Don Schmocker, prima di arrivare al Ludicious per presentare il suo Far, l’endless story in un deserto distopico, ha studiato all’Università delle Arti di Zurigo, una fucina di talenti per il videogioco svizzero. Negli ultimi dieci anni, infatti, la Svizzera ha dato la possibilità a moltissimi developers di iniziare il proprio percorso, la propria carriera dalla struttura accademica, per poi condurli a confrontarsi con il mondo esterno al Ludicious. Oltre a essere nel team che ha sviluppato e creato Schlicht, il pluripremiato indie del Ludicious, Schmocker ha anche portato alla luce FAR, un progetto che arriva direttamente dalle sue mani.
In Far il giocatore assume il ruolo di un macchinista che guida il suo veicolo attraverso il paesaggio infinito di una distesa d’acqua oramai seccata. Attraversando monti e soprattutto affrontando il vento che lo trattiene nel suo incedere, il viaggio conduce verso una direzione sconosciuta, ma soprattutto lontanissima: tutti i cartelli stradali disseminati per il nostro percorso indicano un obiettivo a più di 180km, una distanza enorme per un piccolo macchinista che porta avanti il proprio veicolo grazie alla combustione di oggetti raccolti per strada. Ogni metro di strada percorso è un successo e un passo in avanti verso il traguardo che non si sa cosa possa nascondere. D’altronde durante il pitch alla Game Connection Awards, Don Schmocker è stato chiaro: non è tanto l’obiettivo, quanto il viaggio, quel viaggio in solitaria che ti costringe a essere da solo con le tue stesse forze per arrivare al tuo scopo, che dovrebbe cambiare per sempre la tua vita.
Il nostro veicolo, eccessivamente minimalista, si alimenta, come già detto, con la combustione di oggetti raccolti durante il nostro cammino, che sarà a scorrimento laterale senza elementi in terza dimensione. L’unico tasto azione da poter utilizzare è quello per raccogliere e lasciar cadere ciò che troviamo dinanzi a noi, ma bisogna attenzione a non farlo con gli oggetti che ci siamo lasciati indietro perché il nostro veicolo, nel frattempo, continuerà a macinare metri e ci lascerà indietro: non verrete mai abbandonati, perché l’energia dura davvero molto poco, quindi avrete tempo di recuperare la strada persa, ma vi troverete costretti a una traversata molto lenta e cadenzata del territorio rimasto oramai arido e privo di elementi vitali. Chiaramente ci siamo imbattuti in un prototipo che ha ancora alcuni aspetti da perfezionare, come la compenetrazione poligonale in moltissimi dei tasti del veicolo: con tutti i pulsanti da premere per attivare l’ascensore, il motore, le vele da issare o anche per attivare i sistemi antincendio, ci siamo accorti che non sempre il sistema era pronto a recepire quanto volevamo, con il nostro macchinista che oltrepassava il pulsante sembra necessariamente premerlo. Risolti questi problemi sicuramente FAR può essere un endless game che può trasmettere qualche sensazione particolare, ma a lungo andare, fatto salvo qualche idea innovativa che possa migliorarne l’esperienza e l’interattività, potrebbe annoiare facilmente. Soltanto dopo qualche minuto ci siamo scontrati con qualche impedimento durante il tragitto del nostro veicolo, ma la risoluzione è sempre affidata alla pressione di qualche pulsante e l’attesa, eccessiva sicuramente, del movimento delle carriole che andavano ad azionare.
Artisticamente FAR è indubbiamente una perla, per la sua tematica molto arida e per le sue ambientazioni decisamente particolari, ma non avendo una componente narrativa vincente e che possa accattivare il prodotto resta difficile trascorrere moltissimo tempo in sua compagnia senza domandarsi dove stiamo realmente andando. Col beneficio dell’essere ancora un prototipo, però, restiamo in attesa di maggior fortuna per quello che è un progetto artistico molto interessante e che Don Schmocker speriamo possa portare a compimento nell’immediato futuro.