Life is Strange Double Exposure

Life is Strange Double Exposure Recensione: nuovi poteri, vecchie emozioni

Sono passati anni da quando Max Caufield ha vissuto i tragici eventi della Blackwell Academy ad Arcadia Bay. Ai tempi – era il 2017 – la nostra protagonista si spese per impedire la morte dell’amica Chloe per mano del compagno di scuola, Nathan. Il primo capitolo della serie inaugurata da Don’t Nod fu anche l’unico ad avere Max come protagonista. I giochi successivi citavano appena l’appassionata di fotografia Maxine. Life is Strange Double Exposure interrompe questo digiuno restituendoci il personaggio che grazie al suo potere – riavvolgere il tempo – è riuscita in un’impresa impossibile.

L’annuncio del titolo è arrivato a sorpresa alle porte dell’estate 2024. Ancora una volta al timone del progetto c’è Deck Nine. Gli americani sono al loro terzo gioco della serie (più la realizzazione della remastered collection). Lo studio con sede in Colorado aveva già curato Before the Storm e True Colors. Dopo avere giocato per diverse ore a Life is Strange Double Exposure (con all’attivo più run così da offrire un quadro il più completo possibile), siamo pronti a offrirvi il nostro giudizio finale sul nuovo capitolo della saga. Un avviso importante: la recensione contiene spoiler anche di punti avanzati della trama. Cercheremo di restare il più vaghi possibili, ma non facciamo promesse.

Max come Jessica Fletcher

Se la storia alla Blackwell Academy di Arcadia Bay non era cominciata benissimo, quella alla Caledon University va, se possibile, ancora peggio. Dopo anni di relazione con Chloe (ricordiamo che Double Exposure tenta di rendere canonici tutti i finali del suo predecessore), Max viene invitata come ‘resident artist’ – ovvero una personalità ospite di una università che, in virtù del proprio lavoro e della propria expertise, tiene un corso – in un istituto semi prestigioso ed esclusivo del Vermont.

Subito Max lega con alcuni degli altri membri che animano il piccolo microcosmo universitario: Yasmin Fayyad, rettore dell’istituto; Amanda, esuberante gestrice del bar Turtle; Gwen, insegnante transgender di letteratura; Vinh, il sardonico assistente di Yasmin. Soprattutto, Max conosce Moses (ricercatore di astronomia) e la sua amica di lunga data Safiya “Safi” Llewellyn-Fayyad, studentessa di letteratura e figlia di Yasmin. La tranquilla vita del campus innevato che si prepara alle festività natalizie viene sconvolta dalla notizia peggiore che possa esistere: Safi è morta. Gli inquirenti non trascurano nessuna pista e inviano sul posto il detective Vincent Aldernon. C’è il dubbio: omicidio o suicidio? Niente viene escluso, ma nemmeno troppo chiarito.

Chiunque conosca Max un minimo sa già che la protagonista non è tipa che si rassegna. Dopo anni dall’ultima volta, la fotografa prova a utilizzare nuovamente il proprio potere di riavvolgere il tempo scoprendo però con sua – e nostra – immensa sorpresa che quel potere non le appartiene più. In luogo di quello, Max è in grado ora di muoversi su due diversi piani dell’esistenza: uno dove l’evento della morte di Safi è avvenuto (denominato mondo della morte), e uno dove invece Safi è ancora viva e tutto va avanti normalmente (definito mondo della vita). Lo shock per la scoperta viene superato in scioltezza quando Max si rende conto che forse può utilizzare questa abilità per raccogliere indizi nel mondo della vita così da poter fare il lavoro da detective in quello della morte e scoprire così cosa è successo alla sua amica prima che possano farlo gli inquirenti. Un classico Whodunit arricchito dal soprannaturale.

Ficcanaso in azione

Veniamo ora al gameplay. L’impalcatura è costruita sulla base della nuova abilità di Max. Attraversare i due diversi piani dell’esistenza – una possibilità offerta solo in alcuni specifici punti della mappa – ci permette di interagire con due diversi set di personaggi: quelli che abitano la timeline dove Safi è morta e quelli non toccati da questo avvenimento (perché mai avvenuto). A questo potere se ne aggiunge poi un secondo: Max è in grado di percepire cosa stia accadendo in un mondo mentre si trova nell’altro.

Il resto delle meccaniche di gioco rimangono aderenti ai canoni già stabiliti dalla serie: poco meno di un investigativo, poco più di una narrazione interattiva a bivi. Max deve interagire con ambienti e personaggi per ottenere le informazioni di cui ha bisogno e che – in ogni caso – otterrà. 

È necessario qui fare una prima osservazione: indipendentemente dalle scelte che compiremo durante la storia arriveremo comunque sempre allo stesso esito. Abbiamo completato più di una run cambiando radicalmente approccio nei confronti degli altri personaggi e il risultato ottenuto è stato sempre il medesimo. Nonostante il gioco ci avverta che le scelte cruciali avranno ripercussioni, queste sono – nei casi più evidenti – null’altro che un cambio di atteggiamento nei confronti di Max da parte di un personaggio X o Y. Al massimo – e in pochi casi – si dovrà fare attenzione a non confondere in quali rapporti si sia con ognuno onde evitare di fare richieste fuori luogo.

Life is Strange Double Exposure: i punti deboli e i punti forti del gioco

Nonostante ogni personaggio tra quelli presenti alla Caledon sia stato caratterizzato con perizia di particolari; sebbene i temi sensibili contenuti nel gioco non vengano trattati con sufficienza o paternalismo; a dispetto di un canovaccio tutto sommato interessante, Deck Nine perde l’occasione di chiudere in maniera convincente tutte le trame e sotto-trame cui abbiamo partecipato nelle precedenti cinque ore. Addirittura si ha l’impressione netta (confermata da una scena finale) che questo compito sia stato demandato a un DLC o addirittura a un gioco successivo: Max Caufield tornerà, recita la tagline che chiude definitivamente Double Exposure, ma che nulla fa per risolvere alcuni dei misteri principali che in prima istanza hanno dato vita agli eventi narrati. E forse è appunto questo il più grosso difetto del gioco, lasciare troppo in sospeso e troppe domande senza ancora una vera risposta. Noi sicuramente avremmo preferito un finale più conclusivo!

Tanti i temi sensibili che vengono affrontati o accennati. Nessuno è stato trattato con superficialità o con toni paternalistici (non eccessivamente, almeno). Tra gli altri, ci è sembrato di individuare i germi di una critica di tipo generazionale. Senza scendere troppo nei dettagli, quella di Safi è la storia di una giovane che vede spesso tradita la fiducia che ha riposto negli adulti: la madre, i suoi insegnanti le hanno in qualche modo fatto un torto. Il dolore di Safi, la sua sofferenza, è la stessa di tanti altri giovani e giovanissimi sparsi in ogni angolo del mondo. Alcuni dei personaggi hanno fatto breccia nel nostro cuore: vuoi perché ci siamo specchiati in essi, vuoi perché abbiamo riconosciuto in loro qualcuno che conosciamo IRL, è impossibile restare indifferenti al fascino di Vinh, di Moses o di Amanda. A proposito di quest’ultima, l’allegra oste del bar è protagonista anche di una delle migliori scene del gioco. 

Piattaforme: PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S, PC, Nintendo Switch

Sviluppatore: Deck Nine Games

Publisher: Square Enix

Come la fotografia perfetta è figlia di un delicato equilibrio tra luci e ombre, colori e monocromia, soggetti e paesaggi, così Life is Strange Double Exposure presenta elementi di sicura forza e anelli deboli che avrebbero probabilmente giovato di un’ulteriore revisione. Il risultato finale è un gioco che, non foss’altro per quel finale sospeso, avrebbe potuto ambire a qualche punto di valutazione in più, ma che non per questo deve essere sottovalutato da chi voglia approcciarsi a una narrazione che resta intrigante e alla portata di tutti.