Dopo averne parlato in lungo e in largo nei mesi scorsi, e averlo provato in maniera in quel di Parigi lo scorso aprile (come abbiamo raccontato anche in una lunghissima anteprima sul numero 308 di The Games Machine), è finalmente giunto il momento di una prova un goccino più approfondita di The Crew.
THE CREW: NEMICO DELLA NOIA
Ci sono un sacco di cose da fare, nel nuovo gioco di corse di Ivory Tower, ma proprio un sacco. Al punto che si rimane quasi straniati, investiti come si è da eventi, missioni, skill e dal sistema di progressione della propria vettura. Del resto, The Crew non è un racing game nel senso più tradizionale del termine, ma un promettente quanto ambizioso ibrido tra free roaming, gare arcade e gioco di ruolo. C’è da viaggiare, innanzitutto: con una mappa che riproduce in maniera semi-fedele l’intero territorio degli Stati Uniti, non manca certo varietà nelle ambientazioni, a cui si aggiunge la possibilità di scorrazzare liberamente in lungo e in largo, senza essere vincolati alle strisce d’asfalto delle strade.
C’è una storia, che ruota attorno a fratelli uccisi, vendette, poliziotti corrotti e infiltrazioni nei circuiti di corse clandestine: non aspettatevi Shakespeare, ma il racconto è gradevole e ben scritto, e c’è abbastanza materiale da farvi venir voglia di scoprire come va a finire. Ci sono le missioni della main quest, che prevedono corse, inseguimenti, takedown di vetture avversarie e variazioni sul tema; accanto a queste ci sono quest dedicate alle fazioni, luoghi famosi da visitare, zone da sbloccare e “skill”, piccole prove a tempo che si incontrano lungo il tragitto, che durano una manciata di secondi e che permettono di raggranellare punti XP e pezzi per potenziare la propria macchina.
UNA MACCHINA È PER SEMPRE
Perché più di tutto c’è la propria belva su ruote, in The Crew: l’equivalente dell’avatar di un gioco di ruolo, un “personaggio” da cullare, coccolare, potenziare e far crescere di livello. Tra upgrade di motore, scarichi, cambio, differenziale, freni ecc., livelli per le singole componenti e perk che possono essere sbloccati, beh… c’è davvero di che perdere la testa. Al punto che la tradizionale frenesia per l’accumulo di auto nel proprio garage diventa paradossalmente un ostacolo alla progressione nel gioco: i pezzi che si sbloccano, le prestazioni che aumentano, il feeling che si instaura con la prima macchina si trasformano rapidamente in affetto; inevitabile, con il proseguo del gioco, dover cingere le mani attorno al volante di vetture più potenti, ma fare incetta di bolidi diventerà quasi certamente uno degli aspetti dell’endgame.
In The Crew Ci sono anche gli abbellimenti estetici, che si limitano per l’appunto all’aspetto esteriore della vettura, ma che giocano comunque un ruolo fondamentale nel gioco del “far propria” la macchina che si guida, renderla unica e diversa da tutte le altre: si può optare per uno stile tamarro, con carrozzeria cromata e alettoni modello mensole IKEA, o uno stile più sobrio e pulito, essenziale ed elegante, con tanto di scelta dei colori e delle cuciture degli interni: non importa cosa si sceglie, conta solo che la macchina sia davvero la nostra, e di nessun altro.
Nato fin dall’inizio come titolo perennemente online, con un mondo vivo e continuamente popolato di giocatori, The Crew permette di affrontare (quasi) tutte le missioni in co-op, di costruirsi la propria “crew” di amici e di sfidare le persone che si incontrano per strada. Le quest giocate insieme regalano più punti e ricompense, la strategia migliore per incentivare il multiplayer, anche per chi di solito preferisce le corse in solitaria. La gestione delle crew rimane uno degli aspetti più difficili da valutare in questa fase, per la presenza sporadica di giocatori (è pur sempre una beta chiusa) e di problemi di creazione delle sessioni di gioco. Ergo, ci riserviamo di dedicarle maggior attenzione quando avremo tra le mani la versione finale del prodotto.
DERAPATA (IN)CONTROLLATA
La beta PC regala una fetta (neppure troppo piccola) di quel che sarà il gioco completo: la mappa è praticamente completa, e ci si può cimentare senza grossi problemi nel coast-to-coast da New York a Los Angeles, passando per Miami, Chicago e Las Vegas; ci sono aeroporti e stazioni ferroviarie, che raggiunte la prima volta possono poi essere utilizzate per velocizzare gli spostamenti con il fast travel (gratuito, fortunatamente). La porzione di mappa che copre il Midwest comprende tutte le missioni e le sfide skill, quella della East Coast contiene tutte le skill, mentre nel resto del paese ci si può “solo” limitare a girovagare senza limiti. Ci sono anche due lobby PvP, dove poter affrontare diverse gare contro altri giocatori. Due le “spec” disponibili, quelle Street e Dirt, con settaggi – ed elaborazioni estetiche molto riuscite – delle vetture specifici per le corse su strada e su sterrato; la versione finale offrirà altre tre spec, Perf, Raid e Circuit.
The Crew, così come è disponibile in questi giorni, non è esente da difetti. Il primo aspetto su cui Ivory Tower dovrà lavorare è il bilanciamento complessivo della difficoltà : già dalle prime missioni della campagna principale il livello non è affatto semplice e costringe in molte occasioni a dover ripetere una missione per poterla portare a termine con successo, anche perché la maggior parte di esse impone di dover vincere una gara, e non di accontentarsi di un podio. La mappa è completamente aperta, abbiamo visto, ma l’accesso alle missioni è vincolato al raggiungimento di un determinato livello. Pesa una gestione ancora non perfetta della fisica degli urti, che penalizza eccessivamente il giocatore in caso di errori apparentemente banali: può capitare di strisciare contro il muro e trovarsi intraversati senza capire perché, o subire le bizzarrie (e talvolta i rimbalzi…) di alcuni impatti dagli esiti imprevisti, che fanno perdere terreno. Troppo per pensare di recuperarlo.
Di The Crew Non ci ha convinto molto il modello di guida, il che per un gioco di corse non è questione di poco conto. A prescindere dalla macchina scelta (tra le cinque messe a disposizione all’inizio della campagna) e dalle impostazioni della sensibilità del controller, tutte quante sono molto poco precise, sembrano incredibilmente leggere, sbandano e oscillano come se corressero sul burro. Le gare e le skill che richiedono precisione e traiettorie ben impostate sono piuttosto frustranti, e anche il free roaming non diverte come meriterebbe. Quando abbiamo incontrato gli sviluppatori per il primo hands-on del gioco, qualche mese fa, la loro risposta a questa obiezione è stata che si tratta di una caratteristica voluta, e non di un difetto: man mano che si sale di livello e si sbloccano parti nuove per la macchina, le sue reazioni si fanno più precise e l’handling è destinato a migliorare in maniera sensibile. Abbiamo macinato un po’ di ore sulla beta di The Crew e siamo prossimi al decimo livello, ma tutti questi passi avanti ancora non si sono visti. Anche qui, forse, è solo questione di bilanciamento: avremo modo di verificarlo con l’uscita della versione finale del gioco.
Ci sono poi piccoli bug destinati senz’altro a sparire, come la sporadica perdita del GPS, il traffico ballerino con auto che appaiono e compaiono all’improvviso, o la fisica bizzarra a cui abbiamo già fatto riferimento; dal punto di vista tecnico, invece, The Crew si difende molto bene. Non fa gridare al miracolo, né per ricchezza di poligoni delle vetture o di dettagli del mondo; c’è un pop-up sporadicamente fastidioso, ma l’insieme colpisce in maniera positiva, complice un buon uso delle luci e degli effetti a video, e una visuale interna fatta come si deve, con abitacoli ricreati in maniera molto convincente (vero, Codemasters?). Eccellente il comparto audio, con una colonna sonora piena di nomi importanti ma, più di tutto, di belle canzoni. Ci aspettiamo infine qualche limatura all’interfaccia utente, che in alcune occasioni è davvero troppo piena di informazioni e confonde il giocatore.
È L’ORA DI RIMETTERE LA MACCHINA IN BOX
Nel suo insieme, dopo le prime ore passate a correre tra Chicago e Detroit, con una capatina a New York e una a Los Angeles, The Crew ci sta piacendo un sacco. La storia scorre liscia e divertente, le missioni sono varie, c’è una vagonata di attività secondarie da fare, sia nella modalità free-roaming che durante le quest. Tecnicamente si fa godere, anche su macchine non troppo performanti, e soprattutto si fa ascoltare. Ci sono alcuni aspetti che meritano ancora di essere limati in profondità , primo su tutti il modello di guida non troppo convincente e spesso frustrante, ma da qui all’undici novembre c’è sufficiente tempo perché gli sviluppatori di Ivory Tower mettano tutto a posto.