Yakuza Like a Dragon Recensione: Yokohama incontra i suoi eroi

Yakuza Like a Dragon

Non poco tempo fa, ci eravamo lasciati con la nostra anteprima di Yakuza Like a Dragon, il nuovo capitolo della storica saga sviluppata da SEGA che narra le vicende della malavita giapponese. Vi ricordiamo che il titolo sarà disponibile a partire dal 10 novembre per tutte le piattaforme, fatta eccezione per PS5, la quale riceverà la sua versione a partire dal giorno 2 marzo 2021.

Nel caso in cui abbiate già letto il nostro articolo precedente dedicato alla celebre saga di Yakuza, saprete benissimo la barra delle aspettative posta da noi di GamesVillage.it. Principalmente, il cambio radicale avvenuto nel gameplay e protagonista di questa avventura sono solo alcune delle poche innovazioni che ci hanno spinto a desiderare di poterne sapere e vedere di più. Siamo nei panni di Ichiban Kasuga, uno sfortunato ragazzo nato all’interno di una delle malfamate soapland del Paese del Sol Levante. Dopo una rocambolesca gioventù senza aver avuto occasione di poter conoscere i suoi veri genitori, il cane randagio riesce finalmente a trovare un punto di riferimento in Masumi Arakawa, patriarca dell’omonima famiglia della yakuza. In seguito a circostanze che non vi sveleremo, il ragazzo è costretto ad assumersi la colpa di un omicidio non commesso da lui, ai danni di un membro del Clan Tojo, di cui il gruppo Arakawa faceva parte. Dopo ben 18 anni di reclusione per il suo amato superiore, Ichiban si ritrova in un Giappone a lui sconosciuto, dove molte delle sue conoscenze hanno deciso di cambiare vita. Come riuscirà il nostro eroe a cambiare le sorti dello Stato asiatico?

Yakuza Like a Dragon

Yakuza Like a Dragon: come un drago

Ne avevamo parlato in breve durante il nostro provato di Yakuza Like a Dragon, tuttavia, ora possiamo finalmente comparare appieno le due figure principali della serie: Kazuma Kiryu e Kasuga Ichiban. Sebbene le differenze siano molte, caratterialmente parlando, crediamo che i protagonisti riescano a sfoggiare un certo fascino apprezzabile da tutti. I fan storici della saga sicuramente potranno trovarsi un po’ spaesati dalla mancanza del Drago di Dojima, però dobbiamo dirlo: Ichiban è il perno del settimo capitolo. Nonostante il suo carattere sia molto più ingenuo e, a tratti, bonaccione rispetto al precedente protagonista, siamo dell’opinione che la sua riuscita finale sia eccellente. Siamo catapultati in un mondo di illegalità, dove odio e sotterfugi regnano sovrani, eppure Yakuza Like a Dragon vuole mostrarci come persone dall’animo gentile possano prevalere sui malfattori. Insomma, proprio come Dragon Quest!

Lo stesso mantra del videogioco è la comparazione del celebre JRPG, dove lo stesso Kasuga è colui che lo cita più e più volte, dando voce al suo desiderio di voler diventare un eroe di cui ci si può fidare. Una strana premessa, soprattutto se fatta da un ex criminale, non credete? Eppure, la Carpa Drago riesce a darci una sonora lezione di vita, facendoci capire che avere ideali e valori consolidati farà sì che i nostri obiettivi si realizzino. Impossibile paragonare le somiglianze tra i due uomini, quindi, però possiamo constatare con certezza che entrambi hanno molto da offrire alla franchise e, a maggior ragione, a noi fruitori.

Yakuza Like a Dragon

Una narrativa interessante e dai temi duri

Sì, ce ne rendiamo conto: il titolo di questo paragrafo potrebbe risultare ovvio alla community della serie, visto che ogni capitolo ha saputo fornire temi maturi ed un’ottima narrativa nel corso delle avventure. Tuttavia, Yakuza Like a Dragon è stato il primo videogioco dell’omonima saga ad averci saputo offrire un punto di vista diverso dal solito, ossia quello dei più deboli ed alcuni temi non trattati molto spesso dal nostro medium. Innanzitutto, è inutile negare di come la prostituzione sia uno dei focus a cui l’opera interattiva attinge di più. Lo stesso Ichiban è nato in una soapland e già questo ci fa capire l’attenzione riposta verso l’argomento. In puro stile Yakuza, non potevamo che aspettarci un’amara riflessione concernente le motivazioni che spingono i lavoratori del settore a luce rosse di dirigersi verso questa carriera e, addirittura, perché i datori di lavoro accettano tutto questo.

Ovviamente, non poteva mancare la politica e l’equilibrio territoriale tra le organizzazioni criminali. Entrambi argomenti molto attuali e magistralmente gestiti, a tal punto che diverse volte ci siamo dovuti fermare perché pensavamo soltanto ad una cosa: e se ciò accadesse nella mia città? Se vi aspettavate una storiella semplice da seguire e dalle poche pretese, vi blocchiamo dall’acquisto dell’opera in questione. A differenza, se invece siete alla ricerca di un’ottima trama dai numerosi spunti riflessivi e temi maturi senza alcun tipo di filtro, crediamo che Yakuza Like a Dragon sia ciò che fa al caso vostro. Anzi, l’intera franchise lo farebbe!

Maturo sì… ma mai troppo!

Prima vi abbiamo parlato di come ci ha appassionato la trama di Yakuza Like a Dragon, decantandone la serietà ed i temi maturi che vengono trattati al suo interno. Ciò non toglie, però, che all’interno della fruizione vi sono un numero spropositato di attività secondarie a cui potrete partecipare. Seguire una storia così “adulta” può rendere la sessione di gioco pesante, ecco perché i ragazzi di SEGA hanno deciso di mantenere la solita struttura di mini-giochi, side quest, arene e molto altro!

Il passaggio del gameplay da un normale action con alcuni elementi di GDR e picchiaduro ad un JRPG ha inoltre reso possibile l’implementazione di un sistema di dungeon. Quest’ultimo si rivelerà molto utile ai fini del farming e alla scoperta di nuovi equipaggiamenti e nemici da affrontare. Lo stesso sistema di Lavoro arricchisce ancor di più l’esperienza. Il suddetto ha lo stesso funzionamento delle sottoclassi di un normale gioco di ruolo, per cui potrete sbizzarrirvi ad aumentare il livello e scoprire cosa avrà da offrirvi ogni impiego. Una piccola parentesi negativa va’ aperta per la versione da noi testata, PlayStation 4, a volte caratterizzata da cali di frame che hanno reso alcune frazioni opzionali e non più complesse e meno godibili dal punto di vista visivo.

Immancabile la presenza di mini-giochi storici, come il karaoke (sì, c’è anche Baka Mitai), le sale giochi ed il baseball. Adesso la loro presenza è ancora più marcata, visto che porterà dei vantaggi all’interno del vostro party. Unire l’utile al dilettevole non è mai stato così divertente. Ed è proprio questo il fascino di Yakuza Like a Dragon o, in generale, dell’intera serie: il sapersi prendere sul serio e distaccarsi dai momenti comici non è da tutti, ma il team di sviluppo ha dimostrato ancora una volta di essere un maestro nel farlo. Benvenuti a Yokohama!

I compagni di squadra: la vera rivelazione di Yakuza Like a Dragon!

Lo ammettiamo, non appena venne resa pubblica la notizia in cui veniva specificato che Ichiban sarebbe stato accompagnato da diversi membri del party abbiamo un po’ storto il naso. Credevamo che in questa maniera l’avventura avrebbe perso di serietà e dato meno spazio al vero e proprio protagonista. Fortunatamente, così non è stato, anzi.

Dobbiamo completamente fare ammenda e rimangiarci le nostre parole poiché sono proprio i componenti della squadra ad aver aggiunto qualcosa che gli altri titoli della saga non avevano: le interazioni. Ogni persona che ci accompagnerà nelle nostre missioni ha un background solido e che ogni volta che interagiamo con essi viene sempre più approfondito. Gli stessi dialoghi secondari sono ben strutturati e riescono a risultare sempre interessanti, nonostante si parli perlopiù di sciocchezze. Molte volte ci siamo letteralmente fermati per strada solo per attendere la conclusione del battibecco amichevole tra due o più comprimari, così simili nelle motivazioni ma diversi caratterialmente.

La trama ne ha solo giovato della loro introduzione. Ogni aiutante è in grado di esprimere la propria opinione senza dover soverchiare il punto principale di ogni evento, ossia il nostro caro ex yakuza. Ad un certo punto, essi diventeranno addirittura parte inamovibile della storia, e non perché non possiamo toglierceli dai piedi, ma il motivo è che diverranno dei pezzi immancabili del puzzle di Yokohama.

Il sistema dei legami accresce ancora di più la nostra conoscenza con gli amici di Kasuga, soprattutto se decidiamo di seguire attentamente tutte le mini trame conclusive per ognuno di essi.

Yakuza Like A Dragon

Gameplay cambiato, ma sarà un flop?

Finalmente arriviamo al punto che tutti stavamo aspettando: il cambio di tipologia del gameplay. Sì, Yakuza Like a Dragon come JRPG è realtà e la nuova ventata d’aria ha portato a diversi punti su cui discutere, come lo stesso avveniva per il precedente funzionamento. Il nuovo modo di combattere è, indubbiamente, gestito in maniera ottimale. In pratica, ogni feature che un normale gioco di ruolo a turni potrebbe desiderare è presente anche in questo titolo senza eccezioni. Lo stesso bilanciamento è ben gestito, cosa da non poco per un team al primo esperimento nella serie. Ogni protagonista ha una determinata classe più un lavoro, il quale corrisponde semplicemente ad una sottoclasse. Nessuno si rivelerà inutile grazie a questa struttura, visto che molti impieghi sono universali e consentono la formazione di mix di abilità più o meno interessanti.

Sfortunatamente, non tutto è rosa e fiori e ciò non esime anche il nuovo modo di giocare Yakuza. L’area più impattata dalla decisione è stata quella delle boss fight. Sebbene ci siano diversi scontri memorabili e che ci ricordano la bellezza della franchise, non possiamo negare che una grande parte di battaglie si rivela essere sottotono. Alcune addirittura sono molto simili tra di loro. Meno scene dinamiche, meno villain di spessore e meno sceneggiatura. Questo è stato il prezzo da pagare, anche se il sistema in sé si è rivelato pressoché perfetto e molto intuibile. Quindi, ci è piaciuto o no il cambio della giocabilità? Ebbene, avremmo preferito che le battaglie più importanti avessero ricevuto un focus maggiore, così come accadeva per i precedenti capitoli. Tuttavia, abbiamo apprezzato l’esperienza complessiva e speriamo che SEGA rimedi a queste piccolezze.

Noi di GamesVillage.it abbiamo apprezzato l’esperienza di gioco offerta da Yakuza Like a Dragon. Nonostante i cambiamenti di rilievo al gameplay e protagonista, ci possiamo ritenere davvero soddisfatti di come siano state gestite entrambe le aree dell’opera interattive. Come sempre, SEGA si rivela magistrale nella gestione delle attività secondarie, senza però mettere in secondo piano una trama eccellente dai numerosi spunti di riflessione e temi maturi. Peccato per alcune sezioni che soffrono di cali di frame per la versione PlayStation 4 e per la piccola presenza di boss fight memorabili con antagonisti di rilievo. Senza alcun’ombra di dubbio, consigliamo assolutamente l’acquisto del settimo capitolo a tutti i fan della serie e coloro che sono alla ricerca di un JRPG intuitivo, ben gestito e dalla narrativa di spessore.

Appassionato di videogiochi dalla tenera età di 5 anni, passando per diversi generi fino ad arrivare ai titoli eSports, coltivando una vera passione per la competizione e tutto ciò che la riguarda, soprattutto nell'ambito degli sparatutto in prima persona.