The Caligula Effect 2 Recensione: un faticoso porting su next-gen

Dopo una letterale overdose che abbiamo potuto esperire lo scorso maggio, a nemmeno cinque mesi di distanza dall’uscita del porting del primo capitolo, ora siamo stati alle prese con la nuova versione per next-gen del seguito di The Caligula Effect Overdose (il cui porting era stato recensito qui per voi). Anche in questo caso, il JRPG in questione, come sappiamo, è un remake del titolo originariamente uscito nel 2021, e stiamo parlando proprio di The Caligula Effect 2, nato dalle fucine del team FURYU e sviluppato con il supporto del publisher NIS America, giunge dal prossimo 20 ottobre anche su next-gen di casa Sony, ma com’è andata la nostra prova su questa console per il secondo capitolo del franchise JRPG? Abbiamo notato differenze importanti con le precedenti versioni, rivelandosi in grado di supportare questo motore di gioco? Uscito per la prima volta due anni fa, e ponendosi come diretto titolo consequenziale al primo capitolo, scoprite insieme a noi che cosa ci ha riservato la nostra esperienza su PlayStation 5!

The Caligula Effect 2: ritorno di fiamma o fuoco di paglia?

Un gioco di ruolo dall’idea di fondo intrigante e che si colloca in linea diretta con il predecessore, non solo nella narrazione, ma anche nello stile, The Caligula Effect 2 presenta solo alcune differenze a livello di attori presenti sulla scena di questo secondo capitolo. Ci troviamo ancora una volta in un mondo dalla dimensione non chiara e definita, in una sorta di realtà alternativa chiamata Redo e creata da Regret, una specie di vocaloid megalomane circondata da strambi musicisti, le cui composizioni vengono sfruttate per soggiogare le menti degli altri. Il tutto vivendo secondo un’esistenza idilliaca, ma del tutto falsa, un’illusione che li tiene separati dalla vita tanto reale, quanto ardua. Non manca nemmeno il legame con il primo capitolo attraverso la presenza di un’altra vocaloid, un essere ormai determinato a far crollare l’illusione di Regret. A questo punto, il protagonista di questa storia, per cui potremo scegliere in autonomia se renderlo uomo o donna, deve ribellarsi al sistema assoldando un gruppo di studenti che hanno sperimentato lo stesso tipo di “risveglio”, e formando così il Go-Home Club, lottando per sfuggire da questo paradiso fasullo. Chi aveva già giocato alla versione precedente old-gen, sa già che l’intreccio di per sé non solo non è troppo originale, ma suona anche familiare a coloro che masticano della saga Matrix, per citare un franchise televisivo, e a chi invece è fan di Persona (di cui potete trovare qui la nostra recensione di Persona 4 Golden) . Di per sé, la narrazione di The Caligula Effect 2 offre una storia con un certo potenziale, forse, guardando alle corpose storyline che caratterizzano il background di ogni personaggio presentato. Ma il gameplay e la resa del comparto grafico ci raccontano ben altro…

Un porting più per old-gen

Ebbene sì, The Caligula Effect 2, soprattutto se consideriamo che l’attuale versione testata si tratta di un porting su next-gen, non brilla affatto. Il principale problema che abbiamo riscontrato è che la realizzazione grafica è da rivedere praticamente in toto. Se il primo Caligula Effect poteva (forse e solo parzialmente) giustificare una veste grafica davvero funzionale ed essenziale, essendo stato sviluppato anche su PS Vita, questo secondo tentativo si era già mostrato anacronistico al tempo dell’uscita Ps4 e Switch, figuriamoci se le stesse prestazioni rimangono tali per next-gen. Tra fondali scarni e sintetici, accanto a personaggi realizzati con modelli poligonali e privi di espressione e personalizzazione, il risultato di questo porting davvero non è soddisfacente. Per non parlare del loro movimento mentre si muovono, che sembra in costante scivolata quando camminano o corrono. Il problema non sta solo nella resa grafica, piena di glitch estetici che fanno graffiare le visuali sullo schermo, così come di personaggi che nelle sequenze animate risultano quasi esteticamente piatte e bidimensionali, ma anche nel comparto audio, dove ad esempio il doppiaggio per il nostro personaggio non è stato mai concepito. Né in fasi di dialogo prestabilite, né in quelle dove la risposta è multipla. E la restante parte del comparto audio non gioca meglio la sua partita, tra voci squillanti del cast e una colonna sonora dalle sfumature J-Pop che sono ben poco coerenti con le situazioni descritte sullo schermo, oltre che ben lontane dal creare tensione, per quanto possano anche risultare orecchiabili e carine nel complesso. Salva in parte la situazione la performance del motore di gioco, che nonostante tutte le varie problematiche finora elencate, riesce a caricare una sessione dopo l’altra di gioco senza troppa fatica e in tempi celeri. Le sue prestazioni infatti risultano all’altezza delle aspettative e, seppur ci siano piccole imperfezioni quasi impercettibili in fase di transizione con alcune cutscene o nel corso dell’esplorazione dei dungeon, la stabilità del frame rate è talmente solida da risultare uno dei migliori aspetti di questo titolo.

Un gameplay ci salverà?

Salva la scialuppa almeno quel che resta del gioco, ossia il gameplay e i combattimenti all’interno di esso? Non molto purtroppo, rendendo anche questo aspetto un evidente punto debole. Il sistema di combattimento a turni in primis, che si focalizza sulla sinergia tra i membri del party. Le meccaniche coinvolte sono diverse: un compagno può lanciare in aria il nemico che ha di fronte, permettendo al buddy di turno di colpirlo ed eliminarlo con un attacco a distanza, causando danni critici ai bersagli aerei. Fino a qui tutto bene, se non considerassimo la cosiddetta Imaginary Chain, ossia una sorta di “moviola” che permette di sincronizzare le azioni prima di eseguirle. Questo serve a limitare eventuali errori e contrattacchi, ma rallenta di non poco il ritmo di gioco e soprattutto dell’azione in sé. In questo modo purtroppo, anche gli incontri più banali diventano inutilmente lunghi. Tutto ruota attorno anche alla possibilità di visualizzare un’anteprima di quello che potrebbe succedere sul campo di battaglia nei secondi successivi. La visione della barra del tempo, sulla quale è possibile interagire, aggiunge un certo spessore strategico, consentendo al giocatore di attuare tattiche più comuni fra gli RTS, rispetto ai giochi di ruolo di matrice giapponese. Si tratta di una impostazione necessaria? No, possiamo anche ignorarla e lasciare che sia la IA a controllare i compagni, ma questo renderebbe praticamente inutile il nostro contributo al gioco, che non mostra così alcun guizzo di innovazione e lascia davvero poco margine a The Caligula Effect 2 per brillare. Soprattutto se consideriamo che le attività al di fuori dei dungeon sono fin troppo ridotte, tra fetch-quest in giro per Redo e lunghe chat sul cellulare, oltre ad infinite sessioni dialogiche che rischiano di far vacillare la nostra attenzione. Non si dilunga altrettanto il menu di gioco, davvero semplice e fin quasi scarno nelle sue opzioni disponibili, accanto a diverse impostazioni del gameplay personalizzabili, ma con una varietà di lingue per nulla ampia a disposizione.

Piattaforme: PlayStation 5, PlayStation 4, PC, Nintendo Switch

Sviluppatore: FURYU Corporation

Publisher: NIS America

A conti fatti, The Caligula Effect 2 non riesce nella sua impresa di porting su next-gen, mostrando non solo le difficoltà della versione precedente, ma senza nemmeno tentare di migliorare alcunché. Fatica nel comparto tecnico e grafico, dove non c’è alcuna volontà di rendere il titolo più appetibile, così come la colonna sonora sembra stata copiata e incollata da tutt’altro genere di gioco, scollata invece dalle situazioni presentate sullo schermo e senza coerenza. Se l’aspetto narrativo del gioco sembra essere gradevole e piuttosto complesso, a volte fin troppo, non migliora invece il quadro generale quanto ci viene offerto dal sistema di combattimento a turni, lento e macchinoso, che porta a far mancare quel ritmo gradevole che un JRPG d’azione come questo dovrebbe avere. Il coinvolgimento è difficile sia da trovare, sia da mantenere, per The Caligula Effect 2, che pecca di tratti old-gen fin troppo evidenti e nessuna voglia di rendere più gustoso e interessante un titolo che rischia così di essere accantonato facilmente. Anche su PlayStation 5.

Si svezza con Medievil e Tomb Raider, cresce con Final Fantasy, matura con la scrittura di qualsiasi genere di videogiochi. Giocatrice da più di 20 anni, Francesca coniuga passione e studio in una tesi magistrale a tema videoludico e la nutre quotidianamente tra console e articoli su videogiochi, cinema e serie TV. Toglietele tutto, ma non la scrittura.