Dry Drowning Recensione: il ritorno del noir di Nova Polemos

Dry Drowning

Siamo nel 2066, nei meandri della distopica città di Nova Polemos, tra le nebbie di un luogo dove nulla è chiaro e tanti sono i misteri da risolvere. Per coloro che non ci sono mai stati e per chi, al contrario, ha già bazzicato queste strade e non vede l’ora di farvi ritorno. Per darci questa nuova opportunità, Leonardo Interactive, proprietario dell’etichetta VLG Publishing e in collaborazione con Studio V, ha deciso di far vivere una seconda primavera al suo titolo Dry Drowning, il visual novel a tema thriller psicologico che avevamo provato nel 2019, e in arrivo prossimamente anche su Nintendo Switch. Il porting sulla console portatile di Nintendo si sarà comportato bene, o avrà evidenziato qualche difetto? Com’è stato provare di nuovo questa avventura, ma in una dimensione del tutto nuova? Avevamo avuto un assaggio del titolo in questione in anteprima due anni fa, ma ora abbiamo messo le mani su questa nuova versione. Scopriamo insieme com’è andata nella nostra recensione.

Dry Drowning: il ritorno di Mordred Foley

Per coloro che ancora non conoscono questo titolo, è bene dare una prima infarinatura a partire proprio dalla trama. Dry Drowning è ambientato nell’anno 2066, nei meandri della distopica città di Nova Polemos. Ci troviamo all’interno di una fitta rete di misteri e raccapriccianti omicidi, la cui ispirazione è stata tratta dall’antica mitologia greca, unita a una serie di temi sensibili e difficili da affrontare. Tra questi, il razzismo, il sessismo, l’immigrazione, la politica estremista e altri ancora. Un titolo maturo, che segue il detective Mordred Foley, un uomo vissuto e dilaniato da problemi personali, in una serie di indagini durante le quali dovrà, e noi con lui, scoprire se il proprio interlocutore stia mentendo o meno. Dopo aver selezionato brevemente le impostazioni di gioco da un facile menu di opzioni da consultare, possiamo cominciare la nostra partita, accompagnati dai giri di piano di una colonna sonora che ha saputo ammaliarci nel corso dell’intera esperienza di gioco. Ma del comparto artistico e grafico ci occuperemo poco più avanti. Concentriamoci ora sulla trama e sulla narrazione, che vede Foley accompagnato dalla sua partner Hera, uniti nella vita e nel lavoro; la donna lo segue anche nel caso che ha incriminato il detective.

Questi infatti è stato accusato di aver incastrato due persone innocenti, dopo aver falsificato delle prove legate a una serie di crimini riconducibili a un killer seriale, ma nessuno più di lui conosce le contraddizioni di Nova Polemos. Nonostante l’uomo sia ben cosciente della rovina che ammorba le strade della città, finché si rimane lontani dall’opulenza della famigerata Zona 1, rimane comunque ben disposto a continuare il suo lavoro per riuscire a vivere in questa realtà difficile e controversa. In tutto ciò, la relazione tra Mordred e Hera ha un peso di non poco conto nella trama di gioco, tanto che spesso viene vista come il solo motivo per riuscire a proseguire nell’ecosistema di Nova Polemos e per concentrarsi sul caso a loro (e a noi) sottoposto: questo però comporta il ritorno dello stesso serial killer che si pensava fosse stato debellato, soprannominato Pandora perché creatore di macabre rappresentazioni dei miti greci utilizzando i corpi delle sue vittime. Questo è il pretesto per dare il via a una serie di indagini che ci porta a perlustrare diverse zone della città, mettendoci al corrente delle peculiarità di ciascuna di esse e mettendoci al corrente delle dinamiche sottostanti le organizzazioni governative e le leggi in vigore in questo luogo ormai perduto. Il gioco però mette il giocatore al centro delle dinamiche della narrazione, consentendo una buona interazione con la trama stessa grazie alle opzioni selezionabili nei dialoghi e interagendo con l’ambiente stesso. Sin dall’inizio, le scelte che prenderemo in ciascuna occasione avranno forti ripercussioni nella trama, portandoci poi come conseguenza in diversi finali e a variazioni anche importanti nell’ambientazione di gioco, senza dimenticare un buono sviluppo della personalità dello stesso protagonista.

Dry Drowning

Una storia complessa e basata sui dialoghi

Se è vero che l’intero gioco è localizzato in lingua italiana, il monologo introduttivo ci viene però presentato in inglese e, per quanto vi sia l’indicazione della possibilità di poter attivare i sottotitoli in questa fase, non ci è stato possibile favorire della loro presenza sullo schermo. Poco male, la voce narrante è ben doppiata e di non difficile comprensione, anche per coloro che non masticano l’inglese. Come dicevamo però, il gioco gode invece della traduzione di menu e dialoghi in italiano, consentendoci di vivere più facilmente e senza sforzo l’esperienza, la quale pone l’accento sulla raccolta degli indizi e sui dialoghi, indispensabili per poter ricostruire il corso degli eventi. Abbiamo a disposizione circa 150 ramificazioni della storia, in grado di condurci dunque a tre differenti finali, per una longevità complessiva intorno a circa venti ore, per la maggior parte trascorse, come ogni buon visual novel, focalizzandoci sui testi dei dialoghi scritti con cura e in grado di mettere il giocatore di fronte a decisioni che avranno conseguenze tangibili in rapporto agli eventi in corso. Da notare la distinzione tra la grafica che mostra i dialoghi con i personaggi, inseriti in vignette, mentre possiamo esplorare il luogo in cui ci troviamo quando si accede alla voce Investigazione. Selezionando con il cursore i vari punti d’interesse, è possibile ricevere ulteriori informazioni ed evidenze per portare avanti la risoluzione di ciascun caso, un’attività che lo spazio relativamente ridotto dello schermo di Nintendo Switch non rende di difficile compimento. Dobbiamo però ammettere che le dimensioni dei caratteri delle scritte sono un po’ sacrificati, rendendo un po’ difficile concentrarci sui testi e sulle informazioni restituite nel menu dettagliato di gioco. Se da un lato però riscontriamo questo problema, dall’altro ammettiamo che il comparto grafico sia però stato realizzato con una grande cura e attenzione al dettaglio.

Dry Drowning: un comparto artistico e tecnico eccellente

Analizziamo da vicino quali sono le eventuali differenze che distinguono questa versione da quelle precedentemente pubblicate per altre piattaforme, da un punto di vista puramente tecnico e grafico, i veri tratti distintivi di questa edizione. Innanzitutto, come già anticipato, abbiamo chiaramente a disposizione uno spazio ridotto, che obbliga il team a rimpicciolire le scritte, e di cui non sono presenti nel menu di opzioni delle voci che consentano eventualmente di ingrandirle, ma possiamo sempre optare per una velocizzazione del ritmo di gioco, facendo sì che i dialoghi compaiano a una velocità più sostenuta per non annoiare gli amanti dell’economia del tempo. La navigazione del menu e lo spostamento del cursore nell’ambiente di gioco sono facilitati dal coinvolgimento di quasi tutti i tasti disponibili sul corpo della console, per quanto riguarda l’utilizzo del menu, mentre la navigazione nelle diverse location non sono per nulla impedite dalle ridotte dimensioni dello schermo o da altre limitazione tecniche di questa versione. Un altro aspetto decisamente importante e che spesso è un elemento rischioso nei porting su Switch, è la presenza eventuale di glitch e difetti visivi nel comparto grafico. Nulla di tutto questo: la resa visiva di Dry Drowning è pienamente soddisfacente. Non vi è alcuna traccia di imperfezioni di transizione da una schermata all’altra, di eventuali delay di risposta nelle nostre interazioni con l’ambiente di gioco, così come i dettagli grafici sono davvero ben definiti e ripresi in questa versione. Dunque, uno dei passaggi più difficili e ostici è stato compiuto con successo, consentendoci di vivere un’esperienza sul lato artistico davvero gradevole e che ci immerge ancora di più nel gioco.

“Buona la prima”, si usa dire, ma anche “chi ben comincia, è a metà dell’opera”. Se Leonardo Interactive aveva davvero ben cominciato il lancio di Dry Drowning nel 2019 con le prime versioni di questo titolo, ora ha portato a compimento la chiusura del cerchio con una versione altrettanto buona e soddisfacente, consentendo ai giocatori di poter vivere l’esperienza di Mordred Foley ovunque ci si trovi. Un titolo davvero ben riuscito, in grado di riportare tutta l’essenza di una vita piena di dissidi e di difficoltà anche in questa versione “più compatta”, ma non meno performante. Dry Drowning ha avuto la capacità di farci esplorare la perdizione di una città in maniera davvero coinvolgente, permettendoci ancora una volta di farci accompagnare da una colonna sonora sempre coerente con la situazione di gioco in corso, realizzata grazie a oltre 2 ore di composizioni originali. Un’esperienza davvero consigliata, anche per il prezzo di lancio contenuto e assolutamente abbordabile.

VOTO: 8.8

Si svezza con Medievil e Tomb Raider, cresce con Final Fantasy, matura con la scrittura di qualsiasi genere di videogiochi. Giocatrice da più di 20 anni, Francesca coniuga passione e studio in una tesi magistrale a tema videoludico e la nutre quotidianamente tra console e articoli su videogiochi, cinema e serie TV. Toglietele tutto, ma non la scrittura.