Quando, parecchi anni fa, ero titolare di un negozio di videogiochi, ci fu un sacco di festa il giorno in cui arrivò dal Sol Levante il primo GameCube in versione jappo-americana (una splendida levetta opportunamente piazzata sul sedere permetteva di “switchare” tra un territorio e l’altro, senza troppi pensieri), accompagnato da una copia di Pikmin. La storia ci dice che la console di Nintendo non è che abbia poi venduto granché, ma ho distinta memoria dell’interesse suscitato in tutti coloro che passavano da quelle parti, mentre io mi dedicavo a crescere tuberi e a ricostruire astronavi: curiosità sollevata non tanto dalla console in sé, ma da quello strano titolo strategico che mescolava la tipica “pacioccosità” nintendara con una struttura tutt’altro che banale e, per certvi versi, originale, almeno per il mondo console. Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia da allora, e oggi ci ritroviamo di fronte a una piattaforma che – se possibile – a livello di vendite sta faticando ancor più del suo cuboso antenato. Potrà mai un titolo come Pikmin 3 dare una sferzata vigorosa a un Wii U col fiato grosso? Forse.
COME PRIMA, PIÙ DI PRIMA
Vi tolgo subito un dubbio: Pikmin è rimasto pressoché uguale a se stesso, con tutti i pro e i contro del caso. Certo, la presenza di un dispositivo touch nel sistema di controllo ha permesso agli sviluppatori di aggiungere alcune cosine interessanti, così come cambia le carte in tavola l’introduzione di qualche specifico tubero mai visto prima. Tuttavia, tutti coloro che hanno giocato alla nausea i due predecessori si troveranno subito a casa, mentre i detrattori della serie non troveranno qui nessuno stimolo per cambiare idea. La struttura, quindi, è pressoché la solita: quando il sole sorge si prendono i pikmin, si esplora il livello alla ricerca di qualcosa (in questo caso di frutta, da riportare sul pianeta Koppai per contrastare la carestia) e si cerca di tornare alla base prima del tramonto, così da evitare la mattanza dei colorati sottoposti. E, proprio come in passato, l’esplorazione dipende dal tipo di pikmin che ci portiamo dietro.
I pikmin blu, rossi e gialli arrivano di riporto dai due precedenti episodi della serie e mantengono sostanzialmente le loro proprietà, ovvero la resistenza all’acqua, al fuoco e all’elettricità. I gialli, in aggiunta, ora possono essere utilizzati per condurre elettroni da un punto all’altro dello scenario, tenendosi per mano e chiudendo circuiti elettrici grazie alla trasmissione “via tubero”. In aggiunta a quelle già conosciute, in Pikmin 3 compaiono due nuove specie: i pikmin roccia sono i cugini di quelli viola già visti nel secondo capitolo, visto che menano come fabbri e sono capaci di abbattere pareti altresì impossibili da distruggere; i pikmin rosa, invece, sono debolissimi ma possono volare, e di conseguenza diventano utilissimi al momento in cui è comodo verificare che aria tiri nelle zone più remote dello scenario. In aggiunta alla presenza di nuovi pikmin, questo terzo capitolo aggiunge anche un ulteriore personaggio controllabile, portando a tre i capitani contemporaneamente presenti sulla mappa, senza i quali i nostri tuberi si sentirebbero sperduti come un infante cui hanno rapito la mamma. Dal punto di vista del level design, la presenza di un capitano in più fa sì che gli scenari siano decisamente più grandi e un tantinello più complessi in quanto a enigmi, anche se non c’è nulla che non possa essere risolto con un minimo di organizzazione e rapidità d’esecuzione.
L’ANGOSCIA DELL’OROLOGIO
Ecco… è proprio la rapidità d’esecuzione l’elemento chiave per la buona riuscita di ogni missione. Proprio come nei predecessori, ogni giornata è “costretta” all’interno di un limite di tempo ben preciso. Scordatevi, quindi, di esplorare gli scenari con tutta la comodità del caso, perché quando il sole cala è necessario essere rientrati alla base, pena la perdita di tutti i pikmin e delle cose lasciate indietro. Da giocatore calmo e riflessivo ho sempre trovato questo aspetto un limite importante, non fosse altro che le giornate volano via a una velocità eccessiva per il mio ritmo per lo più rilassato. Esattamente come mi è accaduto in passato, anche giocando a Pikmin 3 ho provato troppo spesso l’angoscia di non farcela per colpa dell’orologio, più che per errori miei nella gestione dei tuberi colorati. Certo, questa è una caratteristica intrinseca della serie, va presa così com’è e, probabilmente, piacerà alla stragrande maggioranza delle persone che hanno già passato le notti a condurre alla pugna ogni tipo di pikmin; è mio dovere, però, segnalarvi che in questo terzo capitolo l’orologio viaggia che è un piacere e la dimensione generosa delle mappe non aiuta di certo, qualora si decida per un approccio ragionato.
Un modo più leggero per affrontare Pikmin 3 è rappresentato dal multiplayer, purtroppo solo ed esclusivamente giocabile in locale (no internet, per essere più chiari). La modalità più interessante è quella chiamata Bingo, dove due giocatori si affrontano in una sorta di arena, correndo alla raccolta degli oggetti presenti su una tessera personale, che ricorda appunto quella della tombola. Il Bingo è frenetico e divertente, leggero quanto basta per farsi due risate e alimentato follemente dalla presenza di alcune ciliegie che attivano un potere speciale casuale, capace di sparigliare le carte di un match nel giro di pochi secondi. In aggiunta, tra gli extra sono presenti alcune missioni co-op (che possono anche essere affrontate in singolo) che richiedono ai giocatori di portare a compimento obiettivi sempre differenti.
COME TI PORTO A SPASSO IL TUBERO
Parliamo ora del sistema di controllo. Ovviamente, la grande novità riguarda l’utilizzo del touch screen sul GamePad, utile più che altro per avere sempre sott’occhio la mappa dello scenario e capire cosa stiano combinando gli altri due capitani, mentre noi stiamo controllando il terzo. In qualsiasi momento è possibile mettere in pausa il gioco e scorrere la mappa in lungo e in largo, mentre la stessa viene replicata sul TV in modo da avere un’idea più chiara della situazione. Infine, la presenza dello schermo tattile permette di spostare i personaggi con un semplice tap: il pathfinding funziona bene, ma attenzione al fatto che l’incontro di eventuali nemici porta inesorabilmente alla mattanza, quindi lo spostamento automatico risulta utile solo se il percorso è stato precedentemente ripulito da presenze ostili.
A prescindere da ciò, però, il sistema di controllo che ho trovato più comodo da usare è quello mutuato dalle versioni New Play Control uscite su Wii e che prevede l’uso dell’accoppiata Telecomando + Nunchuk, visto che è troppo più comodo avere un sistema di puntamento diretto sullo schermo quando si tratta di lanciare pikmin a destra e a manca con un po’ di velocità e precisione. Giocando con questo tipo di configurazione la mappa resta comunque presente sul GamePad, quindi nulla ci vieta di tenere lo schemo touch al nostro fianco e di sfruttarlo all’occorrenza, anche se mi rendo conto si tratti di una “combo” non certo comodissima.
Chiudo con due parole sull’aspetto tecnico. Pikmin 3 è sostanzialmente un titolo fluido: il frame rate, salvo in qualche rara occasione, è granitico e consente di giocare in modo sciolto. Da vedere il titolo di Nintendo è bellino, ma resta l’impressione che si sarebbe potuto osare qualcosina di più. Intendiamoci… dal punto di vista artistico siamo sull’eccellenza, visto che la cura per i particolari è sempre ai massimi livelli (di fronte a certi boss non si può non rimanere ammaliati); tuttavia, l’occhio si sta abituando abbastanza rapidamente a quello che ci proporrà a breve la next-gen, e graficamente Pikmin 3 sembra tutto tranne che un prodotto in grado di reggere l’urto.