Ore 7:30 di mattina. Suona nuovamente quella sveglia che mi ha per la prima volta destato alle 7:00. L'avevo puntata prima di proposito: mi sarei così potuto godere quei trenta minuti di felicità, protetto dalle coperte calde, dopo una notte felice, senza pensieri, durante i quali sapevi che, pochi istanti dopo, avresti cominciato la giornata. Ma per quella mezz'ora potevo restarmene a letto.
Colazione. Mi dirigo in cucina con passo lento e occhi socchiusi, con le palpebre troppo pesanti per essere alzate completamente.
Ora in bagno. Denti, e, aprendo l'acqua fredda, un po' titubante, mi sciacquo la faccia.
Esco.
Apro il portone e, sconvolto, vado a scuola.
Come ogni giorno, cerco di ripassare durante il tragitto di circa 10 minuti le lezioni su cui avrebbero interrogato il giorno stesso, fino all'istituto. Le ore scorrono lente, lentissime; almeno finchè non giunge l'intervallo: quei pochi minuti di libertà, i più veloci trascorsi nella mattinata. Cerco come al solito di diventare parte del gruppo che "piace",cercando di farmi accettare. Una lotta persa. Quasi senza neppure accorgermene, i 15 minuti di svago sono trascorsi. La mattinata riprende.
Negli ultimi 5 minuti dell'ultima ora controllo l'orologio una cinquantina di volte, finchè, come un goccia di libertà che ti scorre gelida lungo la schiena, suona la campanella.
Torno a casa con uno dei compagni di quel gruppo di piacenti, il più freddo, ma al contempo il più gentile ed educato del gregge.
La giornata-perchè, nell'età scolastica, l'andamento della giornata si valuta dalla mattinata trascorsa nelle mura di quell'edificio- è andata relativamente bene.
Il pomeriggio passa tra i libri, la tv e il computer, aspettando la cena, e, più tardi, la prima serata. Il punto di riferimento dei giovani d'oggi.
A letto. Stanco morto, mi spoglio e mi metto "in pigiama". Il letto è lì che mi aspetta, solo che non è ancora stato intiepidito.
Ma ora sono a casa.
La giornata è finita.
Una volta a letto, ripensi e valuti l'andamento del giorno trascorso.
Da questo, dipenderà il mio umore durante la nottata, sperando, comunque vada, che, la prossima, sarà migliore.