Transformers: La Caduta di Cybertron – Recensione

Anche Cybertron sta per scomparire. Colpa della crisi? Delle scie chimiche? Scopritelo nella nostra recensione!

Transformers – La Caduta di Cybertron è un gioco d’azione in terza persona in cui, per la maggior parte del tempo, si spara come dei dannati a tutto quello che si muove sullo schermo. Quando non si è impegnati a fare fuoco, si salta da una piattaforma all’altra, si vola sereni per il livello, oppure, più frequentemente, si scappa da un’esplosione che sta per spazzare via l’intero stage in cui si sono elargite morte e distruzione a piene mani giusto due minuti prima.

Ora non nascondiamoci dietro a un dito: i precedenti, quando si parla di Autobot e Decepticon, non permettono a nessuno di spellarsi le mani con generosi applausi. Se escludiamo Armada, su PlayStation 2, considerato da molti come il vero termine di paragone per quanto riguarda il single player dei titoli a base di Transformers, e il più recente La Battaglia per Cybertron, semplicemente discreto, il resto della produzione è un po’ da mani nei capelli anche per chi, come me, i capelli non li ha più. Questa volta, però, High Moon Studios è riuscita a stupirci, confezionando sì un prodotto canonico sotto molti punti di vista, ma anche incredibilmente divertente da giocare, a prescindere dal fatto che siate fan o meno dei robot di Hasbro.



THE STORY SO FAR

Una volta lanciato il gioco, quel che ci si trova di fronte non è sconvolgente. Accanto all’ovvio single player trovano posto un multiplayer caciarone e una modalità “orda”, chiamata Escalation, affrontabile con amici, che vi darà modo di confrontarvi con ondate di avversari via via più impegnative.
La campagna single player consente di rivivere gli ultimi giorni del pianeta Cybertron, definiti come il momento più buio nell’eterna lotta tra Decepticon e Autobot. Le rovine del pianeta natale dei Transformers fanno da sfondo a una storia che si snoda lungo tredici livelli, completabili in sei o sette ore, destinate ad aumentare se non siete degli assi con il pad o se impostate il livello di difficoltà più elevato fin da subito.
La trama si sviluppa bene, ed è interessante la scelta narrativa di mostrare le due facce della medaglia, quella Autobot e quella Decepticon. Non mancano i colpi di scena, tra improvvise dipartite, subitanee resurrezioni, tradimenti inattesi e sacrifici commoventi, che tengono alto l’interesse e “costringono” ad andare avanti per vedere come va a finire.
Praticamente in ogni stage avrete la possibilità di impersonare un differente Transformers, sulle cui peculiarità è stato disegnato, tagliato e cucito il livello (motivo per il quale è improponibile una modalità cooperativa). Questo significa che una mappa pensata per Cliffjumper, che può contare sull’Occultamento (un modo decisamente più cool di chiamare l’invisibilità), avrà diverse sezioni stealth, mentre vestire i panni di Jazz, dotato di rampino, vi costringerà a saltare da un appiglio all’altro in uno stage più verticale del previsto, come accade quando si manovra il Decepticon Vortex, capace di trasformarsi in un elicottero.
Il passaggio da un Transformers all’altro e, più avanti nel gioco, dagli Autobot ai Decepticon, avviene in maniera fluida e sempre funzionale al portare avanti la storia. Le peculiarità di ogni personaggio, inoltre, danno modo di vivere esperienze concretamente diverse, pur se accomunate da una base simile. Le fasi stealth del già citato Cliffjumper, per intenderci, sono distanti, come feeling, dalla caciara che si scatena a bordo di Bruticus, anche se lo scopo è il medesimo: arrivare dal punto A al punto B.
E visto che stiamo parlando di “confusione”, quale momento migliore per spendere due parole sull’arsenale? Le prime cose che saltano all’occhio riguardano il numero di armi, discreto, e la diversità che c’è tra un gingillo e l’altro. Troviamo fucili da cecchino lenti ma letali, oppure blaster laser con uno zoom “normale” ma un volume di fuoco importante, o ancora cannoni che regalano missili fire and forget o pozze corrosive da usare con intelligenza. Ogni arma, inoltre, può essere potenziata con alcuni innesti, che vi faranno consumare il prezioso Energon raccolto mietendo nemici come se non ci fosse un domani. La cosa carina è che ogni singolo item può essere votato dalla community, attraverso appositi terminali di rifornimento.
Accanto all’abilità unica e alle armi primarie e secondarie, trovano posto anche due power up consumabili (uno difensivo e uno offensivo) e dei potenziamenti che, una volta acquistati, miglioreranno alcune caratteristiche per tutto il corso dell’avventura (l’energia, la resistenza ai colpi, il costo dei potenziamenti e via discorrendo). Il sistema funziona: è davvero difficile rimanere a corto di proiettili e si ha sempre l’impressione di avere tra le mani l’arma giusta per il proprio stile di gioco. Questa consapevolezza, però, non deve tradursi in spacconeria: Transformers: La Caduta di Cybertron non è una passeggiata di salute sul versante della difficoltà. Intendiamoci, il titolo di Activision non è il nuovo Dark Souls, ma qualche grattacapo, in alcune sezioni, ve lo creerà, rallentando la frenetica corsa verso i titoli di coda.

Sotto il punto di vista tecnico, il lavoro di High Moon Studios non può che essere elogiato. Gli stage, lineari, sono molto grandi, e i personaggi che manovrerete, oltre a essere ottimamente realizzati, sono animati in modo sublime. Il level design, se si escludono un paio di cadute di stile (la più evidente delle quali si trova alla fine del livello di Vortex), è ben curato e ogni mappa sembra tirare fuori il meglio dal Transformers a cui è stata “dedicata”. L’azione è sempre fluida, eccezion fatta per un punto nel livello di Bruticus: tutto fila via liscio e lascia senza fiato. Il sonoro è solido: propone musiche di accompagnamento azzeccate ed effetti da urlo. Ottima anche la scelta di lasciare i dialoghi in lingua originale, dando ai sottotitoli grandi il doppio di quelli visti in Max Payne 3 il compito di raccontare la storia ai non anglofoni.
Il sistema di controllo è ben concepito e risponde ottimamente ai comandi impartiti dal giocatore, anche se ho trovato qualche difficoltà all’inizio delle sezioni a bordo di velivoli. Probabilmente erano dettate più dalla mia incapacità che da altro, ma segnalarle mi fa sentire un po’ meno scarso e un po’ più critico.

Chiudiamo parlando del multiplayer, al quale ho dedicato un paio di pomeriggi con risultati altalenanti. Sono passato dall’essere carne da cannone a giocarmela in un paio di partite, salvo poi tornare a regalare frag a destra e a manca. È possibile cominciare a giocare in trenta secondi: gente ce n’è sempre, e tanta. Buono, anche in questo caso, il design dei livelli: quelli che ho provato nel Team Deathmatch presentano la medesima struttura, che prevede un’area centrale in cui far volare schiaffi e proiettili senza soluzione di continuità. Molto divertente anche il sistema di personalizzazione del proprio Transformers, che consente di plasmare una delle quattro classi disponibili sulle proprie esigenze, a patto di raggiungere il livello richiesto. Decisamente fastidioso, invece, il fatto che ci siano in vendita parti di robot sul marketplace di Live. Stiamo parlando di 80 Microsoft Point, e non di accendere un mutuo, ma continuo a pensare che certe cose debbano essere sempre nella scatola, non proprio venduta a due noccioline.