Trackmania Recensione: a folle velocità su folli circuiti

Trackmania

Era il 2004 quando Nadeo lanciò sul mercato un piccolo gioiellino del genere racing game sul mercato. Stiamo ovviamente parlando di Trackmania: con una formula abbastanza semplice e un gameplay ragionato sulla competitività, il titolo riuscì in brevissimo tempo a ritagliarsi una grande nicchia di appassionati, tanto che nel giro di soli cinque anni Ubisoft mise gli occhi sul team di sviluppatori e lo aggiunse alla sua scuderia. 11 anni dopo il team il team si chiama Ubisoft Nadeo e di acqua sotto i ponti ne è passata anche fin troppa: il franchise si è evoluto, così come si sono evoluti gli eSport ed è giunto dunque il momento di una nuova, avvincente corsa, che arriva in piena linea con il cambiamento del mondo dell’intrattenimento digitale, partendo da un nuovo modello di distribuzione e abbracciando una filosofia diversa per quanto riguarda il reparto competitivo. Trackmania si mette dunque in discussione, si rilancia su PC e si rinnova per trovare il favore del tempo: missione riuscita? Assolutamente sì, anche se la partita è ancora tutta da giocare.

Trackmania

I fondamentali: velocità e controllo

Trackmania è probabilmente il racing game per eccellenza: non ci sono licenze ufficiale, non ci sono circuiti lunghissimi e tutto è lasciato in mano al giocatore che deve saper miscelare correttamente velocità e controllo. I circuiti infatti sono decisamente brevi ma pieni di insidie, in grado di minare possibili performance positive. L’obiettivo è quello di portare a termine nel minor tempo possibile una determinata pista, senza nessun radar ad indicare eventuali curve o bivi corretti ed evitando vari ostacoli, come ad esempio pilastri in gomma, dune e molto altro. Il core del gameplay è tutto qui: si gioca premendo l’acceleratore, frenando al momento giusto e controllando la vettura nei momenti più ostici. Un percorso da quaranta secondi diventa dunque decisamente impegnativo e sarà necessario concentrarsi al massimo per poter abbattere quei pochi centesimi di secondo che permettono di migliorare i tempi di percorrenza. Una sorta di enorme “test drive”, come avviene in Formula 1 per decidere la griglia di partenza ma qui è invece l’intera esperienza di gameplay, che trova il meglio di sé nel momento in cui si passa a giocare insieme ad altri giocatori.

Al comando dell’auto dunque occorre conoscere a menadito i due pilastri fondamentali della guida. Il gioco di casa Ubisoft Nadeo sotto questo aspetto non fa sconti: se i primissimi circuiti che si possono affrontare risultano molto semplici (e di base servirebbero ad apprendere al meglio i controlli e come applicarli), man mano che si prosegue nella campagna sembra quasi di dover ricominciare da zero. Non è un difetto, attenzione ma un grande lavoro di level design. Ubisoft Nadeo deve infatti riuscire a convincere e mantenere l’attenzione alta e non è assolutamente un lavoro facile quando il livello in questione per il giocatore dura più o meno dai 30 ai 45 secondi. Chiaramente un simile livello di difficoltà si traduce anche in una incredibile soddisfazione: passare quel primo checkpoint con qualche centesimo in meno di secondo e migliorarsi man mano equivale ad aver padroneggiato il circuito e si viene ripagati da un grande sorriso non appena si riesce a stare sotto un determinato tempo, magari dopo svariati tentativi.

Trackmania

Pad alla mano Trackmania risponde bene: la fisica è davvero ben curata, così come la sensazione di velocità. Gli spazi di manovra sono pochi, vanno decisi in un brevissimo spawn temporale e un singolo errore può costare un ottimo tempo. Il pilastro è il gameplay e sotto questo aspettato il team di sviluppo ha saputo svolgere un grande lavoro, senza dimenticare nessun punto fondamentale, tra cui la curva di apprendimento: le prime volte infatti sembrano sempre impossibili ma man mano che si va avanti si impara a padroneggiare anche una situazione di difficoltà che potrebbe compromettere un risultato.

Tecniche avanzate: è il nostro gioco, sono le nostre creazioni

I fondamentali della guida aiutano anche nel padroneggiare i circuiti creati dagli utenti. Sono oramai diversi anni che alcune tipologie di videogiochi debuttano sul mercato con un editor di livello ed è naturale che Trackmania abbia conservato questa peculiarità nel corso del tempo. E qui ovviamente cambia tutto: se da una parte abbiamo un level design mirato alla difficoltà, l’editor permette di fare qualsiasi cosa, da un singolo rettilineo fino ad un circuito veramente cattivo. Il team di sviluppo ha messo a disposizione due varianti dell’editor: una base, che permette di costruire un semplice circuito in un determinato tipo di ambiente ed una invece avanzata, con più opzioni a disposizione. Non è assolutamente semplice mettere mano al toolkit incluso e passeranno infatti svariate ore prima di poter essere orgogliosi di una produzione inedita da poter condividere con il resto dei giocatori.

Oltre ai circuiti, la personalizzazione e la creazione in Trackmania sono praticamente all’ordine al giorno. Tra una gara e l’altra sarà possibile modificare la vettura e anche usufruire di un editor di replay. Tutti elementi di contorno ovviamente che sono però a disposizione del giocatore nel momento in cui volesse un break dalle corse. Tra tutti gli editor quello dei circuiti è sicuramente il più interessante ed è anche quello che può dare più soddisfazioni, ma la loro presenza è un modo sicuramente utile per confermare la bontà dello sviluppo del gioco e del supporto degli sviluppatori. Considerando poi anche la complessità, tutto è studiato per poter lasciare quel senso di soddisfazione dopo la realizzazione di qualcosa di inedito.

Un altro punto di pregio di Trackmania è sicuramente il comparto tecnico. Il titolo di casa Ubisoft Nadeo infatti punta ad un estetica essenziale, quasi minimal: nonostante manchi sempre quell’esperienza di fotorealismo (non se ne sente neanche il bisogno in realtà) il gioco mostra i muscoli e graficamente è davvero bello e pulito da vedere. I 60 frame al secondo, essenziali per un gioco del genere, sono granitici, così come è granitico il multiplayer: durante alcune sessioni passate in compagnia di tanti francesi e danesi, Trackmania non ha mai avuto un singolo crash o errore. Certo, dovrebbe essere la norma ma scrivere un netcode così pulito è comunque sinonimo di voler poter al pubblico un prodotto decisamente soddisfacente.

Trackmania: l’esperienza social ed Esport: come ti cambio il modello

Trackmania evolve il suo spirito competitivo e questo se sarà un vantaggio o no lo potrà dire solamente il tempo. Ubisoft Nadeo ha infatti deciso di cambiare radicalmente l’aspetto del gioco, lanciando contenuti stagionali (le classiche Season) e introducendo un nuovo sistema di competitività al gioco e allo stesso tempo migliorando ancora di più i club. Si parte però parlando proprio della competitività in generale, che questa volta è aperta a tutti: il team di sviluppo infatti tratta Trackmania come se fosse un qualsiasi altro tipo di sport, dividendo così le categorie competitive, dividendole per fasce di esperienze diverse: non più quindi solo il circuito da Serie A, prendendo un esempio sportivo tanto caro a noi cittadini italiani ma estende il tutto anche i circuiti più dilettantistici, con competizioni basate sul rank e sulla abilità del giocatore singolo. Ed è così che si possono creare i tornei, competere in altri, commentare le competizioni, creare le proprie regole e riuscire a gestire i propri team: il team di sviluppo ha prodotto un vero e proprio set di strumenti per questo ecosistema che vanno ad implementarsi, creando così una nuova visione per gli Esport. Sono presenti anche tornei giornalieri e settimanali: Esport e competizione per tutti dunque, da chi vuole affacciarsi a questo mondo fino a chi invece mira ai tornei più grandi, dove l’abilità è tutto per poter padroneggiare.

Non viene ovviamente dimenticato il single player: le stagioni possono essere affrontate completamente in solitaria (pur rientrando poi nel ranking), così come le varie playlist. Presente anche un multiplayer da salotto (o da studio, considerando che stiamo parlando di un videogioco PC only), dove con due pad sarà possibile darsi battaglia nel più classico degli split screen.

Un grande lavoro è stato svolto anche in fase di community: Trackmania infatti introduce i club, che si legano perfettamente con il discorso di Esport. I club possono essere creati dai giocatori e ognuno ci si può iscrivere a proprio piacimento. Nei club è possibile gareggiare, condividere sticker e molto altro: si tratta di un’esperienza social integrata all’interno del videogioco stesso, che deve però la sua nascita grazie al nuovo modello di business deciso da Ubisoft Nadeo. Il nuovo racing game infatti non si compra e viene distribuito in tre versioni differente: una gratuita, che consente l’accesso agli elementi fondamentali e poi due differenti versioni di abbonamenti: la Standard Access e la Club Access, con rinnovi frequenti ogni uno o tre anni. Una grande scommessa, che però sarà vinta grazie ai live update che introdurranno sempre nuovi contenuti per ogni stagione. Il futuro dei game as a service è oramai il presente e se ad alcuni riesce farlo particolarmente bene, chissà se Trackmania riuscirà a dare il via alle sottoscrizioni triennali: sarebbe un bel cambiamento in una formula che oramai è diventata padrona di questa generazione.

Trackmania è gameplay allo stato puro. Ubisoft Nadeo si riconferma alla produzione di un gioco in grado di rispettare tutti gli standard per quanto riguarda la competitività e la difficoltà. Pad alla mano il gioco risponde bene e i fan della serie e del genere troveranno pane per i loro denti. Anche il supporto al titolo è meritevole di una grande menzione d’onore e al netto di qualche scelta stilistica apprezzata poco in fase di recensione, come ad esempio un UI poco chiara ed intuitiva, il gioco sulla carta funziona. I Club e la competitività basata per livelli aggiungo poi quel supporto necessario al titolo per renderlo ancora più accattivante. Consigliato a tutti coloro che amano il gioco competitivo e i racing game, magari alla ricerca di un’esperienza diversa e più variegata.

Alessandro muove i primi passi nei videogiochi grazie a Crash Bandicoot 2 e The Curse of Monkey Island. Il suo genere preferito restano le avventure grafiche e narrative ma ama anche gli sportivi come ad esempio FIFA (dove comunque non sarà mai bravo quanto vorrebbe). Nel tempo libero impreca per i risultati dell'Inter, legge e suona la chitarra