Elden Ring Recensione: la fiamma più ardente di FromSoftware

elden ring

Alzatevi, oh prodi Senzaluce, imbracciate con fierezza divina la vostra arma migliore (il pad) e preparatevi ad un viaggio che difficilmente dimenticherete: Elden Ring è finalmente arrivato. Dopo un lungo percorso di sviluppo, anche non privo di difficoltà e rinvii vari, iniziato nell’ormai lontano 2017, la nuova IP dei ragazzi di From Software, famosi per aver dato i natali a opere quali la trilogia Dark Souls, Bloodborne e Sekiro, è pronta a fare il suo trionfale debutto, in un mese di febbraio e più in generale in un 2022 videoludico semplicemente pazzesco. Lo abbiamo atteso, lo abbiamo desiderato fino a bramarne anche soltanto qualche assaggio, qualche piccolo sorso di ciò che avremmo trovato una volta avviato il minaccioso e misterioso viaggio nell’Interregno, il nuovo teatro delle gesta di un protagonista ancora una volta – in qualche modo – chiamato a fare da baluardo della propria “miserabile” e discriminata specie, in una danza mortale di fendenti, duelli all’ultimo sangue, lunghi ed estenuanti viaggi e tanta esplorazione.

Del resto, una delle più grandi novità di Elden Ring è proprio quella di voler abbracciare con forza e decisione, nonché sfacciata convinzione, le sembianze dell’open-world più crudo, più violento, in cui il giocatore viene letteralmente catapultato in un mondo di gioco tanto smisurato quanto meravigliosamente minaccioso. Elden Ring è il tripudio dell’esplorazione, un titolo in cui mettersi in groppa al fedele Torrente (un’altra aggiunta importante, la cavalcatura) non solo sarà fondamentale per avanzare nella vostra missione finale, ma anche e soprattutto vi aiuterà a vivere un mondo di gioco a livello narrativo incredibilmente ricco sul piano sia tematico sia contenutistico, fatto di luoghi da visitare e da scoprire, segreti, boss nascosti, alleati improbabili e personaggi unici. Questi elementi, sommati a un gameplay più rifinito (per quanto alcune cose non funzionino ancora a dovere) e ad una struttura ludica che vuole ereditare perfezionando e migliorando quanto visto finora, hanno confezionato un prodotto che ci ha lasciato veramente senza parole e che ci ha letteralmente rapito, “costringendoci” a vagare per l’Interregno alla ricerca continua di una nuova sfida o di qualcosa di nuovo da scoprire e da vivere.

Lo hanno chiamato Dark Souls 2 “2”, lo hanno chiamato Dark Souls 4, lo hanno chiamato “Bloodborne 2 + Sekiro”: ebbene, dopo aver trascorso nell’Interregno di Elden RIng una quantità di ore smisurata considerando il poco tempo a disposizione prima della consegna della review, siamo pronti a darvi una risposta a questa serie di domande, per quanto non si tratti di un qualcosa semplice da spiegare. Elden Ring è Dark Souls 4? La risposta, forse, è un po’ “nì”, ma è meraviglioso così com’è!

elden ring

Elden Ring: un universo narrativo ricco come non mai

Il grande successo dei prodotti sopraelencati, ossia dei cosiddetti “souls-like”, è universalmente identificato nel loro gameplay, capace di offrire una sfida continua e minacciosa ma allo stesso tempo una sensazione di appagamento e di soddisfazione difficile da spiegare. Questo concetto è molto caro a una fetta di utenza molto ampia, ma chi conosce bene l’universo coniato da Miyazaki e dalla sua compagnia sa bene che a rivestire un ruolo di altrettanta fondamentale importanza è anche la “Lore” che ruota intorno ai vari mondi di gioco dei vari capitoli, apparentemente così “poveri” e piatti dal punto di vista narrativo ma in realtà straordinariamente pregni e anzi saturi di nozioni narrative pressoché infinite. Basti pensare al primo Dark Souls, quello se vogliamo più “chiuso” di tutti, un gioco che ancora oggi lascia parlare di sé, che ancora oggi vive della voglia dei giocatori di continuare a lanciare congetture intorno ai suoi personaggi, ai suoi luoghi più iconici, desiderosi ora come prima di conoscere in tutto e per tutto un universo dal fascino narrativo impossibile da spiegare con parole semplici. Progredendo negli anni, From Software ha in qualche modo perfezionato questa capacità di raccontare senza raccontare una storia, fino a giungere al più recente Sekiro il quale, a differenza degli altri capitoli, si è posto sin da subito volutamente più chiaro, sorretto da una struttura narrativa più lineare e meno nascosta ma non per questo “scarica” di nozioni e informazioni celate, da scoprire con la solita fame nell’esplorare e nel leggere le descrizioni dei vari oggetti, quali armi, vestiario e in generale tutto ciò che il mondo di gioco ha da offrire.

elden ring

E parlando di Elden Ring, che si colloca cronologicamente (e paradossalmente) prima o comunque al pari di Sekiro in termini di sviluppo, è chiara fin da subito la volontà del team di sviluppo di voler ritornare al passato, creando un universo narrativo sì più chiaro e apparentemente più “lineare” rispetto ai vari capitoli della trilogia Souls ma che in realtà, e lo possiamo dire con profonda gioia e amore puro nel cuore, nasconde sotto le sue enormi spoglie molto più di quanto sembra e, anzi, riesce a porsi come un potenziale nuovo punto di partenza per tutto il genere e per la stessa compagnia. Elden Ring è un prodotto narrativamente mastodontico, una gigantesca e infinita Matrioska che non fa altro che nascondere segreti su segreti al giocatore dal primo all’ultimo istante, in ogni singolo anfratto di un mondo di gioco capace di raccontare una storia smisurata e variegata anche semplicemente osservando ciò che lo circonda. Che siano uno stendardo di una delle famiglie reali o i resti di un gigantesco drago decaduto o il gelido metallo di un’ondata di spade frantumate sul suolo, simbolo di una battaglia avvenuta magari diversi secoli prima, ogni cosa del mondo di gioco di Elden Ring racconta una storia, una storia di dei, umani, una storia di potere e di invidia, di dolore e di disperazione, di sacrificio e di follia, incastonata perfettamente in un mosaico i cui pezzi vengono sparsi in maniera squisitamente disomogenea e che il giocatore ha il compito di rimettere insieme per scoprire cosa si nasconde dietro la distruzione dell’Anello Ancestrale e le relative conseguenza di tale avvenimento. Nel corso del nostro viaggio, durato all’incirca 70 ore (ma ancora assolutamente in piedi), abbiamo le sensazione di aver vissuto soltanto una piccolissima parte di ciò che il gioco ha da offrire dal punto di vista narrativo, imparando a conoscere un’infinità di forze in gioco ben più ampia e variegata di quanto visto nelle precedenti opere della compagnia nipponica. In Elden Ring esistono infatti una moltitudine di “fazioni” incredibile, tutte con motivazioni nascoste ma allo stesso tempo chiare, se comprese e assimilate a dovere, capaci di ampliare sia la struttura narrativa generale sia e soprattutto di estendere e modificare il corso della storia, che come da tradizione si adegua alla scelte del giocatore nella maniera più geniale e coerente possibile.

elden ring

Proprio a tal proposito, possiamo affermare senza remore che l’impatto delle azioni e delle scelte del giocatore sulla storia è dal nostro punto di vista ancor più evidente che in passato e lo abbiamo saggiato sulla nostra pelle, nella maniera più “genuina” e violenta possibile e in più di un’occasione. Senza, chiaramente, anticiparvi niente, vi basti pensare che ci siamo ritrovati con l’intera questline principale alterata in corso d’opera proprio a causa di una decisione (probabilmente sbagliata, ma non necessariamente) legata a una delle tante side-quest presenti nel gioco, che ha avuto invero un impatto decisivo su tutto l’arco narrativo, che si mantiene fino in fondo sì chiaro ma allo stesso tempo anche criptico e sfaccettato, spiattellando con fierezza la sua voglia di sorprendere e stupire senza paura. In questo contesto, abbiamo anche apprezzato molto la metodologia e la qualità proprio delle side-quest che almeno nella maggioranza dei casi sono risultate molto interessanti e coerenti, capaci come dicevamo poc’anzi di fondersi in maniera egregia con l’ossatura principale del gioco, divenendo un meraviglioso agglomerato narrativo e tematico che, siamo convinti, saprà far parlare di sé per diversi anni, rapendo la community in quello che siamo assolutamente convinti sia un titolo che ha veramente tanto da raccontare anche più di quanto non abbia già fatto finora, a testimonianza di quanta cura abbia posto la software house proprio sull’importanza narrativa del titolo, a cui, e lo ricordiamo, ha lavorato anche il geniale George R.R. Martin, che si è occupato proprio della gestione e della creazione dell’ossatura narrativa dell’Interregno e delle sue innumerevoli strade.

elden ring

Elden Ring è molto di più di un semplice viaggio alla ricerca dei frammenti dell’anello ancestrale della regina Marika, è molto di più della volontà, spontanea o meno, di diventare il nuovo Lord Ancestrale, Elden Ring è un viaggio all’interno di un universo narrativo mostruosamente grande e sfaccettato, che va a toccare il fantasy più puro sfociando nel dark fantasy così come nella sfera politica, diventando man mano che si avanza nel mondo di gioco sempre più intrigante e affascinante, grazie anche alla presenza di personaggi come al solito di primissima caratura. Anche da questo punto di vista Elden Ring non sfigura assolutamente rispetto ai suoi predecessori, anzi, e porta su schermo una schiera di volti, nascosti e non, destinati a rimanere impressi nella mente dei giocatori, desiderosi di scoprire la loro provenienza, le loro motivazioni e ciò che li ha resi quello che sono, in un vortice senza fine di genio, follia e perché no ironia (capirete il perché, fidatevi), che mai come questa volta ha assunto una dimensione generale a tratti talmente grande da risultare quasi asfissiante.

Elden Ring: tanta tradizione con tante innovazioni

Pad alla mano, ritornando al discorso fatto in precedenza, Elden Ring potrebbe essere interpretato senza cadere nell’errore come un Dark Souls 4. Il nuovo titolo di From eredita, infatti, gran parte dell’ossatura ludica già assaporata in Dark Souls III, che a sua volta ha avuto il merito di fondere in maniera sapiente al meglio le nuove vette raggiunte con Bloodborne, onorando però lo scheletro più GDR della serie “principale”. Diventa quindi subito fondamentale la scelta non tanto della classe iniziale, che come sempre è più che altro uno starting point, bensì del tipo di giocatore che si vuole essere all’interno del gioco, abbracciando così quegli stessi stilemi strutturali già assaggiati in passato. Noi, ad esempio, abbiamo affrontato il minaccioso Interregno scegliendo l’Astrologo, un “classico” Mago, sfruttando una sorta di abitudine già ampiamente portata avanti coi Souls, che ci ha sempre dato più di qualche soddisfazione. Scelta la via e una volta “scesi in campo” è subito evidente quanto detto poco sopra: il combat system di Elden Ring è un mix di azione e strategia, di frenesia e di lungimirante programmazione, tutti elementi che risultano spaventosamente importanti da mixare per poter avere la meglio sui minacciosi nemici disseminati per la mappa di gioco. Data la classe scelta è chiaro che il nostro approccio si sia fortemente basato sull’attacco e sulla potenza offensiva, sacrificando al contempo la resistenza del nostro alter ego, il cui vestiario leggero ha favorito lo spingere tutto verso una vena più “Bloodborniana”, ossia basata su schivate rapide e in generale su scontri frenetici e spettacolari. Ed è proprio questo il bello del combat system di Elden Ring: si adatta perfettamente alle esigenze del giocatore e muta in base alle sue scelte, accentuandone così anche la sua componente ruolistica, già volutamente più marcata. Diventa dunque fondamentale, più che in passato, studiare i pattern degli avversari, comprendere i loro movimenti, ma anche sapere cosa si vuole fare col proprio personaggio, poiché ora più che mai abbiamo notato una forte differenza nel livellare uno o l’altro parametro e più in generale sono proprio i livelli fatti a farsi sentire di più quando si affrontano le varie battaglie.

elden ring

Al di là di questi concetti è doveroso sottolineare quanto From Software abbia saputo mettere in piedi una struttura ludica molto precisa e convincente che, al netto di qualche piccola incertezza nelle hitbox di alcuni nemici, si dimostra sempre e comunque appagante e soddisfacente, come forse mai prima d’ora. Per intenderci, a parte qualche raro caso, non ci siamo quasi mai trovati di fronte a situazioni di impotenza, abbiamo sempre pensato “c’è un altro modo per andare avanti”, anche perché è il gioco stesso che si presenta ai nastri di partenza con un ventaglio di soluzioni ludiche decisamente più ampio che in passato. In primis, è doveroso menzionare l’aggiunta del tasto adibito al salto, una dinamica eredita dal più recente Sekiro e che anche in Elden Ring vuole ricoprire un ruolo importante nell’economia generale sia dell’esplorazione sia nell’approccio agli scontri. A onor del vero, va detto che questa meccanica, almeno parlando proprio della sua importanza negli scontri, è forse la più debole del pacchetto, giacché abbiamo avuto pochi momenti in cui il suo utilizzo è sembrato veramente avere un senso, specialmente negli scontri con i boss. Discorso in parte simile ma comunque diverso per l’altra dinamica ereditata da Sekiro, ossia quella dello stealth. Tramite la pressione del testo LS o L3 è infatti possibile abbassarsi e provare ad approcciare i nemici in maniera silenziosa, specialmente magari i gruppi di nemici più numerosi, ma anche in questo non possiamo nascondervi che abbiamo usato in realtà molto poco questa meccanica, preferendo quasi sempre un approccio più aggressivo e meno riflessivo.

elden ring

Con questo non vogliamo dire che queste due meccaniche siano inutili o comunque non apprezzabili, anzi, però abbiamo reputato la loro importanza decisamente meno centrale nell’approcciare alcuni tipi di scontri in cui abbiamo notato che il peso specifico di tali azioni non risulta mai veramente incisivo. Fondamentalmente diversa, ma in parte molto simile, è la rilevanza ludica di Torrente, la Mount che ci viene affidata da Melina all’inizio dell’avventura, nelle battaglie, la cui rilevanza – per quanto inaspettatamente – è risultata invece decisamente più marcata. Contro alcuni specifici boss, invero, combattere in sella al fido destriero risulta molto più appagante e remunerativo, per certi versi obbligatorio, sia per un discorso di mobilità, Torrente può effettuare un doppio salto e una doppia schivata, sia per quanto concerne i danni, in molte occasioni amplificati proprio dalla presenza della cavalcatura, la cui importanza viene anche rimarcata dalla presenza di un Talismano appositamente pensato appositamente per questo. Proprio a tal proposito, va menzionata un’altra novità di Elden Ring, ossia proprio i Talismani, che vanno a rimpiazzare, di fatto, gli anelli. Disponibili in numero decisamente più limitato di questi ultimi, i Talismani offrono bonus e perk molto simili, come più punti vita o punti magia, più stamina o magari più resistenza agli elementi e, appunto, più danno con un determinato tipo di arma, ricalcando in tutto e per tutto l’effetto degli anelli, giustamente abbandonati con il nuovo corso intrapreso con Elden Ring.

elden ring

La giusta combinazione di Talismani e vestiario è sicuramente una dinamica fondamentale in Elden Ring, a cui si aggiunge la meccanica più classica dei potenziamenti, quest’ultima molto simile a quanto visto nelle precedenti opere della software house nipponica. Mixando ancora una volta le vecchie opere, From Software ha coniato un sistema di potenziamento molto simile a Dark Souls 3, in cui soltanto le armi vengono migliorate, attraverso l’utilizzo di materiali di forgiatura di diversa tipologia e rarità a seconda del tipo di arma che si vuole potenziare. Va detto che, stavolta, per potenziare le armi è necessario rivolgersi per forza di cose a un Fabbro, il quale vi permetterà anche di “evolverle” a seconda della tipologia di effetto che si vuole applicare ad esse, sfruttando un’altra novità introdotta, ossia le Ceneri di Guerra. Quest’ultime, reperibili o esplorando il mondo o uccidendo degli specifici mostri, oltre a donare alle armi un attacco speciale, noto nella community come “Weapon Art”, applicano anche un effetto diverso alle armi, con conseguente diversificazione nella tipologia di scaling dei parametri dell’arma stessa. Oltre alle Ceneri di Guerra applicabili alle armi Per quanto apparentemente complesso, questo sistema di potenziamento è in realtà molto semplice e immediato e i suoi effetti si avvertono tutti in game, con la sensazione che ogni miglioramento fosse decisamente avvertibile già dagli up più bassi. Paradossalmente, a risultare meno semplice è il reperimento dei materiali, meno agevole e scontato di quanto si potrebbe immaginare, specialmente per gli item di up più basso e che richiedono qualche ora in più di esplorazione.

elden ring

Proprio a tal proposito, da buon open-world-GDR, Elden Ring permette al giocatore di reperire materiali di ogni sorta esplorando l’enorme mondo di gioco, quali fiori, funghi, carne e ossa, tutti utili per un’altra grande novità introdotta nel gioco, ossia il Crafting. Tramite il menù “Creazione Oggetti” è possibile creare tantissimi oggetti, come bombe esplosive, unguenti da applicare alle armi, dardi, frecce, oggetti di cura e rimedi per i vari status alterati, tutti relativamente utili ma che comunque danno al giocatore una sensazione di controllo dell’inventario e delle proprie risorse sicuramente maggiore rispetto a quanto visto nelle opere passate di From Software. Il ventaglio di oggetti craftabili é decisamente ampio e variegato e offre nuove soluzioni, che vanno di pari passo con un’altra delle novità più interessanti del gioco, ossia le miscele di balsamo portentoso. Tramite l’utilizzo di determinati oggetti è possibile creare, presso i luoghi di Grazia Perduta, delle miscele personalizzabili, che hanno un effetto diverso in base ai materiali che si decide di investire, con risultati spesso anche sorprendenti. Comunque la si voglia vedere, è chiaro che l’esportazione e la ricerca di nuove forze e nuovi oggetti, che siano item per creazione o pezzi di equipaggiamento, è decisamente importante e si sposa perfettamente con quello che, a nostro modo di vedere, è l’aspetto probabilmente più riuscito della produzione: l’ ampio mondo di gioco, teatro inequivocabile di un open world fatto veramente “come Dio comanda”. Concludiamo il discorso sul gameplay parlandovi del multigiocatore, che sembra più rifinito e variegato rispetto al passato ma che non abbiamo avuto modo di provare a causa della poca presenza di utenti sui server. Ci riserveremo dunque di dedicare un approfondimento ad hoc al comparto multigiocatore di Elden Ring non appena avremo avuto la possibilità di testarlo a dovere.

Un world building sublime e smisurato

Immaginate l’estensione di un Breath of the Wild e la densità demografica di un The Witcher 3 e avrete un’idea più o meno precisa della mastodontica mappa di gioco creata da FromSoftware per il suo Elden Ring, un vero e proprio trionfo sensoriale in tal senso e che non ha paura di scontrarsi con nessuno dei pezzi da novanta sopraelencati, anzi. L’Interregno è un mondo vasto, smisurato, ampio, ricco, in una parola sorprendente, capace di nascondere una quantità di segreti e soprattutto di nuovi luoghi da scoprire praticamente a ogni angolo di ogni singolo anfratto. Durante l’esplorazione ci è capitato praticamente ogni volta di scoprire sempre nuovi posti, sempre nuovi angoli, anche magari in precedenza nascosti alla nostra vista, in cui è stato possibile tanto trovare un nuovo oggetto, un’arma speciale o un particolare materiale di creazione, quanto un’intera nuova area, capace a sua volta di nascondere altre nuove zone segrete di dimensioni più o meno generose. È un continuo susseguirsi di novità, un tripudio di voglia di vedere e di lasciarsi trasportare dagli eventi, rigorosamente in sella al fido Torrente, il compagno di viaggio necessario e indispensabile per muoversi all’interno di un mondo di gioco tanto smisurato quanto minaccioso, in cui il pericolo si annida praticamente in ogni angolo. Per facilitare e anzi incitare la voglia di esplorare del giocatore From Software ha inserito in Elden Ring un’altra grande novità, ossia la Mappa di gioco, liberamente visitabile in ogni momento attraverso la pressione del trackpad e grazie alla quale è anche possibile spostarsi tranquillamente tra un luogo di Grazia Perduta e l’altro, ovviamente dopo averlo toccato e attivato. Il teletrasporto viene però reso inutilizzabile in alcuni frangenti, in particolare se si è entrati nel campo visivo di un nemico oppure se ci si ritrova all’interno di un dungeon. In questi luoghi risulta fondamentale la capacità del giocatore di orientarsi nella mappa del luogo, che non risulta visibile, come accadeva nei vari Souls usciti nel corso degli anni.

elden ring

Ci siamo volutamente persi nell’Interregno, ci siamo lasciati trasportare da una fame di scoperta sempre giustificata e sempre ben ripagata, abbiamo scoperto nuove aree inserite in posti impensabili e ci siamo trovati di fronte a ostacoli apparentemente insormontabili, anche perché l’open world di Elden Ring non pone freni (con le dovute limitazioni) alla voglia di esplorare del giocatore, in grado di ritrovarsi in un’area decisamente più avanzata anche semplicemente visitando un luogo apparentemente innocuo. A differenza dei lavori precedenti, però, il level design del world building è diverso. Anche per favorire la sua natura open world, Elden Ring gioca molto di meno sull’interconnessione delle aree, più “separate” nel loro essere più ampie, mettendo così nelle mani del giocatore un’esplorazione più tradizionale e meno “contorta”. Questa scelta, chiaramente, potrebbe non piacere ai fan storici del lavoro di From, i quali però vogliamo subito tranquillizzare sul fatto che, comunque, l’esplorazione di certe aree, specialmente quelle opzionali come dungeon e tombe, risulta nettamente più in linea con la “tradizione”, e possiamo anche tranquillizzarvi sul fatto che, al netto di ciò che sembra per buona parte dell’avventura, in Elden Ring sono presenti anche altre chicche storiche, su cui però non vogliamo aggiungere altro per evitare di rovinarvi la sorpresa.

elden ring

Da buon open-world e souls-like, Elden Ring offre al giocatore una sfida continua anche al di là del fattore esplorativo, mettendolo in continuazione alle prese con nemici minacciosi che si annidano a ogni angolo. All’interno della nuova produzione di FromSoftware sono infatti presenti una quantità esorbitante di boss e mid-boss opzionali, la cui sconfitta non risulta mai banale e premia sempre il giocatore con il recupero di oggetti quali armi, talismani, incantesimi e via dicendo. Vogliamo subito parlare dell’aspetto che interesserà di più alla maggioranza dei giocatori: il livello di sfida. Abbiamo notato, sin dalle primissime battute, che da questo punto di vista From ha svolto un lavoro decisamente encomiabile, giacché ci siamo trovati di fronte a un prodotto confezionato con tanta cura e tanto rispetto per il giocatore, che si traduce in una curva di difficoltà mai sbilanciata (tranne qualche caso raro che comunque è presente, maledizione!) e sempre coerente, nella quale è l’abilità del giocatore e la sua bravura nella gestione della propria build a farla da padrone. Ci è capitato di affrontare draghi, giganti, demoni spettrali, cavalieri, stregoni e bestie spaventose, tutti con un’identità assolutamente propria e mai reiterata, i quali ci hanno sempre messo a dura prova, certo, ma quasi mai in maniera artificiosa e forzata. Al di là della gestione sapiente dei boss opzionali e dei nemici speciali, sono i boss principali a finire, ovviamente, sotto la lente d’ingrandimento e anche da questo punto di vista possiamo ritenerci assolutamente soddisfatti di quanto visto. Per quanto quasi nessuno di essi ci è sembrato veramente “innovativo” da un punto di vista di pattern e movenze varie, è innegabile quanto il livello generale di essi sia mediamente molto alto, sia a livello stilistico sia e soprattutto sul piano ludico. Gli antagonisti principali di Elden Ring sono infatti una naturale evoluzione dei precedenti lavori della compagnia capeggiata da Miyazaki-san e nel loro rappresentare questa verità oggettiva funzionano e convincono, grazie anche alla loro capacità di offrire una sfida sempre in qualche modo unica al giocatore. Al netto di alcuni sporadici casi, tutti i boss principali del gioco ci hanno offerto uno scontro giusto, spettacolare ed ammaliante, per quanto però non possiamo non ammettere di aver notato un piccolo sbilanciamento nella potenza di alcuni di essi, che per certi versi ci sono sembrati o troppo deboli o troppo forti, magari anche a seconda del momento in cui li abbiamo affrontati.

elden ring

A livello strutturale, poi, i boss principali sono in qualche modo suddivisi per “grado” e i più importanti danno al giocatore un motivo in più per festeggiare una volta portato al termine lo scontro contro di essi. Ci riferiamo al ritrovamento delle Rune Maggiori, equipaggiabili presso i luoghi di Grazia perduta e in grado di donare al Senzaluce diversi boost e abilità uniche, a seconda della runa stessa. Va detto, inoltre, che queste rune, una volta ottenute, vanno riattivate, recandosi in posti specifici che però non vogliamo svelarvi, per non togliervi il piacere della scoperta. Se non si fosse capito, comunque, possiamo ribadire senza troppi giri di parole che anche da questo punto di vista Elden Ring ci ha pienamente soddisfatti, e per quanto si poteva fare qualcosina in più in termini di varietà, soprattutto se si considera l’introduzione se vogliamo un tantino svogliata del meteo dinamico e del ciclo giorno notte i quali, almeno per quanto ci riguarda, non ci è sembrato influiscano nell’economia generale del gioco, risultando più che altro una scelta di tipo estetico e null’altro. È un peccato, certo, ma siamo anche consapevoli che trattandosi di un prodotto fondamentale in vena di sperimentare nuovi orizzonti farà da apripista ad un futuro che si prospetta più che roseo, sia per il genere sia e soprattutto per la compagnia.

Una direzione artistica senza precedenti

Da un punto di vista squisitamente tecnico, Elden Ring si mantiene fondamentalmente fedele ai suoi predecessori, presentandosi come un prodotto caratterizzato da un’art direction impressionante e fuori di testa, accompagnata da una componente grafica sicuramente non rivoluzionaria, figlia anche della natura cross-generazionale del prodotto, il cui sviluppo è iniziato diversi anni prima dell’arrivo delle console di nuova generazione. Il mondo di gioco, nella sua enormità, non presenta muri invisibili o aree forzatamente “fantasma” e viene sorretto da tempi di caricamento tra un’area e l’altra pressoché nulli, perfetti per rendere la sensazione di continuità ancor più evidente. Analizzando la versione PlayStation 5, quella da noi testata grazie a un codice fornitoci in anteprima dal publisher, abbiamo potuto constatare una qualità realizzativa molto solida nella sua linearità, che si evince sia osservando i modelli poligonali di nemici, alleati e in generale dei personaggi “umani” sia prendendo in esame elementi quali la fauna locale, la flora e in generale i tanti posti visitabili. Il tutto è stato realizzato in maniera molto “comfort” ossia con una resa complessiva molto simile a quanto visto nei lavori precedenti della software house nipponica, ma chiaramente con una spinta decisamente maggiore sotto il profilo della cura e dei dettagli. Tutto, infatti, è più delineato, meglio definito e “più vivo” grazie anche all’ottimo lavoro svolto con gli shader dei modelli poligonali, in particolare quelli dei boss principali, che offrono un risultato finale in molti casi strabiliante.

elden ring

Di pari passo troviamo anche una resa complessiva più armoniosa delle ambientazioni, sia interne sia e soprattutto esterne, che pur senza far gridare al miracolo offrono comunque un colpo d’occhio di primissimo livello. Ciò è anche merito del buon lavoro svolto con l’utilizzo dell’HDR e in generale dell’impianto di illuminazione, che spesso grazie ai suoi giochi di luce rende gli scorci ancor più piacevoli da vedere e da vivere. Il grande traguardo, però, è sicuramente quello raggiunto in termini di stabilità. Selezionando la modalità “Prediligi Fluidità”, una delle due selezionabili dal menù di gioco (l’altra è quella riservata agli amanti del 4K), vi troverete di fronte a uno dei soulslike visivamente più impattanti e frenetici, anche su console, grazie a un frame rate che si comporta tutto sommato molto bene, anche nelle fasi più concitate di gioco, magari con più nemici a schermo o in presenza di boss e avversari di grandi dimensioni. In quei momenti abbiamo notato un caricamento in pesante ritardo di alcune texture, che per fortuna “ritornano in sé” in maniera molto veloce. Per il resto, da segnalare i soliti problemi con la telecamera, ormai storico marchio di fabbrica della software house nipponica, ma che comunque ha fatto grossi passi avanti anche in tal senso, e Elden Ring ne è la conferma.

elden ring

Se da un lato troviamo un fattore tecnico sì migliorato ma non clamoroso, quello che risulta semplicemente incredibile è l’art direction, capace di spingere l’opera verso vette qualitative imponenti. Per quanto alcune aree, alcuni nemici e persino alcuni boss risultano il frutto di una forte ispirazione ai lavori precedenti, è innegabile quanto i ragazzi di From si siano dedicati anima e corpo alla creazione di un mondo di gioco ricco, variegato e soprattutto splendido da vedere. Che siano le strade di Sepolcride o gli splendidi scorci di Lyndell, passando per le infuocate terre di Caelid, ogni singolo anfratto lascia respirare quella splendida aria “fantasy” da cui il gioco vuole lasciarsi pervadere e vuole pervadere, gettando il giocatore in un universo stilistico senza precedenti. Continuando sulla tradizione di lavori come la trilogia Souls, Bloodborne e Sekiro, infatti, i ragazzi di From non hanno deluso le aspettative in tal senso, confezionando un prodotto destinato a diventare sicuramente un nuovo punto di arrivo per l’art direction in generale, per quanto comunque non possiamo negare di essere un tantino delusi da alcuni aspetti. Forse proprio per rendere più giustizia alla natura open world del gioco, ci è sembrato che la varietà delle aree in alcuni frangenti fosse meno sorprendente del solito, ma si tratta di un piccolo vezzo da appassionato di prima ora che magari ai più non farà alcun effetto.

elden ring

Discorso diverso, invece, per il “bestiario” che accompagna il viaggio nell’Interregno. Ciò che abbiamo visto (e affrontato!) ci ha veramente sorpreso e stupito sia per varietà per qualità ma anche per realizzazione effettiva, che vive di una qualità complessiva veramente encomiabile e difficile da ignorare. Ci è capitato di passare per un villaggio con delle fanciulle intente a ballare una danza isterica e spaventosa o di passare attraverso un maniero pregno di cavalieri di scintillante armatura così come per le strade di una spaventosa città fantasma, il tutto con una grazia e una coerenza a tratti emozionante. Alcuni luoghi, poi, di cui però non vogliamo veramente anticiparvi nulla, sapranno veramente emozionarvi e lasciarvi senza fiato e siamo sicuri che dopo aver vissuto questo incredibile viaggio, comunque andrà, non sarete più le stesse persone.

Molto buono, infine, il comparto sonoro: la OST che accompagna il viaggio nell’Interregno è semplicemente sublime e la scelta di dedicare alla maggior parte dei boss, compresi anche alcuni di quelli di “Mondo aperto” una traccia a sé stante rende il tutto ancor più incredibile e solenne. Sia chiaro, per quanto ci riguarda forse non siamo sui livelli del primo e del terzo Dark Souls, ma è comunque un lavoro complessivamente imponente. Buono, infine, anche il solito doppiaggio inglese che riesce in molti casi a risultare convincente, per quanto comunque alcune “voci” risultino meno espressive di altre.

Piattaforme: Xbox Series X/S, PS4, PS5, Xbox One, PC

Sviluppatore: FromSoftware

Publisher: Bandai Namco

Elden Ring è un’opera di amore viscerale e incondizionato, la perfetta fusione di follia e ambizione. L’eco di Elden Ring è destinato a risuonare nel medium videoludico per lungo tempo. Elden Ring è un viaggio incredibile, un’epifania sensoriale difficile da spiegare e da far comprendere a chi non ha saputo lasciarsi trasportare dal fascino delle opere precedenti di From Software, di cui la nuova IP è una naturale e splendida evoluzione. Al netto delle mancanze sopraelencate e di un’eccessiva voglia di giocare “in casa” sotto diversi aspetti, è chiaro quanto il team di sviluppo abbia messo in piedi un prodotto per certi versi inattaccabile, capace di ergersi senza troppa fatica come nuovo standard di riferimento per il genere soul-slike e non soltanto. Un open-world incredibilmente ricco, un combat system ampliato e puntellato a dovere e una struttura ludica sì familiare ma comunque rifinita a dovere e impreziosita da alcune interessanti chicche vanno di pari passo a un comparto narrativo sontuoso e smisurato, che saprà tenere incollati i giocatori per centinaia e centinaia di ore, alla ricerca di una verità tanto effimera quanto sfuggevole che si cela dietro il mistero dell’Anello Ancestrale e dei sui “cercatori”, disseminati senza soluzione di continuità per tutto l’Interregno. A ciò si aggiunge un comparto tecnico/artistico di ottimo livello, che non riesce a nascondere la sua natura cross-generazionale ma che funziona e convince a dovere, sia in termini di beltà audiovisiva sia in termini di stabilità, una delle più piacevoli caratteristiche del titolo di From che abbiamo potuto apprezzare dall’inizio alla fine della lunghissima avventura. L’attesa per Elden Ring è quasi finita, insomma, e fidatevi: ne è valsa la pena. Eccome.

Elden Ring è un’opera di amore viscerale e incondizionato, la perfetta fusione di follia e ambizione, la cui eco è destinata a risuonare nel medium videoludico per lungo tempo.

VOTO: 9.5

Ho imparato a conoscere l'arte del videogioco quando avevo appena sette anni, grazie all'introduzione nella mia vita di un cimelio mai dimenticato: il SEGA Master System. Venticinque anni dopo, con qualche conoscenza e titoli di studio in più, ma pochi centimetri di differenza, eccomi qui, pronto a padroneggiare nel migliore dei modi l'arte dell'informazione videoludica. Chiaramente, il tutto tra un pizza e l'altra.