Monster Hunter Now Recensione

Monster Hunter Now Recensione: quella volta che incontrai un Rathalos in Duomo

In attesa di scoprire le novità sul suo futuro durante una possibile – ma mai sempre scontata – sorpresona del Capcom Showcase del Tokyo Game Show 2023, i mastodontici colossi di Monster Hunter fanno tappa sui dispositivi mobile e sulle nostre città tramite un nuovo GPS Game. Sviluppato in collaborazione con Niantic, Monster Hunter Now anticipa i preparativi che porteranno la serie verso il suo ventesimo anniversario aprendosi a un nuovo tipo di pubblico che mischia la core-experience del titolo Capcom con la formula veloce, esplorativa e gratuita (entro certi limiti) che contraddistingue le produzioni dello sviluppatore californiano. Il risultato? Scopriamolo in questa recensione!

Monster Hunter Now

Monster Hunter Now: un “nuovo mondo” virtuale

Fin dal suo primo annuncio lo scorso aprile, diversi membri della community di Monster Hunter (me compreso) hanno reagito alla news di un nuovo spin-off Free to Play con una leggera diffidenza. Anche se ad essere sinceri, l’idea di un gioco Monster Hunter giocabile utilizzando lo schermo del proprio smartphone non è del tutto nuova e campata per aria. Tale premessa era già stata utilizzata per il porting Android/iOS del primo Monster Hunter Stories e soprattutto su Monster Hunter Explore, titolo esclusivo per il mercato asiatico e ormai dimenticato ma che in un certo senso continua a vivere in Monster Hunter Now. Il nuovo titolo Niantic cerca di ridurre le dinamiche e l’azione del complesso combat-system dell’action-RPG di Capcom ad un semplice input: l’uso del proprio pollice, prendendo alcune delle mosse peculiari delle 6 armi a disposizione (Spadone, Spada Lunga, Martello, Spada e Scudo, Balestra Leggera e Arco) e adattando il loro funzionamento attorno alla pressione rapida o prolungata a seconda delle necessità durante la caccia.

Prendendo per esempio la Spada e Scudo, arma introduttiva con la quale un cacciatore alle prime armi potrà prendere confidenza, oltre agli attacchi semplici e al classico roll per evitare gli attacchi dei mostri, è possibile mantenere la pressione sullo schermo per entrare in una posizione di guarda che – se interrotta da un attacco – permetterà l’utilizzo di un contrattacco volante dall’alto output di danno; al contrario, lo Spadone e il martello utilizzano la pressione per gestire gli attacchi caricati. Discorso diverso per le armi a distanza, e che aggiungono ai loro controlli un sistema di mira basata sul movimento del giroscopio del proprio telefono, una soluzione sì sensata ma che personalmente trovo in completa antitesi con la semplicità del gameplay discreto a spasso per la città che il gioco promuove. O forse non voglio farmi fotografare in pieno centro a Milano mentre agito il mio smartphone alla ricerca di Rathian o Paolumu invisibili. Battutacce a parte, la selezione iniziale delle armi presenti in Monster Hunter Now rappresenta un ottimo punto d’inizio per introdurre vecchi e nuovi giocatori al combat-system del titolo senza complicare fin da subito la formula di gioco con Lame Caricate o Falcioni Insetto, armi che con molta probabilità sono destinate a comparire non prima di un pesante rework al proprio funzionamento.

Per quanto riguarda invece il cast dei mostri disponibili, Monster Hunter Now vanta la presenza di ben 15 mostri provenienti dalla quinta generazione inaugurata nel 2017 da World e Iceborne. Partiamo quindi dal tanto bistrattato Kulu-Ya-Ku, il Gran Jagras e il Tobi-Kadachi, fino ad arrivare ai mostri sacri come Rathalos, Rathian, Anjanath e Diablos. L’uccisione dei mostri che invadono la fauna dei nostri giardini permettono al giocatore di sbloccare nuove armi e nuove armature e di sbizzarrirsi con un sistema di crafting che incita il giocatore a sterminare la fauna della propria zona, alla ricerca dellea combinazione necessaria per forgiare numerosi pezzi di equipaggiamento e creare il proprio set personalizzato, con abilità speciali che entrano in gioco una volta raggiunto uno specifico “Grado di potenza”, migliorabile buttando ulteriori Zenny e materiali in nome del min-maxing più malsano e sfrenato che i cacciatori più stagionati conosceranno molto bene. Il risultato di tutti questi elementi è un sistema di gioco funzionale e divertente, e che punta a introdurre i giocatori appartenenti al pubblico generalista e meno hardcore al mondo di Monster Hunter senza particolari tecnicismi, obiettivo principale dell’intera produzione. Bisognerà capire se, con l’aggiunta di nuovi mostri e nuove meccaniche e soprattutto i primi Raid di gruppo, questo sistema potrà offrire un livello di profondità e varietà non proprio pari ma in linea con gli standard impostati dalla serie. 

La via del cacciatore… un Gran Jagras alla volta

Identificate le meccaniche principali e il gameplay loop del gioco, all’atto pratico come si gioca Monster Hunter Now? Una volta avviata la partita e incontrato il proprio compagno Palico (ahimé non personalizzabile) il giocatore viene catapultato all’interno di una mappa esplorabile che riprende in tutto e per tutto gli aspetti principali già visti in Pokémon GO: i punti di riferimento quali monumenti, strade importanti o edifici governativi assumono la forma di hotspot stracolmi di risorse quali minerali, insetti, funghi o ossa di mostro, estraibili tramite il rapido tap del dito sullo schermo. La suddivisione di tali ammassi di risorse dipende soprattutto dal bioma in cui il giocatore si trova in quel momento, scelto in modo randomico tra la Foresta, la Palude o il Deserto. Ulteriori risorse possono inoltre essere raccolte in modo automatico dal Palico, sia durante l’esplorazione attiva dell’ambiente sia tramite la funzione della Sincroavventura, che terrà traccia del percorso effettuato a schermo spento per raccogliere un numero limitato di risorse.

Monster Hunter Now

Come nei giochi della serie principale, esplorando gli ambienti il giocatore ha la possibilità di incontrare e cacciare esemplari di mostri più piccoli come gli Shamos, i Noios, Jagras, Raphinos e tanti altri, e che in Monster Hunter Now assumono il ruolo di carne da macello facile da uccidere e in grado di offrire i materiali generici necessari per forgiare o migliorare il proprio equipaggiamento. Questi piccoli e rapidi incontri rappresentano quindi una piccola opportunità per prendere confidenza con il sistema di controlli in attesa di incontrare i veri protagonisti del combat-system: i mostri di grande taglia. Una volta scoperto uno di questi esemplari, il giocatore ha la possibilità di scegliere se partire subito con la caccia oppure utilizzare una palla-vernice per “catturare il mostro” e metterlo da parte per cacciarlo in un secondo momento. Iniziata la fase di caccia viene imposto al giocatore un tempo limite di 75 secondi per uccidere la preda, e che nella maggior parte dei casi (soprattutto dopo un investimento intelligente e ragionato delle proprie risorse) risultano più che sufficienti per giostrarsi tra gli attacchi nemici e infliggere il maggior numero di danni possibili. In caso contrario, niente panico. Esistono infatti diverse abilità esclusive di Monster Hunter Now come “Alta Marea” per aumentare il proprio output offensivo una volta superata una certa soglia.

La difficoltà e complessità di questi scontri viene scandita dall’avanzamento di una “non-trama” suddivisa in capitoli e quest da completare per conto di Qualily, un membro della rinomata Gilda dei Cacciatori piombata nel mondo reale assieme a tutti gli altri mostri tramite un portale dimensionale creato da dei lampi di luce. È quindi compito del giocatore indagare su questi inusuali fenomeni e proteggere l’equilibrio naturale. Ciò che mi ha portato a definire questa premessa e ciò che avviene durante i vari capitoli una “non-trama” non è tanto la qualità della scrittura, da quel punto di vista in linea con le sceneggiature da “Premio No-Bell” viste nei capitoli pre-Monster Hunter World come Generations o Freedom Unite. Il vero difetto della progressione di Monster Hunter Now è da riscontrare nella poca varietà di attività da svolgere, e che portano il giocatore a ripetere le stesse cacce e quest per ben 18 capitoli (5 di prologo e 13 principali) prima di poter sbloccare il cast di mostri completo e ottenere i pezzi di equipaggiamento più ottimali. Certo, questa lentezza nella progressione risulta necessaria per introdurre poco a poco l’aumento della difficoltà delle battute di caccia rappresentata da un sistema che,  a seconda del numero di stelle presente sul capo di un mostro, determina il numero di mosse utilizzabili da quest’ultimo, la resistenza agli attacchi dei cacciatori e soprattutto la rarità dei materiali. Ciononostante, da un punto di vista prettamente personale, avrei di gran lunga preferito una progressione il più vicina possibile ai titoli originali e legata all’aumento del proprio Grado Cacciatore, che in questo titolo assume – una volta superata la soglia del HR17 e ottenuto l’accesso a tutte le armi al momento disponibili – come un semplice indicatore del proprio “livello” e del tempo speso all’interno dell’avventura. Capisco l’intento degli sviluppatori nel voler incoraggiare il giocatore a sfruttare tutte le meccaniche di gioco disponibili, provare il maggior numero di armi e visitare tutti e tre i biomi disponibili, ma allo stesso tempo tale specificità delle quest offerte va a penalizzare (come nel caso di Pokémon GO) quei giocatori che per cause di forza maggiore si ritrovano fuori dalle metropoli come il centro di Milano, Torino, Roma e che sono costretti ad affidarsi all’assegnazione randomica dei biomi o a uno spawn point dei mostri miracoloso per poter proseguire con la propria avventura. Problemi del genere potrebbero in teoria essere aggirati tramite un’implementazione ragionata della componente multiplayer in grado di permettere a tutti di partecipare alle battute di caccia tra amici anche da remoto, se non fosse che…

Nessun SOS può salvarti dalla distanza

… Tale implementazione non è presente. Vi è sì la possibilità di aggiungere i propri amici e ottenere dei bonus tramite dei codici invito, ma a differenza di Pokémon GO ove è possibile interagire in diversi modi con la propria cerchia scambiando creature, pacchi amicizia o organizzando lotte per il semplice gusto di farlo, Monster Hunter Now al momento non supporta alcuna opzione di gioco in remoto favorendo invece un’esperienza in multiplayer locale gradita e piacevole, ma che allo stesso tempo viene limitata dai sistemi utilizzati per metterla in pratica. Oltre al matchmaking diretto, anche con cacciatori sconosciuti presenti nelle vicinanze, è infatti possibile utilizzare un QR Code scannerizzabile per poter entrare all’interno di un party di massimo 4 cacciatori, ma che viene comunque limitato al funzionamento entro una distanza minima, risultando ridondante e poco ragionato, anche in nome dell’esperienza “core” sulla quale si basano gli ultimi titoli di Capcom come World o Rise che hanno implementato delle soluzioni come il Segnale SOS per offrire ai giocatori ulteriori possibilità a tutti di affrontare gli scontri più ostici.

Monster Hunter Now

E nel caso dei giocatori meno abili e affetti da quella grave patologia chiamata “skill issue” questa impossibilità di ricevere un qualche tipo di supporto rischia di trasformarsi in frustrazione quando ci si ritrova costretti a interrompere la propria sessione di gioco una volta esaurite le poche cure a disposizione, ed è qui che entra in gioco l’alone nefasto dell’infamia ottenuta da Niantic negli ultimi anni. Al momento della scrittura di questa recensione, che va quindi a prendere in esame la versione “vanilla” di Monster Hunter Now, le cure a disposizione dei giocatori Freemium sono limitate ai Kit di Pronto Soccorso, con un refill parziale giornaliero di ben 5 boccette. Una scelta discutibile e soprattutto incoerente con quanto visto durante la fase di Closed Beta, in cui i giocatori potevano usufruire delle classiche Pozioni senza entrare in contatto con le microtransazioni del gioco. E se da un lato, proprio perché stiamo parlando di Monster Hunter e di una community appassionata al punto da scovare in pochissimo tempo i set e le impostazioni ottimali per aggirare tali limitazioni, è ancora possibile vivere un’esperienza di gioco appagante e il più vicina possibile alla natura skill-based della serie, c’è comunque la seria possibilità che con il passare del tempo anche Monster Hunter Now cominci ad oscillare verso un metagame bilanciato attorno alle dinamiche “pay to win” dai costi esorbitanti. In questo caso purtroppo sarà la democrazia dei giocatori a parlare e sebbene la community in passato si sia dimostrata più volte particolarmente rumorosa nei confronti di pratiche legate a DLC non proprio apprezzati dai più – come nel caso dei numerosi Stili Armatura a pagamento presenti in Monster Hunter Rise/Sunbreak – d’altro canto il mercato mobile è ormai noto per essere saturo di “balene” pronte a spendere gran parte dei propri guadagni pur di ottenere una gratificazione e conseguente scarica di dopamina immediata.

Piattaforme: Android, iOS
Sviluppatore: Niantic
Publisher: Capcom

Tirando le somme, questo primo contatto con Monster Hunter Now si è rivelato migliore di quanto preventivavano gli innumerevoli dubbi che hanno preceduto la sua uscita. La semplificazione del combat system si mescola bene con le dinamiche da GPS Game, permettendo a tutti – dal giocatore hardcore con alle spalle migliaia di ore di caccia fino ad arrivare al novizio che ha installato il gioco per pura curiosità – di entrare nel mondo della serie Capcom senza particolari fronzoli, al netto di una progressione che nelle prime battute risulta logorroica e lenta come un Duramboros. Le possibilità di ampliare il roster di mostri con tutti i membri della quinta generazione e anche andare oltre World e Iceborne (magari anche con qualche nuovo design originale) potrebbero alla lunga rendere il gioco come il punto di partenza più immediato per accaparrarsi una grande fetta del pubblico generalista, in previsione di un espansione globale del brand in vista del ventesimo anniversario. Tuttavia, restiamo dubbiosi sull’effettiva capacità di Niantic di saper “leggere la stanza” ed evitare alcune delle pratiche da sviluppatore mobile che con il tempo ha rovinato la popolarità di prodotti analoghi come Pokémon GO. Le possibilità che il titolo si trasformi in un Premium Fest con Draghi Anziani bloccati dietro a delle microtransazioni è alta, ma confidiamo nella volontà di Capcom di mantenere fede (ove possibile) al “patto del cacciatore” instaurato con la propria fanbase.

Game Designer e scrittore, alla fine si è deciso ad aggiornare la propria bio dopo 50 anni di muffa. Perché va bene l'essere "cresciuti a pane e Tekken 2", ma a una certa arriva il momento di "voltare pagina".