Judgment Recensione

Judgment

Kamurocho è un quartiere che pulsa di vita propria. Tra le strade addobbate di luci al neon, sale giochi, karaoke e locali per adulti ogni persona ha una storia da raccontare, e queste storie si intrecciano l’un l’altra creando l’anima di questo quartiere così iconico – ispirato all’area di Kabukicho a Tokyo – che ormai conosciamo a menadito dai tempi del primissimo Yakuza. Il team Ryu Ga Gotoku (che è anche il nome giapponese della saga di Yakuza), dietro a questa serie di famosi titoli di Sega, ha pensato bene di non lasciare andare questa cittadina così iconica una volta finita la storia di Kazuma Kiryu con Yakuza 6, decidendo di raccontarci altre interessanti vicende legate a Kamurocho. In attesa di Shin Yakuza, storia totalmente nuova legata a un nuovo protagonista, arriva Judgment, un nuovo titolo che prende a piene mani dall’esperienza di storytelling e gameplay del suo predecessore, aggiungendoci alcune caratteristiche uniche. Dopo aver esplorato ancora una volta ogni vicolo di Kamurocho, stavolta vestendo i panni dell’investigatore privato Takayuki Yagami, siamo pronti a raccontarvi di questa nuova intrigante storia, legata sempre alla criminalità organizzata giapponese, ma stavolta vista da un punto ben diverso.

Judgment: azione e mistero conditi in salsa giapponese

La storia di Judgment inizia in uno studio legale di Kamurocho, dove lavora il neo avvocato Takayuki Yagami, astro nascente del settore dopo essere riuscito a scagionare il giovane Shinpei Okubo dall’accusa di omicidio, fatto eccezionale dato che, come ci ricorda il gioco, il 99% dei processi in Giappone finiscono con una condanna. La carriera idilliaca di Yagami viene stravolta un mese dopo il suo primo grande successo, infatti una telefonata gli rivela che il suo cliente, Okubo, è stato accusato di omicidio dopo aver accoltellato la sua fidanzata con cui conviveva e aver dato fuoco alla casa. Inutile dire che parte delle colpe del sospettato ricadono anche su Yagami, marchiato come un avvocato senza scrupoli che pur di vincere ha fatto assolvere un assassino. Tre anni dopo queste vicende ritroviamo Yagami nelle strade di Kamurocho, con un abbigliamento molto più ribelle rispetto ai classici completi ingessati da avvocato. Il protagonista ha infatti abbandonato il mestiere per diventare un investigatore privato, accompagnato dal suo fido assistente Kaito, ex Yakuza dall’aspetto truce, ma dall’indole bonaria. La nuova vita da detective non sembra pagare molto bene per Yagami, dato che i casi a cui lavorare scarseggiano se si tolgono le indagini su presunti tradimenti commissionati da mogli gelose. Un giorno però l’ex studio legale in cui Yagami lavorava e con cui ha sempre conservato un ottimo rapporto, gli affida un caso legato a una misteriosa serie di omicidi. Alcuni yakuza provenienti da Osaka sono morti in circostanze misteriose nelle strade di Kamurocho, il tutto fa pensare a una lotta tra bande, ma il fatto che a ognuna di queste vittime siano stati cavati gli occhi lascia presupporre a qualcosa di più sinistro di una semplice scaramuccia tra fazioni rivali. Il nostro detective dovrà dunque indagare per dimostrare l’innocenza di Hamura, vice capitano della famiglia Matsugane, degli yakuza affiliati al Clan Tojo che i fan dei titoli precedenti ricorderanno bene. Hamura è infatti accusato dell’omicidio dell’ultima vittima ritrovata, infatti delle telecamere lo hanno ripreso mentre litigava con l’uomo ormai deceduto.

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Questo è l’incipit del primo capitolo di Judgment sui tredici totali, e vi assicuriamo che è solo la punta dell’iceberg di una faccenda molto più grossa e intricata di cui ovviamente non vogliamo svelarvi oltre. Vi diremo soltanto che la storia è scritta davvero bene, riuscendo a coinvolgere il giocatore dall’inizio alla fine, senza punti morti o fasi confusionarie. Ogni nuovo elemento introdotto nella trama, per quanto possa sembrare slegato dalle indagini sui casi di omicidio, pian piano acquisterà senso, e il puzzle si ricomporrà perfettamente nel finale, esplosivo e pieno di colpi di scena ben gestiti, dove nulla sarà lasciato al caso e tutta la vicenda acquisirà un senso, ormai una cosa rara nelle narrazioni degli ultimi anni. La saga di Yakuza è principalmente conosciuta per i suoi personaggi sopra le righe, le tantissime attività secondarie da svolgere e l’ambientazione che rispecchia fedelmente uno staccato di vita giapponese, ma non dimentichiamoci che le storie che ha narrato (in cui entra di diritto anche Judgment) sono tutte di qualità eccelsa e sono sempre state il vero motore di questa saga. La trama di Judgment è particolarmente riuscita perché le vicende narrate si slegano da quelle legate alla storia di Kazuma Kiryu, che dopo ben sei capitoli iniziavano a far sentire la stanchezza dovuta alla lunghezza della saga, nonostante la qualità sia sempre stata alta. Con l’introduzione di nuovi personaggi e un punto di vista diverso da quello della malavita giapponese (anche se comunque mantiene un ruolo importante), si è riusciti a dare una svecchiata alla componente narrativa, facendola diventare un mix tra un film action, con le classiche scene esagerate che il team di sviluppo ama da sempre inserire (e noi amiamo loro per il loro gusto tamarro), e un poliziesco fatto di indagini e misteri da svelare.

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Tutto questo mix non poteva venire bene senza un cast degno di nota, e Judgment riesce a proporre una valida alternativa al carisma di personaggi ormai divenuti storici come Kazuma Kiryu e Goro Majima per citare i più famosi. Yagami è basato sull’aspetto di Kimura Takuya, uno degli attori e personaggi dello spettacolo più famosi nel paese del Sol Levante. Forse questo nome in Occidente non dirà molto, ma la sua interpretazione anche in fase di doppiaggio è ottima (diamo per scontato che lo si giochi in giapponese per apprezzare ogni sfumatura dei personaggi). Il resto del cast è ben costruito: Kaito, il nostro aiutante è forte e generoso e ci affezioneremo subito, così come i vari personaggi dello studio legale di Genda-Sensei dove lavorava Yagami. Anche gli antagonisti sono rappresentati egregiamente, ognuno spinto da motivazioni differenti con un background che pian piano verrà svelato. Le diverse sfaccettature di questi personaggi sono rese così bene da farvi provare odio estremo verso alcuni di loro, tanto che non vedrete l’ora di prenderli a mazzate nei denti per sfogare l’ira che si sono meritati. Nel complesso la componente narrativa di Judgment è promossa pienamente, chi cerca una storia ben scritta all’interno di un videogioco non avrà di che lamentarsi, ve lo assicuriamo.

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Judgment : I pericoli del mestiere di detective

Per quanto riguarda il gameplay, il gioco è diviso in due anime ben distinte, legate al combattimento e alle fasi investigative. Le strade di Kamurocho non sono molto sicure, e spesso dovrete cimentarvi in coreografie di battaglia per rimettere a posto qualche teppistello o difendervi da qualche yakuza maldisposto nei vostri confronti. Il Combat System riprende a piene mani quanto visto negli ultimi capitoli di Yakuza. Yagami rispetto a Kiryu è più agile e coreografico, potendo optare per due stili ben distinti: la Gru basata su ampi calci rotanti e salti molto spettacolari, adatta per combattere contro gruppi di avversari; la Tigre invece è veloce e potente con manovre più dirette e letali, utile soprattutto per gli scontri uno contro uno. I combattimenti non offrono però tecnicismi eccessivi, basandosi prevalentemente sullo spettacolo visto su schermo e le acrobazie che potremo far compiere a Yagami. La componente fondamentale delle battaglie è la barra EX, composta da sei segmenti, ogni carica ci permetterà di fare una mossa EX, ossia le vecchie Heat Action, che in sostanza sarà un filmato in cui il nostro protagonista eseguirà una mossa altamente scenografica con cui massacrerà i malcapitati di turno. La varietà di questi attacchi è ampia, anche se non tanto quanto quelle usate da Kiryu. Abbiamo notato una minor propensione nell’utilizzo delle armi di Yagami, che si limiterà a bastoni e altri oggetti contundenti trovati per strada, o le classiche biciclette o coni del traffico da spaccare in faccia ai malviventi. Non ci sarà la possibilità di utilizzare armi da fuoco o da taglio (anche se i nemici le avranno) o di equipaggiarle in precedenza per averle pronte durante lo scontro. Probabilmente questa scelta è stata fatta per il ruolo di Yagami, che essendo comunque un ex avvocato si limita a seguire maggiormente la legge senza esagerare nel suo diritto alla difesa, anche se questa convinzione verrà meno dopo aver visto certi tipi di mosse.

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Tra le novità del sistema ci sarà la possibilità di usare i muri come trampolino per eseguire alcuni attacchi al volo, che cambieranno a seconda dello stile da noi utilizzato. Altra cosa a cui stare attenti è la barra della vita: i nemici sono molto più agguerriti che in passato e soprattutto alcuni boss entreranno in uno stato potenziato che ci farà danni permanenti alla nostra salute, diminuendo dunque la nostra riserva di vita fino a quando non ci cureremo da un dottore o utilizzando un costoso medikit. Yagami potrà evitare questi danni letali entrando nello stato di Potenziamento EX, un power up che consuma costantemente la riserva di barre EX fino all’esaurimento. in questa modalità l’attacco e la difesa saranno potenziati e potremo accedere a mosse esclusive. I combattimenti casuali saranno sempre presenti, anche se potrete vedere gli avversari e schivarli sulla mappa, e andando avanti nel gioco queste scaramucce non offriranno la benché minima sfida, lasciando gli scontri seri soltanto ai diversi boss che affronterete. Questi, oltre a impegnarvi di più, sono sempre serviti con un corredo di cinematiche che esaltano la grandiosità della scena, che ha ancora più valore inserita nel contesto narrativo del gioco. Il combat system dunque fa il suo dovere, anche se lo abbiamo trovato meno approfondito sotto alcuni aspetti rispetto al passato, come appunto nelle EX action. Le animazioni sono ben realizzate, anche se resta una certa leggera legnosità nei movimenti e nella responsività di certi comandi, tutte eredità mai corrette della saga.

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La novità principale di Judgment risiede però nella sua anima investigativa. Sia nella storia principale che nelle varie sidequest, saremo tenuti a utilizzare le abilità di detective di Yagami. Ci ritroveremo dunque ad analizzare scene del delitto a caccia di prove, con una visuale in prima persona per analizzare meglio ogni dettaglio. La prima persona è ripresa anche per quando dovremo identificare un soggetto in mezzo alla folla o per scattare delle foto compromettenti stando attenti a non farci scoprire. Ci potremo travestire per svolgere delle indagini e ci capiterà spesso di dover pedinare un indagato, stando attenti a non farci vedere, oppure ci toccherà inseguire dei fuggitivi in un minigioco in cui tramite alcuni QTE dovremo evitare diversi ostacoli. Ma non è finita qui, infatti ci saranno anche delle vere e proprie fasi in cui dovremo dimostrare la colpevolezza di un soggetto mostrando le prove da noi raccolte, con uno stile che ricorda molto Phoenix Wright. Anzi, non mancheranno delle citazioni esplicite al classico di Capcom. La varietà portata da questa fase all’interno della struttura tipica di Yakuza è una ventata d’aria fresca nella serie, anche se questo non basta a svecchiare completamente le meccaniche classiche ancora presenti. Nonostante investigare sia generalmente divertente, le diverse fasi elencate hanno alti e bassi: abbiamo trovato molto divertenti le indagini e le fasi in cui dovremo dimostrare le nostre ragioni a suon di prove, anche se non è nulla di complesso come il titolo di Capcom già citato. Invece ci sono alcuni aspetti poco riusciti, come il pedinamento: lento e noioso che si ridurrà a giocare a 1,2,3 stella con l’obiettivo per alcuni minuti davvero tedianti. Ad ogni modo le basi del sistema di investigazione sono buone, se caso mai ci dovesse essere un seguito speriamo che queste vengano trattate in maniera più complessa e approfondita, con un valore più di peso nel gameplay generale. La progressione del vostro personaggio è basata fondamentalmente sull’acquisizione di skill point ottenuti dai combattimenti, dalle quest principali e secondarie, e nello svolgere i vari compiti nella città. Potrete poi accedere a un menu dove poter acquisire potenziamenti alla salute o all’attacco, acquisire nuove mosse per gli stili di combattimento, o migliorare la vostra efficacia da detective, ad esempio aumentando il tempo che un obiettivo impiega nell’identificarvi mentre lo pedinate o migliorando le vostre abilità di scassinatore. Un sistema semplice ed efficace, anche se dovrete farmare davvero molto per riuscire ad acquisire ogni abilità.

 Judgment : I mille volti di Kamurocho

Chi conosce la saga di Yakuza, sa che oltre la storia è presente un quantitativo enorme di attività secondarie da svolgere, e ovviamente Judgment non fa eccezione. Partendo dalle sidequest ce ne saranno in totale 50, qui rinominate come casi secondari, e seppur la qualità non sia omogenea, possiamo dire che in generale sono valide anche a livello narrativo. Se la trama principale lascia poco spazio all’ironia per le tematiche serie di cui tratta, qui invece vi ritroverete coinvolti in situazione ai limiti dell’assurdo. Tanto per farvi un paio di esempi ci siamo ritrovati ad affrontare il temibile trio pervertito che terrorizzava le donzelle di Kamurocho rubando mutandine, palpando sederi e spiando le coppiette appartate, oppure in un’altra situazione siamo corsi all’inseguimento di una parrucca volante. Queste sono solo un paio delle situazioni pazzesche che vi ritroverete ad affrontare nei casi secondari. Ci saranno poi anche casi più tranquilli, come indagini su presunti tradimenti oppure la difesa di persone indifese contro alcuni teppisti. Novità di Judgment è il sistema delle amicizie. A Kamurocho troverete 50 persone con cui potrete stringere amicizia soddisfando alcuni requisiti. Per alcuni basterà poco, come i negozianti dei minimarket che diventeranno vostri amici dopo aver speso un po’ di soldi da loro, altri invece vi affideranno delle vere quest alternative, come la ricerca di quadri perduti o il ritrovamento di alcuni gatti randagi in giro per la città. Ogni amico conquistato aumenterà la vostra reputazione in città, e per sbloccare nuove sidequest avrete bisogno di un certo punteggio di reputazione dato da quanti amici avrete in totale. Per il resto, in Judgment non mancano i minigiochi e le attività classiche della saga, come i diversi ristoranti in cui bere e mangiare, i casinò dove giocare a Poker, Black Jack e Mahjong, le freccette, il baseball batting center, le sale giochi dotate di alcuni grandi classici, con persino Virtua Fighter 5 Final Showdown in versione arcade.

Tra le novità invece abbiamo: le corse dei droni e VR Center. Yagami possiede un drone che potremo utilizzare liberamente per volare nella città e indagare in zone troppo in alto da raggiungere, ma in questo minigioco lo potremo personalizzare in stile Mini 4WD e lanciarlo in una corsa contro altri droni per decidere chi è il più veloce. Il VR Center è invece un percorso virtuale simile al gioco dell’oca, dove dovremo raggiungere il traguardo tirando un dado e spostandoci nelle diverse caselle. Ogni casella avrà un effetto diverso, come la vincita di un premio, una prova di abilità (di solito basata sullo scassinamento di una porta) o un combattimento. I combattimenti di Judgment di quest’area funzioneranno come quelli normali, ma con regole specifiche e armi uniche per questo minigioco, come ad esempio un cannone e una spada laser. Mancheranno invece alcuni grandi classici come i gestionali di hostess club o di altro genere e le arene di combattimento. A proposito di hostess, qui mancheranno, ma sarà possibile organizzare appuntamenti romantici con quattro diverse ragazze conosciute durante l’avventura, con cui potremo giocare ad alcuni minigiochi e poi dialogare per conquistarle.

La città è dunque davvero piena di attività da svolgere e potrete tenere conto di tutte queste tramite l’app KamuroGo presente nel telefono di Yagami che funge anche da comodo menu di pausa. Per farvi capire noi in 55 ore di gioco abbiamo completato tutte le sidequest e fatto amicizia con tutte e 50 le persone presenti e abbiamo svolto gran parte dei minigiochi arrivando a un completamento del 70% del totale. Chi vorrà davvero arrivare al 100% in ogni aspetto del gioco potrà impiegare anche 80 ore o anche più. Bisogna ammettere che, chi ha giocato gran parte dei titoli legati a Yakuza, sarà stufo di vedere i soliti Poker, Black Jack, o giochi tipicamente orientali come il mahjong, lo shogi o altri giochi di carte giapponesi, che risultano troppo complessi per una partita veloce. Sarebbe bello vedere un rinnovamento anche di questi minigiochi presenti sin dal primo Yakuza. Dal punto di vista tecnico Judgment fa ancora affidamento sull’ottimo Dragon Engine, motore proprietario del team. La città è più viva che mai grazie alle luci al neon e ai tanti passanti che appariranno in strada, dando l’idea di una ricostruzione molto fedele del Giappone reale. I modelli dei personaggi sono resi in maniera davvero ottima specialmente nelle scene d’intermezzo realizzate egregiamente. Su PlayStation 4 base abbiamo però notato alcuni problemi tecnici, come dei rallentamenti nelle fasi più concitate dei combattimenti ed effetti pop up degli elementi dei diversi ambienti di gioco, cosa che non avevamo notato durante una nostra anteprima su PlayStation 4 Pro.

Judgment non vuole cambiare totalmente la formula vincente degli Yakuza, ma riesce a portare un po’ di novità in uno stile di gioco sin troppo collaudato. I combattimenti tipici del genere vengono affiancati da un’importante fase investigativa che, fra alti e bassi, riesce a rendere piuttosto diversa l’esperienza di gioco. A rendere però davvero grande il nuovo titolo di Sega è una componente narrativa di alto livello, che riesce a portarci una storia avvincente dotata di personaggi carismatici e unici, sia per quanto riguarda i comprimari che per gli antagonisti. Non mancano poi le innumerevoli ore da spendere in attività secondarie. Se avete amato l’epopea di Kazuma Kiryu allora vi affezionerete senza problemi anche al detective Takayuki Yagami.

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).