Shelter – Recensione

La natura è regolata da leggi molto ciniche, il più delle volte… e quando manca l’intervento dell’uomo sembra non esserci spazio per alcun minimo dubbio romantico. Ricordo ancora in lacrime la mia prima volta con L’orso di Jean-Jacques Annaud, un film molto famoso e che non necessita di alcuna introduzione, che cito come esempio di una letteratura che tende a traslare il sentimentalismo dell’uomo nel corpo degli animali (in quel caso, appunto, un orso), facendo l’errore di portare sul grande schermo – o in un libro – una lotta per la sopravvivenza “annacquata” dalla pìetas umana, qui intesa nella sua accezione latina, quindi esplicativa di un moto proprio dell’essere umano che lo porta ad amare e rispettare il prossimo. Al contrario, quando la natura viene lasciata libera, essa innesca meccaniche basate sull’astuzia e sulla legge del più forte, senza esclusione di colpi.

Shelter è un gioco che prende quanto ho appena detto e lo mette su schermo, lasciando da parte, però, ogni pretesa “simulativa”, concentrandosi invece sulle più familiari meccaniche arcade di un Trial And Error qualsiasi. Bé, non proprio “qualsiasi”, visto che il personaggio che andrete a controllare sarà una mamma tasso, impegnata a scortare i propri piccoli in una regione più accogliente. Se siete intelligenti almeno quanto l’animale che guiderete, inizierete con 5 cuccioli (e infatti io, nella prima run, sono partito con solo 4 di loro) e tramite un sistema di controllo dei più classici (WASD + mouse) prenderete familiarità con tutte le azioni percorribili: accucciarsi, balzare in avanti, correre, raccogliere e “abbaiare” per spaventare le volpi. Avrete la possibilità di estirpare radici dal terreno e darle da mangiare alla prole (che altrimenti deperirebbe, senza crescere), cacciare rane o topi, far cadere frutti dai rami degli alberi e nascondervi dai predatori, rappresentati da gufi decisamente inquietanti, ma non solo.

Tutto funziona, e funziona molto bene. Ciascuna meccanica è chiara tanto nella sua esecuzione quanto nel risultato a cui porta. L’obbiettivo è quello di raggiungere l’uscita del livello (ce ne sono 5), con quanti più cuccioli possibile. Questi potranno annegare, morire di stenti, essere braccati, bruciare… ma entrare nel merito delle singole azioni più di quanto io abbia già fatto rischierebbe di rovinare il senso di progressione che Shelter riesce a trasmettere. Vi basti sapere che cambiassero le skin e le texture del mondo di gioco, la fatica dei ragazzi di Might and Delight potrebbe tranquillamente riciclarsi come un puzzle game basato sulla scelta del momento giusto.

Parlando di grafica, però, non si può evitare di togliersi il cappello di fronte allo stupefacente lavoro fatto. L’ambiente è per lo più composto da poligoni molto grossolani coperti di texture altrettanto grezze, ma la qualità della direzione artistica è tale da meritarsi applausi a scena aperta. Ciascun elemento, persino la betulla più insignificante, è bello da guardarsi, senza considerare che la visone d’insieme, arricchita da una flora decisamente varia e ben assortita, è un qualcosa che non potrete più dimenticare (gli screenshot a corredo dovrebbero darvi un’idea).

Anche il level design fa il suo lavoro, offrendo un’esperienza di gioco variegata e frizzante (non voglio spoilerare nulla, l’ho già detto?), e l’accentuata linearità del percorso da portare a termine dev’essere inquadrata nell’ottica del genere a cui il titolo appartiene. Avvicinandovi a Shelter, infatti, l’errore che potreste fare è quello di pensarlo come un prodotto tutto poesia e lacrime. Non dico che manchino, anche perché la colonna sonora originale e le animazioni delle “morti” (come quella in cui vedrete un gufo portarvi via un piccolo che avevate allevato sino a quel momento), contribuiranno all’inevitabile partecipazione emotiva, ma lanciare l’eseguibile convinti di iniziare l’erede di Journey sarebbe il miglior modo per rovinarsi l’esperienza (per altro, una run non dura più di 90 minuti).

Il mio consiglio è quello di fiondarvi sul sito dedicato e scaricare gratuitamente il libro per bambini The Circle, che spiega la filosofia che soggiace al videogioco attraverso frasi molto semplici e disegni che richiamano lo stile impiegato nel software. Vi piacesse quello, di motivi per non acquistare Shelter non ce ne sarebbero, se non forse una riluttanza viscerale al genere degli arcade.