Direi che l'uscita più plateale è stata quando anni fa decisi di andare a studiare all'estero. E' stata un'esperienza molto positiva, tant'è che non mi sono mai più fermato e una settimana fa mi sono trasferito in Vietnam senza mai aver messo piede in Asia prima.
Quello di uscire dalla comfort zone è un concetto popolarissimo ma a mio parere quello che conta davvero
è ricrearsi una comfort zone. Fare il primo passo ovviamente ha il suo peso, ma poi è quasi scontato un periodo di disagio(dis-comfort) e se non si è capaci di affrontarlo e superarlo si ritorna al punto di partenza. E' fondamentale avere un approccio positivo e forza di volontà, essere consapevoli dei fastidi del primo periodo ma anche delle proprie capacità e dei vantaggi a lungo termine. Per me non c'è niente di più appagante che guardare indietro e notare l'immenso progresso che sta in mezzo al punto di partenza e al punto d'arrivo.
Vista la sede, faccio un paragone videoludico: iniziare Dark Souls/Bloodborne è disorientante, frustrante, ma anche eccitante. Non si sa bene dove andare, si viene sconfitti facilmente ma c'è anche tanta voglia di esplorare e migliorare. E infatti, se uno tiene duro e continua, non solo avanza collezionando graduali successi, ma arriva addirittura a una situazione in cui conosce le mappe di gioco a menadito e si rigira come vuole quei nemici che sembravano tanto terribili all'inizio. Bellissima sensazione di progresso e tutto è comfort zone.
Ma se invece ci si arrende al primo boss, aver fatto quel primo passo non sarà servito a nulla.