Katamari Damacy Reroll Recensione, “Rotolare” dal ridere distruggendo città e pianeti

Katamari Damacy Reroll

“Apelle figlio di Apollo, fece una palla di pelle di pollo. Tutti i pesci vennero a galla per vedere la palla di pelle di pollo, fatta da Apelle, figlio di Apollo”. L’unico problema è che in Katamari Damacy Reroll, i pesci potrebbero essere parte della palla, o katamari se preferite. E non ci saranno né Apelle né Apollo, sostituiti dal Principe e dal Re del Cosmo. Un minimo di introduzione prima di buttarci a capofitto nella recensione vera e propria forse è d’obbligo, dal momento che sì, quella di Katamari è indubbiamente una serie che in molti non conoscono qui da noi, a prescindere dal fatto che la sua popolarità, specialmente nella terra del Sol Levante, non ha mai dato segni di cedimento. E poi, se vi parlassimo del gioco “ex abrupto” rischieremmo solo di confondervi la psiche. Katamari Damacy è il primo gioco uscito della serie a marzo del 2004, originariamente su PS2 nel solo Giappone e, poco dopo, negli Stati Uniti. Il suo creatore, Keito Takahashi, nasce come scultore, per poi divenire sviluppatore nell’intento di diffondere la sua idea che l’arte può, e a volte deve in certa misura, anche far ridere. E Katamari Damacy Reroll, esattamente come fece l’originale all’epoca, fa ridere, e tanto. Certo, è richiesto un senso dell’umorismo particolare, diremmo quasi Nipponico, ma nemmeno solo quello. Perché in Katamari Damacy Reroll la comicità tipica giapponese si fonde con una sempreverde corrente che ha visto, negli ultimi anni, una rinascita e uno sviluppo sempre più esteso in ogni media, dal cinema alla tv a youtube: il NONSENSE. Il paradosso è che per proporre un contenuto senza senso, bisogna far sì che abbia un senso tutto suo, in modo da trasportare chi osserva/gioca in un universo parallelo dove le regole, pur essendo completamente stravolte e rigirate, sono state in qualche modo definite.

Katamari Damacy Reroll

Sento il Cosmo

In questo Katamari Damacy Reroll insegna, e ha insegnato in effetti, mantenendo costante il livello qualitativo del suo personalissimo nonsense per tutte le uscite successive, da We Love Katamari (PS2, 2005), a Me and My Katamary (PSP, 2005), passando poi per tutti i capitoli minori su mobile. E ritornando, in un CERCHIO perfetto (capito? Cerchio, palla…) al primo capitolo rimasterizzato per la generazione corrente di console, Katamari Damacy Reroll, remaster del capostipite del 2004. Sento il cosmo. Lo percepisco: siete pronti per saperne di più sul gioco. Tutto inizia quando il gigantesco (grande come un pianeta) re del Cosmo distrugge accidentalmente, ma forse no, tutte le stelle del cielo. “Sì, siamo stati cattivi. Molto cattivi. Ma è stato bello <3” ci tiene a farci sapere nostro padre. Dal canto nostro, noi siamo di certo una delusione per lui, dato che le nostre misure non sono certamente all’altezza delle sue. E non pensate male per favore. Stiamo parlando del fatto che noi, il principe, siamo alti “suppergiù, due mele o poco più”, e nonostante questo ci viene affidata dallo strambo (ma stiloso a modo suo) re del cosmo la ricostruzione delle stelle distrutte. Ed è qui che la faccenda si fa complessa, perché per farlo veniamo introdotti, come se fosse la cosa più naturale del mondo, al katamari, ovvero una palla appiccicosa che noi, il principe, faremo rotolare spingendola a mano per i livelli catturando nel percorso tutti gli oggetti, gli animali, le piante, le persone, qualunque cosa ci capiti a tiro. Salvo poi, alla fine del livello, affidare al magnanimo padre il frutto delle nostre fatiche, il katamari, compreso di tutto ciò che vi è rimasto attaccato. Katamari che poi verrà spedito nello spazio, a sostituzione delle stelle perdute.

Katamari Damacy Reroll

Tuttavia, dicevamo, ci sono delle regole. Gli oggetti che aderiscono al katamari di volta in volta devono essere più piccoli del katamari con cui cerchiamo di catturarli, altrimenti rimarranno ben saldi dove sono, o comunque non riusciremo ad assorbirli. Inoltre, alcuni animali, o le persone, se ci toccheranno mentre il nostro katamari è troppo piccolo ci sbalzeranno all’indietro, facendoci perdere alcuni oggetti dalla palla. Stessa sorte, la diminuzione di volume del nostro strumento di cattura, ci toccherà qualora dovessimo scontrarci con troppa forza su determinati ostacoli fissi, come lampioni o muri. Quando il katamari passa su un oggetto e lo ingloba, questo resta appiccicato sulla sua superficie, fino a ricoprirlo completamente, e, in seguito, gli oggetti si affastellano gli uni sugli altri alla rinfusa, casualmente.  Inoltre, il concetto di “dimensione” viene preso con manica abbastanza larga dal gioco, considerando le grandezze degli oggetti che calpestiamo e facendone una media, potremmo dire. Se il nostro katamari è di, diciamo, 10cm, possiamo portare con noi altri oggetti rotondi di diametro inferiore a 10cm, ma anche alcuni oggetti ben più lunghi di 10cm, a patto che siano molto più stretti. Il primo effetto notevole di questa selezione dimensionale particolare è visibile nel modo in cui il katamari rotola, e rende il risultato finale assolutamente imprevedibile, con una palla sempre diversa, che propriamente palla quindi non sarà, anche qualora raccogliessimo gli stessi identici oggetti in due diverse rotolate. Come dicevamo, regole, e anche ben definite. Definite per rendere il resto del gioco…indefinibile. Siete già confusi? Bene. Perché non è finita qui.

Katamari Damacy Reroll

Niente e nessuno si salverà

Il titolo si sviluppa attraverso diversi livelli, con ciascuno una sua durata temporale predefinita a monte. Alcuni livelli, sbloccabili da un certo punto in poi, differiscono dal trend generale, inserendo temi particolari fra gli obiettivi (raccogli solo granchi, raccogli più corone che puoi ecc.), ma l’obiettivo dei livelli principali è semplice: raggiungere una dimensione prestabilita con il nostro katamari. Ma anche quando la raggiungeremo, il livello non terminerà, e la sessione continuerà fino allo scadere del tempo, permettendoci di espandere ulteriormente il katamari, aggiungendo oggetti sempre più grandi alla nostra collezione. Collezione che è consultabile in game, dall’hub principale, che assume le forme di un piccolo pianeta dove sono distribuite mini-strutture, ciascuna esemplificativa di un setting del gioco. Possiamo quindi andare a ricontrollare, e qui vi stiamo chiamando in causa voi tutti completisti folli, quali e quanti oggetti siamo riusciti a far rotolare con noi, quanto grandi, e anche leggere le descrizioni dei suddetti oggetti, spesso esilaranti. E ingrandisci ingrandisci, vi accorgerete che tutto, ma proprio TUTTO in Katamari Damacy Reroll può essere inglobato. Ed anzi, la soddisfazione più grande del gioco è proprio non solo il vedere il katamari contorcersi e rotolare per via dei poveracci che vi abbiamo incluso (che sono elencati nella collezione uno ad uno ciascuno CON NOME E COGNOME DISTINTO. Pazzia), ma piuttosto il ripassare su porzioni del livello più volte con katamari di diverse dimensioni, e vedere oggetti che in precedenza ci avevano intralciare diventare “parte della ciurma, parte della nave”. Palazzi compresi. Solo palazzi? Pensate più in grande. Isole comprese. Fino a che, senza colpo ferire, ogni elemento sulla superficie della terra, a parte l’acqua, sarà sparito, ingoiato dalla nostra pur sempre pucciosa e ingenuamente allegra figura di principe.

Katamari Damacy Reroll

E niente, la storia è “tutta qua”. Percorri i meravigliosamente insensati livelli, farciti di personaggi normali, bambini, cani, gatti, di oggetti di tutti i giorni, cancelleria, cibo, ma anche di cose come due persone unite mani e piedi a formare una ruota che vi inseguirà per respingervi, o un gigantesco supereroe che fa una mossa di wrestling a un mostro nel mare. E così facendo, costruisci nuove stelle. Una sotto trama vede una famiglia di cui non sappiamo (e non sapremo) praticamente nulla seguire la vicenda dal punto di vista umano, in una maniera tanto…normale, tanto non spettacolare da contrastare con il resto del gioco e risultare divertentissima. Come lo è tutto il gioco del resto, che pur non puntando ad una longevità estrema ha dalla sua il fattore “rigiocabilità” dei singoli stage, che ci incentivano a migliorare la nostra prestazione iniziale, e una curva di difficoltà che non permette, da un certo livello in avanti, di prendere con leggerezza i limiti temporali imposti. Ma non solo, perché oltre al tempo il vostro più grande nemico in Katamari Damacy Reroll saranno i controlli. Lasciamo stare quelli che sfruttano il sensore di movimento, inutilizzabili, ma anche con il setup base dei controlli si rende necessaria una certa comprensione dei movimenti del katamari, a seconda di quali oggetti abbiamo raccolto. Una volta capito “come gira il mondo”, o meglio, come gira il katamari, siamo certi che chiunque possa diventare un maestro di accelerate, frenate, cambi direzionali folli e quant’altro permetta la mistica palla di oggetti. Presente, ma non eccezionale, la modalità multiplayer, una semplice gara a chi riesce a creare la palla di oggetti più grande (alla Agar.io per intenderci). Non è decisamente per giocarlo con amici che vi immergerete nel mondo insensato di Katamari.

Un gioco semplice, immediato e divertente. Proveniente da un passato non troppo remoto, ma abbastanza da permettere di apprezzare il restyling grafico, che ravviva i colori, fluidifica i movimenti, affila e rifinisce i contorni degli oggetti in game, pur lasciando loro l’aspetto spigoloso che avevano in origine su PS2. E, soprattutto, un grandissimo plauso va alla colonna sonora, che si prende davvero, davvero tanto sul serio, proponendo sonorità e melodie impegnate e variegatissime, salvo poi cantarci e raccontarci dei testi dedicati specificatamente al katamari, unico vero grande amore di chiunque giochi a Damacy Reroll da ora in avanti. “Ti voglio nella mia vita, arrotoliamoci insieme. Diventiamo una stella nel cielo, io e te.” Ci viene detto. E come dirgli di no? Non ha senso, ma ha molto senso. E’ facile, ma è anche impegnativo. Ma soprattutto, non è invecchiato di una virgola. Fidatevi, e lasciatevi catturare nel katamari: non ve ne pentirete. Lo sentiamo nel Cosmo.

Vive in simbiosi con la sua Switch, segnato da un'infanzia vissuta solo sulle console Nintendo portatili. Persino la sua prima console Sony è stata la portatile PSP, il che è tutto dire. Monta video da quando erano ancora di moda gli AMV su Dragon Ball, e si usava Movie Maker pensando di essere i nuovi Spielberg. Malato di giochi competitivi ed E-sport, ma anche dal lato opposto dello spettro di GDR e Story Driven, pochi titoli si salvano dalle sue spire, e solo perchè ogni tanto deve anche nutrirsi e dormire. Ha scritto questo testo, ma di solito non parla di sè in terza persona. Così, per dire.