Resident Evil 7: Biohazard Gold Edition – Recensione

Resident Evil 7 Biohazard Gold Edition

Torniamo ad occuparci della saga di Capcom per eccellenza, Resident Evil, e lo facciamo in occasione del lancio di Resident Evil 7: Biohazard – Gold Edition; la collection, approdata negli store pochi giorni fa, offre ai giocatori l’intera esperienza di gioco comprensiva di due DLC inediti, Not A Hero (nel quale torneremo a vestire i panni di Chris Redfield, l’inossidabile agente S.T.A.R.S.) e La Fine Di Zoe. Di Resident Evil 7: Biohazard ci ha già parlato tempo fa il nostro buon Valerio “Revolver” Pastore (potete leggere la sua recensione proprio qui), l’attuale disamina quindi va intesa come relazionata ai due nuovi contenuti che ci vengono proposti da Capcom.

Una piccola visione d’insieme del titolo base è però d’obbligo, poichè l’esperimento di Capcom, a tratti geniale nell’intento quanto fallimentare nella proposizione di gioco, rimane comunque un titolo al quale guardare con speranza per il futuro della saga. Diciamolo chiaro e tondo: Resident Evil 7: Biohazard non è sicuramente il miglior esponente del franchise cui appartiene. Poteva e doveva essere qualcosa di più, su molti livelli: dai protagonisti, anonimi e senza alcun appeal, fino alla trama e ad alcune scelte di gameplay che lungi dall’essere un valore nell’esperienza di gioco sono invece dei meri atti di citazionismo. Tecnicamente e graficamente nulla da eccepire, giocare a questa nuova incarnazione della saga su un pannello 4K (magari attivando l’HDR) è un’esperienza gratificante per i sensi. Ma rimane un’esperienza breve, un “tocca-e-fuggi” che alla sua conclusione lascia un senso di vuoto e inadeguatezza. Dov’è l’ansia nel girare un angolo facendo backtracking? Dove sono finite le trame intricate e gli enigmi quasi impossibili che trovavamo, ad esempio, in Resident Evil 3: Nemesis e che ci costringevano a girare tutta Raccoon City per trovare due piccole e splendenti gemme colorate? Dov’è il fattore Resident Evil, se non nel nome? Devo ammettere di non aver avuto l’occasione di provare il titolo in VR, quindi così come Capcom l’aveva pensato, ma l’esperienza di gioco in situazioni “tradizionali”, pad alla mano, mi ha lasciato decisamente perplesso. Definire “brutto” questo titolo sarebbe sbagliato e disonesto, ma se l’esperimento di Capcom splende o comunque risulta un gioco pieno e godibile con PlayStation VR non possiamo dire lo stesso dell’esperienza di gioco tradizionale. Non è lo sfogo della mia parte nostalgica, non fatevi ingannare: è una semplice perplessità di fronte ad alcune scelte di Capcom che proprio non capisco.

Resident Evil 7 Biohazard Gold Edition

Archiviato, per ora, il titolo base è il momento di lavorare di molari su quanto ci viene offerto dai nuovi DLC, cominciando da Not A Hero. Nei panni di Chris Redfield (che come ricorderete fece la sua comparsa già al termine del gioco principale) ci troveremo quindi ad affrontare Lucas Baker, ultimo superstite (o quasi, ne riparleremo!) della famiglia di simpatici psicopatici geneticamente mutati residenti nel bayou. La nostra missione, oltre a sterminare per quanto possibile ogni forma di vita e micosi nelle paludi, sarà la sopravvivenza e l’eliminazione del pazzo, pazzo Lucas. Che forse, a conti fatti, tanto folle non è o almeno questo è quello che si evince nelle battute finali di questo DLC che ben si presta alla rigiocabilità. Ottima mossa da parte di Capcom l’evitare il riciclo esasperato di situazioni e avversari, che ci consentirà di affrontare nuove versioni dei Micomorfi già incontrati nel titolo base il tutto in un ambiente inedito (non vi preoccupate, niente spoiler qui!) e circondati da cervellotiche e nocumentose trappole disseminate in ogni dove. Letteralmente in ogni dove. Ma come avevamo già avuto modo di appurare durante le nostre esplorazioni di casa Baker, Lucas è sempre stato un ragazzino brillante e dotato di un peculiare caratterino, che in questo DLC potremo approfondire ulteriormente. Un altro punto a favore per Capcom è il deciso cambio di marcia, che in questo DLC vede propendere il gameplay verso la parte più action dell’esperienza di gioco insieme ad una varietà di situazioni che riescono a togliere un po’ della sensazione di deja-vu provata rimettendo mano a Resident Evil 7: Biohazard a molti mesi dalla release. Nulla di trascendentale, ma il poter esplorare nuove aree e alcune meccaniche introdotte in questo DLC riescono a conferire un nuovo spessore all’esperienza di gioco. In sostanza un buon DLC che si pone qualche centimetro al di sopra, per alcuni versi, del titolo cui appartiene.

Resident Evil 7 Biohazard Gold Edition

Il secondo DLC inedito che potremo invece assaporare in questa Gold Edition di Resident Evil 7: Biohazard, La Fine Di Zoe, riesce invece ad essere più fanfarone ma senza rinunciare all’atmosfera cupa che permea comunque il titolo di Capcom. Ne La Fine Di Zoe ci troviamo a impersonare Joe Baker, fratello del più noto e decisamente più pazzo Jack, che accorre in aiuto appunto di Zoe. Questo nuovo contenuto prende le mosse proprio laddove avevamo visto per l’ultima volta Zoe, su quel pontile sperso nelle paludi. Colpita da Eveline, che ha mal digerito l’aiuto offerto da Zoe a Mia ed Ethan, la povera ragazza è li’ semicalcificata e abbandonata alla mercè della sadica ragazzina e dei suoi malvagi poteri. E’ qui che entra in scena il burbero Joe Baker che giunto in aiuto della sua amata nipote si trova dapprima a fare i conti con due agenti della Umbrella, anch’essi accorsi per aiutare la giovane. Passati i primi momenti di imbarazzo, principalmente dovuti al fatto che il buon Joe prima mena e poi chiede spiegazioni, e compresa del tutto la situazione il nostro zio amorevole si imbarcherà nella missione che da vita a questo DLC. Trovare gli ingredienti per sintetizzare e somministrare a Zoe l’antidoto che la curerà dall’infezione che la sta consumando. Ecco quindi che, nei panni del rude Joe, ci troveremo ad esplorare i bayou della Lousiana, immersi fino alla vita in acque melmose e circondati non solo dai già noti Micomorfi che infestano la proprietà dei Baker ma anche da simpaticissimi e letali coccodrilli infetti. Le nostre armi principali, in questo caso, saranno le doti di Joe come esperto cacciatore e soprattutto i suoi granitici cazzotti. Eh si, al pari di Chris nel DLC Not A Hero anche Joe Baker potrà fare affidamento sui suoi pugni per uscire dalle situazioni più complesse. In realtà da quasi tutte le situazioni, essendo le sue mani le armi principali con le quali affronteremo queste due o tre ore di gioco. Molto simpatica e decisamente in linea con le caratteristiche del personaggio le possibilità di creare sia lance che bombe rudimentali partendo da oggetti di scarto, cosa che consentirà a noi giocatori di avere qualche possibilità di sopravvivenza in più nelle paludi della Louisiana. Un’altra cosa che personalmente ho molto apprezzato è la preponderanza del lato da B Movie di Resident Evil 7: Biohazard che trova nelle estemporanee mosse di wrestling di Joe e nel suo prendere a cazzotti qualunque cosa gli si pari davanti la sua massima espressione. E, lo ammetto, prendere a schiaffi i Micomorfi, specialmente ricordandomi di come il povero Ethan fosse del tutto inetto nel corpo a corpo, è stata una vera e propria soddisfazione. Sul fronte della trama non mi dilungherò troppo, non voglio farvi spoiler, ma posso garantire che un paio di colpi di scena (specialmente sul finale) riescono a regalare al giocatore un epilogo degno a questa nuova avventura di Capcom.

Giunta a circa un anno dalla prima release del titolo, la Resident Evil 7: Biohazard – Gold Edition è la summa dell’esperienza targata Capcom, in grado di irretire i fan della saga e i nuovi giocatori. Le atmosfere cupe del bayou della Louisiana e la rinnovata varietà di situazioni che vengono proposte nei nuovi DLC riescono a bilanciare un gameplay legnoso e un’esperienza di gioco che, senza VR, si potrebbe tranquillamente definire mediocre. Come già accennato, sul fronte tecnico il titolo non può essere definito in altro modo se non encomiabileineccepibile e caratterizzato da un ottimo comparto grafico e un sonoro decisamente sopra la media. Purtroppo la durata complessiva del titolo, DLC compresi, non supera le quindici ore circa. Certo, non è poi una grande discriminante, ma chi è mai del tutto sazio di Resident Evil?

Gamer dal 1990, complice un NES è diventato un essere mitologico, metà uomo metà pad. Nato per partenogenesi dal dio Chaos, si narra che nel suo pizzetto viva un troll viola del tutto simile a Trevor Phillips. Tra una sessione di gaming e l'altra è riuscito a procreare e la stirpe, sorprendentemente, è umana. Sincero, arrabbiato e politicamente scorretto, ama Halo alla follia, tanto da chiamare la figlia Cortana.