nuova mazzata ai provider e utenti italiani
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Discussione: nuova mazzata ai provider e utenti italiani

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  1. #1
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    nuova mazzata ai provider e utenti italiani

    siamo alle solite...stiamo in italiai..quindi sempre le cose all'italiana

    riporto da un forum
    Italia, nuova mazzata su provider e utenti
    Approvato dal Parlamento un recepimento omissivo della direttiva Frattini: i provider rischiano di pagare per le azioni dei propri utenti in qualità di... intermediari. ALCEI: una normativa più che pericolosa passata sotto silenzio.
    Roma - C'è preoccupazione in rete per il recepimento italiano approvato con un singolare iter d'urgenza dal Parlamento a Camere sciolte, un provvedimento che secondo gli esperti che lo stanno esaminando mette in mezzo i provider riducendo ulteriormente gli spazi di libertà degli utenti italiani. Pone al centro la protezione della proprietà intellettuale, questa l'accusa che viene formulata in queste ore, senza curarsi di come funziona la rete e, dunque, schiacciando ancora una volta sotto normative di parte le promesse di sviluppo offerte da Internet.
    Tutto questo nasce dal recepimento della direttiva Frattini sulla proprietà intellettuale (2004/48), che nella versione italiana subisce però particolarissime modifiche che offrono ai detentori dei diritti di proprietà intellettuale la possibilità di muoversi con ancora maggiore dinamismo sugli abusi che ritengono vengano commessi in rete.

    Il decreto legislativo con cui viene recepita la direttiva non definisce con esattezza una serie di concetti fondamentali, dall'equiparazione della proprietà industriale con la proprietà intellettuale alla definizione di "intermediario" per chi presta servizi a chi viola la proprietà intellettuale: una vaghezza che, come sempre nella storia normativa italiana, si traduce in una conseguente incertezza del diritto. Le conseguenze sono potenzialmente enormi.

    Ad allertare sulla criticità della normativa era stato nei giorni scorsi il solo senatore dei Verdi Fiorello Cortiana, con una denuncia che viene ora rilanciata da ALCEI, l'associazione italiana che si batte per le libertà digitali. Secondo ALCEI il recepimento italiano è stato manipolato affinché le norme, pur non esplicitamente rivolte alla rete, siano applicabili a provider ed utenti. I primi, infatti, saranno costretti a "immolare" i propri abbonati, per dirla con le parole di ALCEI, per non subire pesanti richieste di risarcimento.

    La manipolazione, secondo ALCEI, risulterebbe evidente tanto nella traduzione in italiano del testo originale della direttiva, quanto per l'omissione nel recepimento di una serie di disposizioni che riguardano doveri e responsabilità dei titolari dei diritti.

    "Un esempio di uso strumentale degli errori di traduzione - spiega ALCEI in una nota diffusa nelle scorse ore - è la trasposizione dell'art. 6 della direttiva, che fissa le condizioni alle quali il giudice può concedere un provvedimento di urgenza in caso di violazioni. L'articolo in questione è intitolato nel testo portoghese prova, nel testo spagnolo pruebas, nel testo francesce preuves, nel testo tedesco beweise, e nel testo italiano elementi di prova. Ma il legislatore italiano ha preferito affidarsi al solo testo inglese che usa la parola evidence (che quando è definita circumstantial può essere intesa come indizio) per inserire nel testo del decreto legislativo il significato sbagliato. Così facendo è possibile ottenere provvedimenti di urgenza senza dover fornire troppe spiegazioni. C'è infatti una differenza sostanziale tra indizi e prove.

    Ma la parte indubbiamente più preoccupante del recepimento per il futuro della rete italiana è quella che prende di mira gli intermediari, così considerati tutti coloro che, come accennato, prestano servizi a chi viola la proprietà intellettuale. Non solo quindi, ad esempio, un corriere espresso che trasporta merce contraffatta spedita da un proprio cliente ma anche, spiega ALCEI, un provider attraverso la cui rete vengano commessi degli illeciti. Un provvedimento che mette gli ISP in una situazione del tutto scomoda: per evitare pesanti sanzioni dovranno agire. Il problema è capire come, una questione su cui già nelle prossime ore le associazioni degli ISP italiani intendono intervenire. A Punto Informatico più di un operatore ha espresso vivissima preoccupazione per il futuro stesso della propria attività.

    "Sarebbe stato necessario - sottolinea l'associazione – come peraltro si accenna nella direttiva, specificare che la norma si applica solo a chi volontariamente e consapevolmente mette a disposizione servizi internet per fini illeciti".

    Che il tutto sia un parto frettoloso e forse voluto dai "soliti noti", come li definisce ALCEI, sembra dimostrato dal fatto che si tenti di utilizzare le normative sul diritto d'autore per regolamentare Internet. Soprattutto, lo si fa quando proprio la direttiva Frattini dichiara espressamente che non sono comprese nella direttiva né le questioni sul software né quelle sul diritto d'autore nella Società dell'informazione.

    Siamo dunque, spiegano coloro che stanno esaminando ora il provvedimento, dinanzi ad un nuovo "recepimento all'italiana", tanto più che la direttiva rimanda per le questioni relative alle nuove tecnologie ad un'altra direttiva, già recepita in Italia (decreto legislativo 68/03). Non solo, un altro decreto legislativo, il 70/2003, che recepisce un'ulteriore direttiva, già si occupa delle responsabilità dei provider.

    Di interesse anche il fatto che nel testo italiano sia letteralmente scomparsa la parte della direttiva che consentiva a chi subiva ingiustamente un'azione dei titolari dei diritti di rivalersi e di chiedere i danni.

    "È inevitabile il sospetto - conclude ALCEI - che tutte queste manipolazioni siano intese a favorire con poco comprensibile fretta ristretti e specifici interessi privati a danno continuo e sistematico di tutti i cittadini e delle imprese che tengono in piedi l'internet italiana. Si predica tanto su innovazione e sulla società dell'informazione, ma poi sono queste – ancora una volta - le assurde costrizioni che vengono imposte".
    fonte

    eccovi i link:
    http://www.archimedianet.it/news.php?id=1&idnews=47 (seconda fonte)

    http://punto-informatico.it/p.asp?i=58081&r=PI (inerente ai siti bloccati dallo stato)
    Ultima modifica di worms; 28-02-2006 alle 01:49:48

  2. #2
    Bannato L'avatar di worms
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    Ecco la lettera che è stata inviata alla commissione Giustizia del Senato dal Sen. Fiorello Cortiana per scongiurare l'ipotesi di una sciagurata approvazione della proposta di un nuovo decreto che mette a rischio le libertà di tanti internauti ed utenti della community peer-to-peer e costituirebbe un ulteriore pericolo per l'innovazione(vedi: Italia, nuovo allarme sul P2P )

    Citazione Fiorello Cortiana
    All’attenzione di Antonino Caruso e dei membri della Commissione di Giustizia del Senato

    In questi giorni il Governo sta passando all’attuazione della direttiva, attraverso l’atto del Governo 613 ovvero una proposta di decreto), in materia di tutela dei diritti di proprietà intellettuale, di contrasto ai fenomeni della pirateria e della contraffazione, comprendente le misure a risarcimento del danno.

    È molto grave che, mentre le imprese stanno trovando nuovi modelli commerciali, volendone citare uno rappresentativo, I Tunes, mentre i parlamenti come quello francese propongono di avviare sperimentazioni come la flat che consentirebbe di legalizzare il file sharing e di retribuire i nuovi produttori di contenuti, in Italia si recepisce la direttiva irrigidendola su posizioni di controllo. E per di più utilizzando lo strumento del decreto come occasione di scambio elettorale, si vogliano assecondare le miopi le logiche e le richieste di operatori ormai rese obsolete dalla rete.
    Persino FEDERCOMIN, Associazione di Confindustria, chiede al governo di attenersi alla direttiva europea.

    Quello noi chiediamo alla Commissione è di non approvare questa proposta di decreto che, in questi termini, costituirebbe un impedimento per il Paese nel cogliere le opportunità dell’innovazione.

    Ringraziando per l’attenzione, porgo i miei più cordiali saluti,

    sen. Fiorello Cortiana
    Gruppo Verdi
    Fonte= non c'è dato che Lex mi ha vietato di non postare link a p2pforum
    Mini Fonte

  3. #3
    AHO!!!!! L'avatar di Twisted87
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    riassuntino??

  4. #4
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    ho letto... bah, non ho parole...

  5. #5
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    che schifo...

  6. #6
    Moderatore Apple L'avatar di sgtbash
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    molto grave che, mentre le imprese stanno trovando nuovi modelli commerciali, volendone citare uno rappresentativo, I Tunes, mentre i parlamenti come quello francese propongono di avviare sperimentazioni come la flat che consentirebbe di legalizzare il file sharing e di retribuire i nuovi produttori di contenuti, in Italia si recepisce la direttiva irrigidendola su posizioni di controllo. E per di più utilizzando lo strumento del decreto come occasione di scambio elettorale, si vogliano assecondare le miopi le logiche e le richieste di operatori ormai rese obsolete dalla rete.
    Questo messaggio non ha senso...
    iTunes non è un modello nè di legalizzazione del file sharing nè di permissivismo.
    E cmq non si può criticare il repressivismo verso le forme di p2p, perchè a meno di sparare cavolate sulla libertà di scambio, non è difendibile. E' pur sempre illegalle.
    La cosa invece che in tutto questo tam tam di notizie mi ha fatto preoccupare, è l'instaurazione di una black list verso la quale non saranno accettate più connessioni da parte di un singolo utente..Preoccupiamoci di questo più che difendere il p2p..

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