Hitman – Recensione Terzo Episodio ‘Marrakesh’

Dopo il breve ma movimentato viaggio in Italia e a distanza di un mese dalla sua ultima missione, torna l’Agente 47. Non si può negare che i primi due episodi di questo nuovo Hitman siano stati assolutamente apprezzabili sotto tutti i punti di vista, ma mantenere una qualità alta in un prodotto il cui rilascio è diluito nel tempo non è cosa facile. Vediamo insieme se Io Interactive è riuscita nell’intento. A Gilded Cage, questo il titolo del terzo episodio, sposta l’azione in Marocco. Marrakesh è teatro di una sanguinosa rivolta popolare fomentata in parte dalle sconsiderate azioni di un Generale dell’esercito, Reza Zaydan, responsabile di aver fatto evadere un noto banchiere svedese (Claus Strandberg) responsabile della bancarotta in cui versa lo stato. Unico obiettivo del sadico militare è quello di creare il clima perfetto per un colpo di stato, e prendere le redini di un governo ormai privo di qualsivoglia credibilità. In questo intrigante clima da political thriller si svolge la nuova missione dell’Agente 47. Il suo compito è quello di uccidere entrambi gli obiettivi per conto di un joint venture di investitori che sostengono l’attuale governo.

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Una premessa credibile e affascinante che alzerebbe di molto l’asticella in merito alla qualità narrativa del titolo, ma purtroppo le grandi aspirazioni di A Gilded Cage si infrangono rovinosamente contro una realizzazione che, sebbene mostri ottimi spunti, si rivela non altrettanto curata e convincente se confrontata con Showstopper e, soprattutto, con “The World of Tomorrow”.
Il level design di questo episodio è diviso sostanzialmente in tre ambienti: l’ambasciata svedese in cui è rifugiato Strandberg, la scuola abbandonata quartier generale della truppa di Zaydan e il mercato aperto di Marrakesh, che funge da collegamento per i due ambienti. Al di la della semplicità stessa della struttura generale degli ambienti, si nota un passo indietro rispetto a Sapienza in merito alla gestione dell’accesso agli stessi, qui molto strutturata e meno creativa. Con l’ausilio della divisa giusta (all’interno dell’edificio abbandonato sono presenti solo ed esclusivamente militari), l’assassinio del generale può essere effettuato con discreta semplicità anche senza seguire alcuna strategia e, sebbene alcune “opportunità” si rivelino alquanto divertenti, nulla spinge il giocatore a seguirle. Un passo indietro rispetto perfino a Showstopper in cui questa meccanica era sì presente ma si scontrava con un livello di difficoltà delle due missioni decisamente superiore. Leggermente diverso è il discorso relativo all’assassinio del banchiere. La differente ambientazione e la discreta varietà di PNG presenti nella location dell’ambasciata stimolano il giocatore a cercare approcci più creativi senza però mostrare quel guizzo di originalità visto in Sapienza.

Una delle carenze del capitolo è relativo al significativo abbassamento della qualità delle “opportunità”. Quelle viste in Sapienza erano perfettamente aderenti al contesto (culturale e ambientale) e perciò credibili, in Marrakesh sembrano assolutamente decontestualizzate. Non nego che alcune siano divertenti e in alcuni casi originali, ma potrebbero essere ambientate in qualsiasi luogo e svolgersi in contesti narrativi senza alcun tipo di caratterizzazione. In qualche caso infine, non si discostano da modalità di assassinio già viste negli episodi precedenti. E senza rivelare voler rivelare troppo mi permetto di aggiungere una riflessione che mi ha colto durante una delle run: travestirti da massaggiatore per uccidere il proprio target in un momento di relax, non si discosta molto dal fingersi lo psicanalista del proprio obiettivo per terminarlo durante una seduta… chi ha giocato a The World of Tomorrow può capire di cosa sto parlando.

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A livello estetico, infine, sebbene il mercato di Marrakesh sia reso vivace e colorato grazie soprattutto a un gran numero di PNG presenti simultaneamente a schermo, la scuola abbandonata e soprattutto l’ambasciata risultano essere ambienti scialbi, privi di qualsivoglia tipo di personalità. Dopo le vette raggiunte con la caratterizzazione vista in Sapienza, era lecito aspettarsi molto di più dal Marocco, un contesto che di per se è sarebbe capace di offre spunti infiniti. In un capitolo come questo, caratterizzato da alti e bassi, elementi qualitativamente buoni e altrettanti piuttosto deludenti, si ha l’impressione che A Gilded Cage non sia stato realizzato con la stessa cura e precisione dei suoi due predecessori. Io Interactive ci aveva abituato ad ottimi standard con Parigi e Sapienza ma, se lo scopo di un rilascio a episodi era quello di dare ogni volta un prodotto di altissima qualità, questa volta purtroppo l’obiettivo non è stato centrato. Siamo solo al terzo dei sei episodi (canonici) previsti per Hitman. Possiamo perdonare qualche caduta di stile all’agente 47 purché queste rimangano un’eccezione più che la regola. Nel frattempo è ha annunciato un episodio bonus in uscita il 19 luglio. Che sia una tacita richiesta di perdono per un capitolo non all’altezza delle promesse?