Io, Robotto – Automi da compagnia: il tour della mostra che lega uomo e tecnologia

Io Robotto

Quando si pensa alla robotica non si può far a meno di immaginare tutte le innovazioni in campo tecnologico, soprattutto attuale, che fanno di alcuni robot dei gioielli di meccanica e informatica capaci di fare pressoché di tutto. Ma la domanda che ci si è sempre posti, lo sappiamo tutti, è dietro l’angolo ogni volta che una nuova tecnologia robotica viene annunciata: “potrà mai un’intelligenza artificiale replicare completamente la coscienza umana?”. E così il collegamento tra tecnologia e sociologia è necessario anche se non immediato.

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Io, Robotto – Automi da compagnia, la mostra meneghina nel dettaglio

Siamo stati alla presentazione della nuova mostra Io, Robotto – Automi da compagnia”, allestita a Milano presso Fabbrica del Vapore fino a domenica 19 gennaio 2020, curata dal giornalista Massimo Triulzi, esperto di tecnologia e appassionato di robotica, nonché co-prodotta dal Comune di Milano. Qui abbiamo potuto ammirare alla perfezione questo filo comune che lega la tecnologia e l’uomo, veicolando questo rapporto attraverso i robot e l’intelligenza artificiale, un connubio da tempo presente, perché, come lo stesso Massimo Triulzi ha dichiarato durante la presentazione del suo concept alla base dell’esposizione: “La mostra nasce con la sfida di parlare in modo differente di robot, senza necessariamente parlare di tecnologia ma in chiave umanistica”.  E la sfida, a nostro parere, è completamente vinta.

Io Robotto

Nata nel 2016 con una prima edizione a Rovereto, la mostra è stata ripensata proprio grazie alle esperienze vissute dai visitatori durante quella prima esposizione. Con l’aiuto del Comune di Milano, e con l’innovativa introduzione di Alexa che in ogni sala spiega su richiesta ai visitatori i singoli pezzi che si stanno osservando, Io, Robotto ci trasporta in un viaggio attraverso la storia degli automi da compagnia, fornendo sia spunti di riflessione su come la robotica ha accompagnato l’uomo dal gioco alle esigenze di tutti i giorni, sia un’occasione per ogni singolo visitatore per riflettere a livello personale su come ha vissuto questi robot. La mostra è aperta da un personaggio che forse non ci saremmo aspettati di trovare in un contesto simile: Pinocchio. Il curatore ci spiega subito che ha voluto appunto calcare la mano sul fatto che si tratta dell’archetipo del robot sociale: il personaggio di Collodi, infatti, è “la prima macchina letteraria ad aspirare alla vita”.

Come abbiamo già accennato, ad accompagnarci nel tour, oltre al gentilissimo Massimo, guida d’eccezione, abbiamo avuto la guida di Alexa che offre nel dettaglio descrizioni, storia, curiosità dei Robot in mostra e molto altro. Tutti coloro che vogliono avere informazioni sulle opere in esposizione possono utilizzare l’espressione “Alexa, chiedi alla guida il numero…”, indicando il numero del pezzo esposto, oppure “Alexa, spiega questa stanza”, per ascoltare una descrizione dell’ambiente in cui ci si trova.

Insomma, dopo il nostro tour possiamo senza dubbio dire che ci siamo trovati davanti una storia fatta di ricordi, scoperte e collegamenti inaspettati con altri aspetti della cultura, sia letteraria che dell’intrattenimento in generale. E siamo rimasti piacevolmente colpiti: perché una buona mostra è questo che deve saper fare: informare creando empatia, e dopo che è stata scelta questa direzione per Io, Robotto, possiamo sicuramente dire che lo scopo è stato raggiunto. Non vi vogliamo raccontare di più su ogni singolo pezzo e sulle aree tematiche ma vi invitiamo a scoprirli personalmente, lasciandovi qualche informazione utile al seguente link.

Alessia "Paddy" Padula, Production Director di Idra Editing nonché abruzzese doc, ha una grave dipendenza dalle serie tv, specialmente Doctor Who e Sherlock! Permalosa in modo pericoloso, potrebbe uccidervi per uno spoiler, quindi siete avvertiti. Il suo punto debole? Panda, koala e tutti gli altri animali coccolosi. E gli arrosticini, ma questa è un'altra storia.