Bluepoint Games: i maestri della restaurazione tra passato, presente e…. futuro!

Bluepoint Games

Il lancio di PlayStation 5 è stato accompagnato da una sola, vera esclusiva next-gen. Parliamo ovviamente del remake di Demon’s Souls. Allo sviluppo troviamo Bluepoint Games, che ha oramai stretto un sodalizio con Sony per la realizzazione di remake e versioni remastered dei giochi esclusivi per le piattaforme del colosso giapponese. Una storia, quella di Bluepoint Games, che comincia però da lontano e con un futuro ancora tutto da scrivere, soprattutto visti i rumor sempre più insistenti che vorrebbero lo studio di sviluppo passare direttamente solo l’ala di Sony, diventando a tutti gli effetti un first party come Insomniac Games, Naughty Dog e Santa Monica.

Bluepoint GamesBluepoint Games: gli inizi e le prime remastered

Bluepoint Games nasce nel 2006. A fondarla solo Marco Thrush e Andy O’Neil, entrambi ex ingegneri che lavorarono alla serie di Metroid Prime. La sede della società si trova ad Austin, in Texas e parte subito abbastanza bene: realizza infatti nello stesso anno di fondazione Blast Factor, uno shooter disponibile in esclusiva PlayStation 3 e distribuito solamente in maniera digitale. Il team di sviluppo diventa così il primo, vero sviluppatore indie della storia moderna dei videogiochi. Certo, il loro primo lavoro non è ovviamente lo stato dell’arte e non raccoglie così tanti giudizi positivi ma è pur sempre un inizio: per la prima volta Thrush e O’Neil si vedono pubblicare un gioco da indipendenti, un concept creato e sviluppato da loro due in prima persona.

Per circa tre anni Bluepoint Games resta silente ma qualcosa comincia a muoversi. Probabilmente in Sony qualcuno deve averci visto giusto e riconosce ovviamente i meriti degli sviluppatori e così nel 2009 arriva il momento di mettere mani sulla saga di God of War. Vede così la luce God of War Collection, ancora una volta esclusiva PlayStation 3 e che come lascia intendere il nome si tratta di un porting rimasterizzato dei primi due capitoli della saga di Santa Monica. L’esperienza raggiunta con Blast Factor e la consulenza di Sony sull’hardware permette al porting (lanciato prima negli USA e successivamente in tutto il mondo) di poter godere di un’ottima accoglienza da parte di critica e pubblico. Il primo passo è stato lanciato: da qui in avanti ad Austin si lavora senza sosta per la produzione di remake e remastered. Passano infatti appena due anni e Bluepoint Games si ritrova a lavorare su altri due remaster: The Ico & Shadow of the Colossus Collection per PlayStation 3.  L’occasione di  lavorare con i lavori di Fumito Ueda permette al team di sviluppo di mettere le mani anche sopra Flower, con un altro remastered e la PlayStation Vita di PlayStation All-Stars Battle Royal. Bluepoint si attira così le attenzioni anche di altri team ed editori, ovvero Konami ed Electronic Arts. Sarà sotto la loro guida che pubblicherà gli unici due giochi multipiattaforma della sua storia, ovvero il porting di Metal Gear Solid HD CollectionTitanfall. Entrambi i titoli sono dei porting per l’oramai non più supportata Xbox 360.

Uncharted

Arrivano i restauri importanti!

Nel 2013 il curriculum di Bluepoint Games comincia a diventare importante, soprattutto per Sony. Qualcuno sa bene che PlayStation 3 ha venduto molto meno di Xbox 360 e tra l ‘assenza di retrocompatibilità e il fatto che oramai PlayStation 4 sia diventato un sistema di intrattenimento che tutti hanno in casa (ebbene sì, anche chi aveva scelta la console Microsoft nella generazione precedente), Sony alza la cornetta e commissiona immediatamente i primi, veri remaster pesanti. Parliamo dei primi tre capitoli della serie di Uncharted, che vedono la luce nel 2015, un anno prima dell’uscita del quarto capitolo principale. Il tempismo ovviamente non è casuale: Bluepoint prende il codice sorgente creato da Naughty Dog, fa un rework grafico, aggiunge i 60 frame al secondo e lancia sul mercato una collection davvero imperdibile per tutti coloro che vogliono scoprire le avventure del ladro gentiluomo. Subito dopo è la volta di tornare a guardare ad Oriente, dove tutto era iniziato, con la remastered del primo Gravity Rush. Sono i due prodotti che consacrano Bluepoint e la rendono a tutti gli effetti uno dei migliori team di sviluppo sul mercato. Chiudono l’epoca PlayStation 4 concentrandosi nuovamente su Shadow of The Colossus, anche se non con un remastered ma con un vero e proprio remake.

In realtà parte del successo di Shadow of the Colossus è dovuto sicuramente anche alla spinta pubblicitaria di Sony, che aiuta anche il team. Soprattutto quando l’opera si guadagna il posto da protagonista sul palco della oramai defunta PlayStation Experience 2017,  con un video confronto non solo con la versione originale PlayStation 2 ma soprattutto con la  versione PlayStation 3, che era stata sviluppata proprio da Bluepoint Games. Si tratta di un biglietto da visita perfetto per il pubblico, che viene così convinto della bontà del progetto. Il titolo debutterà nel 2018, con tutte le caratteristiche di una produzione moderna, tra cui la modalità Foto e verrà distribuito con il PlayStation Plus solamente due anni dopo, rendendolo di fatto accessibile ad oltre 100 milioni di utenti PlayStation 4.

Shadow of the Colossus

La consacrazione di Bluepoint: Demon’s Souls!

Da qui comincia la storia recente di Bluepoint Games. Pur essendo sconvolta da un lutto. Andy O’Neil infatti muore nel maggio del 2019 a soli 47 anni, lasciando tutta l’eredità nelle mani di Marco Thrush. La morte viene resa pubblica qualche giorno dopo, con un memoriale pubblico e le condoglianze di tutta Bluepoint Games. Thrush sa però che il team di sviluppo deve essere portato avanti e così, pur entrando virtualmente in silenzio stampa per oltre un anno, finalmente nel 2020 vengono tolti i veli al loro nuovo progetto: la software house è infatti al lavoro su quel Demon’s Souls di cui parlavamo all’inizio. Si tratta anche in questo caso di un remake, che accompagna il lancio di PlayStation 5 e lo rende di fatto l’unica, vera esclusiva next gen della nuova console di casa Sony, visto che sfrutta tutte le peculiarità del DualSense e fa un sapiente uso del SSD, rendendo così ancora più giustizia al capolavoro di Hidetaka Miyazaki e Sony Japan Studio. All’epoca infatti, oltre ad essere considerato un vero e proprio gioco di nicchia, Demon’s Souls soffrì anche dell’hardware di PlayStation 3, che rendeva la programmazione decisamente complessa. Ora il titolo non solo è più famoso ma è anche privo di bug, ha una pulizia decisamente ottimale e soprattutto un frame rate che rende decisamente più piacevole il gameplay.

Il futuro di Bluepoint Games però è ancora tutto da scrivere. E sono numerose le voci di corridoio in merito! Alcune vorrebbero il team di sviluppo al lavoro su un remake del primo Metal Gear Solid. Un’ipotesi affascinante ma difficile, considerando che Konami ha definitivamente abbandonato il campo dei videogiochi oramai da diverso tempo, eccezion fatta per Pro Evolution Soccer e la breve parenti dedicata a Metal Gear Survive. Un’altra indiscrezione invece vede protagonista proprio Sony, con una imminente acquisizione del team di sviluppo per renderla definitivamente un first party vero e proprio. In quel caso difficilmente Bluepoint Games si occuperebbe di un altro remake, ma sarebbe invece libero di creare qualcosa di suo, una nuova IP, piccola o grande che sia. Quel che è certo, però, è che ora ad Austin si godono un po’ di tempo libero e il meritato successo del loro ultimo lavoro. Difficilmente quindi sapremo qualcosa: la nostra ipotesi è che entro la metà del 2021 sarà tutto più chiaro e scopriremo quale futuro attenderà quel piccolo team di sviluppo da novanta persone, che aveva cominciato su PlayStation 3 ed è diventato uno dei luoghi dove i talenti dell’industria rispolverano ciò che ci aveva fatto divertire quando avevamo qualche primavera in meno.

Alessandro muove i primi passi nei videogiochi grazie a Crash Bandicoot 2 e The Curse of Monkey Island. Il suo genere preferito restano le avventure grafiche e narrative ma ama anche gli sportivi come ad esempio FIFA (dove comunque non sarà mai bravo quanto vorrebbe). Nel tempo libero impreca per i risultati dell'Inter, legge e suona la chitarra