppo di citazioni nerd divertentissime. Ma del resto con una software house chiamata Gamera è lecito aspettarsi citazioni di ogni genere.

GUARDA MAMMA, SONO MEGA MAN

Dimenticate tutti i recenti platform 2D semplici e all’acqua di rose dei tempi recenti. Gamera Interactive si rivolge a un pubblico di puristi, fieramente hardcore e amanti della vecchia scuola. Morire tantissime volte, fare del trial and error un percorso catartico che porta alla perfezione è lo scopo del gioco. Del resto le vite sono infinite, non bisogna nemmeno inserire monetine per continuare a giocare.

L’allenamento è la chiave di tutto e i giocatori, novelli Karate Kid, più giocheranno più diventeranno bravi e potranno affrontare i livelli avanzati. Correre in stile Sonic per evitare i nemici e finire il livello prima possibile è una scelta, ma godersi lo stage con calma ragionata, cercando passaggi segreti ed easter egg è forse la via più saggia per godere appieno del titolo. Non esistono barre di energia o oggetti che ci salvano dagli impatti, è bene ricordarlo, ogni singolo colpo nemico può ucciderci e sarà necessario ricominciare da capo il livello o perlomeno l’ultimo, sudatissimo, checkpoint.

E diciamolo francamente, Unit 4 è una gioia per gli occhi. Accendere la nostra mastodontica Xbox One e vedere davanti un titolo che non sfigurerebbe su Nintendo Entertainment System vale già il prezzo, peraltro basso, del biglietto. Il titolo segue la via della pixel art, con soluzioni stilistiche davvero evocative. Che sia un livello ambientato in campi aperti e alberati di ispirazione bucolica alla Mario, o un livello innevato ricco di effetti speciali atmosferici alla Donkey Kong Country poco importa. La cura dei particolari colpisce decisamente lo spettatore.

Una fila di uccellini che spiccano il volo al nostro passaggio, il riflesso curatissimo dei tubi in vetro trasparente, la fredda e tetra oscurità delle mura di mattoni degli interni, che ricorda i mille castelli che abbiamo percorso in tanti giochi ottobittiani. Ritrovarsi a contare i livelli di parallasse di uno scenario per vedere quale sia il suo effetto di profondità, come ai bei tempi andati dell’Amiga è nostalgico ed emozionante al tempo stesso. Altro che milioni di poligoni al secondo…

E se uno stage richiedesse di essere percorso completamente al buio? Non abbiate paura, perché l’oscurità e il dolore rendono forti. Morirete spesso, anche solo magari per esservi distratti a guadare i particolari, ma completato Unit 4 sarete giocatori migliori per sempre. Il character design è veramente ben realizzato, non solo per i protagonisti, ma anche e sopratutto per i vari nemici, personaggi sempre strambi e particolari, che riusciranno a strapparvi più di un sorriso. Alcuni pattern di movimento degli alieni robot ricordano vagamente quello di Impossible Mission, un grande classico della Epyx degli anni ottanta. Ennesima citazione o allucinazioni da retrogaming? Forse entrambe.

Il titolo offre la possibilità di customizzare i nostri personaggi con diverse skin a tema, tra cui quella, imperdibile, di Dragon Ball. Anche la navicella può essere personalizzata grazie alla spesa delle monete raccolte nei livelli. E se l’occhio è decisamente soddisfatto da una pixel art in forma smagliante, non è da meno il fronte sonoro. Una OST in chiptune simulata, omaggio alle melodie tipiche di Amiga ed Atari ST, varia e orecchiabile, con tracce adatte alle situazioni. Divertentissimi i dialoghi del gioco, che spesso sfiorano la follia e il nonsense estremo, da leggere sempre tra le righe.

Arriverete ad amare Unit 4 alla follia, se possedete i requisiti necessari per apprezzarlo. Un titolo volutamente retrò che vi porta indietro nel tempo. Chi ama i platform vecchio stile, con pregi e difetti incorporati, primo su tutti la difficoltà elevata, troverà pane per i suoi denti, ma i giovani videogiocatori cresciuti a pane e PlayStation 3 nella precedente generazione siano preparati a sudare sette camicie, anche giocando in pieno inverno! Il titolo è già disponibile per Xbox One e sullo store digitale Steam dal 24 maggio al prezzo di 14,99 euro.