Dagli autori di Nail’d arriva Mad Raiders, un gioco pieno di fango, salti impossibili e acrobazie folli, in una recensione piena di eccessi (di velocità).
La passione per i giochi di guida ha subito alti e bassi in tutta la mia carriera di giocatore. Ho passato infinite ore fra Out Run e Pitstop, mi sono consumato le pupille in Lotus Esprit Turbo Challenge su Amiga e con WipEout 2097 sulla prima PlayStation, ho sbraitato come un ossesso contro ogni sassolino nelle lunghissime competizioni dei vari Colin McRae Rally (e poi DiRT), ma è in Motorstorm che ho trovato quella follia automobilistica per lungo tempo inseguita. Non tanto il primo, quanto il secondo, che mi ha incollato al video per giorni e giorni grazie a delle piste bellissime, una varietà di mezzi e situazioni fantastiche, ma soprattutto per quell’aspetto tattico che ti costringeva a dover sfruttare la tua vettura al massimo delle possibilità per vincere.
Il terzo capitolo delle avventure fuoristrada di Evolution Studios l’ho gradito comunque, anche se la derivazione spettacolare alla Michael Bay ha un po’ travisato il concetto base del gioco originale. Ciò detto, in questi anni i titoli basati su gare pazzesche fuori strada hanno avuto un momento di vera gloria, segnato in particolar modo da Pure e dal più recente Nail’d. Proprio con quest’ultimo il qui presente Mad Raiders ha parecchio da condividere, in particolare lo stesso team di sviluppo, quei Techland che da qualche tempo a questa parte non stanno proprio brillando nel firmamento videoludico moderno. Certo, Dead Island non era male, pur con tutti i suoi limiti, però dalla nostra memoria (in particolare dalla mia, visto che me lo sono dovuto recensire) difficilmente si cancellerà il terribile Call of Juarez: The Cartel, a riprova di una schizofrenia produttiva alquanto preoccupante. Questi continui sbalzi qualitativi purtroppo non hanno risparmiato neanche il qui presente Mad Riders, che a conti fatti sembra la versione “lite and diet” del ben più ciccioso Nail’d.
Anche fare le “penne” è considerata un’acrobazia.
Ovvio, direte voi, questo è un titolo distribuito con la formula del digital download (quindi unicamente XBLA e PSN), quindi non si può certo pretendere di avere le stesse identiche caratteristiche di un prodotto venduto a prezzo pieno nei negozi. Pacifico, ci mancasse altro, però questo non può certo essere un giustificativo per tirare fuori un prodotto mediocre, assemblato giusto per far cassa. L’idea di base del resto è abbastanza evidente: sfruttare un motore rodato, con dinamiche ben note, per dare vita a un gioco non troppo impegnativo e in grado di regalare qualche ora di sano divertimento. Poteva essere anche una buona idea, ma la realizzazione di Mad Riders sfortunatamente è minata da tante piccole problematiche, che finiscono col pesare non poco sul gameplay. E dire che la prima ora non è così male, perché con i suoi dieci campionati, suddivisi in sette gare ciascuno, la longevità sembrerebbe garantita. Purtroppo ci si rende presto conto che le competizioni si basano quasi esclusivamente sull’arrivare fra i primi tre, con pochissime varianti, caratterizzate dalle classiche sfide a tempo e, raramente, contro il ghost di un misterioso avversario. Non mancano neppure sfide checkpoint e acrobatiche, ma entrambe sono ambientate su arene identiche, con pochi diversivi sul tema.
Mano a mano che si prosegue nella propria carriera di pilota è possibile sbloccare nuovi mezzi, differenti skin e look per il nostro pilota (compresi alcuni piuttosto pittoreschi, tipo quello da zombie e da scimmione). I punti esperienza si guadagnano vincendo gare e compiendo diverse acrobazie lungo i percorsi, come gli immancabili giri della morte e rotazioni suicide di varia natura. Non solo, compiendo queste mosse scavezzacollo, incrementeremo la barra del turbo, necessaria per compiere balzi pazzeschi, un po’ come quelli presenti in Nail’d, seppur un filo meno esagerati. Questo boost può essere inoltre rimpinzato raccogliendo dei particolari gettoni rossi presenti in pista, a cui si affiancano delle varianti blu, che possono essere sfruttate per agevolare l’apertura di scorciatoie segrete.
Non è il caso di atterrare di testa…
Il ritmo di gara è sempre frenetico, quasi convulso a tratti, ma l’intelligenza dei nostri avversari lascia alquanto perplessi e alla fine vincere o perdere dipende più che tutto da quante volte ci schiantiamo contro gli elementi del circuito o dai voli nel vuoto a seguito di qualche salto poco accorto. Non ci vuole poi molto a rendersi conto che in un paio di pomeriggi è possibile portare a termine il gioco senza particolari problemi, dato che le uniche competizioni un filo rognose sono quelle a tempo, mentre per le altre la sfida è ridotta ai minimi termini. Ci si mette di traverso anche la pochezza del parco vetture a disposizione, visto che alla fine son tutti quad, più o meno modificati come aspetto e potenza, ma con ben poche differenze in quanto a modello di guida, che rimane sostanzialmente quello. Pollice verso anche per l’impatto tecnico: la versione provata, quella PS3, sembrava uscita da una di quelle conversioni multipiattaforma di qualche anno fa. Texture mediocri, frame rate ballerino, assenza pressoché totale di antialias… e come se non bastasse, in più occasioni il gioco si è piantato, costringendomi a spegnere brutalmente la console.
Mad Riders insomma è un titolo che non offre un granché in termini di puro divertimento, si limita a riproporre idee viste e straviste e si salva da un’insufficienza solo grazie a un prezzo di vendita effettivamente molto più basso rispetto alla media.