I nostri racconti?
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Discussione: I nostri racconti?

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  1. #1
    con la mia balotta L'avatar di Bandicot1
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    I nostri racconti?

    Non se è giò stato proposto ma comunque ci provo.
    Perchè non riunire in questo thread le nostre opere? Semplici raccontini brevi, cronache di una giornate, pensieri e poesie e altro...
    Ditemi cosa ne pensate


    Il talento non esiste! Esistono soltanto l'ispirazione e l'ambizione, e le mie sono roventi!

  2. #2
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    Comincio io:

    Il giuramento

    Se fosse esistita una lista dei migliori assassini della terra, il signor Antony Scarlet avrebbe senz’altro ricoperto la prima posizione.
    Sebbene esperti investigatori e audaci poliziotti fossero perennemente sulle sue tracce, egli riusciva sempre a svolgere il suo mestiere con professionalità ed eleganza. Nessun segugio, nemmeno il più esperto e attento agli indizi, era mai riuscito a incastrarlo.
    Il signor Scarlet era dotato di un’intelligenza e di una scaltrezza fuori dal comune, che gli permettevano di superare qualsiasi ostacolo e farla in barba alla forze dell’ordine di tutto il globo.
    Dopo quarant’anni, durante i quali non aveva fatto altro che uccidere, squartare e accoltellarle, decise che era venuto il momento di andare in pensione e così, per godere al meglio dei frutti delle sue fatiche, si ritirò a vita privata.
    Vita privata si fa per dire, visto che le sue giornate erano sempre piene di appuntamenti: gite fuori casa, feste danzanti, party sulla spiaggia, casinò, crociere, corse di macchine e cavalli, bordelli, ristoranti di lusso. Insomma, il nostro pensionato ebbe modo di intrattenersi alla grande e fra champagne e divertimenti, riuscì a ritagliare per se solo mezza giornata alla settimana: dalle sei alle dieci della domenica, orario in cui, si recava sulla spiaggia a camminare.
    Passeggiava in su e in giù, a piedi nudi sulla sabbia bianca bagnata dalla fresca acqua marina, mentre il rumore delle onde copriva quello della sua coscienza. Ogni volta che si dedicava a questa attività, passava di fronte a una catapecchia abbandonata in un fazzoletto verde fra le dune e gli scogli, si soffermava a guardare l’uomo che risposava tranquillamente su di una sedia a dondolo e poi ripartiva.
    Ogni maledetta domenica l’uomo era sempre lì, silenzioso e pallido come un fantasma.
    Una cupa mattina d’Ottobre vide che la sedia dondolava malinconicamente senza nessuno seduto sopra e così se ne andò senza nemmeno fermarsi.
    Fatti pochi metri, avvertì che qualcuno lo stava seguendo alle spalle. Non si voltò a guardare chi fosse e procedette accelerando l’andatura.
    Ma i passi dello sconosciuto si facevano sempre più pesanti e ben presto un uomo alto e muscolo, che aveva circa la sua stessa età, lo affiancò.
    I due continuarono a camminare insieme senza rivolgersi nemmeno una parola o uno sguardo. Una volta che Antony giunse al termine del percorso, si separarono così come se niente fosse accaduto fra di loro.
    La scena si ripetè tutte le volte che il signor Scarlet andò a passeggio per la spiaggia o in qualunque altro posto, un parco, un bosco, una stradina deserta: un uomo si avvicinava e lo seguiva fino a che egli non decideva di andarsene per tornare alla vita sfrenata e caotica.
    Una volta, mentre stavano percorrendo un sentiero ghiaioso che saliva fino ad un monte, Antony perdette la pazienza, guardò in faccia lo sgradito compagno di viaggio e gridò <<Perché continui a seguirmi?>>
    <<Lo sai bene>> replicò quello pacatamente <<E poi non urlare>>
    Antony, inviperito, cacciò una bestemmia terribile che fece sobbalzare l’uomo.
    <<Quante volte devo dirtelo? Non devi bestemmiare….>> lo rimproverò lo sconosciuto puntandogli contro l’indice.
    <<Uff…..certo che sei un bel peso>>
    <<C’è un solo modo per liberarsi di me….>>
    <<Già>>
    <<E allora perché non lo fai?>>
    <<Lascia stare….>>
    <<Ho fatto un giuramento e intendo rispettarlo…>>
    <<Contento tu….>>

    La vita del signor Scarlet non si addiceva a quella di un pensionato sessantenne.
    La sua pensione era costituita da enormi ricchezze, conti in banca e tesori di ogni tipo, grazie ai quali poteva condurre un esistenza agiata e attiva, così che il suo cervello e il suo cuore fossero perennemente occupati a fare altro. In questo modo egli poteva fare a meno di rimuginare il passato e ricordare i terribili delitti di cui si era macchiato. Lentamente, a forza di viaggi, esperienze e belle donne, le grida disperate e gli sguardi angosciosi di persone ormai sepolte furono cancellate dalla mente e il suo animo approdò su di una terra felice, dopo aver navigato per troppo tempo in un mare d’angoscia.
    Però ci sono cose che non si possono rimuovere. Antony aveva iniziato ad uccidere quando aveva appena vent’anni e proprio lo spirito della sua prima vittima lo tormentava senza tregua, lo opprimeva con la sua presenza, lo inseguiva ovunque e lo terrorizzava continuamente, senza bisogno di parole cattive o urli spaventosi, perché quando il fantasma di un morto cammina in tua compagnia, non occorre altro per farti gelare il sangue nelle vene. Antony capiva benissimo il perché di quella manifestazione ectoplasmatica e la accettava, sperando, un giorno, di liberarsene. Ma le anime dei defunti hanno davanti a se tutta l’eternità e niente sarebbe riuscito a far desistere quello spirito dal suo scopo.
    Trascorsero tre anni, il signor Scarlet continuò a sperperare le sue finanze, mentre il pallido uomo morto, stanco di stargli vicino solo durante le passeggiate, aveva deciso di visitarlo ogni tanto anche a casa.

    Una pomeriggio, Antony, ricevette l’invito ad una festa organizzata da un eccellente duchessa locale. La nobildonna non avrebbe senz’altro gradito la presenza del vegliardo, se fosse venuta a conoscenza del suo passato, ma Antony, come già detto, era infinitamente furbo e per lui era un gioco da ragazzi nascondere la sua precedente vita. Del resto risulta estremamente semplice gabbare un’innocua comunità del Nord dell’Inghilterra, quando lo si era già fatto con la polizia di mezzo mondo.
    Vestito in giacca e cravatta, il pensionato si recò al palazzo che riuniva i nomi più illustri della città dentro un unico immenso stanzone.
    Fra i tavoli carichi di vivande si aggiravano graziose ragazze in cerca di un vecchio bacucco da abbindolare e truffare.
    Antony adocchiò immediatamente una bruna sfolgorante e ritenne giusto farsi soffiare di nascosto un paio di verdoni, pur di poter ballare un po’ con quella meraviglia. Alleggerito di un centinaio di dollari e indolenzito per le danze, si sedette su uno dei soffici divanetti della sala, brandendo un grosso bignè alla crema e un buon bicchiere di spumante.
    L’uomo alto e muscoloso si trovava già lì, comodamente adagiato al suo fianco.
    <<Ragazze?>>
    <<Sembra…>> fece Antony malinconicamente.
    <<Chissà quante ne hai avute in questi ultimi anni….>>
    <<Piacerebbe saperlo anche a me>>
    <<Non dire fesserie. So che tieni il conto di tutte quelle che ti sei fatto…>>
    Lo sguardo di Antony indugiò sul vicino. Odiava tutto di lui. Le folte sopracciglia, i baffi castani, i capelli arruffati, il naso storto, le spalle poderose, i calzoni rattoppati da operaio, le scarpe con la suola rinforzata. Non c’era niente che non gli provocasse un senso di disgusto.
    <<Centocinquantasei>> disse infine.
    <<Mah…io sapevo che erano centocinquantasette…..forse ti scordi quella poveretta che prima hai sposato e poi ammazzato.>>
    Antony aveva già posato il bicchiere di spumante e l’unica cosa rimastagli in mano era il bignè alla crema. Tale prelibatezza fu da lui scagliata verso il fantasma, che non essendo fatto di carne, ignorò completamente il colpo per poi osservare divertito lo spettacolo della crema alla vaniglia che si spiaccicava sul parrucchino biondo della duchessa.

    <<Ero sicuro che i capelli di quella donna fossero finti>> commentò l’uomo mentre si allontanavano dal prestigioso ricevimento attraverso un vicolo laterale.
    Dai vetri rotti delle squallide case proveniva un odore nauseabondo. I topi scorrazzavano felici tra i rifiuti come dei bambini in un negozio di caramelle.
    Il signor Scarlet procedeva a testa bassa, cercando di distanziare il fantasma, ma senza riuscirci.
    Prima la gente lo stimava per la sua classe, per i soldi e per le sue maniere eleganti. Ora tutti lo ritenevano un povero vecchio che si divertiva a giocare scherzi poco divertenti alle signore per bene. Una volta che hai perso la reputazione, anche i soldi contano poco. E cosa gli rimenava oltre al denaro? Niente, se non i suoi ricordi. E lui non voleva ricordare…
    <<Cos’è quella faccia?>> chiese il fantasma
    Antony si bloccò di scatto.
    <<La vuoi smettere di opprimermi?>> sbraitò
    <<Cosa ti ho fatto di male? >>
    <<Mi hai fatto perdere il sonno e la tranquillità e ora mi porti via anche la reputazione…>>
    <<Quale reputazione?>>
    <<Quella della persona rispettata che sono…>>
    <<Credi di essere un galantuomo? Il tuo animo è tutto fuorché nobile….potrai anche sembrare chissà chi, gli individui stupidi e ottusi di cui ti circondi ti crederanno anche, ma c’è qualcuno che non è idiota e che ti conosce bene….e quel qualcuno è il più importante>>
    Antony cadde in ginocchio. E pianse.
    Il suo lamento solitario si sollevò sopra i comignoli e si perse nell’aria fredda. Un sottile raggiò splendente, proveniente dal cielo, illuminò quella sagoma. La luna si soffermò a guardare l’uomo disperato e lo indicò alle stelle. L’intero firmamento celeste non aveva mai visto niente di più patetico.
    <<Sai che esiste un solo modo per risolvere questa situazione>>
    Il signor Scarlet si asciugò le lacrime ma era tutto inutile visto che nuove sgorgavano dai suoi occhi, rigandogli la guancia.
    <<No….c’è né anche un altro….>>
    <<Quale?>>
    Il fantasma non ricevette risposta. Ma era sicuro di sapere cosa intendesse dire la vittima del suo tormento.

    L’addetto alle pratiche della polizia della città, quella mattina, visse l’esperienza più entusiasmante della vita.
    Erano appena le sette e mezzo e lui già si trovava a scartabellare fra noiose scartoffie, appunti e plichi di fogli, sorseggiando di tanto in tanto un goccio di caffè. Ad un certo punto, un signore anziano entrò bruscamente nell’ufficio. Aveva l’aria trasandata, i capelli gli cadevano sulla fronte, grosse occhiaie erano scavate sotto gli occhi e vestiva un impermeabile bisunto e polveroso.
    Immediatamente il poliziotto pensò a un ubriaco qualsiasi. Il vecchio si piantò al centro della stanza. Il volto stanco era deformato in un’espressione mista a dolore e rabbia. Impossibile capire cosa gli passasse per la mente.
    L’uomo parlò con voce roca ma solenne.
    <<Mi chiamo Antony Scarlet e sono ricercato da voi per duecentotredici omicidi, settantasei furti con scasso, cinquantanove borseggi, ottocentosedici infrazioni del codice stradale e per aver rubato quattro gelati alla fragola ad una combriccola di bambinetti, da qualche parte vicino a Liverpool…>>
    Quindi estrasse un revolver e sparò un proiettile contro il povero poliziotto attonito che però si gettò prontamente a terra.
    Il destino volle che il rapido tutore dell’ordine non fosse adatto alla vita sedentaria e che amasse di più premere un grilletto piuttosto che scarabocchiare su qualche documento. Così, prima che sopraggiungessero i restanti poliziotti della centrale, richiamati dallo sparo, il signor Antony Scarlet era già stato atterrato da un efficace colpo di pistola.
    Le forze dell’ordine potevano finalmente archiviare il caso del più grande assassino del mondo.
    Alcuni sostennero che Antony Scarlet desiderasse concludere la sua carriera nel mondo più eclatante e perciò aveva organizzato quel gesto folle.
    In realtà, il signor Scarlet, voleva concludere la sua carriera e basta.
    Il corpo fu posizionato dentro una bara che venne poi caricata su di un furgone, affinché la trasportasse fino al cimitero. La, ad attendere vi era solo una fossa e null’altro. Non c’era bisogna di funerale anche perché nessuno vi avrebbe partecipato.
    Il sole splendeva rigoglioso nell’immenso azzurro, picchiando con i suoi raggi sulle fronti degli automobilisti imbottigliati nell’ingorgo cittadino.
    Un motociclista sfrecciò veloce per un incrocio. L’afa e lo smog dovevano avergli assopito il cervello, infatti egli non vide il segnale di stop.
    Il furgoncino nero frenò bruscamente per evitare l’impatto e gli sportelli posteriori si aprirono di scatto. La bara scivolò giù dal veicolo, lungo l’asfalto bollente e cadde con un tonfo nel fiumiciattolo che scorreva la sotto.
    Un incidente banale, quasi comico se vogliamo. Ma si sa, il destino è spesso giocherellone.
    Il rumore del legno che precipita nell’acqua arrivò fino alle orecchie del morto contenuto nel feretro. Che poi tanto morto non era dato che si svegliò di soprassalto, lanciando un urlo.

    <<E’ questo l’aldilà?>> si domandò fissando l’oscurità davanti ai suoi occhi.
    Cominciò a rendersi conto di quello che era accaduto. Il poliziotto-pistolero della centrale era si dotato di ottimi riflessi ma di scarsa mira. Il proiettile aveva appena sfiorato il signor Scarlet, ferendolo gravemente, non mortalmente e facendolo svenire.
    La polizia, desiderosa di liberarsi dello scomodo cadavere, non aveva effettuato alcun esame o autopsia.
    Un dubbio assalì il rinsavito Antony.
    <<A giudicare dall’ambiente, dovrei trovarmi in una bara. Ma perché riesco a respirare così bene?>>
    Alcuni forellini presenti nell’estremità destra, probabilmente provocati dallo sferragliare del sarcofago sulla strada, fugarono ogni dubbio.
    <<Quel mascalzone….>> esclamò Antony come se qualcuno potesse sentirlo <<…è riuscito a salvarmi dalla morte. Ma alla fine ho vinto io. Qui non può sicuramente farmi compagnia. Non c’è abbastanza spazio per due persone e non ho possibilità di sollevare questo coperchio….creperò a breve. >>
    Poi si concesse una lunga risata lugubre.
    Il fiume trasportò il feretro fino al mare. Le onde lo sballottarono senza pietà e la corrente dolce lo cullò. La navigazione solitaria proseguì per altri sette giorni, il signor Scarlet dormì per la maggior parte del tempo, in attesa che la nera signora venisse a prenderlo.
    Ma un simpatico fantasma dalle sembianze di un uomo alto e muscoloso aveva chiesto alle nera signora di aspettare ancora un po’.
    Fra spiriti ci si intende bene.

    Il signor Scarlet si destò. Una luce intensa, di lontana origine, aveva disturbato il suo sonno.
    <<Questo è l’aldilà, ne sono sicuro>>
    La parte superiore del feretro era ridotta a brandelli e fra gli spiragli incavati nel legno, filtravano le intense radiazioni dell’astro incandescente.
    Assalito dalla curiosità, Antony, spaccò quel che restava del coperchio, aiutandosi con le mani, e alla fine, quando ebbe creato un buco sufficiente a farlo uscire, si alzò in piedi e abbandonò il sarcofago grigio.
    Si trovava sul bagnasciuga di una spiaggia d’orata. Guardò attorno a se:
    La superficie marina calma e liscia faceva da contorno ad un atollo verde e giallo, sul quale crescevano cespugli, piante e alberi in fiore. Una vegetazione lussureggiante ammantava il territorio che non era occupato dalla sabbia, liscia e splendente.
    Antony Scarlet era approdato su di un’isola persa in mezzo al mare.
    Un orrendo presentimento si impossessò di lui. Corse fino al boschetto e constatò con orrore che i cespugli offrivano succose bacche rosse mentre fra le rigogliose chiome degli alberi crescevano noci di cocco e frutti in abbondanza.
    Si avventurò per quel paesaggio sconosciuto, rendendosi conto che non c’era utile a ciò che potesse aiutarlo. Il colpo di grazia lo ricevette quando vide un ruscello sgorgare da alcun macigni , in un turbinio di acque fresche e dissetanti. Sperò di trovare qualche scoglio o qualche dirupo terminante con rocce acuminate e frastagliate, ma la costa era bassa e priva di pericoli.
    <<Tornerò della bara e mi chiuderò la dentro>> concluse.
    Ma giunto nel luogo dello sbarco, scorse in lontananza il feretro, catturato da un’onda funesta e trascinato senza pietà in alto mare.
    Ovviamente, il fantasma dell’uomo alto e muscolo, stava già li.
    <<Bel post eh?>>
    <<Fanculo!>> sbraitò Antony. Si gettò furiosamente contro l’ectoplasma e com’era prevedibile, capitombolò a terra, con la faccia conficcata nella sabbia.
    <<*******>> piagnucolò rimettendosi in piedi
    <<Hai fatto di tutto per farmi rimanere vivo. Mi hai salvato da una impallinata, quindi mi hai condotto su questa isola maledetta, fertile e ricca, così che io non possa morire di fame o sete. Non ho una corda per impiccarmi e non ci sono strapiombi giù dai quali buttarmi. I sassi sono troppo piccoli per spaccarmi la testa, servono appena per accendere il fuoco. E mi hai pure portato via la bara.
    Sono costretto a sopravvivere. Ed è tutta colpa tua!>>
    <<Ricordati la mia promessa! Ho giurato e io mantengo sempre la parola….se non lo facessi sarei un vigliacco….>>
    Antony Scarlet si allontanò malinconicamente e mugugnando parole incomprensibili.
    <<Stai maturando, giovane Antony>> dichiarò il fantasma, senza curarsi del fatto che il “giovane” fosse un gagliardo vecchietto di quasi sessantacinque anni.

    <<Non farò mai quello che vuole il porco…..mai e poi mai…..>>
    <<Suvvia, cosa ti costa? E poi è una cosa giusta….non sbagliata….il fatto è che sei troppo orgoglioso…>>
    <<Non è vero!>>
    <<Ah no? Ti autodefinivi il più grande professionista in fatto di omicidi, questa non è forse boria?>>
    <<Lo dicono anche i giornali….e poi nessuno è mai riuscito a prendermi….>>
    <<Non ti vergogni neanche un po’?>>
    <<No>>
    <<Beh…anch’io la penso come te d’altronde….però devi ammettere che il vecchio ha ragione….se vuoi essere un gentiluomo devi farlo!>>
    <<Silenzio! Lasciami in pace, almeno tu! Ora vado a dormire e guai se fiati>>
    Il signor Scarlet si rannicchiò nell’angolo più fresco della piccola caverna, interrompendo così la conversazione con il suo subconscio.
    Uno spiritello gli sia avvicinò e non potendogli rimboccare le coperte, come faceva tanti anni prima, accese un fuocherello e gli accarezzò i capelli.
    <<Scegli>> sussurrò al suo orecchio. Quelle parole, trasportate dal vento, giunsero fino alle nuvole e una mano le afferrò.


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  3. #3
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    La casa è avvolta dalla penombra. Nel lavandino incrostato, galleggiano i piatti e le stoviglie sporche.
    Fuori dall’abitazione, l’operaio si crogiola al sole, dondolandosi sulla sedia e fumando avidamente un lungo sigaro. E’ appena tornato dal lavoro. Un mestiere duro, che spacca le reni e le ossa ma che gli concede di sfamare e far crescere sua tua unica gioia: un figlio.
    Un penoso tram tram eterno: casa-fabbrica, fabbrica-casa per guadagnare quei pochi spiccioli necessari a campare, ma sempre col sorriso sulle labbra. Ogni sforzo lo si compie volentieri quando si sa che contribuirà al futuro del ragazzo..
    Ma da un po’ di tempo l’operaio ha perso di vista il figlio. Quando se ne rende conto è troppo tardi.
    Il giovane, identico per aspetto al padre, stesse spalle poderose, sopracciglia folte e un principio di baffi sotto il naso storti, si avvicina al genitore, imbracciando minacciosamente una scure.
    <<Devo farlo papà>> dice il figlio.
    <<Sta bene>> commenta il padre. Non capisce le motivazioni di quella tragica decisione. Ma non si dispera o piange come un codardo qualsiasi e nemmeno chiede spiegazioni. Sa di aver fatto il possibile per quel pazzo che non soddisfatto delle cure ricevute, vuole prendersi pure la sua vita. Non è più un uomo, è un mostro pronto ad ammazzare. Ma l’operaio lo ama lo stesso. Quello è ancora suo figlio, nel bene o nel male.
    <<Però dovrai portare i fiori sulla mia tomba>>
    <<Ti sei forse ammattito? Non lo farò mai…>>
    <<Credevo di averti insegnato tutto. Mi sbagliavo. Tu sei uno Scarlet e come tale non ti comporterai come una bestia. Porterai i fiori a tuo padre morto, come fanno tutti i galantuomini>>
    <<Haha! Tu sei pazzo padre! Io ti odio e non ti devo niente….>>
    <<Non è questione di debiti. Si tratta di rispetto. Io non mi sono mai comportato da zotico anche se faccio parte della peggiore feccia della città. E tu, almeno in questo, dovrai imitarmi. Non sia mai detto che mio figlio manchi di rispetto ad un defunto…>>
    <<Potrò ammazzare anche duecento persone ma mai onorerò la loro memoria con delle insulse decorazioni….>>
    <<Bada figlio! Tu devi farlo o non sarai mai considerato un galantuomo…>>
    <<Io sono un galantuomo…>>
    <<Se la metti così….allora giuro solennemente che farò di tutto perché tu non possa mancare di rispetto alle tue vittime. Fosse l’ultima cosa che faccio, ti costringerò a deporre dei fiori sui loro sepolcri…e ora fai quello che vuoi….>>
    Il ragazzo muove l’arma infernale. E lacera, distrugge, devasta, colpisce, affetta senza rimorsi.
    Il sangue schizza sui suoi abiti, sul pavimento della veranda e sulla sedia a dondolo. Il sigaro acceso cade dentro la pozza scura e affoga nel macabro orrore rosso, spegnendosi in un istante, come l’esistenza sofferta di un uomo dall’animo nobile.
    Un vortice di insana follia, l’urlo agghiacciante, due occhi di fuoco, carne e ossa sanguinolente, la figura martoriata, sfigurata e disumana, la diabolica lama gocciolante che vibra nell’aria.
    E poi una risata a squarciare il silenzio.
    Il ragazzo ride, ride, in piedi sul mattatoio umano che un tempo era l’uscio di casa, ride, circondato dai resti macellati del padre, ride ancora, ride per non piangere.
    E intanto ha già dimenticato il giuramento…

    Il signor Scarlet si svegliò di soprassalto.
    Faceva freddo nella caverna semi-buia. Ma era la temperatura notturna a farlo rabbrividire? O forse era il terribile incubo o meglio, il ricordo di un fatto, un episodio lontano, che si vorrebbe dimenticare?
    La scena gli era riapparsa in sogno, nitida come non mai. Tutti i colori, i suoni, gli odori, così ben definiti da risultare raccapriccianti e inverosimili.
    Antony si convinse. Non voleva rivivere quell’episodio.
    Uscì dalla grotta. La luna e le stelle spuntavano nel blu e guardavano fiduciose l’anziano signore dirigersi verso il pallido fantasma per mettere la parola fine a quel dramma.
    <<Cedo>> disse il vecchio.
    <<Lo sapevo>> rispose commosse lo spirito del defunto signor Scarlet, padre di Antony.

    Una nave mercantile passò per caso di fronte all’atollo perduto, la mattina dopo e un segnale di fumo richiamò l’attenzione del nostromo.
    Il naufrago Antony Scarlet fu tratto in salvo e ricondotto alla civiltà.
    Il vecchio intraprese un lungo viaggio, attraverso tutte le strade del mondo, preceduto da uno spirito che gli indicava la via.
    Visitò duecentododici cimiteri, piccoli, grandi, sperduti, affollati, ed in ognuno di essi deponeva dei fiori accanto a una lapide. Leggeva le date e i nomi incisi e allora i ricordi tornavano a galla.
    Sopra di ogni tomba, sedeva qualcuno: un uomo, una donna, un bambino, più di duecento individui defunti lo guardarono con rancore.
    <<Sapranno perdonare>> lo confortava il fantasma dell’uomo alto e muscolo, conducendolo verso un nuovo sepolcro.
    L’ultima destinazione dei due fu una catapecchia abbandonata sulla spiaggia. Salutarono la sedia a dondolo sull’uscio, quindi si guardarono.
    Antony stringeva in mano un tulipano giallo, i cui petali non si staccavano nemmeno con il forte vento che tirava.
    <<Perché non mi hai impedito di uccidere?>> chiese al padre.
    <<Non mi interessava quello che avresti fatto. Il mio unico ideale era quello di educarti al meglio e di renderti un galantuomo.
    Non ho giurato di fermarti se avessi tentato di fare altre vittime, bensì ti avrei costretto a rimuginare su quello che hai fatto. Non importa se ignoravi chi fossero. Prima di affondare il coltello nelle loro carni hai assistito per un attimo all’angoscia e alla paura che li assaliva. Sei stato partecipe della loro vita in qualche modo. E quindi non come assassino, ma come persona nobile, tu dovevi onorarli. E così è stato.>>
    <<Grazie papà>> disse Antony Scarlet. Fece cadere il fiore sulle asse del pavimento.
    Quando si voltò per andarsene, vide che una figura nera e incappucciata, lo aspettava.
    <<E’ venuta per te>> lo informò il padre <<Non temere comunque, ci sono un sacco di persone che vogliono conoscerti…>>
    <<Sembra interessante>> dichiarò Antony sorridendo.
    Il sole, la luna e tutto il firmamento applaudirono commossi alla finale di quello straordinario spettacolo che tanto li aveva appassionati e commossi: lo spettacolo della vita, diretto dal buon Dio e interpretato dai migliori attori di sempre: gli uomini.
    E così si conclude questa vicenda, con Antony che procede verso l’oblio a braccetto con la nera signora, mentre le anime di tutte le sue vittime lo guardano, sapendo, in cuor loro, che troveranno la forza di perdonarlo.



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  4. #4
    Utente L'avatar di Lord Derfel Cadarn
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    La tecnica narrativa è un pò strana, tipo racconto per bambini, se ci lavori diventa molto bellino

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