Gennaro
Gennaro era un ragazzo sobrio. Non beveva mai , non fumava mai, neppure un bello spinello. Nessuno capiva perché si comportava così, e per cercare di capirlo, gli abitanti del suo villaggio, Noepoli, si ubriacavano.
Un giorno arrivò da quelle parti Mosè. Successe che una ragazzina vide un vecchio arrivare dalla valle in bicicletta, che pregava e bestemmiava, pregava e bestemmiava, e si domandò ma chi sarà mai? Mosè per qualche mese resto in quell’ameno villaggio e iniziò a predicare. Diceva che bere è fumare erano doni di Dio al pari della libertà. E così tutti quanti a parte Gennaro iniziarono a bere e fumare come gli scannati in compagnia di Mosè. Che proprio in quell’occasione disse “Dove sono le porche?”
Qualche anno dopo, mentre andava al lavoro Gennaro, vide due barboni puzzolenti, uno giovane, uno vecchio, che si picchiavano. Erano ubriachi. Gennaro fermò uno dei due e gli chiese: per cosa state litigando?
E il vecchio rispose “perché non ci sta più niente da fumare, io mi sono fumato perfino le pigne!” E bestemmiò. Gennaro rispose “colpa mia non è, io sono quello che non beve e non fuma mai, neppure un bello spinello!” e il vecchio “ ah si ho capito, mi hanno parlato di te… ma perché fai così? Io non l’ho mai capito” “perché io sono fatto così, tu sei fatto un sacco!” rispose Gennaro e a quel punto il vecchio, capì di aver capito, finalmente, il segreto di Gennaro. Avrebbe voluto divulgarlo al mondo, quell’inestimabile tesoro, ma non potè farlo, perché mentre stava con la bocca aperta per lo stupore, un piccione morto gli precipitò sulla lingua, e la stracciò in due.
Pochi minuti dopo, il vecchio barbone afflitto, si buttò giù.
Gennaro continuava a chiedersi come zii e nipoti sarebbero potuti essere suoceri. Ci pensò a lungo, perse una bella giornata a chiedersi come potesse mai avvenire una tale parentela, così decise di chiederlo a Mosè. Arrivato a casa di Mosè, Gennaro decise di togliersi i pantaloni. Così nel momento in cui il padrone di casa lo vide, pensò di farlo fumare. Ci provò più volte, e cercò anche di farlo affumicare come una provola, ma purtroppo, il corpo di Gennaro, sembrava non poter ricevere quel fumo. Dopo aver deciso di non farlo più fumare, Mosè chiese a Gennaro come mai fosse a casa sua. Gennaro espose la sua questione, felice di sapere che presto avrebbe ricevuto una risposta. Mosè rispose “L’amore è quello tra uomo e donna, e quello che c’è tra due familiari, cosicché se sei un uomo, puoi sposare tua zia”. Dopo aver pronunciato queste parole, Mosè si scolò una bottiglia di Jack Daniel’s e salutò Gennaro con un rutto. Gennaro tornò a casa felice quella sera, e quando incontrò suo padre, ubriaco, gli disse che sarebbe voluto diventare anche lui un saggio.
Gennaro un giorno, si trovava all’estero per lavoro, incontrò un netturbino strafatto, e pensò “è sdroghissimo”
In quell’istante Gennaro capì che anche lui sapeva essere saggio, perciò appena tornò nel suo villaggio disse a tutti gli ubriachi che trovava, che i fatti erano sdroghissimi. E allora gli ubriachi risposero che si sarebbero sdrogheggiati, e andarono tutti a fumare.
Gennaro era felice che le sue parole finalmente toccavano le persone, e pensò di andare a trovare suo zio per professare anche a lui. Suo zio abitava in un caseggiato fuori città, che comprendeva ben tre basi di spaccio così suo zio fumava tutti i giorni. Quando Gennaro lo raggiunse, suo zio stava fumando uno spinello, e Gennaro penso che era il momento adatto per dirgli “mio carissimo zio, tu sei sdroghissimo”. Lo zio strangolò Gennaro, e da quest’esperienza Gennaro capì che doveva ancora imparare molto dalla vita.
Il giorno in cui Gennaro incontrò il tossicodipendente chaetofobico e il grande intenditore di whiskey, il nostro eroe era al lavoro.
Gennaro costruiva zanzariere e aveva due impiegati che lo aiutavano. Un giorno alla sua fabbrica bussarono due personaggi che volevano essere trasformati in zanzariere. Pensavano che diventare zanzariere li avrebbe aiutati a non soffrire più il mal d’aria. Il primo di questi due era un grande intenditore di whiskey. Ne conosceva di tutte le marche e preferiva il Glenfidditch e il Johnnie Walker’s. Tra le sue abitudini c’era quella di farsi le spugnette pensando a sua sorella. L’altro era un tossicodipendente chaetofobico. Si alvaza la mattina con una bella tirata di popper e un caffè ristretto, a metà mattinata prendeva un fungo, e nel pomeriggio qualche goccia di Valium, spesso per addormentarsi si faceva una bella siringa di eroina. Gennaro propose loro di fargli compagnia e aiutarlo a finire una partita a solitario. Gennaro si sentiva gatto quel giorno, e uscì a fare una scampagnata con i suoi due nuovi amici. Sulla loro strada incontrarono un bambino in tuta da pescatore con un pesce in mano. Questi gli disse di cercare l’eletto che si ubriacava con sole due birre. Il tossicodipendente chaetofobico si mise un capello in bocca e vomitò, poi disse che conosceva la persona giusta per trovare l’eletto di cui parlava il bambino. Il tossicodipendente li portò a casa di uno scoiattolo che rosicchiava delle travi. Lo scoiattolo si stava facendo una sega guardando un film dove scopavano Johnnie Walker e la sorella dell’intenditore di whiskey. Lo scoiattolo li portò dall’eletto e Gennaro gli disse che sarebbe dovuto andare con lui. Questi accettò volentieri e disse che li avrebbe seguiti nelle loro avventure.
Qualche giorno dopo Gennaro pensava di essere diventato scemo. Gli era venuta la paranoia che da un giorno all’altro era diventato scemo, e stava cercando di assicurarsene. Ando dunque a trovare l’eletto. Arrivò davanti alla porta e gridò, la madre dell’eletto si affacciò alla finestra e disse <<Ce c’è?>> <<C’è l’eletto?>> disse Gennaro, <<no>> rispose la donna, << E la cremeria?>>Si interessò Gennaro, <<Ce l'ha in mezzo alle gambe!>> Esclamò la madre del giovane