DiRT 3 – Recensione

Il rally è lo sport dei veri tamarri. E a noi piace un sacco fare i tamarri!

I piloti professionisti, per forza di cose, devono essere persone molto lucide e coraggiose. Pensate a chi guida potentissime monoposto che rimangono incollate a terra solo grazie alla deportanza degli alettoni, o anche a chi si sportella con auto da turismo sulla variante Ascari di Monza: ci vuole del bel fegato per prendere un cordolo a oltre 200 all’ora, spesso rimanendo in bilico su due ruote per alcuni, terrificanti, istanti, il tutto a pochi centimetri, se non proprio appoggiati, alle vetture che seguono o precedono. I più intrepidi degli intrepidi sono però quelli che si dedicano al rally. Se i circuiti automobilistici sono studiati in ogni dettagli per evitare il peggio, anche in caso di grave errore o cedimento meccanico, i rallysti si lanciano lungo strette, fangose e sporche strade prive di aderenza, che al posto di lunghe e sabbiose vie di fuga prevedono – quando va bene – un guard rail, spesso unico ostacolo fra il ciglio della strada e un solido albero, se non proprio un precipizio.

Inutile dire che il rally ben si adatta ai piloti da divano che prediligono le emozioni forti alla sottigliezza di un setup perfetto o di una traiettoria perfettamente pennellata, come solo Button sa fare. E DiRT 3 riesce a offrirle queste emozioni, pur sapendo regalare anche attimi di gioia ai più “precisini”. D’altronde, anche i due precedenti capitoli della serie avevano come caratterisitca principale un modello di guida sì arcade, ma che sapeva adattarsi allo stile di ciascuno. Al di là di uno stravolgimento dei menu, che abbiamo apprezzato parecchio, non ci sono quindi epiche differenze rispetto ai due predecessori, soprattutto per quello che concerne il comportamento delle vetture in pista: gli affezionati della serie, quindi, non ci metteranno più di qualche minuto a riprendere confidenza con pendoli e accelerazioni al limite.

Ci sono ovviamente nuovi circuiti e un parco macchine aggiornato, ma il tipo di prove che si andranno ad affrontare è rimasto sostanzialmente immutato. È ancora possibile tirare inverosimile staccate ben oltre il limite del reale, appoggiarsi con decisione agli avversari durante le curve e proseguire la gara anche dopo un impatto particolarmente duro. Ovviamente, quando l’errore è esagerato, DiRT 3 punisce il giocatore, devastandogli la vettura, ma regalandogli uno spettacolare accartocciamento da godere più volte in replay, nell’attesa di riprendere la gara un istante prima di dove la si era lasciata, sfruttando uno degli ormai irrinunciabili Flashback. Seppur esaltanti, anche gli incidenti non sono realizzati meglio di DiRT 2. In linea generale, quindi, sotto il profilo tecnico i due giochi si equivalgono. Anche in questa terza incarnazione, ad esempio, ci dobbiamo accontentare di cruscotti inguardabili: si tratta di un limite che – dopo aver giocato fino alla nausea a Shift 2: Unleashed – ci pare quasi inaccettabile, tanto stona con gli eccellenti elementi di contorno o con gli spettacolari giochi di luce che coinvolgono tutti gli scenari.

Poco conta, però, perché una volta arrivati agli eventi Gymkhana, si è spinti a perdonare tutto a Codemasters, sensazione di deja-vu e cruscotti fetidi compresi. Praticamente, potrete replicare tutte le azioni che quel matto di Ken Block (qui un’anteprima con un filmato che mostra il virtuoso pilota proprio alle prese con DiRT 3) riesce a partorire a bordo della sua Ford Fiesta RS WRC 2011 che campeggia in tutta la sua aggressività sulla copertina del gioco: dai salti ai burnout, dalle paurose slide sotto i camion alle giravolte sul posto, che richiedono parecchio esercizio per essere eseguite a dovere. Inizialmente, il sistema di tutoring della Gymkhana vi insegnerà un solo trick alla volta, così da abituarvi progressivamente alle potentissime vetture da 600 cavalli. Poi, dopo un paio di sessioni, si inizierà a fare sul serio, e le acrobazie andranno eseguite in sequenza, e pure con una certa velocità e precisione se si vuole superare il livello.

C’è poco da fare: impersonare Block è veramente sublime, e queste sessioni valgono da sole l’acquisto di DiRT 3. Non che le rimanenti modalità siano noiose, sia chiaro: che si affrontino in solitaria lunghe tappe, affidandosi solo alla voce del navigatore, o che si gareggi in cronoscalata con velocissimi camion, il divertimento è assicurato, e l’alternarsi di diverse discipline motoristiche rende il ritmo sempre serrato, tanto che non capiterà di annoiarsi per la ripetitività.

Se amate i giochi di corse, insomma, non rimarrete delusi dal nuovo DiRT. Peccato solo che, come detto, chi ha già sviscerato i primi due capitoli sarà colpito dalla fortissima sensazione di deja-vu. Pur affrontando tracciati inediti a bordo di auto inedite, non ci si stacca troppo da quanto siamo abituato a fare da tempo, e solo la Gymkhana è in grado di offrire stimoli relativamente nuovi. Tuttavia, “squadra che vince non si cambia” devono aver pensato in Codemasters, e visto il notevole successo della serie e il divertimento profuso, non vediamo come dare loro torto.