qlcuno sa se esiste la grammatica di questa lingua ?Mi piacerebbe tanto impararla
qlcuno sa se esiste la grammatica di questa lingua ?Mi piacerebbe tanto impararla
io ne ho da qualche parte un "dizionario"...
"Esiste un solo amministratore"
ma esiste la grammatica?
ma dopo che l'hai imparato con chi lo parli?![]()
Qui, de ces coeurs mortels, entend la raillerie?
Les charmes de l'horreur n'enivrent que les forts!
Chi muore prima di morire, non muore quando muore
da solo![]()
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a me piacerebbe piu' imparare una lingua tipo l'orchesco, che ogni parola sembra un ruttogdl
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Qui, de ces coeurs mortels, entend la raillerie?
Les charmes de l'horreur n'enivrent que les forts!
Chi muore prima di morire, non muore quando muore
El_Gran_Luchador
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forse ne esiste qualche grammatica
"Esiste un solo amministratore"
Io ho il dizionario elfico, ovvero il libro " Lingue Elfiche" . Molto interessante.
La tua firma supera il limite massimo di altezza (158 pixel). Ti invitiamo a leggere il regolamento per non ripetere l'errore.
spero ti possa servire...
Regole grammaticali dei verbi Sindarin
Purtroppo esistono pochi esempi e testi di Sindarin in cui appaiano dei verbi nelle loro forme coniugate, mentre conosciamo moltissimi verbi nella loro forma base.
Sembra che in Sindarin esistano due principali categorie di verbi: i verbi base e i verbi derivati. La prima categoria è la più piccola e include verbi che derivano direttamente dal tema primitivo senza suffissi; la seconda, la più grande, include verbi che originariamente erano formati combinando il tema primitivo con delle desinenze, come -na, -ia, -da, -tha, -ta, -ra, -a.
I verbi Sindarin prendono le desinenze a seconda del numero e della persona. Le desinenze pronominali includono –n = “io”, -m = “noi”, e apparentemente –ch o –g per “tu, voi”; la desinenza –r può rappresentare sia “essi” che una semplice pluralità.
Verbi derivati: la coniugazione di questi verbi avviene per la maggio parte semplicemente con un suffisso.
L’infinito è formato dal suffisso –o, sostituendo la desinenza –a: bronia- = “resistere a” > bronio= “resistere a”.
La terza persona singolare presente è identica alla forma base: bronia- = “resistere a” > bronia = “egli resiste”. Le desinenze plurali o pronominali descritte sopra, si aggiungono a questa forma: broniar = “essi resistono”, broniam = “noi resistiamo”, e via dicendo. Si noti che la desinenza in –n per “io” fa diventare –o la –a finale: quindi bronion = “io resisto”.
La terza persona singolare al passato, è spesso formata con il suffisso –nt: bronia- = “resistere a” > broniant = “egli resistette”. Ancora le desinenze plurali o pronominali possono essere aggiunte. In questo caso, il suffisso –nt diventa –nne- prima della desinenza. Per “essi cantarono”, derivato da linna- = “cantare” ci aspetteremmo quindi linnanner, ma quando capitano doppie nn, il verbo è probabilmente contratto: si ha così semplicemente linner.
Il futuro è formato aggiungendo il suffisso –tha al tema: bronia- = “resistere a” > broniatha = “egli resisterà”. Ancora, le desinenze plurali e pronominali possono essere aggiunte, seguendo le stesse regole del presente. Ancora la desinenza –n = “io” causa il cambiamento in –o della –a finale.
L’imperativo si forma sostituendo la –a finale con una –o. Quindi in questa classe di verbi, l’imperativo è identico all’infinito, e copre tutte le persone.
Il participio presente è un aggettivo derivato da un verbo; si forma sostituendo la desinenza –a con –ol: bronia- = “resistere a” > broniol = “resistente”. Sembra che participi aggettivali così derivati non abbiano una forma plurale esplicita, così come molti aggettivi.
Il gerundio passato si forma sostituendo la –a finale con –iel. Nel caso dei molti verbi terminanti in –ia, sembra che la vocale del tema debba essere allungata: siria- = “scorrere” > síriel = “avendo scorso”
Il participio passato è formato aggiungendo la desinenza aggettivale –en alla terza persona singolare al passato. Siccome i verbi derivati formano il loro passato con il suffisso –nt, il participio passato corrispondente ha la desinenza –nnen. Come participio passato di linna- = “cantare”, ci aspetteremmo linnannen = “cantato”, ma anche in questo caso, la forma viene probabilmente contratta in linnen. Come si può vedere, il participio passato coincide con la prima persona singolare al passato. Il participio passato ha però un forma distinta per il plurale, che viene formata alterando il suffisso -nnen in –nnin, e introducendo l’umlaut nella parola. Come sempre l’effetto dell’umlaut è cambiare le vocali a ed o in e. Le vocali e, i e i dittonghi (ei, ui, ae, au, ecc.) non sono affetti dall’umlaut.
Il gerundio è ottenuto semplicemente aggiungendo il suffisso –d al tema. Sembra che in Sindarin i gerundi siano spesso usati dove l’italiano usa gli infiniti.
Verbi base: la coniugazione di questi verbi è in qualche modo più complicata di quella dei verbi derivati.
L’infinito si ottiene con il suffisso –i: fir- = “scomparire, morire” > firi. Questo suffisso causa l’umlaut di a ed o in e. Inevitabilmente alcuni verbi coincidono all’infinito; ad esempio, can- = “richiamare, gridare” e cen- = “vedere” hanno entrambi l’infinito ceni. Ma come già detto, il Sindarin usa spesso il gerundio al posto dell’infinito, ed in questo caso non si hanno problemi: caned = “gridando” e cened = “vedendo”.
Il presente è formato in due diversi modi. La terza persona singolare non richiede alcun suffisso, ed è uguale al tema verbale, ma nel caso di temi monosillabici, le vocali diventano lunghe: blab- = “sbattere” > blâb = “egli sbatte”. Quando è finale, la v è pronunciata f. Così, la terza persona singolare presente di lav- = “leccare” è lâf. Negli altri casi in cui v non è finale, e pronunciata normalmente v. In caso di temi polisillabici, non c’è l’allungamento della vocale e la terza persona singolare presente è identica al tema verbale: osgar- = “tagliare, amputare” > osgar = “egli amputa”.
In tutte le altre persone al di fuori della terza, sono richiesti le desinenze pronominali. Questi suffissi sono aggiunti ad una forma del verbo ottenuta dall’infinito con l’aggiunta della desinenza –i e dell’umlaut per le a e le o (mentre le i e le e non cambiano): dar- = “fermare” > derin = “io fermo”, derir = “essi fermano”, derig/derich = “tu fermi, voi fermate”, derim = “noi fermiamo”.
Il passato coinvolge un suffisso nasale. Nel caso di verbi che finiscono in –r , è semplicemente aggiunto al tema il suffisso –n: dar- = “fermare” > darn = “egli fermò”. I temi in –n probabilmente si comportano nello stesso modo (cen- = “vedere” > cenn = “egli vide”). I temi in –l probabilmente assimilano la –n trasformandola in –l (pel- = “sfiorire” > pell = “egli sfiorì”). I temi in –b, -d, -g, -v, -dh si trasformano in –mp, -nt, -nc, -nb, -nd, ritornando alla loro forma primitiva: cab- = “saltare” > camp = “egli saltò”. I verbi con più di una sillaba hanno il passato con –nn al posto di –nd: neledh- = “entrare” > nelenn = “egli entrò”. I verbi con la –v finale hanno il passato in –m: lav- = “leccare” > lam = “egli leccò”. Le forme derivate in precedenza sono per la terza persona, le altre possono essere ottenute facilmente da queste con l’aggiunta di una –i- e delle desinenze pronominali e la vocale di connessione i causa l’umlaut nelle sillabe che la precedono. Inoltre i gruppi finali –nt, -nc, -mp, -nd diventano –nn-, -ng-, -mm-, -nn- e una –m finale diventa un gruppo –mm-: lav- = “leccare” > lam = “egli leccò” > lemmin = “io leccai” ecc.
Il futuro si forma a partire dall’infinito aggiungendo il suffisso –tha: dar- = “fermare” > deri > deritha = “egli fermerà”. Questi verbi al futuro per la terza persona singolare possono poi essere modificati con le normali desinenze: telithon = “io verrò”, telitham = “noi verremo”, telithar = “essi verranno” ecc. (Come al solito –a diventa –o prima del suffisso –n = “io”).
L’imperativo si ha con il suffisso –o, e vale per tutte le persone: dar- = “fermare” > daro = “ferma!”
Il participio presente ha probabilmente il suffisso –el: dar- = “fermare” > darel = “che ferma”. Quando la vocale del tema è la i, il suffisso è allungato in –iel: fir- = “scomparire, morire” > firiel = “che scompare”
Il gerundio passato sembra avere il suffisso –iel insieme all’allungamento della vocale del tema: fir- = “scomparire, morire” > fíriel = “essendo scomparsi”. Le vocali e, a, o, diventano í, ó, ú: mad- = “mangiare” > módiel = “avendo mangiato”. Sembra che non ci siano forme plurali.
Il participio passato si costruisce aggiungendo –en alla terza persona singolare passata: dar- = “fermare” > darn = “egli fermò” > darnen = “fermato”. Le finali –nt, -nc, -mp, -nd, -m diventano –nn-, -ng-, -mm-, -nn-, -mm-: dag- = “ammazzare, trucidare” > danc = “egli ammazzò” > dangen = “ammazzato”. Il participio passato ha la forma plurale in –in causando il normale umlaut: a ed o diventano e mentre e ed i rimangono inalterate: dangen = “ammazzato” > plurale dengin.
Il gerundio è formato semplicemente con l’aggiunta del suffisso –ed: cab- = “saltare” > cabed = “saltando”.
La coniugazione mista: alcuni verbi derivati formano il loro passato come se la loro vocale finale non esistesse;
Il passato si forma seguendo le regole dei verbi base. Questo gruppo di verbi include molti verbi con una singola consonante prima della –a finale, se questa consonante non è th o ch. A questa categoria appartengono numerosi verbi con il tema in –da. Al passato le vocali lunghe sono probabilmente accorciate prima del gruppo di consonanti: aníra- = “desiderare, volere” > anirn = “egli desiderò”.
Quando i suffissi per le altre persone vengono aggiunti, la vocale di connessione è la e; si ha così drammen = “io spaccai”. Come al solito, i gruppi finali –m, -nc, -nt, -mp, diventano –mm-, -ng-, -nn-, -mm-, tra vocali.
Il participio passato si ottiene con la desinenza –en aggiunta alla terza persona singolare passata, come nel caso dei verbi base. Così si ha che il participio passato è uguale alla prima persona singolare passata: drammen = “spaccato”, sungen = “bevuto”. La forma plurale ha la desinenza in –in (che causa l’umlaut), come nei verbi base (Si noti che il prodotto dell’umlaut di u è y; si ha così syngin = “bevuti”).
Il participio presente ha il suffisso –ol come i verbi derivati (drava- = “spaccare, fendere” > dravol = spaccante, fendente”).
Il gerundio passato dovrebbe avere il suffisso –iel combinato con l’allungamento della vocale del tema: i, a, o diventano í, ó, ú (drava- = “spaccare, fendere” > dróviel = “avendo spaccato”, soga- = “bere” > súgiel = “avendo bevuto”). Se la vocale è già lunga, si assume che resti tale: síla- = “brillare” > síliel = “avendo brillato”.
mi scuso per la lunghezza :P
I nomi e i toponimi Sindarin si possono dividere in tre categorie: le costruzione genitive, i composti e le costruzioni con più parole.
Le costruzione genitive sono composte semplicemente da due sostantivi consecutivi senza l’uso di nessun’altra parola. La relazione tra i due sostantivi è espressa semplicemente dall’ordine: per dire “X di Y” basta semplicemente porre i due sostantivi nella sequenza X Y. Ad esempio Amon Ethir = ”Collina di Spie” o Cirith Ungol = “Crepaccio del Ragno”
I composti invece si possono dividere ulteriormente in quattro categorie, a seconda di come sono formati:
• aggettivo + nome: è il caso più comune; in Sindarin l’aggettivo dovrebbe seguire il nome che descrive (Barad-dûr = “Torre Oscura”), ma esitono anche composti di questo tipo con l’aggettivo che precede il nome (Andram: “Lunga Muraglia”). In entrambi i casi, la seconda parte del composto dovrebbe subire il mmo, ma non sempre questa regola è rispettata.
• nome + nome: in questo caso, la situazione è simile alla costruzione genitiva, però al contrario, poiché è il primo sostantivo che descrive il secondo, come in Arandor = “Terra del Re” o Balrog: “Demone di Potere”.
Ci sono però casi, in cui la traduzione sembra seguire il comportamento della costruzione genitiva, con il secondo nome che descrive il primo, come in Aeglos = “Punta di Neve” o Doriath = “Terra della Cintura”.
Probabilmente entrambe le forme sono permesse, benchè la prima sia più usuale. Comunque anche in questo caso la seconda parte del composto dovrebbe subire il mmo, ma non sempre questa regola è rispettata.
• aggettivo + aggettivo: è il caso più raro, e una traduzione con un buon significato è sempre difficile, come in Himring =“Semprefreddo”. Comunque anche in questo caso la seconda parte del composto dovrebbe subire il mmo, ma non sempre questa regola è rispettata.
• composti di più parole: formati da tre o più parole, con traduzioni spesso difficili e con applicazioni delle regole dei mutamenti dubbie o incerte, come in Mindolluin =“Testa Azzurra Torreggiante”.
Le costruzioni con più parole coinvolgono in genere sostantivi, aggettivi, preposizioni e articoli, e in esse si seguono le normali regole grammaticali del Sindarin usate per i comuni testi. Sono in genere contrassegnate da un trattino congiungente le parole, ma non sempre. Ad esempio: Annon-in-Gelydh = “Porta dei Noldor” o Bar-en-Nibin-Noeg = “Casa dei Nanerottoli” o Amon Ereb = “Collina Isolata”.
E’ utile inoltre aggiungere che nei nomi e nei toponimi alcune parole subiscono degli accorciamenti di consonanti (tol < toll = “isola”, mith < mithren = “grigio”, os < ost = “fortezza”), delle riduzioni degli accenti (bar < bâr = “casa, dimora”, hir o hír < hîr = “signore, padrone”, gul < gûl = “magia”) e delle riduzioni di vocali (rog < raug = “demone”, Nog < Naug = “Nano”). Questo accade soprattutto nei composti, mentre nelle costruzioni genitive e nelle costruzioni di più parole sembra che sia più usuale lasciarli inalterati.
Inoltre è meglio notare che possono essere presenti delle apparenti incongruenze alle regole grammaticali. Questo è dovuto alle molte revisioni che Tolkien apportò ai suoi linguaggi nel tempo, e al fatto che non tutti i nomi e i toponimi furono rivisti e corretti.
in + ti consiglio questo sito : http://ardalambion.immaginario.net/a...a.htm#Heading3 che contiene praticamente tutto :P
ciao !
in questo link c'è tutto riguardo il sindarin...
per intenderci l'elfico parlato nei film del signore degli anelli.